giovedì 30 gennaio 2020

Donne nell'epica greca. Parte 4. Ettore e Andromaca. Gli sposi ottimi?

G. De Chirico, Ettore e Andromaca

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Seconda parte della conferenza che terrò il 3 febbraio nella biblioteca Pezzoli di Bologna dalle 17
Ettore e Andromaca
Andromaca, la moglie di Ettore, diverrà il prototipo della sposa buona, amorosa sottomessa nelle due tragedie di Euripide dove ha grande rilievo: l’ Andromaca di cui è eponima e le Troiane. Ma di questo più avanti.
Nell’Iliade questa “ottima moglie” cerca di trattenere il valoroso marito dal mettere a repentaglio la vita.
Fin dal poema più antico della letteratura occidentale, Andromaca significa la sposa innamorata, bisognosa dello sposo e a lui assolutamente devota: nel VI canto dell’Iliade dichiara il suo amore all'eroe troiano, dicendogli che per lei rappresenta tutti gli affetti e pregandolo di non esporsi troppo nella guerra sterminatrice:
 " Ettore, tu per me sei il padre e la veneranda madre - path;r kai; povtnia mhvthr - /e anche il fratello; tu sei pure il mio sposo fiorente; - qalero;" parakoivth" - koivth, il letto è il mobile più importante della casa - /allora, ti prego, abbi compassione - ejlevaire - e rimani qui sulla torre,/non rendere il figlio orfano e vedova la sposa" (vv. 429 - 432)
A lei allora rispose “Ettore grande, che agita il cimiero”: "certo anche a me tutto questo sta a cuore, donna; ma davvero terribilmente/ - aijnw'" - - mi vergogno[1] di Troiani e Troiane dal lungo strascico, se come un vile - kakw;" w}" - fuggo lontano dalla guerra;
né il cuore mi esorta, poiché ho imparato a essere generoso ejsqlov"
sempre, e a combattere con i primi prwvtoisi meta; Trwvessi - Troiani,
cercando di conservare la grande gloria - mevga klevo" - del padre e la mia stessa.
Io infatti so bene questo nell'anima e nel cuore:
giorno verrà quando la sacra Ilio sarà annientata
(e[ssetai h\mar o{t j a[n pot j ojlwvlh/ / [[Ilio" iJrh;)
e Priamo e il popolo di Priamo dalla buona lancia[2].
Ma non tanto dolore mi accora per il futuro dei Troiani
né della stessa Ecuba, né di Priamo sovrano
né dei fratelli, che molti e generosi
cadranno nella polvere buttati giù dai nemici,
quanto per te (o{sson seu`), quando uno degli Achei dalla corazza di bronzo/
ti trascinerà piangente, togliendoti libero giorno” (Iliade, VI, 441 - 455).

Secondo Euripide Ettore non era il bravo marito dell’Iliade ma aveva delle amanti e dei figli bastardi che Andromaca addirittura allattava.
Lo dice senza risentimento la stessa moglie nell’Andromaca di Euripide (del 427) dove l’ottima sposa arriva a dire che offriva perfino il proprio seno ai bastardi del marito per compiacerlo
"O carissimo Ettore, io per compiacerti / partecipavo ai tuoi amori[3], se in qualche occasione Cipride ti faceva scivolare,/e la mammella ho offerto già molte volte ai tuoi bastardi /, per non darti nessuna amarezza. / E così facendo attiravo a me lo sposo / con la virtù ; tu neppure una goccia di celeste rugiada/ lasci che si posi sul tuo sposo per paura" (vv. 222 - 228).
 L'abnegazione di Andromaca arriva al punto di accettare le amanti di Ettore condividendo gli amori di lui, ossia amandole. Se questo le dava amarezza (pikrovn , v. 225) non importa: bastava toglierla allo sposo. Con tali parole la vedova di Ettore cerca di istruire la giovane Ermione.

Nelle Troiane Andromaca racconta che offriva allo sposo silenzio di lingua e volto calmo (Troiane, 654). E non lasciava entrare in casa scaltre chiacchiere di femmine: e[sw te melavqrwn komya; qhleiw`n[4] e[ph - oujk eijsefrouvmhn (vv. 651 - 652).

 La corifea dell’ Elettra di Euripide dice, al pari di Andromaca, che le donne devono cedere in tutto allo sposo: gunai`ka ga;r crh; pavnta sugcwrei`n povsei (v. 1052).

Anche nelle Troiane come nel VI dell’Iliade, Ettore per Andromaca era tutto. Dopo la sua morte nella vita della moglie non c’è più alcuna speranza. Polissena immolata sulla tomba di Achille sta meglio di lei, conclude la vedova dell’eroe. Io infatti sarò schiava in casa di assassini (Troiane, v.660).


[1] Nella Civiltà di vergogna "il bene supremo non sta nel godimento di una coscienza tranquilla, ma nel possesso della timhv, la pubblica stima (...) La più potente forza morale nota all'uomo omerico non è il timor di Dio, è il rispetto dell'opinione pubblica, aijdwv"aijdevomai Trw'a", dice Ettore nel momento risolutivo del suo destino, e va alla morte con gli occhi aperti" Dodds, I greci e l'irrazionale , p. 30
[2] Polibio assisté, alla distruzione di Cartagine, nella primavera del 146, e racconta del pianto, di Scipione vincitore che citò questi due versi dell'Iliade (VI 448 - 449) con i quali Ettore prevede la caduta di Troia e versò delle lacrime.
A Polibio che aveva domandato il perché di quel piangere, dicono che il vincitore senza schermirsi abbia pronunciato chiaramente il nome della sua patria "fasi;n ouj fulaxavmenon ojnomavsai th;n patrivda safw'"", Storie, 38, 22, 3) per la quale temeva quando rifletteva sul destino delle cose umane
[3] Cfr. Amarcord di Fellini.
[4] qhvleia - femina - felix - fecundus - filius - fello - as, succhio. Inglese female, feminin).

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