NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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mercoledì 12 luglio 2023

James Joyce. Ulisse. I. 1

Qualche notizia prima di entrare nel testo. Una parte non bella ma forse utile. Il testo è utile e bello.

 
 Joyce nasce a Dublino nel 1882. Studiò in un collegio dei Gesuiti.
Nell’adolescenza ebbe una vocazione sacerdotale che poi si tramutò in rivolta.
Sa madre morì di tumore. Joyce si rifiutò di confessarsi e comunicarsi quando la madre glielo chiese dal letto di morte.

Ebbe contatti epistolare con Ibsen. Nel 1904 lasciò per sempre l’Irlanda. A Trieste legò amicizia con Svevo. Poi Zurigo e Parigi. Morì a Zurigo nel 1941

1907 poesie Musica da camera e Poesie da un soldo. I temi sono quelli della bellezza femminile, dell’amore, del tradimento.
 1918 il dramma Esuli.
1914 Dubliners, 15 racconti.
John Huston ha tratto un film dall’ultimo racconto I morti. Dublino è il centro della paralisi.
1917 Rtratto dell’artista giovane conosciuto anche come Dedalus. Gli ultimi capitoli vennero pubblicati postumi con il titolo di Stefano eroe.
Ulisse 1922. Lo stesso anno di The waste land di T. S. Eliot
Finnegans wake 1939. contiene l’estremizzazione stilistica dell’Ulisse che  nel flusso di coscienza rappresenta i pensieri come compaiono in testa senza essere organizzati logicamente. In questo romanzo ci sono 42 lingue con parole ibride.
U. Eco chiama finneghismi tali parole inventate come oromogio: un orologia che segna ore tristi
Il monologo interiore è parte del flusso di coscienza
Era capace di cantare come tenore. Beveva molto. Nel 1904 incontrò Nora, una cameriera che poi sposò. La figlia Lucia impazzì e si suicidò.
 
Hermann Broch (1886-1951)
James Joyce e il presente - conferenza del 1932
L’autore deve cogliere lo spirito del proprio tempo. Deve simbolizzare e rappresentare anche le forze che agiscono misteriosamente nel caos
Joyce rappresenta 16 ore  di vita in 1200 pagine. L’opera d’arte deve essere uno specchio dello spirito dell’epoca e delle sue tendenze, ed è spesso organicamente inconoscibile ai contemporanei poiché è anticipatrice della realtà e urta contro la cecità dei contemporanei. Quanto più radicale è la dissoluzione dei valori, quanto più caotica la disgregazione, tanto più grande deve essere la capacità dell’artista di dominare e organizzare il caos. Nella banale quotidianità di Bloom si coglie la quotidianità universale dei primi anni del Novecento, e la presenza di tutte le forze anonime dell’epoca. L’emozione che si trova nella sua opera supera tutti gli aspetti razionali e coscienziali, manifesta ripugnanza per il pensiero razionale, e per la costruzione logica della lingua. La nausea per il razionale  spinge a capofitto nell’irrazionale, un rifugiarsi addirittura nella animalità.
Il romanzo racconta un giorno qualsiasi di una vita qualsiasi. Leopold Bloom si guadagna mediocremente la vita come agente pubblicitario a Dublino. Lo seguiamo dalle 9 del mattino alle tre di notte il 16 giugno del 1905. La vita di Bloom viene definita banale, ma il personaggio non lo è. Sedici ore non senza soste nei cessi. 1200 pagine: 75 per ogni ora. Più di una al minuto. Lo sfondo del quadro è realistico ma dal fondo balenano elementi fantastici e favolosi. Accanto al naturalismo compaiono stili diversi. Ci sono aspetti e richiami classici, altri aspetti sono espressionistici, e non manca il dadaismo
 
 Dadaismo
Movimento artistico-letterario d'avanguardia sorto a Zurigo nel 1916 e diffusosi poi in Francia e Germania, basato sulla negazione di tutti i valori razionali e sull'esaltazione di quelli istintivi, elementari, infantili, gratuiti e arbitrari dell'individuo; suoi principali esponenti furono T. Tzara, H. Arp, F. Picabia, M. Duchamp e M. Ray  
Espressionismo
  Movimento artistico nato in Germania all'inizio del XX secolo, e poi diffusosi nel resto d'Europa nelle arti figurative, nella musica, nel teatro, nel cinema, nella scenografia; si contrappone all'impressionismo per il forte soggettivismo e per la volontà di rappresentazione dell'interiorità creativa dell'autore, attraverso immagini, colori, suoni drammaticamente esasperati e violenti.
Qualsiasi atteggiamento artistico caratterizzato da una particolare drammaticità espressiva.
"l'esasperato espressionismo. di certe “crocifissioni”
 
