giovedì 30 maggio 2024

La bandiera palestinese esposta dal sindaco di Bologna

Approvo senza alcuna ambiguità di parole questo gesto di Matteo Lepore che  in un video lo ha commentato così: “come sindaco di un Comune storicamente schierato per la pace, la non violenza e i diritti umani, ho deciso che non possiamo restare in silenzio a guardare quello che sta succedendo in Palestina. Occorre prendere posizione. Ho deciso di assumermi questa responsabilità fino a che non termineranno i bombardamenti e la violazione del diritto internazionale. Quando finalmente il governo israeliano deciderà di cessare questa vilenza inaudita, allora potrò esporre anche la bandiera israeliana”.
 
C’è stata una risposta polemica da parte di due presidenti delle comunità ebraiche: Noemi Di Segni e Daniele De Paz. Accusano Lepore con queste parole: “Un gesto simile non fa che legittimare la voce del terrorismo e della prevaricazione”. Cito dal quotidiano “la Repubblica” di oggi.
Vorrei capire il significato di tale reazione. Mi chiedo come può entrare nella categoria orrenda del terrorismo, subìto prima dagli Israeliani poi dai Palestinesi, la richiesta di smettere di ammazzare.
Il terrorismo antiisraeliano è stato giustamente condannato da tutti fin dall’inizio; questa risposta dal contrappasso decuplicato invece non deve essere nemmeno criticata secondo alcuni. Sarebbe la vendetta giusta? La punizione proporzionata al massacro subito? Domando a questi assertori del versamento del sangue di tanti civili, decine di migliaia, in maggior parte donne e bambini, se tale strage è un’opera di bene in quanto punisce chi ha perpetrato il primo crimine. Non credo che uccidendo ancora si possa arrivare alla giustizia o alla verità.
A questo proposto citò alcune parole attribuite da Dostoeskij a Ivàn Karamazov: “Se le sofferenze dei bambini sono servite a completare la somma delle sofferenze necessarie per acquistare la verità, io dichiaro fin d’ora che tutta la verità presa insieme non vale quel prezzo “ (I fratelli Karamazov, libro quinto, capitolo quarto, La ribellione)
Io so di essere uomo e non posso approvare alcuna uccisione.
 Torno dunque a ripetere un verso che Euripide fa dire alla vecchia regina di Troia la quale chiede ai Greci vincitori di non ammazzare anche sua figlia , la ragazza Polissena, dopo che le hanno ucciso il nipote, il bambino Astianatte:
mhde; ktavnhte: tw'n teqnhkovtwn a{li" "  Ecuba, v. 278), non uccidete: ce n’è abbastanza di morti.
Ho ripetuto spesso queste parole nel mio blog a partire dal 7 ottobre dell’anno scorso. Aspettando la Pace e il cielo sereno.
 
Bologna 30 maggio 2024

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