mercoledì 6 marzo 2019

Ancora sul "tenebroso puritano" delle "Baccanti" di Euripide. Parte 2

Guercino, Morte di Didone


La fobia dell'amore e del sesso
Tentativi di riabilitazione

Nel IV libro dell’Eneide Didone “s’ancise amorosa”[12], ma già nelle opere precedenti  Virgilio fa bruciare, soffrire e lottare per amore non solo gli uomini e le donne, ma anche gli animali che sono omologati agli umani nel patimento erotico.
Fanno eccezione le api le quali hanno un costume che desta meraviglia in quanto non si concedono all'accoppiamento né sciolgono neghittose i corpi in Venere né  producono la prole con le doglie: "quod neque concubitu[13] indulgent nec corpora segnis[14]/in Venerem solvunt aut fetus nixibus edunt " (Georgica IV , vv. 198-199). Nell'ecloga II   il pastore Coridone arde d'amore per il bell'Alessi. (Formosum pastor Corydon ardebat Alexin, 1) che non ha pietà di lui. Fin dalle Bucoliche  Virgilio è il poeta dell'amore infelice e luttuoso, il cantore della passione sulla quale si proietta un'ombra di morte: "O crudelis Alexi, nihil mea carmina curas?/nil nostri miserere? Mori me denique coges" (vv. 6-7), o crudele Alessi, non ti curi dei miei canti? non hai compassione di me? Infine mi costringerai a morire , sospira l'innamorato ardente.
Coridone non ha tregua dall'ardore amoroso nemmeno quando il bestiame e, con motivo teocriteo[15] perfino i ramarri, riposano al fresco: "Nunc etiam pecudes umbras et frigora captant / Nunc viridis[16] etiam occultant spineta lacertos" (vv. 8-9), ora anche il bestiame cerca di prendere le ombre e il fresco, ora i rovi spinosi nascondono perfino i verdi  ramarri.
Alla fine della II bucolica il tramonto  raddoppia le ombre ma non concede pausa all'ardore di Coridone e alla passione che trascina ciascuno sconvolgendo ogni misura: "…trahit sua quemque voluptas... et sol crescentes decedens duplicat umbras;/me tamen urit amor: quis enim modus adsit amori?" (v.65 e vv. 67-68). Chi è afferrato da Eros ignora  la giusta misura siccome l'amore è follia: "A Corydon, Corydon, quae te dementia cepit!", v. 69.
Nella Georgica III, che tratta l'allevamento del bestiame, la conflagrazione amorosa riguarda, oltre  gli umani, anche  gli animali: "Carpit enim vires paulatim uritque videndo/ femina, nec nemorum patitur meminisse nec herbae/ dulcibus illa quidem inlecebris et saepe superbos/cornibus[17] inter se subigit decernere amantis[18]" (v. 215-218)  logora infatti le forze a poco a poco e li brucia guardandoli la femmina, e non lascia che si ricordino dei boschi né dell'erba, ma quella certo li attira con dolci seduzioni e spesso costringe i fieri pretendenti  a combattere con le corna.
Tale istinto è uguale per tutte le creature viventi: "Omne adeo genus in terris hominumque ferarumque/et genus aequoreum, pecudes pictaeque volucres/ in furias ignemque ruunt: amor omnibus idem  "(vv. 242-244) così ogni specie sulle terre di uomini e di animali, e la razza marina, il bestiame e gli uccelli colorati si precipitano in ardori furiosi, amore è lo stesso per tutti.
Esso accresce la ferocia delle belve: "Tempore non alio catulorum oblita leaena/saevior erravit campis nec funera volgo/tam multa informes ursi stragemque dedere/per silvas; tum saevos aper, tum pessima tigris;/heu, male tum Libyae solis erratur in agris" (vv. 245-249), in nessun altro tempo, dimentica dei cuccioli, la leonessa ha errato più furiosa per le pianure, né tanti lutti e strage sparsero gli orsi orribili per le selve; allora il cinghiale è furioso, allora la tigre è più feroce che mai; ahi allora si vaga con rischio nei campi deserti della Libia.
Nella letteratura italiana  Boccaccio,  in un brano di chiara derivazione virgiliana, fa descrivere l'invasamento erotico e bellicoso degli animali dalla dea Venere che vuole convincere Fiammetta ad assecondare la sua passione amorosa e adulterina: "ne' boschi li timidi cervi, fatti tra sé feroci quando costui[19] li tocca, per le disiderate cervie combattono, e, mugghiando, delli costui caldi mostrano segnali; e i pessimi cinghiari [20], divenendo per ardore spumosi, aguzzano gli eburnei denti; e i leoni africani, da amore tocchi, vibrano i colli"[21].