Questo agglomerato di stili può fare parlare di eclettismo , un eclettismo creativo per la sua armonia sinfonica. La complessità dell’opera scritta con stili eterogenei (come il Satyricon) rispecchia la complessità dell’epoca
Joyce vuole afferrare un mondo inafferrabile con catene di simboli. Vuole anche mostrare la simultaneità, portare il corso degli eventi all’unità del simultaneo. Ogni azione presenta un significato naturalistico e pure degli altri. E’ un procedimento esoterico-allegorico. Il viaggio di Bloom ripete le tappe di quello di Odisseo, L’Irlanda e la sua storia vengono sollevate ad allegoria del mondo. I personaggi fluiscono l’uno nell’altro poiché fanno parte di una totalità organica che si impersona in Bloom: l’uomo. Bloom è l’Io in sé, l’umano senza specificazioni. Ogni personaggio è anche un altro personaggio che si dissocia da se stesso. Molly è la parte più oscura e animalesca di Bloom mentre Dedalus è la sua parte spirituale. Le scene del bordello sono l’acme drammatica dell’opera: qui la sua scatenata fantasia lo identifica con tutte le sue ipostasi.
 I discorsi di Dedalus si irrigidiscono fino ad assumere le forme di un catechismo pietrificato. Un residuo dell’educazione cattolico-teologica ricevuta da Joyce, un teismo divinizzato. Si potrebbe anche parlare di un romanzo psicoanalitico per la presenza quasi ossessiva del rapporto padre-figlio: Bloom tra Viràg il padre suicida e Dedalus il figlio auspicabile che sostituisce quello morto.
Joyce come Svevo rifiuta la psicoanalisi ma è lo spirito dell’epoca che costringe l’uomo a scendere nella sfera metalogica dell’inconscio e dell’irrazionale con il monologo interiore, la libera associazione.
 Nella successiva Work in progress,  Finnegan’s wake, Joyce rappresenta se stesso e il proprio lavoro. Nel capitolo Anna Livia Plurabelle due lavandaie inginocchiate sulla riva del fiume Liffey che attraversa Dublino lavano e fanno pettegolezzo. Il fiume lava la sporcizia della città. Un poco alla volta lo sciacquio della corrente si confonde con il chiacchiericcio delle lavandaie e queste diventano creature favolose e pure materiate: una è diventata il tronco di un arbusto, un’altra una pietra, bagnate entrambe dall’onda. Una sorta di realismo magico con il dionisiaco. Le parole si confondono con il mormorio dell’acque e diventano incomprensibili. Il romanzo si può anche accostare alle arti figurative.
Lo scandalo della verità
 I quadri di Manet suscitarono le escandescenze dei visitatori del Salon parigino nel 1863
Per questo motivo, quando il Salon nel 1863 gli rifiutò la Colazione sull'erba ed altri lavori, egli non fu molto sorpreso. Egli, tuttavia, non fu l'unica vittima dell'ostracismo della giuria, che non aveva accettato numerosissime altre opere. Per questo motivo Napoleone III decise di istituire un Salon des Refusés [Salon dei Rifiutati], così da consentire agli artisti non presenti nel Salon ufficiale di esporre comunque le loro opere. Manet, forte dell'avallo imperiale, decise di non lasciarsi sfuggire quest'opportunità e presso il Salon des Refusés espose la Colazione sull'erba.
La Colazione sull'erba fu al centro di uno dei più clamorosi scandali artistici dell'intera storia dell'arte. Gli animi benpensanti della borghesia di Parigi si indignarono rumorosamente di fronte alla donna nuda dipinta da Manet, e tacciarono l'intero quadro di una scandalosa «indecenza». Il nudo non solo era oggetto di studio nelle Accademie di tutto il mondo, ma era anche uno dei temi più accettati e consueti dell'intera storia dell'arte: gli artisti che si sono confrontati con il nudo, infatti, sono innumerevoli, da Sandro Botticelli (Nascita di Venere, 1482-1485 circa) a Diego Velázquez (Venere Rokeby, 1648 circa), passando per il veneratissimo Jean-Auguste-Dominique Ingres. Anche le due fonti iconografiche utilizzate dal Manet, il Concerto campestre e il Giudizio di Paride, raffiguravano nudi.
Lo scandalo, infatti, non nasceva dalla scelta del tema, bensì dal fatto che la presenza della giovinetta nuda accanto ai due uomini vestiti non fosse giustificata da alcun pretesto mitologico, storico o letterario. La donna raffigurata da Manet non è una ninfa, o un personaggio mitologico, bensì è clamorosamente una parigina del tempo. Cfr. Togliere le mutande ai borghesi di Freud
 A rincarare la dose neanche i suoi due compagni erano camuffati in paludamenti storici: ad abbigliarli non erano infatti abiti classici, o magari vesti rinascimentali, bensì «gli orribili costumi moderni francesi», come osservò disgustato il critico Hamilton. A sconcertare il pubblico era dunque il fatto che Manet avesse abbandonato il repertorio figurativo accademico e si fosse cimentato in un soggetto contemporaneo, fin troppo contemporaneo, senza ricorrere al «sostegno ipocrita del travestimento storico» (Abate).
L’arte cerca di rappresentare oggetti radicati nell’idea platonica.
L’oggetto può venire violentato e deformato (Picasso). La filosofia è consapevole del fatto che lo spirito logico non può abbracciare la totalità del mondo.
 La poesia invece cerca di farlo. Goethe con il suo dilettantismo è l’uomo che, insoddisfatto di ogni scienza specialistica, tenta di raggiungere una conoscenza universale. L’arte vuole raggiungere la totalità: è una forma di religione questo puntare a una conoscenza totale
L’assillo della morte è un monito a riempire la vita di significati. L’opera d’arte risulta tanto durevole quanto più si avvicina alla totalità
L’opera d’arte deve essere non solo estetica ma anche etica. Chi mira alla sola bellezza rischia il Kitsch
Il sostantivo tedesco Kitsch indica lo stile di oggetti artistici di cattivo gusto. Il kitsch è spesso associato a tipi di arte sentimentali, svenevoli e patetici; il termine può comunque essere utilizzato per descrivere un oggetto artistico che presenta una qualsiasi mancanza: una delle caratteristiche di questo tipo di arte consiste, infatti, nel tendere ad essere una imitazione sentimentale superficiale e teatrale. Si sottolinea spesso la mancanza, negli oggetti chiamati kitsch, del senso di creatività ed originalità propri dell'autentica arte. Una definizione generica adottata nell'architettura e nel design indica come kitsch qualsiasi oggetto la cui forma non derivi dalla funzione.
 
