lunedì 18 marzo 2019

Alcuni classici dell'antifemminismo

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Esiodo, Semonide, Euripide, Leopardi, Schopenhauer, Weininger

Esiodo dal quale parte la considerazione malevola delle donne, (VII secolo) riconosce che l'uomo ha bisogno di questa creatura complementare e che, se non sbaglia la scelta della compagna, può evitare i dolori infiniti. Nella Teogonia  definisce la donna "bel malanno" (kalo;n kakovn  v. 585) e "inganno scosceso" (dovlon aijpuvn v. 589), un malanno che Zeus inflisse agli uomini per controbilanciare il potenziamento ricavato dal fuoco, dono di Prometeo: aujtivka d j ajnti; puro;" teu'xen kako;n ajnqrwvpoisi (570). 
Poi però afferma che comunque chi evita le nozze e le opere tremende delle donne ("mevrmera e[rga gunaikw'n, v. 603) arriva alla funesta vecchiaia con la carenza di uno che si prenda cura di lui, e, quando muore, la sua ricchezza se la dividono i lontani parenti. Del resto chi sceglie una buona moglie, saggia e premurosa, compensa il male con il bene (v. 609), chi invece si imbatte in una donna di stirpe funesta, vive con un'angoscia costante nel petto, nell'animo e nel cuore e il suo male è senza rimedio (vv. 610-612).
Nelle poema agricolo l'autore torna sull'argomento e aggiunge che l'uomo non può fare migliore acquisto di una moglie buona, come non c'è nulla di più raccapricciante di una sposa cattiva (Opere , vv. 702-703).

Su questa linea si trova Semonide di Amorgo autore (nei primi anni del VI secolo) di un Giambo sulle donne (fr. 7 D), una tra le più famose espressioni dell'antifemminismo greco. Questo autore fa derivare le femmine umane di vario carattere da altrettante bestie: il primo tipo discende dal porco irsuto (ejx uJo;" tanuvtrico", v. 2,  dal lungo pelo): sta non lavata in vesti sporche a ingrassare in mezzo al luridume (aujth;  d j a[louto" ajpluvtois j ejn ei{masin- ejn koprivh/sin hJmevnh piaivnetai, vv. 5-6).
Poi il tipo che deriva dalla volpe[1]  maliziosa (ejx ajlitrh'"  ajlwvpeko"), esperta di tutto, non le sfugge niente, sovverte le categorie morali ed è varia d'umore oJrgh;n  d  j a[llot j ajlloivhn e[cei (11)
Un’altra deriva dal mare ejk qalavssh" (27). Questa alterna risate a scenate da pazza (maivnetai, 33). Allora, come una cagna con i cuccioli, è  implacabile (ajmeivlico") con tutti ed è spiacevole  pe tutti, ( pa'si kajpoqumivh) per gli amici e per i nemici
 Insomma è come il mare, spesso calmo, non fa danni, anzi è cavrma nauth/sin mevga (38), grande fonte di gioia per i marinai, d’estate qevreo" ejn w[rh/ (39), ma spesso si infuria pollavki" de; maivnetai, sballottandosi con onde dal cupo fragore. Insomma una bufera di femmina.
In conclusione è cangiante come il mare.
"Varium et mutabile semper/femina", come  aveva già detto Virgilio [2].
Un’altra deriva dalla cagna. Questa vuole ascoltare tutto, sapere tutto, e non puoi farla tacere nemmeno se la prendi a sassate
La figlia della terra, è pigra e pesante.
Poi c’è quella che deriva dalla cavalla.
E’ morbida e adorna di una folta criniera. Non sopporta i lavori domestici e si fa amico l'uomo solo per necessità (ajnavgkh/ d j a[ndra poiei'tai fivlon, 62). Questa è  la donna narcisista e parassitaria che passa il tempo a pettinarsi, truccarsi, profumarsi. Una creatura del genere è uno spettacolo bello a vedersi per gli altri, ma per chi se la tiene in casa è un male ( kalo;n me;n w\n qevhma toiauvth gunhv-a[lloisi, tw'/ d j e[conti givgnetai  kakovn, 67-68) , a meno che sia un despota o uno scettrato che di tali vezzi si gloria nell'animo.
Tale è dunque la donna adatta ai tiranni che nella cultura greco-latina sono paradigmi negativi. Costoro  hanno fama di violentare le donne come abbiamo visto nella descrizione che Otane fa del mouvnarco"  nel dibattito sulla migliore costituzione ( Erodoto, III, 79-84).
Quella che deriva dalla scimmia è brutta e ripugnante.
La derivata dall'asina,  scostumata, sessualmente vorace.
La discendente dalla donnola, sciagurata, disgustosa e ladra
Ultimo tipo, e unico raccomandabile, è quello che deriva dall'ape ( "ejk melivssh" ", v. 83). Questa ha tutte le caratteristiche della buona sposa e chi se la prende è fortunato. A lei sola infatti non siede accanto il biasimo (mw'mo"), grazie a lei fiorisce la prosperità, invecchia cara con lo sposo che l'ama[3] dopo aver generato una bella prole, diviene distinta tra tutte le donne, la circonda grazia divina (qeivh... cavri", v. 89) e non si compiace di star seduta tra le donne quando parlano di sesso (oud j ejn gunaixivn h[detai kaqhmevnh o[kou levgousin ajfrodisiouv" lovgou" , 90-91)

