domenica 5 maggio 2024

Ifigenia CLXI. Il calcolo positivo del Bene e del Male. Le due cartoline


 

“E degnamente Febo, e degnamente tu” (Sofocle, Edipo re, 1339  

 

Dieci minuti dopo l’anestesia, il gentile odontoiatra con il trapano vorticoso forò due denti della fanciulla che poi sputò del sangue e, se pure non sentì molto male per via dell’iniezione, dolorosa comunque, rimase così sbigottita che non poté trattenere qualche lacrima di compassione per sé.

La osservavo pensando: “probabilmente ogni uomo, persino il più avventurato, almeno una volta nel corso pur rapido di sua vita mortale, subisce una lacerazione cruenta nel corpo, destinato per giunta alla putrefazione dopo tutto, e sanguina e sente dolore; la vita però ci promette, e spesso mantiene, tanti momenti di gioia: prima di tutto l’amore quando nasce e cresce simultaneamente in due anime affini, una felicità di breve intervallo superata da quella divina, poi l’apprendimento, l’educazione ottenuta e donata, lo sport agonistico e no.

Se fai il calcolo del meno e del più ricordando il male e il bene: le botte, le ferite, le umiliazioni, le ingiustizie, le cattiverie, le calunnie subite da una parte; e dall’altra l’amore contraccambiato con reciproca felicità, il bene che fai e ti fanno, la giustizia che rendi e ottieni, il bello che crei, ispiri e ricevi con mutua beatitudine, il vero che cerchi e trovi e riveli: ebbene il risultato è positivo, se la coscienza non si è macchiata di grossi delitti e non hai commesso errori irreversibili. Sicché vivere tutto sommato vale la pena. Le perdite vengono compensate sempre, abbondantemente, finché viviamo. Poi, chi lo sa. Né Lucrezio né Dante, né io modesto redattore di vicende umane.  

Se perderò Ifigenia, vorrà dire che non ho altro da darle e che da lei ho già ricevuto quanto una tale bellezza poteva donarmi perché accrescessi la mia potenza e la mia volontà di fare del bene.

Insomma lì dal dentista rinnovellai le speranze.

Debrecen estate 1979. sezione 57. Le cartoline.

 

Il 14 agosto non arrivò posta per me. Il 15 nemmeno. Il 16 invece, era un giovedì, terminate le ore dell’ultimo giorno della scuola estiva, ancora prima che fossi uscito dall’Università per correre a vedere se c’era l’espresso, appena ebbi messo la testa fuori dall’aula, mi si avvicinò Stefania, una collega di Padova, e disse: “Gianni Ghiselli, in collegio c’è posta per te”.

 

“Ifigenia, l’espresso con una sentenza di vita o di morte di questo amore” pensai.

Il cuore mi balzò nel petto, le gambe tremarono, mi rombarono le orecchie e forse anche io, come la poetessa di Lesbo, divenni più verde dell’erba.

Tuttavia, facendomi forza per dissimulare la frenesia, ringraziai seccamente la nunzia e mi avviai verso il collegio, in fretta ma senza correre. Allora quella messaggera, usa alle commedie, dispiaciutissima poiché non le avevo dato l’occasione di fare una delle sue scene tragicomiche, gridò. “Ehi tu, ghiselli! Guarda che è solo una cartolina!”

“Grazie, anche troppo per  uno come me!”, risposi senza voltarmi, per non farle vedere la mia delusione e non vederla gioire di avermela inflitta come una pugnalata dentro la schiena.

“maledetta istriona ficcanaso!”  mormorai.

Quindi, con pena, pensai. “ magari sarà una cartolina di Fulvio”

Allora non potevo sapere che di lì a pochi mesi la presenza di Fulvio mi sarebbe diventata più cara e gradita di quella dell’amante non amica e che l’anno seguente a Debrecen dove saremmo andati insieme tutti e tre, avrei preferito frequentare l’amico, e  altre persone da meno di lui, piuttosto che quella druda  dalla mente contorta, lamentosa, lugubre, ostile

Nella cassetta posta davanti alla porta d’ingresso dunque trovai non una ma due cartoline di Ifigenia che ancora una volta risuscitarono e rimisero in piedi la moribonda speranza.

Erano scritte in rosso, senza data. Nel timbro postale però si poteva leggere “Siracusa 7 agosto”.

Una diceva: “sono appena arrivata qui. Un bel posto. Mi manchi moltissimo, più di quanto immaginassi. Mi fido di te e di me. “Zazzì”. Tua Ifi. Quando ci vediamo?

E l’altra: “La Sicilia è magnifica. Il paesaggio stupendo: se tu fossi qui sarebbe meraviglioso. Ti amo tanto, sai? A presto. Ifigenia”.

Zazzì faceva parte del nostro linguaggio cifrato, del resto facilmente decifrabile da parte tua affezinato lettore che mi conosci, mi leggi, mi ascolti quando parlo in pubblico  e con la tua attenzione mi spingi a scrivere e a parlare ancora.

Più o meno degnamente.

 

Bologna 5 agosto 2024 ore 16, 15 giovanni ghiselli

 

p. s.

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