L’io deve essere al tempo stesso il sum e il cogito, il logos e la vita fusi in una unità dove balena lo spirito religioso. La poesia deve scoprire le forze che agiscono nell’epoca e simbolizzarle. Nella disintegrazione dei valori l’arte cerca nuovi miti e un nuovo ordine.
 
Ulisse 1922, 18 capitoli in parallelo con l’Odissea.
 T. S. Eliot lo recensì scrivendo che il romanzo era concluso con Flaubert e James.
L’autore lo definì un’Odissea moderna e l’epica del corpo umano
Joyce ha scritto che ha voluto rendere il mito sub specie temporis nostri.
L’epopea di due razza (Israele-Irlanda) e il ciclo del corpo umano e la storiella di una giornata. Dublino è il centro della paralisi a causa della religione cattolica oppressiva, delle convenzioni sociali, del dominio straniero e del gretto nazionalismo che gli si contrappone.
 Joyce vi si oppose con l’esilio.
Joyce voleva il recupero della tradizione irlandese non in senso nazionalistico ma per inserirla nella cultura europea
E’ una neo Odissea eroicomica. Il 16 giugno era il giorno in cui Nora Barnacle si era recata al primo appuntamento con Joyce
Leopold Bloom e Dedalus sono proiezioni dell’autore in due età diverse e Ulisse è Ognuno
Ulisse ripete in chiave ironica, eroicomica, lo smascheramento delle strutture oppressive presente nei Dubliners
Bloom è l’uomo medio sensuale, inefficiente, curioso ma timido e cauto, alla ricerca di rapporti umani che non trova;
Dedalus è l’idealista alla ricerca di valori spirituali, anche lui incapace di realizzare le proprie aspirazioni. Sono personaggi complementari: entrambi ricercano. Cercano anche, rispettivamente, un figlio e un padre. Molly è Penelope ed è Calipso ed è Circe. E’ l’essenza della natura femminile, espressione  della fisicità assoluta.
Il sì finale è l’accettazione incondizionata eppure non passiva della condizione umana. Gli incubi di Bloom e Dedalus in Molly diventano estasi. Molly è tutta carne, humus, fertilità naturale. E’ la terra madre da dove veniamo e dove torniamo.
Motivi ricorrenti: quello del rimorso di Dedalus, la storia come incubo e distruzione, il pensiero dell’infedeltà della moglie e della morte del figlio. La morte per annegamento. Sono leit-motiven inseriti nel tessuto narrativo. Non mancano segni musicali come il suono tintinnante del calessino di Boylan. Per quanto riguarda il primo capitolo, Joyce nel 1904 passò dei giorni in una torre sulla spiaggia di Dublino con un amico (Oliver Gogarty. Il Buck Mulligan del romanzo). Joycw se ne andò via per l’arroganza e la superficialità dell’altro.
Gli episodi 1-9 contengono meno della metà delle pagine degli ultimi 9.
Il XV Circe il bordello è il più lungo e fu composto  a Parigi nel 1920.
Nel XVII Itaca la casa, Joyce-Bloom sostituisce alle armi di Odisseo quelle della ragione.
 