Leopardi traduce questi versi (90-91) così :" né con l'altre è solita/goder di novellari osceni e fetidi".
Del resto A Silvia  la natura negò le conversazioni gentili e delicate con altre ragazze :"né teco le compagne ai dì festivi/ragionavan d'amore" (vv. 47-48).
Dunque una possibilità di non essere cattiva per la donna c'è secondo Esiodo, Semonide e Lucrezio.

Molto più radicale nella negatività e nella certezza di non poter trovare una buona moglie è l'Ippolito  di Euripide il quale vorrebbe che i figli si potessero generare in altro modo che passando attraverso le donne: "O Zeus perché ponesti nella luce del sole le donne, un male ingannatore per gli uomini? Se infatti volevi seminare la stirpe umana, non era necessario ottenere questo dalle donne , ma bastava che i mortali mettendo in cambio nei tuoi templi oro e ferro o un peso di bronzo, comprassero discendenza di figli, ciascuno del valore del dono offerto, e vivessero in case libere, senza le femmine. Ora invece quando dapprima stiamo per portare in casa quel malanno, sperperiamo la prosperità della casa" (vv. 616-626).

Tra i classici dell'antifemminismo assoluto possiamo aggiungere qualche parola di Schopenhauer :" Le donne sono adatte a curarci e a educarci nell'infanzia, appunto perché esse stesse sono puerili, sciocche e miopi, in una parola tutto il tempo della loro vita rimangono grandi bambini: esse occupano un gradino intermedio fra il bambino e l'uomo, che è il vero essere umano...le donne rimangono bambini per tutta la vita, vedono sempre soltanto ciò che è vicino, rimangono attaccate al presente, scambiano l'apparenza delle cose con la loro sostanza, e preferiscono inezie alle questioni più importanti...le donne, in quanto sesso più debole, sono costrette dalla natura a far ricorso non già alla forza ma all'astuzia: di qui deriva la loro istintiva scaltrezza e la loro indistruttibile tendenza alla menzogna...per la donna una sola cosa è decisiva, vale a dire a quale uomo essa sia piaciuta...Il sesso femminile, di statura bassa, di spalle strette, di fianchi larghi e di gambe corte, poteva essere chiamato il bel sesso soltanto dall'intelletto maschile obnubilato dall'istinto sessuale: in quell'istinto cioè risiede tutta la bellezza femminile. Con molta più ragione, si potrebbe chiamare il sesso non estetico ...Nel nostro continente monogamico, sposare significa dividere a metà i propri diritti e raddoppiare i doveri...Nessun continente è così sessualmente corrotto come l'Europa a causa del matrimonio monogamico contro natura"[4].

