martedì 5 novembre 2019

Sofocle, Edipo, la Sfinge e Il linguaggio dimenticato di Fromm

 
Erich Fromm
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Una interpretazione di Sofocle difettosa e discutibile, quindi non indegna di essere discussa

Fromm in Il linguaggio dimenticato – The forgotten language - sostiene che Edipo è legato alle donne : appartiene al mondo matriarcale, quello dell’amore secondo lo psicoanalista americano, non a quello patriarcale del potere.
Sentiamo alcune sue parole: “Vediamo che il tema ricorrente nelle tre tragedie è il conflitto tra padre e figlio. In Edipo Re, Edipo uccide il padre Laio che aveva tentato di togliere la vita al bambino; in Edipo a Colono, Edipo dà sfogo al suo intenso odio contro i figli, e in Antigone troviamo ancora lo stesso odio fra Creonte ed Emone[1] (…) Se interpretiamo Edipo Re alla luce dell’intera trilogia[2], è plausibile ritenere che anche in Edipo Re il vero problema sia il conflitto fra padre e figlio e non quello dell’incesto (…) Creonte rappresenta il principio strettamente autoritario sia nella famiglia che nello Stato, ed è contro questo tipo di autorità che Emone si ribella. Un’analisi dell’intera trilogia di Edipo indicherà che la lotta contro l’autorità paterna ne costituisce il fulcro e che questa ribellione affonda le sue radici nell’antico conflitto fra il sistema di società patriarcale e quello matriarcale. Edipo, come Emone e Antigone, rappresenta il principio matriarcale; essi si ribellano a un ordine sociale e religioso basato sui poteri e sui privilegi del padre, incarnato da Laio e da Creonte”[3].
Poco più avanti Fromm considera “un altro aspetto del mito di  Edipo-la relazione di di Edipo con la Sfinge”. Questa “sembra pure mettere in risalto la relazione fra Edipo e il principio matriarcale (…) se osserviamo l’enigma più attentamente siamo colpiti dalla sua facilità a paragone della ricompensa che è im palio per la risoluzione. Qualunque dodicenne intelligente potrebbe indovinare che chi cammina prima su quattro, poi su due e infine su tre, è l’uomo (…..) In se stesso l’enigma, che per essere risolto non richiede altro che un po’ di intelligenza, serve soltanto a velare il significato latente della domanda, cioè l’importanza dell’uomo (…) Edipo diventa il salvatore di Tebe, dimostrando alla Sfinge, con la sua risposta, che egli appartiene allo stesso mondo che è rappresentato da Antigone e che è l’espressione dell’ordine matriarcale” (pp. 201-203)
L’epoca del matriarcato sarebbe quella del vero umanesimo
" Secondo la concezione matriarcale tutti gli uomini sono uguali, dato che essi sono tutti figli di madri e ognuno è figlio della Madre Terra. Una madre ama allo stesso modo tutti i suoi figli, senza preferenze, dato che il suo amore si basa sul fatto che sono suoi figli e non su un particolare merito o successo; lo scopo della vita è la felicità degli uomini, e non vi è nulla di più importante dell’esistenza e della vita umana" (p. 198)
Questa analisi è molto discutibile e non priva di errori, ma voglio riferirla perché ci farà, appunto, discutere.
L’amore matriarcale supposto da Fromm corrisponde alla Nobil natura (v. 11) immaginata da Leopardi nel Canto finale (1836) La ginestra:
tutti fra se confederati estima
Gli uomini, e tutti abbraccia
Con vero amor, porgendo
Valia e pronta ed aspettando aita
Negli alterni perigli e nelle angosce
Della guerra comune… (vv. 130-135)



[1] I due sono in contrasto ma non si odiano..
[2] Non era una trilogia.
[3] E. Fromm, Il linguaggio dimenticato, trad. it Bompiani, Milano, 1962, p. 195


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