Diotima accoglie Ulrich con “Caro amico”.
Anche questa è una donna di mondo come Anna Karenina ma Diotima ha l’accortezza di non lasciarsi mai andare. Tiene sempre almeno una maschera-
“Portava una veste da camera in cui la maestà delle sue forme, per una positura momentanea, poteva sembrare gravidanza, il che dava al corpo superbo, che non aveva mai partorito, qualcosa della talora amabile impudicizia della maternità. Intorno alla fronte aveva una benda contro il mal di capo, lasciata lì perché le stava come un’infula greca” 785
Ulrich si curvò profondamente nel baciare la mano di Diotima e sentire l’aroma del braccio. “Caro amico “ripetè la donna”, poi “come sono contento che siete tornato!” Però non bisogna lasciarsi andare nemmeno alla contentezza, sicché con un gemito e sorridendo disse”ho una nausea terribile”. Nemmeno alla nausea ci si deve lasciare andare nel codice di questa donna di mondo.
Sembra che dica quello che devono dire e fare le signore eleganti.
Musil nota la mancanza di semplicità della donna: “Questa comunicazione che fatta da una persona semplice e naturale è semplice e naturale come una notizia meteorologica, in bocca a Diotima acquistava tutta l’intensità di un tracollo e di una confessione”
Ulrich sospettò che Diotima fosse incinta
“Ella indovinò a mezzo e abbozzò stancamente un gesto elusivo”.
C’è ogni possibile mancanza di spontaneità da parte di entrambi.
“Anche il linguaggio vero e proprio apparirà, nell’Uomo senza qualità, come le evoluzioni delle scimmie fra i rami, perfette ma sempre staccate dalla terra; la realtà-oggettiva o psichica-appare irraggiungibile”[1].
Farfalle o scimmie, non uomini e donne.
Diotima si sentiva male perché oscillava tra Tuzzi e Arnheim e voleva parlarne con Ulrich che considerava il confidente delle sue lotte
“Più distesa che seduta, travagliata dagli spasimi, ella era davanti a lui come un campo aperto senza siepi, né tabelle né divieti, cosa che le accadeva di rado” p. 785.
E’ comunque sempre molto in posa a pare mio.
Cerca compatimento: “Sono le continue agitazioni. I miei nervi non reggeranno più a lungo!” Aggiunge di essere delusa
Tornò per la terza volta a dire “Caro amico”, poi: “Il nostro secolo è assetato di azione!”
“Quale?” Domanda Ulrich
E lei: “E’ indifferente! Nell’azione si è pessimisti verso le parole” 787
Quindi disse: “è un segno di sanità morale prendere la vita com’è”.
Ulrich capì che Diotima aveva cambiato il genere delle sue letture.
Precedentemente le aveva consigliato l’amore con il marito o con Arnheim o con lui stesso e lei aveva considerato questo suggerimento un impertinenza ma ora era diventato un ricordo confidenziale.
Sotto la benda greca si vedevano rughe dolorose.
Nelle sue relazioni con Arnheim aveva messo quella incerta non fede, quel ritenere –“nulla escluso che è la religione base del mondo odierno”. Diotima aspettava il miracolo di una relazione ultraterrena.
Il viaggio di questi personaggi non è quello di Odisseo che torna a casa ricco di esperienza “l’itinerario musiliano è nomadismo senza ritorno (…) è una traiettoria rettilinea che si getta nell’infinito, che non ritorna mai a se stessa”[2]. Diotima si aspettava un grande avvenimento “qualcosa di opposto a tutte le ipotesi ragionevoli a proposito del suo rapporto con Arnheim. Finalmente Ulrich le domandò: “Ma Arnheim non voleva sposarla?” E la donna rispose: “Si può forse risolvere il problema dell’amore con un divorzio o con un matrimonio?”
E’ una domanda retorica.
Abbiamo già visto quanto afferma Kierkegaard:" sincerità, apertura di cuore, rivelarsi, intendendersi, ecco il principio vitale del matrimonio, senza le quali cose esso è contrario alle regole della bellezza e, propriamente, amorale, perché così si separa ciò che l'amore congiunge, il sensuale e lo spirituale (...) L'intesa, ecco dunque il principio vitale del matrimonio"[3].
Ulrich pensò: Niente gravidanza, m’ero sbagliato”, poi le ricordò: “Io le avevo detto di guardarsi da Arnheim!”. Forse in quel momento si sentiva in dovere di informarla che il nababbo aveva legato le loro due anime con i propri affari” p. 789.
A questo proposito cito Svevo: "Se il giovine ama la ragazza, l'affare è certamente buono; se non l'ama, pessimo"[4].
giovanni ghiselli.
p. s.
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[1] Claudio Magris, L’anello di Clarisse, p. 239
[2] Claudio Magris, L’anello di Clarisse, p. 246.
[3]Enten-Eller (Aut-Aut) , Validità estetica del matrimonio , trad. it. Adelphi, Milano, 1981, p. 163 del Tomo Quarto.
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[2] Claudio Magris, L’anello di Clarisse, p. 246.
[3]Enten-Eller (Aut-Aut) , Validità estetica del matrimonio , trad. it. Adelphi, Milano, 1981, p. 163 del Tomo Quarto.
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