martedì 2 aprile 2019

Robert Musil. Parte 3

porcellane di Meissen
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Lezione su Musil tenuta nella biblioteca Ginzburg di Bologna il 25 marzo 2019

Robert Musil, I turbamenti del giovane Törless (1906), trad. it. Einaudi, Torino, 1980
Robert Musil, L'uomo senza qualità , trad. it. Einaudi, Torino, 1972
Der Mann ohne Eigenschaften ( primo volume pubblicato nel 1930, prima parte del secondo volume edita nel 1933, e ultima parte, rimasta incompiuta, pubblicata dopo la morte dell'autore-1880-1942).

Claudio Magris, L'anello di Clarisse , Einaudi, Torino, 1984 pp. 212-240 


Il direttore Leo Fischel e il principio della causa insufficiente

Leo Fischel era direttore dell Lloyd Bank. Ulrich era amico suo e di sua figlia Gerda. Nella nostra vita dice Ulrich a Leo succede sempre quello che non ha una causa ragionevole. Molti uomini hanno punti fissi, fissazioni con le quali cercano di giustificare le loro frustrazioni. Clarisse a15 anni pensava che Walter sarebbe diventato più grande di Nietzsche e con la forza, il coraggio e la bontà, cercava di salvarlo dai pericoli che avrebbero potuto traviarlo. Ma ora si sentiva accesa da Ulrich come una lampada: quando lui era vicino, si sentiva più luminosa e preziosa 140.

Era sorto un mondo di qualità senza uomo, di esperienze senza colui che le vive. La responsabilità non è nell’uomo ma nella concatenazione (cfr. la series causarum di Seneca). Le esperienze si sono rese indipendenti dall’uomo.

A Ulrich le proprie qualità erano indifferenti. La propria condotta morale era subordinata al decoro cavalleresco. Non diceva no alla vita e nemmeno sì. Perché viveva nell’oscurità e nella irrisolutezza? Pensò: semplicemente io non amo me stesso” 146. Il bene e il male dipendono dalla concatenazione in cui si trovano. I vizi possono diventare virtù e le virtù vizi. Cfr. T. S. Eliot: unnatural vices are fathered by our heroism (Gerontion). I giovani considerano secondario tutto ciò che non è vero né buono né bello, come p. e. un ufficio delle tasse, ma quando ci si abitua a frequentare l’essiccatoio dello spirito dove il mondo affumica il lardo dei suoi commerci e affari, ci si adatta alla realtà

Ulrich viene arrestato per avere difeso un ubriaco ma viene rilasciato con tante scuse quando si viene a sapere che era figlio di un senatore e quali erano le sue aderenze e conoscenze.

Rachel e Diotima

La camerierina Rachel era incantevole come una porcellana di Meissen[4]

e non aveva bisogno di istruzione come un fiore non ha bisogno di cucchiaio e forchetta per nutrirsi dei succhi della terra e dell’aria 157. Aveva 19 anni e credeva ai miracoli, un giovane senza coscienza l’aveva sedotta e il padre l’aveva maledetta ma era un ragazza perbene e amava Diotima

Ulrich in una grande seduta, dove secondo Diotima si faceva la storia, incontra il grande Arnheim il quale dice che nella storia non accade nulla di irragionevole. Cfr. Hegel e lo storicismo.

Ulrich ribatte che tre cose sono comuni a tutti: la stupidità, il denaro e tutt’al più qualche reminiscenza di religione 167. Trovava odioso in Arnheim quella combinazione di spirito affari, vita comoda e cultura 169. Il nababbo voleva riportare il pensiero nelle sfere del potere e Diotima affermava che l’Azione Parallela doveva essere un poema epico capace di ricomporre la coesione umana e che la vera Austria era tutto il mondo 170. A Ulrich dava fastidio anche la fisionomia di Arnheim: il duro cranio fenicio da mercante dominatore e la compostezza della figura che rivelava il gran sarto inglese, poi la sicurezza che spirava anche dai suoi libri p. 171. Il generale Stumm ripeteva si vis pacem para bellum. Voleva una larga, popolare partecipazione ai problemi dell’esercito.

