Nella civiltà micenea, come viene raccontata nell’Odissea alcuni secoli dopo la guerra di Troia e la sua fase conclusiva, l’aedo trasmette l’ideologia della classe dominante celebrando le imprese dei signori del Palazzo e della guerra. Ebbene, tale funzione celebrativa viene oggi affidata al giornalista che deve contribuire al funzionamento di questo sistema cosiddetto democratico, di fatto oligarchico e fortemente oppressivo per molti.
Chi cerca di cambiare qualcosa denunciando i misfatti dei dirigenti, se questi sono persone di potere forte puniscono chi li ha disturbati anche con la pena di morte non dichiarata ma effettuata.
Penso all’uccisione di Pasolini nel novembre del 1975 e a quella di Moro nel maggio del 1978. Anche un intellettuale di valore e un alto dirigente sopravvivono nel loro ruolo solo fino a quando sono funzionali all’ingranaggio del sistema.
Se no, veggono messi da parte o addirittura uccisi. Pasolini appunto, Moro e Allende.
Un giornalista che si è sempre adoperato per riuscire gradito a ogni potere è da 55 anni Bruno Vespa. Che io ricordi, esordì nel dicembre del 1969 aprendo un telegiornale con la notizia che il mostro stragista della banca di Milano era stato individuato e messo in galera. Si trattava del ballerino anarchico Pietro Valpeda che si fece della galera poi venne assolto e Vespa fu sbugiardato.
Ma non ha mai cambiato stile. In quel dicembre lontano ero un giovane laureato in marzo e cominciavo a insegnare in una scuola media.
Avevo ricevuto l’incarico a tempo indeterminato e potevo permettermi una certa libertà di parola senza venire licenziato. Sicché dissi in classe che Valpreda probabilmente non c’entrava con la strage poiché era stato incriminato senza che ci fossero state delle indagini. Il Preside mi chiamò e diffidò ma non potè cacciarmi. All’epoca, ripeto, era consentita una discreta dose di parresia e i lavoratori fruivano di uno statuto più favorevole preparato dal ministro Giacomo Brodolini di Recanati. Disse di non essere “super partes”, ma da una parte sola: quella dei lavoratori.
Morì a 49 anni, nel 1969 appunto.
Ora voglio correre un rischio scrivendo alcune parole contro lo sterminio degli innocenti perpetrato metodicamente sulla striscia di Gaza. Lo faccio da mesi e mi è già costato la perdita di qualche pulpito. Oggi del resto le denuncia che sto facendo è meno vietata e punita che qualche mese or sono.
A Netanyau bisognerebbe rivolgere la domanda che Menelao fa al nipote Oreste uccisore della propria madre: “tiv~ se ajpovllusin novso~ ; ”, quale malattia ti dstrugge? Il matricida risponde: “hj suvnesi~, o{ti suvnoida dein j eijrgasmevno~” (Euripide, Oreste, 395- 396) l’intelligenza poiché so bene di avere compiuto azioni orrende.
Il capo del governo israeliano non lo dirà mai perché non è intelligente.
Bologna 10 giugno 2025 ore 10, 34
giovanni ghiselli
p. s.
Statistiche del blog
Sempre1746779
Oggi270
Ieri907
Questo mese9067
Il mese scorso14567
Nessun commento:
Posta un commento