Torniamo a Didone la quale, poco dopo avere visto Enea, è già "infelix pesti devota futurae" (Eneide, I, 712), disgraziata, consacrata alla rovina imminente: infatti dopo un altro po’ di tempo lo ama, spiritualmente e carnalmente, quindi muore suicida  "misera ante diem" (IV, 697), disgraziata prima del suo giorno, maledicendo l’amante e i suoi discendenti.
L’amore spesso ferisce e brucia.
Nel Pervigilium Veneris[22]  che celebra l'inizio della primavera e la potenza di Afrodite, Amore è in vacanza ("feriatus est amor ", v. 31) perciò gli è stato ordinato di andare inerme, di andare nudo:"neu quid arcu, neu sagitta, neu quid igne laederet " (v. 33), per non ferire qualche creatura con l'arco, con la saetta, con il fuoco. Eppure, avverte l'autore, o l'autrice, "Nymphae, cavete, quod Cupido pulcher est:/ totus est in armis idem quando nudus est amor " (vv. 34-35), guardatevene o Ninfe, poiché Cupido è bello: ed è tutto armato anche quando è nudo Amore.
In Love’ s labour’s lost[23] di Shakespeare, lo spiritoso Berowne che era stato la frusta dell’amore (love’s whip), il fustigatore degli innamorati, si innamora di Rosaline e interpreta questa sua contraddizione come una punizione di Cupido:“it is a plague-That Cupid will impose for my neglect-Of his almight dreadful little might”” (III, 1), è una peste che Cupido vuole infliggermi perché ho trascurato il suo onnipotente, tremendo, piccolo potere.

La pessima fama di Eros non è assente dalla prosa. Platone rappresenta Sofocle come un vecchio[24] pentito del sesso: Cefalo riferisce di essere stato presente quando un tale  domandò al poeta di Colono:"pw'"...e[cei" pro;" tajfrodivsiae[ti oi|ov" te ei\ gunaiki; suggivgnesqai;",  come ti va nelle cose d'amore? sei ancora capace di congiungerti con una donna?
 Quindi il tragediografo  rispose: "eujfhvmei w\ a[nqrwpe: aJsmenevstata mevntoi aujto; ajpevfugon,  w{sper luttw'ntav tina kai; a[grion despovthn ajpodrav"" (Repubblica , 329c), sta' zitto tu, infatti con grandissima gioia me ne sono liberato, come se fossi fuggito da un padrone furente e selvaggio.
La vecchiaia, commenta il padrone di casa, significa dunque un liberarsi da moltissimi tiranni numerosi e pazzi: "despotw'n pavnu pollw'n e[sti kai; mainomevnwn ajphllavcqai" (329d). Tra questi, in primis,  Eros.
 Questo anatema di Sofocle viene riptuto non senza compiacimento da Catone il Vecchio nel De senectute  di Cicerone :" Bene Sophocles, cum ex eo quidam iam affecto aetate quaereret utereturne rebus veneriis:"Di meliora! inquit; libenter vero istinc sicut ab domino agresti ac furioso profugi " (14), opportunamente Sofocle quando, già vecchio e fiaccato dagli anni, un tale gli chiedeva se facesse ancora del sesso, disse: dio ne scampi, volentieri invero sono scappato di lì come da un padrone selvaggio e furioso!  
Nella stessa opera il piacere  dei sensi in generale viene smontato:" impedit enim consilium voluptas, rationi inimica est, mentis, ut ita dicam, praestringit oculos, nec habet ullum cum virtute commercium " (12), in effetti il piacere impedisce il giudizio, è nemico della ragione, abbaglia, per così dire, gli occhi della mente e non ha alcun rapporto con la virtù. 
Di fatto, ancora negli anni Cinquanta del Novecento, la pretaglia delle parrocchie di Pesaro diceva ai ragazzini che se uno pensava troppo alle femmine umane, fino a “toccarsi”[25], diventava cieco, e non solo di mente. Tutta gente che non aveva più abbastanza corpo per soddisfare l'anima e si rifiutava di ammetterlo.
Il cristianesimo " diede a Eros del veleno da bere: egli non ne morì, ma degenerò in vizio"[26] Non solo il cristianesimo che è  "un platonismo per il popolo"[27] .
Leopardi trova che l’essenza del Cristianesimo sia “il fare che l’esistenza non s’impieghi, non serva ad altro che a premunirsi contro l’esistenza: e…il migliore, anzi l’unico vero e perfetto impiego dell’esistenza si è annullarla quanto è possibile all’ente…il detto scopo dev’essere la nonesistenza. Assolutamente nell’idea caratteristica del Cristianesimo, l’esistenza ripugna e contraddice per sua natura a se stessa”[28].   
L’imperatore Giuliano nel dramma di Ibsen dice: “tutto ciò che è umano è stato vietato da quando il veggente di Galilea ha preso a governare il mondo” (L’Apostasia di Cesare, atto V)
 