Diotima rimane sola con Arnheim e la casa senza il marito le parve un paio di pantaloni che Ar avesse infilato. In lei risplendette il sogno di un amore in cui corpo e anima fossero una cosa sola. E lui, avvezzo a trattare da uguale i magnati della finanza americana, ricevuto da imperatori e re, il nababbo in grado di pagare ogni donna a peso d’oro, era affascinato da Diotima che era soltanto la moglie di un pur alto impiegato. Per questo non so che, è giocoforza usare ancora una volta la parola anima 176. Eppure è una parola che i giovani non possono pronunciare senza ridere. Perfino Diotima e Ar non si sentivano di dire la mia anima senza aggettivi. Che cosa è? L’essenziale non è quello che si ha davanti, si tocca, si vede. (Cfr. l’idea platonica). E’ uno spazio cieco, tagliato fuori, al di là dello spazio colmo. (Cfr. la pianura della Verità nel Fedro). Né Ar né la Tuzzi avevano mai amato. Lui temeva di essere interessante per il suo denaro e dava denaro invece che sentimenti. Allora però delle forze mostruosamente superiori a quelle umane, affini alle stelle, si misero in movimento dall’uno all’altro. In simili istanti non ha importanza quello che si dice.

Cap. 46 p. 178 Un mezzo che uccide l’anima e ne fa tante piccole scatole di conserva per il pubblico consumo è sempre quello di mescolarla con la ragione, le convinzioni, l’azione pratica. Tutte le religioni, le morali, le filosofie hanno messo l’anima in scatolette. Per esempio se l’uomo è tormentato da crisi di fede, perseguita gli infedeli, se è torturato dall’amore si sposa. Solo i pazzi e i maniaci possono resistere a lungo in mezzo al fuoco dell’entusiasmo.

La Tuzzi scosse Ar quando disse un’Austria mondiale.

Arnheim sapeva parlare di tutto anche con gli specialisti e in molte lingue.

Il suo eloquio era calmo, signorile, scorrevole, un poco malinconico come un ruscello ombreggiato da cupi cespugli e la sua loquacità appariva ineluttabile. Le sue letture e memorie erano di una vastità fenomenale e conosceva ogni persona importante dell’aristocrazia inglese, francese, giapponese.

Sua signoria, il conte Leinsdorf lamenta il fatto che l’aristocrazia non ha più quali precettori persone che finiscono nell’enciclopedia come una volta. Questi mentori poi introducevano nei palazzi i migliori artisti

Con le scuole per tutti, i nobili prendono la laurea e i precettori sono diventati mediocri.

 Una volta i grandi maestri indirizzavano le energie i giovani alla caccia dell’arte e della cultura, oltre che del fagiano. Poi dice a Ulrich: è stato quel funesto anno ’48 che ha diviso la borghesia dalla nobiltà con danno di entrambi (p.182)

 

Le università non sono scuole di saggezza, sono scuole di sapere, ma tacitamente postulano come conosciuto ciò che esse non possono insegnare: la capacità di osservare, la stupefazione goethiana, e i loro spiriti migliori non conoscono altra finalità più nobile che costituire un altro gradino perché Goethe e altri nuovi saggi si manifestino di nuovo"[5].

 

Il ’68 ha diviso le generazioni in modo più netto del solito e ha liberato le donne

Ulrich dice di Arn che lui “è in una persona sola quello che noi siamo separatamente. La nuvola del cosiddetto progresso l’ha scodellato in mezzo a noi.

Leinsdorf ammette che Ar è una personalità interessante.

 

 Ar era un grosso borghese intelligente e colto. Era un uomo di grande formato. Scriveva libri che molti compravano; quanto scrive uno che ha saputo provvedere molto bene a se stesso deve contenere una certa dose di verità. Aveva grande sapienza finanziaria ma non voleva essere giudicato uno di quelli che hanno il denaro come ragione della loro vita interiore. Parlava con snobistico disprezzo dei tempi moderni. L’arte dovrebbe mostrare l’unità della vita e invece oggi ci offre un quadro di anarchia, Nella vita l’insieme ha la precedenza sui particolari 186

Ma oggi l’arte mostra un’anarchia generale. Stendhal, Balzac e Flaubert hanno mostrato la nuova vita sociale e sentimentale meccanizzata; Dostoevskij, Strindberg e Freud hanno rivelato i demoni del subcosciente; e noi abbiamo la sensazione che non ci rimanga più nulla da fare 189.

Omero con la Bibbia e Rosegger o Reuter sono grandi, ma un nuovo Omero non c’è poiché noi non ne abbiamo bisogno. Ar ormai non era in sella e galoppava. Omero e Cristo non sono stati sorpassati; non c’è niente di più bello del Cantico dei Cantici: il Gotico e il Rinascimento stanno dinanzi al moderno come un paesaggio alpestre sta davanti a una pianura.

