domenica 24 marzo 2019

La filologia necessaria e la altrettanto necessaria immaginazione.


Nella Vita di Filippo Brunelleschi scritta da Vasari si legge di un’operazione filologica dell’architetto il quale attraverso uno studio comparativo arriva ad avere una visione d’insieme dei monumenti antichi come erano prima di andare in rovina.
Brunelleschi visse del tempo a Roma dove “datosi in preda agli studi, non si curava di suo mangiare o dormire: solo l’intento suo era l’architettura che già era spenta: dico gli ordini antichi (…) Fu adunque da lui messo da parte ordine per ordine, dorico, ionico e corintio; e fu tale questo studio, che rimase il suo ingegno capacissimo di poter vedere nella immaginazione Roma, come ella stava quando non era rovinata” .
Ne seguì il suo capolavoro più conosciuto e diversi altri. Aveva appreso dai monumenti antichi a “voltare” la grande cupola senza bisogno di armature
Nel campo della letteratura a parer mio è necessario il medesimo “darsi in preda agli studi” degli antichi per ottenere la chiarezza, l’ordine, la profondità e la densità di quanto si scrive e, per questi pregi, diventa degno di essere letto.

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