I Telemachia Il figlio
II Il padre con le avventure di Odisseo
III Il nostos Il ritorno a casa con la figura della donna che nell’epica del corpo umano sostituisce lo spirito santo  della trinità.
L’episodio  Eolo il giornale  (VII) è scritto nel linguaggio giornalistico, l’VIII I Lestrigoni il pranzo, è dominato dalle funzioni dello stomaco, e Joyce scrisse a un amico che il “ritmo dell’episodio è quello dei moti peristaltici” (peristaltikovς, che spinge avanti comprimendo)
 Scilla e Cariddi la biblioteca (IX)  alludono alla rupe di Scilla (l’Aristotelismo) e al gorgo di Cariddi (il Misticismo)
 Le Simplegadi le strade (X) invece alludono a Chiesa e Stato che schiacciano le persone. Protagonista delle Simplegadi è Dublino stessa con le sue strada labirintiche e la sua gente.
L’episodio è composto di 18 brevi scene, tante quanti gli episodi del romanzo.
Le sirene la mescita (XI) è imperniato su temi musicali disposti nella fuga per canonem.
 il XII Il Ciclope la taverna contiene lo stile enfatico del nazionalista irlandese antisemita in contrasto con la dizione gergale dell’ignoto io narratore con effetti che Joyce definisce di gigantismo.
Gli episodi XIII, XIV, XV, raccontano la sera dalle 8 a mezzanotte, gli ultimi tre (XXVI, XVII; XVIII) la notte fino all’alba
Svevo ha scritto che l’Ulisse non è per un lettore sbadato.
Nel linguaggio il suono (significante) prevale sul significato. La traduzione italiana è di Giulio de Angelis, Mondadori, 1975
Nel marzo del 1918 il primo capitolo comparve nella Little Review di NewYork. La direzione della rivista fu condannataa interrompere le pubblicazioni e a pagare una multa di 50 dollari per l’episodio di Nausicaa.
Sylvia Beach volle stampare il libro a Parigi e chiese a uomini di cultura di prenotare il volume. Aderirono Yeats, Gide, Churcill, mentre B. Shaw scrisse che si trattava di un documento rivoltante ma veritiero di una fase disgustosa della civiltà. Gli sembrava odiosamente realistico. E non aderì.  Scrisse che un irlandese non è mai disposto a pagare 150 franchi per un libro. Joyce volle che uscisse il giorno del suo quarantesimo compleanno il 2 febbraio 1922. Mille copie esaurite in poche settimane. T. S Eliot nel suo saggio Ulysses  Order  and Myth approfondì i parallelismi omerici minimizzati da Pound.
Virginia Woolf scrisse : è il lavoro di uno studentello malaticcio che si gratta i brufoli. A Hemingway piacque, mentre Gide lo definì un finto capolavoro. Pound scrisse che Joyce era l’erede di Flaubert e che l’Ulisse era un romanzo realista per eccellenza
Lawrence lo accusò di artefazione e mancanza di spontaneità.
 Il mondo anglosassone manteneva un atteggiamento censorio. Jung scrisse a Joyce che aveva compiuto un’impresa da giganti dalla quale aveva imparato molto. Nel 1933 il libro venne assolto negli USA In Italia uscì tradotto nel 1960.
Ma questi sono solo tecnicismi anche piuttosto generici nemmeno del tutto precisi.
Vediamo parti del testo e troviamoci quanto può servire alla nostra vita.
 