Cerchiamo qualche spiegazione di questa congiura contro l’amore, quindi tentiamo una difesa dell'amore e del sesso.
D. H. Lawrence[29] scrive:"C'è un desiderio incoffessato, implacabile, dietro a tutte le teorie del sesso. Ed è desiderio di annullare, di cancellare completamente il mistero della bellezza. (…) La scienza ha una misteriosa avversione per la bellezza, in quanto non riesce a sistemarla adeguatamente nella visione che essa ha del mondo come serie di cause ed effetti. La società a sua volta ha una misteriosa avversione per il sesso, in quanto interferisce perpetuamente con la organizzazione bene ordinata che l'uomo sociale ha inventato per fare quattrini. Le due avversioni si assommano e ne risulta che il sesso e la bellezza sono soltanto espressioni dell'istinto di riprodursi. E allora diciamolo: il sesso e la bellezza sono una cosa sola, come la fiamma e il fuoco. Se provi odio per il sesso, lo provi anche per la bellezza. Se ammiri la bellezza vivente, provi rispetto anche per il sesso…La sventura della nostra civiltà deriva dall'odio morboso che proviamo per il sesso"[30]. Tutto ciò che è morboso è contro la vita.
Sentiamo una riflessione di Giacomo Casanova, personaggio di La recita di Bolzano:“Ma qual era dunque il morbo? Riflettè. Quindi, solo nella stanza, disse a voce alta: l’egoismo. Dietro ogni mal d’amore si udiva sempre la vocina stridula dell’egoismo, che cercava di salvare quanto poteva e pretendeva tutto ciò che un essere umano può pretendere da un altro, possibilmente senza dover offrire in cambio nulla di autentico e di sostanziale”[31].
 Ricordo anche Marcela Serrano[32], una delle nuove voci della narrativa sudamericana:  " Sai una cosa? Penso all'amore. Tutto, gira e rigira, ha a che vedere con questo sentimento così comune, fantastico, alienante, sopravvalutato, raro. Ho l'impressione che tutte quante, senza rendercene conto, siamo ferme davanti al nocciolo del dramma di questi tempi, uno dei dilemmi fondamentali di questa fine secolo: la mancanza di un punto d'incontro tra i due sessi"…E' tutto molto moderno. Com'è frigida questa modernità…In tutto e per tutto frigida. Al giorno d'oggi il grande sconfitto è l'amore… Il sistema vuole escludere l'amore e il piacere. Allora bisogna abbattere il sistema, Floreana, come vecchi rivoluzionari"[33].
Wilhelm Reich considera il terrorismo sessuale inflitto ai bambini come un'arma che ammorba la vita erotica e nello stesso tempo annienta per sempre la loro indipendenza: "L'inibizione morale della sessualità naturale del bambino, la cui ultima tappa è una grave limitazione della sessualità genitale del bambino piccolo, rende quest'ultimo pauroso, timido, timoroso dell'autorità, ubbidiente, "buono" ed "educabile" in senso autoritario: l'inibizione morale paralizza, perché ormai ogni impulso libero e vivo è affetto da grave paura e provoca, attraverso la proibizione del pensiero sessuale, una generale inibizione del pensiero e una incapacità critica; in breve il suo obiettivo è la creazione di un suddito che si adatti all'ordine autoritario e lo subisca nonostante la miseria e l'umiliazione"[34].  Kritikov" deriva da krivnw, "giudico"; ebbene per giudicare ci vuole esperienza, altrimenti non si tratta di giudizio ma di pregiudizio: è il caso di Demea, il fratello all'antica, catoniano, degli Adelphoe , come viene interpretato da Micione, l'altro fratello, lo zio liberale, politicamente corretto si direbbe oggi:" Homine imperito numquam quicquam iniustiust,/qui nisi quod ipse fecit nil rectum putat " (vv. 98-99),  Non c'è mai niente di più ingiusto di un uomo senza esperienza che considera tutto sbagliato tranne quello che ha fatto lui.    
Non solo il cristianesimo  si è adoperato per l'infibulazione mentale delle nostre donne e la castrazione spirituale di noi maschi.
Orwell in 1984 fa un discorso più ampio descrivendo un regime repressivo, tra l'altro, della libertà erotica poiché l'astinenza sessuale  produceva isterismo il quale " si poteva facilmente trasformare nell'infatuazione per la guerra e nell'adorazione dei capi…Il partito cercava con ogni mezzo di annullare l'istinto sessuale, ovvero, nel caso in cui non fosse riuscito ad annullarlo, di pervertirlo e insudiciarlo" (p. 70)