Il problema della civiltà si può risolvere soltanto con il cuore. La ragione non ha saputo fare altro che indebolire il grande passato e ridurlo al liberalismo. Le oscure visioni di Ar affascinavano Diotima: il pessimismo in fatto di arte la liberavano da molte bellezze che in fondo non le piacevano 190

Cap. 50 p. 191 Dunque solo il cuore poteva riscattare l’uomo da un’esistenza tanto negativa e per Diotima Ar aggiunse che solo la civilissima Germania meridionale sarebbe stata capace di liberare l’anima tedesca, e forse il mondo, dagli eccessi del razionalismo e della smania di calcolare cfr. Sofocle e Chaplin.

Era necessario organizzare la finezza dei sentimenti per salvare il mondo dagli armamenti e dalla mancanza di anima. Ar commentò la sentenza di Hölderlin che in Germania non ci sono più uomini ma soltanto professioni e nessuno può bene operare nella propria professione se non ha il senso di una superiore unità, e meno di tutti il finanziere 192

Diotima diceva a Tuzzi che Ar veniva tanto spesso a Vienna poiché quel clima di antica cultura si confaceva al suo spirito. Tuzzi sospettava. Una notte la moglie gli disse brusca e dura: hai un sonno così agitato che è impossibile dormirti accanto. Il marito capì che c’era qualcosa di cambiato.

Cap, 51 Intanto in tutta l’Europa di levava lo spirito del nazionalismo e con esso un’ondata di aggressioni agli Ebrei. La ragione e il progresso venivano spodestati da teorie razziali e da parole d’ordine ciniche 196.

Il direttore di banca Leo Fischel non era immune da tali teorie. Aveva una moglie, e una figlia Gerda e non si trovava a proprio agio con loro come in ufficio. Oggi le cose sono così complicate che un uomo in fondo può muoversi a suo agio in un solo terreno e per lui era quello delle cambiali e dei depositi 197.

 Gerda aveva 23anni e il padre voleva provvederla di un buon marito. Ma lei frequentava dei cristiani antisemiti che non avevano la possibilità di farsi una posizione e Leo sopportava quell’andirivieni di amici, come Ulisse i proci poiché Gerda era il raggio di sole della sua vita. Leo e Klementine non andavano d’accordo ma avevano il preconcetto di essere legati l’uno all’altro. La vita è fatta per una buona metà non di azioni ma di teorie che si adottano per proprie e anche dall’accumulo di quello che si sente dire ad rumorem componimur. Questi due coniugi avevano in testa una catasta di pensieri che non rappresentavano la loro opinione ma l’opinione pubblica.

Nemmeno Leopardi considera naturale il matrimonio monogamico se non per il periodo necessario alla prima crescita dei figli. Dopo questo tempo, è una esigenza della società: "Giacchè la necessità del concubitu prohibere vago, non prova nulla in favore della società, perché anche gli uccelli si fabbricano il talamo espressamente e convivono con legge di matrimonio finché bisogna all'educazione sufficiente dei prodotti di quel matrimonio, e nulla più; e non per questo hanno società. Né la detta necessità, riguardo all'uomo, si estende più oltre di questo naturalmente, ma artifizialmente, e a posteriori, cioè posta la società, la quale necessita la perpetuità dei matrimoni, e la distinzione delle famiglie e delle possidenze"[6].
La citazione latina è tratta dall' Ars Poetica [7] di Orazio; contestualizzata dice:"Fuit haec sapientia quondam,/ publica privatis secernere, sacra profanis,/concubitu prohibere vago, dare iura maritis,/oppida moliri, leges incidere ligno" (vv. 396-399), un tempo la sapienza fu questa: separare la proprietà privata dalla pubblica, il sacro dal profano, impedire gli accoppiamenti sregolati, imporre i doveri ai coniugi, fondare città, incidere le leggi nel legno. 

FINE

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[4] La Porcellana di Meissen o anche "Porcellana di Dresda" è stata uno dei primi esempi europei di produzione della porcellana, per tipo e modalità tecniche realizzative, sviluppata dal 1708 da Ehrenfried Walther von Tschirnhaus e dal suo aiutante Johann Friedrich Böttger, che ebbe il merito di introdurre i pezzi sul mercato. Meissen è una località situata vicino a Dresda e da quel momento ha attratto vari artisti ed artigiani. Nel 1720 è stato introdotto un marchio di fabbrica, per proteggere e garantire la produzione, che influenzò notevolmente l'intera produzione europea.
[5]H. Hesse, La bellezza della farfalla , in Hesse L'arte dell'ozio , pp. 401-402.
[6] Zibaldone 250.
[7] E' il titolo che Quintiliano diede all' Epistola ai Pisoni composta intorno al 15 a. C.

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