sabato 27 aprile 2019

La necessità dello studio della storia


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Non mi hanno chiesto di firmare il manifesto in difesa dello studio della storia. Se me lo chiederanno, lo firmerò. Del resto non sono mai stato adatto ad allungare gli elenchi, né utile a ingrossare i cortei.
Credo di essre più utile mettendo nel mio blog intanto solo i titoli degli argomenti contenuti nel primo capitolo della mia introduzione allo studio della storia antica. Sono un fautore convinto di questo studio. Amo molto la vita e la letteratura, e sono convinto che senza un’ampia visione della storia resti scadente la conoscenza della poesia che infatti nasce dalla storia e scarsa la consapevolezza della nostra stessa vita
Conoscere i fatti storici e quelli letterari è indispensabile alla crescita della persona. Cicerone Orator [1]: "Nescire autem quid ante quam natus sis acciderit, id est semper esse puerum (120).

Argomenti del primo capitolo
Partiamo dalle etimologie che indicano il signficato vero (e[tumo~) dei lovgoi, delle parole.
Storia, (iJstoriva) significa “indagine”, “ricerca”.

La storia dunque è investigazione, ricerca mossa dalla curiosità che, dicono, fosse propria degli Ioni, nella cui lingua è scritta la storia di Erodoto come sono scritti, fondamentalmente, i poemi omerici e i frammenti dei primi filosofi. Anche Odisseo in effetti vide città e conobbe cose umane spinto dalla curiosità dell'indagine e dalla disponibilità a meravigliarsi da cui, a detta di Platone (Teeteto , 155d) nasce pure la filosofia e deriva il progresso umano[2].
 La vita senza ricerca, dichiara il Socrate dell'Apologia platonica , non è vivibile per l'uomo:"oJ de; ajnexevtasto" bivo" ouj biwto;" ajnqrwvpw/, (38a). Ma le ricerca di Socrate privilegia l'esame (ejxevtasi" ed ejxetavzw ), mentre nell' iJstorivh di Erodoto è fondamentale la visione (cfr. la radice iJd - /eijd - oijd - , l'aoristo ei\don e il latino video ). Vedi il proemio di Erodoto p. 251)

1. Lo studio della storia presenta varie possibilità di approccio: da quello politico ed economico, al sociologico, all’antropologico, allo psicologico. Comunque la storia comprende l’irrazionale (Pasolini), anche se talora (p. e. Tucidide) cerca di eliminarlo.
Alessandro e gli auspici. Cesare è incline a una visione razionale della storia, come Tucidide.
Giuliano, viceversa, in Ammiano Marcellinovolatus avium dirĭgit deus (21, 1, 9).
 Auerbach. S. Mazzarino. Tacito (Annales XII, 43) e la crisi dell’agricoltura italica (intorno al 50 d. C.). Rostovzev (Storia economica e sociale dell'impero romano).
La politica finanziaria di Tiberio. Gli anuli aurei.
Plinio il Vecchio.
Il Satyriconubi sola pecunia regnat (14).
Tacito (Historiae): venalia cuncta, praepotentes liberti (I, 7). Crispino di Giovenale: quando Crispino di Canòpo nella calura estiva si tira sulle spalle un mantello di porpora e mette in mostra tra le dita sudate un anello d’pro, difficile est saturam non scribere (I, 27 - 30) . Il Nigrino di Luciano[3]. La riforma monetaria di Nerone. La necessità della conquista della Dacia per l’oro che Nerone aveva svalutato..
La Storia come galleria di esempi positivi o negativi (Plutarco).
Tito Livio :"Ceterum et mihi vetustas res scribenti nescio quo pacto anticus fit animus "(Storie, XLIII, 13, 2).
Tacito e la grandezza del passato rispetto alla sopravvenuta decadenza[4]. Il filum di tradizionalismo che unisce Catone - Sallustio - Livio e Tacito. I valori forti dei Romani antichi: fides, disciplina, pudicitia. 