In questa stessa linea il Leopardi di Aspasia  , frustrato da Fanny Targioni-Tozzetti sui sentimenti della quale precedentemente si era illuso al punto che gli sembrava di errare "sott'altra luce che l'usata"[5]. Dopo la morte del poeta, Ranieri disse a Fanny che quella donna era lei ma ella protestò dichiarando di non aver mai dato "la menoma lusinga a quel pover uomo" e anzi precisò, ogni volta che il Leopardi accennava a cose d'amore, "io m'inquietavo, e non volevo, né anco credevo vere certe cose, come non le credo ancora, ed il bene che io gli volevo glielo voglio ancora tal quale, abbenché ei più non esista"[6]. Vediamo dunque la vendetta dell'innamorato deluso. Rispetto al solito: diventerai vecchia e brutta, qui la variante è: sei scema come tutte, quasi tutte le donne. Riporto alcuni versi di Aspasia :"Raggio divino al mio pensiero apparve,/donna, la tua beltà[7].... Vagheggia/il piagato[8] mortal quindi la figlia/della sua mente, l'amorosa idea/che gran parte d'Olimpo in se racchiude, /tutta al volto ai costumi alla favella/pari alla donna che il rapito amante/vagheggiare ed amar confuso estima./or questa egli non già, ma quella, ancora/nei corporali amplessi, inchina ed ama./ Alfin l'errore e gli scambiati oggetti/conoscendo, s'adira; e spesso incolpa/la donna a torto. A quella eccelsa imago/sorge di rado il femminile ingegno;/e ciò che inspira ai generosi amanti/la sua stessa beltà, donna non pensa,/né comprender potria. Non cape in quelle/anguste fronti ugual concetto. E male/al vivo sfolgorar di quegli sguardi/spera l'uomo ingannato, e mal richiede/sensi profondi, sconoscuti, e molto/più che virili, in chi dell'uomo al tutto/da natura è minor. Che se più molli/e più tenui le membra, essa la mente/men capace e men forte anco riceve" (vv. 33 e ss.). Quel "di rado" invero lascia qualche speranza.