I capitolo Telemaco la torre
Vediamo la prima pare del primo episodio Telemaco la torre (p. 5-32)
Buck Mulligan, studente di medicina si fa la barba: leva alto il bacile e intona: introĭbo ad altare dei. E’ una specie di parodia della messa. Comunque c’è il tema della religione.
Poi dice a Dedalus  “Vieni su pauroso gesuita”5 Come up, you fearful jesuit 3.
Stephen Dedalus è Telemaco e Mulligan è un amico  critico talora fino al cinismo. Mulligan traccia croci nell’aria e mostra schegge d’oro trai denti bianchi. Crisostomo, bocca d’oro. I riferimenti culturali sono continui.
San Giovanni Crisostomo fu uno dei padri della Chiesa greca[1] (IV secolo).
Mulligam  dice a Dedalus: quel tuo nome assurdo da greco antico 6- Your absurd name, an ancient Greek 4.
Anche io ho un nome assurdo Màlachi Mùlligan due dattili.
 E ha un certo suono ellenico  (malakiva, mollezza). Dobbiamo andare ad Atene. Irride la religione che per Dedalus invece è cosa seria da seguire o da combattere. “Verrà lo sparuto gesuita?”
 
 Nel romanzo Dedalus   (del 1916) l’artista giovane dice di avere perso la fede ma che non si comunica perché teme che nell’ostia ci sia davvero il corpo di Cristo.
Poi c’è Haines, l’inglese, l’usurpatore che un loro ospite poco gradito,  che può far pensare ai proci.  Mulligan  chiama Dedalus, lama di coltello, con riferimento alla sua volontà di usare il freddo acciaio della penna come un coltello per fare piazza pulita dei luoghi comuni.
Stephen ha paura di Haines: non sono un eroe. Poi Mulligan  prende un moccichino dalla tasca dell’amico e gli dice “verde moccio sembra di sentirselo in bocca”.
Anche il mare è verde moccio ed è la madre, “una dolce madre grigia come dice Algy”, citando Algernon Swinburne[2] ( in The triumph of Time), tornò alla grande dolce madre, madre ed amante degli uomini, il mare.
 
Poi:  il mare scrotocostrittore, ejpi; oi[nopa ponton (Od III, 286)
Ah Dedalus i Greci, ti devo erudire. Li devi leggere nell’originale Thalatta, Thalatta.  E’ la nostra grande dolce madre (p. 8) She is our great sweet mother 5
Dedalus ha un grande rimorso verso la madre.
Mulligan: la zia dice che hai ucciso la madre
E Dedalus: qualcuno l’ha uccisa.
Mulligan gli ricorda che non si è inginocchiato e non ha pregato con la madre morente che lo pregava di farlo. C’è qualcosa di sinistro in te 5- There is something sinister in you. 5.
Dedalus soffre. Guardava il polsino sfrangiato e il mare la fosca massa verde di liquido. Lo associa alla verde bile vischiosa dentro il bacile di bianca porcellana. Veniva dal vomito che espelleva pezzi di fegato in putrefazione.
Dedalus è povero: ha brache di seconda mano. Mi vanno bene disse.
 E Mulligan :  “si dovrebbe dire di seconda gamba. Dio sa quale sifiletilico li ha messi”. Io ne ho un bel paio con righine grigie. Tu fai un figurone quando ti vesti bene,
Dedalus: non le posso portare se sono grigie.
Mulligan disse alla propria faccia allo specchio: l’etichetta è l’etichetta. Ammazza la madre ma non può portare pantaloni grigi 9.
Etiquette is etiquette. He kills her mother but he can’t wear grey trosusers”6.
 Dedalus guardò quella faccia paffuta dai mobili occhi azzurro fumo.
poi disse: guardati, o tremendo bardo[3] .
Quindi  Stephen  guarda se stesso nello specchio incrinato, si vede con i capelli ritti e fa: “chi mi ha scelto questa faccia? 10 Who chose this face for me? 6 Questo corpo di un cane da spidocchiare. Lo domanda anche a me 10.-
Lo specchio rotto da una serva è il simbolo dell’arte irlandese che imita male le altre arti. It is a symbol of Irish art. The cracker lookinggglass of a servant- 6 disse Dedalus
 Mulligan l’ha rubato alla sguattera scelta brutta dalla zia che tiene sempre serve brutte per il nipote. Si chiama Orsola.
Oh, rabbia di Calibano perché non si vede la faccia in uno specchio” 10. Quindi nomina Wilde che nella prefazione a Il ritratto di Dorian Gray scrive: “il risentimento del XIX secolo per il Realismo è la rabbia di Calibano  che vede il proprio volto riflesso in uno specchio”
Poi Mulligan dice: “se io e te lavorassimo insieme, potremmo fare qualcosa per la nostra isola: ellenizzarla (11)  Per noi neopaganesimo onfalós 11-  To ourselves…new paganism…omphalos- 7
Guardano il capo smussato di Bray head[4] che si stendeva sull’acqua come il grugno di una balena addormentata.
 Dedalus ricorda che Mulligan disse alla propria madre mentre lui era in casa loro: è soltanto Dedalus  cui è morta bestialmente la madre 12.
Buck Mulligan chiama Dedalus  pauroso gesuita.
Gli dice  che la morte è comunque bestiale e lui ne vede tante in ospedale. Rinfaccia a  Dedalus il fatto che non si è inginocchiato a pregare per la madre morente quando lei glel’ha chiesto  “perché c’è in te quella maledetta vena di gesuita, solo che è stata iniettata a rovescio”12-13- Because you have the cursed jesuit strani in you only it’s injected the wrong way 8
Viene in mente una scena del film Rapito di Bellocchio quando il figlio cristianizzato cerca di dare l’estrema unzione alla madre ebrea che la rifiuta perché, dice, “sono nata ebrea e voglio morire ebrea”.
Devo questo accostamento a mia sorella Margherita, cinofila quanto me.
  Mulligan  suggerisce “pianta Loyola 13- Chuck Loyola9.
 