Polibio: la storia come correzione (diovrqwsi" I, 1).
Posidonio e Diodoro: gli storiografi quali benefattori dell’umanità. Secondo gli stoici la storia universale è la proiezione della fratellanza universale.
Altre storie universali (Nicola Damasceno e Pompeo Trogo trasmesso da Giustino nel sommario delle Storie Filippiche ).
Tucidide la maggiore grandezza della guerra contemporanea, e l’esemplarità della costituzione ateniese secondo Pericle (cfr. art 3 comma b della costituzione italiana)
 Le biografie volutamente paradigmatiche di Plutarco.
Machiavelli e le antique corti delli antiqui uomini (Lettera a Francesco Vettori ).
La storia come catarsi al pari della tragedia.
Plutarco e Shakespeare ( Amleto ), Montaigne, Vittorio Alfieri, Foscolo, E. Canetti.
Nietzsche e la storia monumentale, antiquaria, critica (II inattuale Sull’utilità e il danno della storia per la vita, 1874)Plutarco come rimedio all’impotentia .
Seneca sconsiglia di proporre contromodelli.
Mazzarino: la logica dei Greci è sempre aperta al contrasto[5] Tutto deve essere presentato in maniera problematica. Il metodo protagorèo della antilogie e i dissoi; lovgoi.
Persino Nerone riceve degli elogi: Nella Apokolokyntosis (54 d. C.) Seneca presenta il giovinetto Nerone come il sole il quale illuminerà i secoli d’oro che scendono con stame bello “aurea formoso descendunt saecula filo” (IV, 1, 9).
Ed ecco il nuovo imperatore che appare luminoso come il sole.
Inoltre il greco, sacerdote delfico Plutarco, nel De sera numinis vindicta (567 F), immagina che l'anima di Nerone, già condannata a vivere nel corpo di una vipera, passi alla vita di un cigno, poiché aveva fatto qualche cosa di buono liberando i Greci, la stirpe più insigne e cara agli dèi.
D’altra parte Alessandro Magno viene svalutato da Livio che lo pospone ai consoli romani a lui contemporanei con l’argomento che questi ebbero ben altri avversari.

Esempio di citazione utile al chiarimento
Tito Livio[6] IX, 17 - 19. 
Alessandro morì giovane senza avere mai provato l’avversa fortuna: “nondum alteram fortunam expertus decessit ”. Ciro e Pompeo le furono esposti da una lunga vita. Nei consoli romani che lo avrebbero combattuto (Tito Manlio Torquato p. e.) c’era indoles eadem quae in Alexandro animi ingeniique (9, 17, 9) la medesima qualità naturale di coraggio e di ingegno che in Alessandro, e in più la disciplina militaris, la quale iam inde ab initiis urbis tradita per manus, in artis perpetuis praeceptis ordinatae modum venerat ” (9, 17, 10), già fin dagli inizi della città tramandata di mano in mano, era giunta a una forma d’arte regolata da norme immutabili. Non avrebbero ceduto ad Alessandro Manlio Torquato e Valerio Corvo insignes ante milites quam duces (Livio, 9, 17, 13) distinti come soldati prima che comandanti, né i Deci devotis corporibus in hostem ruentes, che si erano precipitati contro il nemico con i corpi consacrati, né Papirio Cursore illo corporis robore, illo animi! (9, 17, 14) . Decio Mure fu collega di Tito Manlio Torquato nel consolato del 340. Fece atto di devotio nella battaglia del Vesuvio (340 contro i Latini) immolandosi agli dèi mani. Il figlio ripetè il gesto nel 395 al Sentino.

Quindi il Macedone venne esecrato da Seneca (a pueritia latro gentiumque vastator (De beneficiis I, 13, 3) e da Lucano come “proles vaesana Philippi - felix praedo " (Pharsalia, X, 20 - 21).
 Domiziano, esecrato da Tacito, viene viceversa elogiato da Stazio che nella Tebaide (I, 18) ne celebra i trionfi sui popoli nordici derisi da Tacito nella Germania.
Il dubbio non va eliminato. Machiavelli suggerisce la mimesi dei Grandi della storia. Al contrario Guicciardini invece nega l’opportunità di imitare necessariamente i Romani: il criterio è quello della discrezione.
 Le interpretazioni contrastive inducono il giovane a pensare.
Vite composite e variopinte, ritratti paradossali (Alcibiade, Catilina, Enrico da principe (Enrico IV di Shakespeare) e da re (Enrico V). Proust. Plutarco: le Vite di Demetrio Poliorcete e di Antonio. Luciano e la processione della Tuvch[7]. Mussolini e il colonnello Aureliano Buendía di Márquez.




[1] Del 46 a. C.
[2]"gli Elleni... non accettano mai i dati come ovvii, di per sé chiari; si meravigliano", M. Pohlenz, La Stoa , p. 1.
[3] Il filosofo Nigrino di Luciano denuncia la pacchianeria dei ricchi romani che si rendono ridicoli sfoggiando ricchezze e rivelando il loro cattivo gusto: "pw'" ga;r ouj geloi'oi me;n oiJ ploutou'nte" aujtoi; ta;" porfurivda" profaivnonte" kai; tou;" daktuvlou" proteivnonte" kai; pollh;n kathgorou'nte" ajpeirokalivan; (Nigrino , 21), come fanno a non essere ridicoli i ricchi con le loro stesse persone dal momento che mentre mettono in mostra le vesti di porpora e protendono le dita delle mani denunciano il loro cattivo gusto?
[4] La fatica degli storiorafi contemporanei si occupa di un campo ristretto ed è senza gloria:" nobis in arto et inglorius labor" (Annales, IV, 32)
[5]Coefore 461:" [Arh" [Arei xumbalei', Divka/ Divka".
[6] 59 - 17 d. C.
[7] Mevnippo" h] nekuomanteiva, 16.

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