sabato 11 maggio 2024

Un bel libro.


 

Michele Gesualdi Don Lorenzo Milani , l’esilio di Barbiana,  EDIZIONI SAN PAOLO 2023

L’autore è uno dei primi ragazzi di Barbiana, uno dei figli spirituali di don Milani. Il libro contiene una prefazione di Tomaso Montanari e una prefazione di Andrea Riccardi e un intervento dio don Luigi Ciotti.

 

 Mi sono spesso abbeverato alla sorgente di sapienza evangelica e umana di don Milani da quando il movimento del ’68 me lo ha fatto scoprire. Ho potenziato la mia umanità e la mia carità acquirendo idee nuove e rafforzandone altre che avevo già trovato in altre  fonti e me nero imbevuto dopo averle vagliate.

 Leggendo questo contributo del discepolo ho trovato altre verità che voglio comunicare a chi mi legge.

“La mamma Alice Weiss era di educazione ebrea, il padre Alberto Milani di famiglia cattolica, ma entrambi agnostici” (p. 38)

  Avere genitori di formazioni diverse può costituire un vantaggio culturale e un motivo per elaborare uno spirito critico. Lo stato della famiglia era quello di proprietari terrieri con diversi poderi ed erano abbienti e colti. Il ragazzo studia con un maestro di pittura per qualche tempo poi a venti anni, nel 1963,  sente la vocazione, la chiamata, ed entra in un seminario sbigottendo i genitori, soprattutto la mamma che in ogni caso gli sarà sempre vicino. Aveva un fratello maggiore e una sorella minore. “Nel luglio del 1947  Lorenzo Milani è prete” (p. 51). Sarà un prete scomodo. “Ha solo 24 anni, possiede gli strumenti vincenti ereditati dalla famiglia” ma sta dalla parte dei perdenti “carico anche della forza che ha trovato nel Vangelo, con la voglia di vivere e il futuro davanti a sé”.

 Questo ragazzo ricco che ha scelto la parte dei poveri e ha voluto condividere la loro vita diventerà “il cammello che passa per la cruna di un ago”. Ritengo che i rari  ricchi che stanno dalla parte dei poveri sono il meglio dell’umanità: Engels, per esempio, Brecht, Luchino Visconti e don Milani più di tutti.

Lorenzo dunque inizia come aiutante prete a Montespertolo e procede come Cappellano del vecchio don Pugi, Proposto della Parrocchia di San Donato a Calenzano di 1300 anime.

Questo giovane prete ha vocazione e talento pedagogico: “capisce che la vera povertà dei poveri sta nella mancanza del sapere e del dominio della parola” (p. 61)

Nella scuola di Barbiana si imparava che "bisogna sfiorare tutte le materie un po' alla meglio per arricchirsi la parola. Essere dilettanti in tutto e specialisti nell'arte della parola"[1].

  

Questa indicazione a dire il vero la avevo già raccolta dagli insegnanti di materie letterario studiando nelle scuole di Pesaro: le elementari Carducci, le medie Lucio Accio,  il Ginnasio- Liceo Terenzio Mamiani.

Quando ero bambino e mi mandavano in parrocchia non c’erano preti come don Milani, e nelle loro parole prevalevano le fobie: quella del sesso prima di tutte, quella del comunismo, poi quella della libertà di parola, di critica, perfino di pensiero. Provavo un senso di rivolta contro l’ortodossia di tanti dogmi irragionevoli e innaturali. Leggendo il Vangelo, poi don Milani, mi sono reso conto che i preti da me frequentati nell’infanzia e nella prima adolescenza non erano seguaci di Cristo e mi compiacqui leggendo Nietzsche che si professa anticristiano mentre di fatto è anticlericale. Infatti scrive: ““In fondo è esistito un solo cristiano e questi morì sulla croce” (L’Anticristo, 39)

Don Lorenzo Milani sarà messo in croce da due cardinali di Firenze. Lo vedremo più avanti .

   Bologna 11 maggio 2024 ore 12, 34

giovanni ghiselli

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[1]Lettera a una professoressa  , p. 95.

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