Quindi ricorda che Haines, il sassone,  reclama le sue fette mattutine di bacon.
Infine si scusa: Io parlo a vanvera. Desisti da codeste ruminazioni Desisti da codeste ruminazioni 13 “ I ‘m inconsequent. Give up the moody brooding” 9
Quindi cita Yeats[5], parole del dramma The Countess Cathleen (1899) : “non appartarti più per ruminare/sull’amaro mistero dell’amore”
And no more turn aside and brood
Upon love’s bitter mystery 9
In effetti chi ha ricevuto una pressante educazione cattolica, un catechismo lapideo  dovrà fare i conti con questo macigno per tutta la vita
 
Pesaro 12 luglio 2023 0re 17, 35

p. s.
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[1] Giovanni Crisostomo, o Giovanni d'Antiochia (Antiochia, 344/354 – Comana Pontica, 14 settembre 407), è stato un arcivescovo e teologo bizantino.
Fu il secondo Patriarca di Costantinopoli. È commemorato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa e venerato dalla Chiesa copta; è uno dei 36 Dottori della Chiesa.
La sua eloquenza, le sue doti retoriche nell'omiletica gli valsero l'epiteto Crisostomo (in greco antico: χρυσόστομος, chrysóstomos), letteralmente «bocca d'oro». Il suo zelo e il suo rigore furono causa di forti opposizioni alla sua persona. Scrisse delle omelie antigiudaiche utilizzate nei secoli come pretesto per le discriminazioni e persecuzioni contro gli ebrei. Dovette subire un esilio e durante un trasferimento morì
[2] Algernon Charles Swinburne (Londra, 5 aprile 1837 – Putney, 10 aprile 1909) è stato un poeta inglese, di epoca vittoriana. Attivo nella cerchia estetista, romantica e poi decadente, conobbe Oscar Wilde e altri celebri intellettuali e artisti dello stesso ambiente. Personalità con un forte gusto della provocazione artistica, ispirata da letterati come il Marchese de Sade, Percy Bysshe Shelley e Charles Baudelaire, ai suoi tempi la sua poesia fu molto controversa, per via dei suoi temi (sadomasochismo, pulsione di morte, lesbismo, irreligiosità). Dal 1903 al 1909 fu costantemente candidato al Premio Nobel per la Letteratura.[1] 
[3] Antico poeta-cantore dei popoli celti, dedito all'esaltazione della stirpe dal punto di vista religioso e politico. Poeta che esalta le aspirazioni o le tradizioni del suo popolo. 
[4] Bray Head (Irish: Ceann Bhré) is a 241 m (791 ft) hill and headland promontorio located in northern County Wicklow, Ireland, between the towns of Bray and Greystones
[5] William Butler Yeats (Dublino, 13 giugno 1865 – Roccabruna, 28 gennaio 1939) è stato un poeta, drammaturgo, scrittore e mistico irlandese. Spesso indicato come W. B. Yeats, fu anche senatore dello Stato Libero d'Irlanda negli anni venti.

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