Un altro classico dell'antifemminismo è Sesso e carattere  di O. Weininger, morto suicida nel 1903, a 23 anni. Ne abbiamo già riferito qualche cosa. Egli nel suo libro sostiene che la femmina umana ha sempre bisogno della guida del maschio:" la donna s'aspetta sempre dall'uomo la delucidazione delle proprie rappresentazioni oscure...la donna riceve la propria coscienza dall'uomo: la funzione sessuale per l'uomo-tipo di fronte alla donna-tipo è appunto quella di rendere cosciente l'inconscio della donna che è per lui il completamento ideale"[9]. Più avanti l'autore sostiene che "la donna non possiede alcuna logica" (p. 163) Ella  "non possiede dunque il principium identitatis  né il principium contradictionis  o exclusi tertii ". Allora "un essere che non comprende come A e non-A s'escludano a vicenda, non trova nessun impedimento alla menzogna, anzi per lui non esiste un concetto di menzogna, dato che il suo contrario, la verità, gli rimane completamente ignota come termine di confronto" (p. 164). La donna si realizza nell'attività sessuale e dunque ella "non pretende dall'uomo bellezza ma pieno desiderio sessuale. Su di essa non fa mai impressione l'elemento apollineo nell'uomo ( e perciò neppure quello dionisiaco), ma quello faunesco nella sua massima estensione; mai l'uomo ma sempre il maschio; e in primo luogo-non lo si può tacere in un libro sulla donna-la sua sessualità nel senso più stretto, il phallus " (p. 258). La paura che l'uomo ha della donna sarebbe orrore del vuoto:"Il senso della donna è dunque quello di essere non-senso. Essa rappresenta il nulla, il polo contrario alla divinità, l'altra possibilità nell'essere umano..E così si spiega anche quella profonda paura dell'uomo: la paura della donna, cioè la paura di fronte alla mancanza di senso: la paura dinanzi all'abisso allettante del nulla...la donna non è nulla, è un vaso cavo imbellettato e dipinto per un pò di tempo" (p. 299)...Soltanto col diventare sessuale dell'uomo la donna riceve esistenza e importanza: la sua esistenza dipende dal phallus  e questo è perciò il suo supremo signore e dominatore assoluto. L'uomo divenuto sesso è il Fatum  della donna; don Giovanni è l'unico uomo dinanzi a cui tremi fin nel midollo delle ossa" (p. 300).
Non è nuovo del resto quanto afferma Weininger: nelle Nuvole di Aristofane il discorso ingiusto (Lovgo" a[diko" ) sostiene che Tetide lasciò Peleo perché non era impetuoso (uJbristhv" , v. 1067)  e non era piacevole passare la notte con lui, mentre la donna gode a essere sbattuta. Si noti il capovolgimento dell' u{bri" , la violenza, che applicata alla libidine della donna diviene un valore. Altrettanto in Machiavelli:"Io iudico bene questo, che sia meglio essere impetuoso che respettivo, perché la fortuna è donna; et è necessario, volendola tenere sotto, batterla et urtarla" (Il Principe, XXV, 9).
Echi del misogino austriaco si trovano nel rimuginare di Zeno mentre osserva e ascolta il rivale Guido provando la tentazione di ucciderlo, una voglia repressa perché non ne scapiti il sonno:"Faceva parte della sua teoria (o di quella del Weininger) che la donna non può essere geniale perché non sa ricordare"[10].
Nell'ultimo capitolo del libro di Weininger (La donna e l'umanità ) troviamo uno spiraglio, l'accenno a un remedium  rispetto all'impossibilità di amare. Il rimedio giusto è sempre la moralizzazione. "Nel coito sta il massimo abbassamento, nell'amore la massima elevazione della donna. Che la donna pretenda il coito e non l'amore significa che vuol essere avvilita, non innalzata. La maggior nemica dell'emancipazione della donna è la donna stessa (p. 334)...come deve l'uomo trattare la donna? Come vuole essere trattata essa stessa, o come esige l'idea morale? Se la deve trattare come essa vuole, deve accoppiarsi a lei, ché essa vuol venir posseduta; la deve picchiare, ché vuol esser percossa; ipnotizzare, ché vuol venire ipnotizzata; deve dimostrarle con la galanteria quanto poco ne stimi il vero valore, ché essa vuol sentirsi complimentare, ma non venir stimata per ciò che è. Se invece vuole comportarsi di fronte alla donna come esige l'idea morale, dovrà cercare di vedere in lei la creatura umana che è, cercar di stimarla come tale (p. 335)...l'uomo non è in grado di risolvere il problema etico per la propria persona se continua a negare l'idea dell'umanità nella donna, nel momento che ne usa come d'un mezzo di godimento" (p. 339).

