venerdì 24 maggio 2024

L’esotico in Aristotele- Poetica e Retorica- e l’indefinito nello Zibaldone di Leopardi

Il linguaggio si scosta dall’ordinario quando usa espressioni peregrine:“xeniko;n de; levgw glw'ttan kai; metafora;n kai; ejpevktasin kai; pa'n to; para; to; kuvrion” (Poetica, 1458a, 22 ), con peregrino intendo la glossa, la metafora, allungamento e ogni forma contraria all’usuale. Glossa è la locuzione non comune, quella di cui non tutti fanno uso (1457b, 4).

Metafora è il trasferimento del nome da una cosa a un’altra: “metafora; dev ejstin ojnovmato~ ajllotrivou ejpiforav” (1457b, 7).

 

Nella Retorica (1404b) Aristotele fornisce altri suggerimenti preziosi sul bello stile scrivendo  che"bisogna rendere peregrino, esotico il linguaggio- dei` poiei`n xevnhn th;n diavlekton- poiché gli uomini sono ammiratori delle cose lontane- qaumastai; ga;r tw`n ajpovntwn eijsivn ".

La metafora contribuisce a questo: essa  possiede in massimo grado chiarezza (to; safev~), piacevolezza (to; hJduv) e stranezza (to; xenikovn), e non è possibile prenderla da altri (Retorica , III, 1405a).

Diamo l’ esempio di una bella sequenza polimetaforica dei Persiani  di Eschilo dove l’u{bri~ è congiunta  all' a[th  :" u{bri" ga;r ejxanqou's j ejkavrpwse stavcun--a[th", o{qen pagklauvton ejxama'/ qevro"" ( vv.821-822) la prepotenza infatti fiorendo dà per frutto una spiga di/ acciecamento, da dove falcia una messe tutta di lacrime

 

Segnalo che nel romanzo La montagna incantata di T. Mann Hans si innamora di Claudia per il taglio appunto esotico dei suoi occhi “da Kirghiso”.

 Occhi tartari, di taglio finnico mongolico.

 

Un'affermazione che trova diversi echi nello Zibaldone di Leopardi dove leggiamo "le parole lontano , antico , e simili sono poeticissime e piacevoli, perché destano idee vaste, e indefinite, e non determinabili e confuse"(1789). E, più avanti (4426):"il poetico, in uno o in altro modo, si trova sempre consistere nel lontano, nell'indefinito, nel vago".

 

Leopardi afferma che l'uso del coro nella tragedia che pure ò il genere letterario meno apprezzato dal recanatese,  è "parte di quel vago, di quell'indefinito ch'è la principal cagione dello charme  dell'antica poesia e bella letteratura. L'individuo è sempre cosa piccola, spesso brutta, spesso disprezzabile. Il bello e grande ha bisogno dell'indefinito, e questo indefinito non si poteva introdurre sulla scena, se non introducendovi la moltitudine" (Zibaldone, 2804). Il canto corale, a più voci, dunque entra nella sua poetica del vago e dell’indefinito

 

 

Bologna 24 maggio 2024 ore 10, 35 giovanni ghiselli.

p. s.

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