Ma c'è una ragazza, Jiulia, che comprende e si ribella facendo l'amore con gioia, e spiega: “Quando fai all'amore, spendi energia; e dopo ti senti felice e non te ne frega più di niente. Loro non possono tollerare che ci si senta in questo modo (...) Tutto questo marciare su e giù, questo sventolio di bandiere, queste grida di giubilo non sono altro che sesso che se ne va a male, che diventa acido. Se sei felice e soddisfatto dentro di te, che te ne frega del Grande Fratello e del Piano Triennale, e dei Due Minuti di Odio, e di tutto il resto di quelle loro porcate?"[35].
Spogliandosi questa ragazza bruna "faceva un gesto magnifico, proprio quello stesso magnifico gesto dal quale sembra che venga distrutta tutta intera una civiltà" (p.133). Il  protagonista del romanzo, Winston, vede nell'istinto della donna sensuale "un colpo inferto al Partito (...) un atto politico". Quando la sua giovane amante si spoglia infatti la osserva pieno di ammirazione, quindi le dice:"Sta' a sentire. Con più uomini sei stata e più ti voglio bene. Hai capito?"[36].
La fobia del sesso  fa parte della propaganda di qualsiasi regime. L'odio dell'amore si volge facilmente in amore per la guerra.
 Infatti nella Lisistrata[37], che in questa vigilia di guerra[38] gruppi di femministe stanno rappresentando in alcune città americane, la protagonista afferma che se Eros glukuvqumo", delizioso, e Afrodite, spireranno desiderio sui seni e le cosce delle femmine e infonderanno nei maschi una piacevole tensione e turgore di clave (rJopalismouv" ), le donne un giorno tra i Greci saranno chiamate Lisimache (vv. 551-553), ossia dissolvitrici di battaglie. Del resto lo stesso nome parlante della protagonista eponima  significa "colei che dissolve l'esercito". Qui il discorso funziona a rovescio rispetto a quello di Orwell: nel suo romanzo  gli umani vengono inibiti sessualmente perché vogliano fare la guerra; nella commedia antica i maschi devono smettere di fare la guerra, se vogliono fare l'amore con le loro donne. La parola d'ordine di Lisistrata è "bisogna astenersi dal bischero!"(v. 124). Una situazione che la guerra rende comunque necessaria:"monokoitu'men  dia; ta;" stratiav" " (v. 592), dormiamo sole a causa delle spedizioni militari, lamenta la stessa Lisistrata, la quale aggiunge che le donne vengono particolarmente penalizzate da queste assenze dovute alla guerra oramai ventennale, poiché per loro il tempo opportuno è breve (th'" de; gunaiko;" mikro;" oJ kairov" , v. 596) : l'uomo quando torna, anche se è canuto, sposa una giovinetta, mentre l'attempata nessuno la vuole più, e resta seduta a fare pronostici (vv. 596-597).
Anche in questa commedia, come ai nostri giorni, le pacifiste sono accusate di tramare in favore della tirannide:"ajlla; tau'q j u[fhnan hJmi'n, w\\||ndre", ejpi; turannivdi" (v. 630), ma ci imbastirono queste trame, signori, in favore della tirannide.  
In commedie quali la Lisistrata e le Donne in assemblea di Aristofane le donne compaiono come portatrici di una potenziale redenzione dellumanità, su basi comunitarie, al di fuori della familia, al di fuori delle leggi sociopolitiche che governano la vita della città”[39]. Guidorizzi trov qualche cosa di questo genere anche nelle Baccanti. “ Il culto di Dioniso fonda dunque un mondo “altro” rispetto a quello faticosamente costruito all’interno della ittà, di un’alterità che è nello stesso tempo psicologica e sociale: un mondo che si proclama più semplice e felice, quello che un messaggero stupefatto descrive al re narrando di baccanti che fanno scaturire acqua e miele dalla terra”[40].
La repressione sessuale è funzionale al potere, a qualsiasi potere:"Il padre primigenio vietava ai propri figli il soddisfacimento dei desideri sessuali diretti; li costrinse all'astinenza e perciò a quei legami emotivi con lui stesso e fra loro che potevano scaturire dagli impulsi la cui meta sessuale era inibita…Il capo della massa è ancor sempre il temuto padre primigenio, la massa continua a voler essere dominata da una violenza senza confini, è sempre sommamente avida di autorità, ha, secondo l'espressione di Le Bon, sete di sottomissione…Le pulsioni sessuali inibite nella meta hanno su quelle non inibite un grande vantaggio funzionale. Non essendo propriamente capaci di soddisfacimento completo, risultano particolarmente idonee a creare legami duraturi"[41].