Una resipiscenza del genere viene in mente all'uxoricida della Sonata a Kreutzer di Tolstoj (1889).
Sentiamo Tolstoj sulla potenza, spesso fuorviante, della bellezza. Chi parla è Pòzdnyshev il protagonista di La sonata a Kreutzer (1889) il quale racconta come è arrivato a uccidere per gelosia la moglie, una donna bella ma non adatta a lui:" E' cosa davvero sorprendente con quanta facilità siamo indotti a illuderci che bellezza e bontà siano insieme congiunte. Quando una bella donna dice delle sciocchezze, stai a sentirla volentieri, e per quante papere ella dica, ti sembra intelligente. Se si comporta e parla come una villana, ti appare avvenente e gentile. Quando poi ella non dice né sciocchezze né cose disdicevoli, ed è anche graziosa, allora credi sul serio ch'ella sia un miracolo d'intelligenza e moralità"[11]. E più avanti:"l'amore più eletto e più poetico, come noi diciamo, non dipende per nulla dalle doti dello spirito, ma dalla fisica attrazione, da una pettinatura invece di un'altra, dal colore, dal taglio d'un abito…soltanto il corpo noi desideriamo, siamo pronti a perdonare ogni bruttura[12], ma non già la scelta d'un abito senza garbo né grazia, ma non già un tono di colore che strida. La civetta ha di tutto ciò perfetta conoscenza, ma anche l'innocente fanciulla lo sa per istinto, come gli animali. Ed ecco il motivo di quei maledetti jersey, di quegli abiti attillati, scollacciati, di quelle braccia nude, di quei seni mostrati. Le donne, specie quelle donne che hanno già esperienza di uomini, sanno bene che conversare su alti argomenti approda a ben poco, all'uomo non preme altro che il corpo, quanto può farlo risaltare, sia pure con mezzi artificiosi, e a ciò si adoperano le donne." (p. 325).
Tra i due grandi romanzieri russi, Dostoevskij è stato il visionario dell'anima e Tolstoj piuttosto il veggente del corpo; più precisamente "di quel lato della carne che è rivolto verso lo spirito e di quel lato dello spirito che è rivolto verso la carne: regione misteriosa ove si compie, nell'uomo, la lotta fra la Bestia e Dio"[13]
L'uxoricida della già citata Sonata a Kreutzer mette l'ozio tra le esche ingannevoli della sua infausta passione amorosa:"Ma in realtà quel mio amore era prodotto, da una parte, dall'affaccendata madre e dalla sarta, dall'altra-dalla grande abbondanza di cibi che ingoiavo, e in più dalla vita oziosa che menavo" (p. 327).
Che poi una sia molto versata in matematica, un'altra brava a suonar l'arpa, non cambia nulla. La donna è felice e soddisfatta in ogni suo desiderio soltanto quando riesce a intrappolare un uomo. Né ad altro si ingegna, perché tale è il suo compito. Così è stato, così sarà. Così nel nostro ambiente fa una fanciulla da marito, così fa quando è maritata. Quando una è ragazza, pensa ad accaparrarsi uomini per la scelta-quando è maritata, a tener sotto i piedi il marito" (p. 341).

Tutt'altra risposta ho trovato nel "dramma inedito" Platonov di Cechov :"Senza la donna l'uomo è come una locomotiva senza vapore!" (IV, 7).
Infine il marito la uccide e come la vide morente" Guardai i miei figlioli, il suo volto livido e disfatto, e per la prima volta dimenticai me stesso, i miei diritti, l'orgoglio, e per la prima volta vidi in lei un essere umano"(p. 382).
Sembra l' a[rti manqavnw , "ora comprendo", di Admeto nell'Alcesti di Euripide (v. 942).



[1]Si ricorderà "son volpi vezzose" de Le nozze di figaro .
[2]Eneide , IV, 569-570.
[3]G. Leopardi traduce"In carità reciproca...ambo i consorti dolcemente invecchiano".
[4]Parerga e paralipomena  Tomo II, p. 832 e ss.
[5]G. Leopardi, Il pensiero dominante , v. 104.
[6] Citazione tratta da Giacomo Leopardi, Canti , p. 231.
[7]Nota il platonismo.
[8]Nota il tovpo" della ferita amorosa.  
[9]Sesso e carattere , p. 124.
[10] I. Svevo, La coscienza di Zeno, p. 170.
[11] La sonata a Kreutzer in Tolstoj Romanzi brevi, p. 323.
[12] Immagino di tipo morale
[13] D. Merezkovskij,  Tolstòj e Dostojevskij, p. 101.

1 commento:

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