venerdì 31 maggio 2024

Ifigenia CXCIII La seconda parte della lettera mai spedita.

Ecco io ora sono felice solo se penso intensamente a te, se riesco a vederti, a vivere una scena passata

Non credo che tu sia felice- pensai- comunque io non lo sono con te, perché tu in questo mese mi hai reso infelice e tutte queste sciocche moine non cambiano i fatti.

Seguitai comunque a leggere

Anche per questo sono tornata a Bologna, dove tutto mi ricorda te, tesoro mio adorato. Perché non sei qui? Torna presto”.

Intanto ero già tornato e ogni parola contraddiceva le cose.

Sai, sono stata anche a casa tua, dentro e ho visto tante cose: i libri, il tuo album da cui ho preso due foto, la cucina, le scritte sui muri, ma per prima cosa il letto”.

Sì il letto dei nostri tripudi c’era ancora e conservava ricordi belli, perfino qualcosa del nostro calore. Mai però come il letto della camera quattro del secondo collegio di Debrecen dove Helena otto anni prima mi aveva detto: “io non sono materia”.

 Ifigenia nell’ultimo mese si era reificata mentendo, e questa lettera confermava le mie ipotesi peggiori.

Mi ci sono sdraiata e tu eri accanto a me”. C’ero stato e non c’ero più. Dovevo trovarne un’altra. Della levatura di Helena.

Io ti adoro,sai, e sono felice di adorarti perché tu sei la persona migliore che io conosca. Per me ora se l’Unico: il più intelligente, il più sensibile, il più sincero, il più giusto, il più dolce, il più desiderabile, il più sensuale”. Maldisposto com’ero feci caso a quell’ “ora”. “E nel mese scorso- pensai- e domani?”. Devo mettermi in guardia da una come te. Non ripeterò la sciocchezza di questa estate quando potevo allungare di almeno un paio la lista delle belle  che ho amato e non l’ho fatto per non rompere la fede a una che  mi ha disonorato. Sono arrivato appena a 32 con te e non sono più di primo pelo. A 1003 non ci arriverò più. Nemmeno a 103, temo. Però le 50 devo raggiungerle e superarle: l’ho giurato a me stesso quando ero più giovane e non ero ancora arrivato alla prima decina: una miseria da vergognarsene.

Quella seguitava a mentire

Non sto esagerando, per me è veramente così. Ed io ti amo, e tu mi ami

Chi te l’ha detto? Il demone che ti suggerisce sempre bugie. Il demone che sei tu che falsifichi ancora.

Non è una cosa meravigliosa?” No, fa schifo le risposi virtualmente e virtuosamente

Sai, sono emozionata e contenta perché finalmente sono riuscita a scriverti”. Già fino a ieri il ganzo ti teneva troppo occupata. Magari quando facevate l’amore muggiva come quello di Pasife.

Qui il tempo è brutto e triste: il cielo piange amare gocce, dopo avere già pianto molto: anche lui desidera la tua persona

Cerca di essere poetica usando espressioni peregrine del tutto inadeguate alla nostra situazione, mi dissi

Il sole è scomparso, forse è da te in questo momento. Guardalo bene perché sta parlando, e sai cosa dice? Dice che io ti amo, che sono con te e tu con me, che ce l’abbiamo fatta”.

La bugiarda attribuiva falsità anche al sole: "Solem quis dicere falsum/audeat? ",  solo una scellerata come costei.

“Evviva! In fondo io negli ultimi tempi ho sempre pensato che sarebbe andata così- Il nostro amore è troppo vero, unico e profondo, perché la prova potesse fallire”.

Fallire più di così non poteva

E tanti saluti

Bologna 31 maggio 2024 ore 17, 13 giovanni ghiselli

p. s.

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