In chiusura di scheda voglio mostrare una completa riabilitazione di Amore da tante calunnie attraverso alcune parole di Agatone nel Simposio  platonico: Eros è il più felice, il più bello e il più nobile fra tutti gli dèi. Ed è anche  il più giovane, sicché non derivano da Amore le mutilazioni dei tempi primordiali di cui parlano Esiodo e Parmenide, anzi, se ci fosse stato lui, non sarebbero avvenute quelle ejktomaiv, castrazioni vere e proprie, né incatenamenti reciproci, desmoi; ajllhvlwn, e molte altri prevaricazioni anche violente kai; a[lla polla; kai; bivaia (195c), ma solo amicizia e pace, come ai tempi nostri, da quando Amore regna tra i numi.  Inoltre egli è delicato: aJpalov" , tant'è vero che  cammina e si ferma sulle entità più tenere: infatti ha fondato la sua dimora nei caratteri e nelle anime degli dèi e degli uomini. Anzi ripudia le anime dure e rozze. Inoltre possiede tutte le virtù, compreso il coraggio: infatti neppure Ares tiene testa a Eros (196d) che viceversa tiene in pugno il dio della guerra. Che è poi quanto sosterrà anche l'inno a Venere di Lucrezio (De rerum natura, I, 29-40).


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[12] Dante, Inferno, V, 61.
[13] Concubitu:  forma di dativo che si trova anche nella prosa classica.
[14] segnis=segnes con funzione predicativa. 
[15]Cfr. VII,  Le Talisie , 22.
[16] =virides.
[17] In questi versi l'istinto amoroso si associa non solo al fuoco ma anche a Eris.
[18] =amantes.
[19]Amore
[20] Da confrontare con "tum pessima tigris " e " tum saevos aper " visti sopra ( Georgica III , v. 248)
[21] Elegia di Madonna Fiammetta , ( del 343-1344) cap. 1.  E' questa una lunga lettera che la protagonista scrive idealmente a tutte le donne innamorate.
[22] La veglia di Venere, un carme anonimo, compreso nell'Anthologia latina , di novantatré versi (tetrametri trocaici catalettici), di età e attribuzione incerta, dal II secolo d. C. , al IV, al VI; da Floro, a Tiberiano, a un'autrice anonima.
[23] Del 1595.
[24] La Repubblica di Platone è ambientata al Pireo, in casa del meteco Cefalo, padre di Lisia e Polemarco,  nella primavera del 408 a. C. quando Sofocle (497-406 a. C.) aveva quasi novant'anni. L'episodio raccontato risalirà a qualche tempo prima.
[25] Cfr Amarcord di Fellini
[26] Nietzsche,  Di là dal bene e dal male , trad. it. Mursia, Milano, 1977, p. 96.
[27]Nietzsche,   Di là dal bene e dal male, p. 26.
[28] Zibaldone, 2384.
[29] 1885-1930.
[30] Fantasia dell'inconscio e altri saggi sul desiderio, l'amore, il piacere , Mondadori, Milano, 1978. Tratto da Lunario dei giorni d'amore , pp. 427-428.
[31]  S. Màrai, La recita di Bolzano, p. 126
[32] Nata a Santiago del Cile nel 1951.
[33] Marcela Serrano, L'albergo delle donne tristi , pp. 75 , 168-169, 192..
[34] W. Reich, Psicologia di massa del fascismo, p. 43.
[35]G. Orwell, 1984 , p. 142.
[36]G. Orwell, 1984, p. 134.
[37] Del 411.
[38] 4 marzo 2003.
[39] Guidorizzi, Baccanti, p. 17.
[40] Op. cit., p. 18
[41] S. Freud, Psicologia delle masse, in Freud, Opere, vol 9, pp. 312, 315, 325.

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