Ancora qualche riga sulle figure femminili del romanzo Anna Karenina nelle quali ho trovato qualche aspetto delle mie finlandesi.
“Anna aveva annunciato a Vrònskij di essere incinta.
L’uomo aveva un codice di norme che definivano senza ombra di dubbio ciò che si doveva e non si doveva fare. Le norme stabilivano che bisognava pagare un baro, ma non obbligavano a pagare un sarto, che agli uomini non bisognava mentire, ma si poteva con le donne; che non bisognava ingannare nessuno ma un marito si poteva ingannare (…) Il suo atteggiamento verso Helena e il marito era per lui semplice e chiaro. Esso era definito in modo preciso dalle norme cui egli si atteneva.
Lei era una donna per bene, che gli aveva donato il proprio amore, e lui l’amava; quindi essa era per lui una donna degna di eguale se non maggior rispetto di una moglie legittima” (Anna Karenina, parte III, capitolo 20).
Questo per quanto riguarda un’analogia con Helena.
Vediamo un’analogia tra Anna e Päivi: “Sentiva che nella sua anima tutto cominciava a sdoppiarsi, come si sdoppiano talvolta gli oggetti negli occhi stanchi. A volte non sapeva di che cosa avesse paura, che cosa desiderasse (…) Che cosa posso decidere da sola? Che cosa so? Che cosa voglio? Che cosa amo? Di nuovo sentì che nella sua anima cominciava lo sdoppiamento” (Parte terza, capitolo 16)
Kaisa mi è venuta in mente leggendo queste parole su Kitty
“Benché la toilette, la pettinatura e tutti i preparativi per il ballo fossero costati a Kitty grandi fatiche e riflessioni, ora, nel suo complicato abito di tulle con il trasparente rosa, ella entrava nel ballo in modo così semplice e disinvolto da parere che tutte quelle roselline, quelle trine, tutti i particolari della toilette non fossero costati né a lei né ai suoi familiari nemmeno un istante d'attenzione, come se fosse nata in quel tulle, in quelle trine, con quell'alta pettinatura, con la rosa e le due foglioline in cima" (Parte prima, capitolo 22).
Kaisa aveva una cultura superiore alla mia di allora e molto più specializzata: lei era assistente nella facoltà di linguistica mentre io insegnavo ai bambini della scuola media. Ebbene questa giovane finlandese sapeva presentare le sue conoscenze specialistiche con parole di una chiarezza e semplicità tali che le avrebbe capite anche un bambino.
Poi gli occhi di Kitty: “Non poteva sbagliarsi. Quegli occhi erano unici al mondo. Unico al mondo era l’essere capace di condensare per lui tutta la luce e il senso della vita. Era Kitty” (Anna Karenina, parte terza, capitolo 12). Era anche Kaisa.
I grandi autori parlano di noi, delle nostre esperienze e ne accrescono la coscienza rispetto a quando le abbiamo vissute.
Perché ho tanto amato Helena?
Perché non mi ha mai mentito e la ricordo come una donna per bene che ha molto amato e ho amato molto.
Perché ho amato Kaisa? Per i suoi occhi e per la bellezza con semplicità della sua cultura. La sua ambizione nel lavoro mi ha stimolato.
Perché ho amato Päivi? Per le analisi che sapeva fare della psiche sua della mia psiche. Ho conosciuto meglio me stesso passando un mese con lei.
Le donne di valore sono come gli auctores: ci accrescono.
Bologna 3 luglio 2023 ore 10 giovanni ghiselli.
p. s.
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