mercoledì 6 novembre 2019

La parola oscura è associata alla morte

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La Sfinge
 dalla figura ibrida, dalle parole oscure, avviluppate in enigmi è associata alla guerra e alla morte
Adesso è di moda parlare mangiandosi le parole, pronunciandole in modo da renderle incomprensibili, usando acrostici, biascicando una lingua franca che fa il verso ora all’italiano ora all’inglese, sempre per non  farsi capire e nascondere il vuoto mentale, estetico, morale, il caos dove gli spacciatori di oscurità prima o poi precipiteranno.
Noi umanisti amiamo il bello con semplicità.

La Sfinge nella Tebaide[1] di Stazio
Nel primo libro del poema c’è una preghiera nera di Edipo alla furia Tisifone. Il figlio di Laio si è già acciecato e non vede l’azzurro del cielo né i raggi del sole, tamen adsiduis circumvŏlat alis- saeva dies animi scelerumque in pectore Dirae (I, 51-52) tuttavia gli vola intorno battendo con isistenza le ali la luce spietata della coscienza e le Furie vendicatrici dei suoi delitti
Nel II libro Tideo va a Tebe
 dove vede la sporgenza funesta, importuna crepido,  sede dell’uccello di Edipo.  Lì stava quel mostro ripugnante e micidiale:"hic fera quondam/pallentes erecta genas suffusaque tabo/lumina, concretis infando sanguine plumis/reliquias amplexa virum semesaque nudis/pectoribus stetit ossa " (II, 505-508), qui una volta stava seduta la belva drizzate le guance pallide, con gli occhi cosparsi di marciume, le piume raggrumate di sangue maledetto, stringendo al petto nudo i resti di uomini ossa già mezzo divorate. Vi rimase finché venne sconfitta da uno simile a lei purtroppo heu simili deprensa viro (517). Allora cessantibus alis,  non reggendola più le ali, precipitò (517).   
Tideo massacra i Tebani che gli avevano teso un’imboscata
Poi torna ad Argo.
Nel IV libro  Polinice tiene al fianco una spada sulla cui elsa sta ritta la Sfinge crudele- aspera ense riget Sphinx (87)
Nel VII libro Antigone da una torre osserva le insegne delle schiere tebane: vede, tra gli altri, Emone che esce da una delle porte, alto sul cavallo con una Sfinge di bronzo-aena Sphinge- sull’elmo (252)
Nel X libro Meneceo combatte con l’insegna della Sfinge sull’elmo: “ipsa insanire videturSphinx galeae custos , visoque animata cruore-emicat effigies et sparsa orichalca renident, anche lui ha la Sfinge  a protezione dell’elmo sembra  lei stessa infuriare   ed eccitata alla vista del sangue l’immagine ne  emette bagliori e l’ottone  cosparso acquista splendore- (658--660).
Infine nell’ XI libro la truce Tisifone, una delle Erinni, si oppone alla Pietà “numen iners pacique datum, gridandole: cede impoba: noster- hic campus nosterque dies:  nunc sera nocentes –defendis Thebas  (485-487) dov’eri tu quando Bacco faceva impazzire  le donne e ne armava le mani, quando il serpente di Marte beveva alla fonte maledetta, quando Cadmo arava, dum victa cadit Sphinx (490), quando il padre pregava Edipo e Giocasta entava nel letto incestuoso alla luce delle nostre fiaccole?

La Sfinge è dunque un mostro femminile terrificante, ripugnante, esiziale. Un flagello latore di guerra, di morte, di lutto. E’ sempre associata agli orrori, E’ l’antitesi della semplicità che gli Ateniesi di Pericle associavano alla bellezza: "filokalou'mevn te ga;r met j eujteleiva"[2] kai; filosofou'men a[neu malakiva"" (Storie, II, 40, 1) in effetti amiamo il bello con semplicità e amiamo la cultura senza mollezza.

p. s
non fumum ex fulgore, sed ex fumo dare lucem cogito




[1] Poema epico di età flaviana (composto tra la fine degli anni 70 e l'inizio dei 90) in 12 libri.
[2] E’ frugalità, parsimonia, è il basso prezzo facile da pagare (eu\, tevloς) è la bellezza preferita dai veri signori, quelli antichi, e incompresa dagli arricchiti che sfoggiano volgarmente oggetti costosi.


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