venerdì 3 gennaio 2020

Lo "Ione" di Euripide personalizzato e pesaresizzato

Kerkís, teatro antico in scena: Ione di Euripide, 2012

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A Pesaro vivo come Ione custode del tempio di Delfi nella tragedia di Euripide. Mi alzo quando Elio dalla  sua quadriga lucente fa brillare il mare, tutta la terra e illumina pure lo studio mio orientato verso il primo fra tutti gli dèi con  una delle due finestre.
Dopo i lavacri nei gorghi inargentati della Castalia domestica, inizio una nuova giornata di ininterrotta devozione. Mi attendono ore di studio, con la  bocca che osserva il silenzio rituale. Attendo alle fatiche sante cui mi sono consacrato fin da fanciullo quando la zia severa, una specie di Pizia, arcanamente sentenziava che ero un intelligente - deficiente se primeggiavo a scuola, altrimenti ero un povero deficiente e nient’altro.  In questo caso mi avrebbe ignorato come faceva con altri nipoti. Io l’ammiravo e le davo retta
 Però coltivavo anche la bicicletta, la corsa e il nuoto dove pure avevo talento, senza dirlo a lei, ma sempre onorando il dio delfico. Consacrai dunque la mente al sapere, al "Conosci te stesso" di Delfi, e il corpo alla dea Salute. Ora che sono rimasto senza zie, né nonni, né mamma, né babbo, vengo a custodire il santuario del nostro gevno" in questa casa di Pesaro. Studiando almeno sei ore al giorno e muovendo le gambe di corsa ciclistica e podistica per almeno altre due. Il nuoto solo nel mare estivo.
Compio il servizio giornaliero senza stancarmi: so che i miei morti mi approvano e pure molti vivi su questo blog. Servo la stirpe con una fatica bella , e gloriosa per me - kleino;" oJ povno" moi (Ione 131). Turpe ed empio sarebbe invece ingozzarmi e ubriacarmi nei cenoni turbati, andare a fare compere  coatte per bancarelle e negozi, ascoltare e dire idiozie. Lo fanno coloro che non sanno quello che fanno, né perché vivono, né chi sono. Lontano dalla pazza folla,-Far from the madding crowd-non mi stanco mai di queste fatiche sante e propizie. Talora faccio una pausa spazzando il pavimento di questo tempio con una ramazza d’alloro-davfna" ojlkoi'" - (Ione 145) sempre in onore del dio e dei miei Mani.  La scopa serve anche a tenere lontani i piccioni perché non insozzino le offerte votive che lascio sul davanzale e nel giardino. Li caccio senza fare loro del male in quanto so che il loro volo può venire a portarmi le voci degli dèi.
 Poi torno a studiare poiché non posso smettere di servire la mente che mi nutre del cibo che quasi solum è mio.
La luce degli occhi belli - kalliblevfaron fw'" - (189) delle mie consanguinèe mi illumina dalle icone appese sulle pareti di questo tempio e mi stimola a procedere nella fatica santa del mio devoto eremitaggio pesarese. Sono lo scudiero di queste donne e delle altre che ho amato. 
Vedo la zia Giulia che mi portava a Moena, in via Damiano Chiesa 11, quando ero bambino e mi aiutava contro il caos interno impugnando lo scudo con la Gorgone, come faceva Atena contro il maledetto Encelado (Ione 209-210). C’è anche un quadro di Fulvio che con i tirsi incoronati di edera-kissivnoisi bavktro" - ( Ione218) mi aiutava a tenere in rispetto la canaglia dei Titani , dei Giganti e di tutti i mostri  eterni nemici della cultura. Ora l’ombelico del mio mondo antico è questa casa di Pesaro dove abitai fanciullo e iniziai le mie imprese.
L’ amico Claudio mi diede della femmina per la mia sensibilità  delicata e aggiunse che dovevo essere pure lesbica perché mi piacciono molto le femmine umane.
ta; ga;r gunaikw'n duscerh' pro;" a[rsena", - kajn tai'" kakai'sin ajgaqai; memigmevnai -misouvmeq  - ou{tw dustucei'" pefuvkamen“ (Ione, 398-400).
“Le donne hanno difficoltà con i maschi,  e noi buone mescolate con le cattive siamo odiate: in questo modo siamo nate sventurate”.
Questo dice Creusa al figlio che ha avuto in seguito alla violenza subita da Apollo. La madre, una principessa ateniese, dovè abbandonarlo neonato e anni dopo per caso lo incontra adolescente senza riconoscerlo nel santuario delfico da lui custodito. Si tratta  appunto di Ione il ragazzo eponimo della tragedia di Euripide.
Oggi voglio interrogare l’oracolo: il  giorno è  propizio.
Ora le cose vanno bene: ho studiato, andrò a pedalare fino alla povera mensa di Fano passando per i colli, una trentina di chilometri,  poi studierò di nuovo. Tra le 20 e le 21 correrò da questo viale della Vittoria al porto canale e ritorno. Sei chilometri circa. In religiosa solitudine.
 A Bologna mi aspettano buone compagnie di femmine e di viri. Non tanti ma buone e buoni Mancano solo gli infanti.
 ajll j, ejpei; kratei'", - ajreta;" divwke (Ione, 439), dico a me stesso, se hai della forza, segui la virtù. Non maltrattare nessuno. Parole sante. Parole di Euripide rivolte da Ione ad Apollo quando ha saputo della violenza inflitta alla donna.
Parole anche mie, rivolte a me stesso. Non sono pentito della mia delicatezza.
baci
gianni

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