domenica 10 novembre 2019

Vegetariani e vegani. Dissoì logoi, discorsi contrapposti

Orfeo circondato dagli animali
Mosaico pavimentale romano, Palermo

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Vegetariani e vegani. Sono sani, oppure dei pervertiti o sono solo dei posatori?
 E i compulsivi mangiatori di carne sono dei sanguinari o solo dei voraci ghiottoni?

Il personaggio Eschilo delle Rane di Aristofane dice: “Tutti i poeti hanno insegnato cose utili: Orfeo teletavς, i riti sacri, e ad astenerci dal sangue fovnwn ajpevcesqai (v. 1032)
Orfeo dunque è visto come maestro dei vegetariani tanto che nell’Ippolito  di Euripide Teseo dice al figlio: “e ormai vantati  e attraverso la dieta vegetariana ( au[cei di’ ajyuvcou bora'ς, 952)  imbroglia come un bottegaio con i tuoi cibi-  sivtoi" kaphvleu j,  prendendo Orfeo come signore  j Orfeva  t j a[nakt j e[cwn.
Siamo nel terzo episodio della tragedia.

Ovidio nel XV libro delle Metamorfosi attribuisce la dieta vegetariana all’età santa dell’oro. Il poeta peligno dà voce a Pitagora il quale proibisce di mangiare gli animali: vetus illa aetas… aurea (v. 96) “ fortunata fuit nec polluit ora cruore (v. 98), fu felice e non insozzò le bocche con il sangue. Uccelli, mammiferi e pesci non temevano insidie dagli uomini, tutto era pieno di pace. Ma ci fu un non utilis auctor  (v. 103) un promotore di atti non vantaggiosi, il quale, ingoiando le carni, fecit iter sceleri (Metamorfosi, XV, v. 106), aprì la strada al delitto.
 Accettabile secondo questo punto di vista vegetariano è che si ammazzino le bestie feroci per legittima difesa, comunque senza mangiarle.

Schopenhauer: "Bisogna avere tutti i sensi ottusi... per non vedere che nell'animale e nell'uomo l'essenza principale è la stessa e ciò che li distingue non è nel primario, nel principio, nell'archaios , nell'intima essenza, nel nocciolo dei due fenomeni, che nell'uno come nell'altro è la volontà dell'individuo, bensì soltanto nel secondario, nell'intelletto, nel grado di facoltà conoscitiva che nell'uomo, aggiungendosi la facoltà di conoscenza astratta, chiamata ragione, è più alto, ma, come è provato, soltanto in virtù di un maggiore sviluppo cerebrale, cioè della diversità somatica di un'unica parte, del cervello, e specialmente della sua quantità. Per contro le parti uguali tra animali e uomo sono, sia nella psiche sia nel corpo, incomparabilmente più numerose. A questi occidentali e giudaizzanti spregiatori degli animali e idolatri della ragione bisogna rammentare che, come essi sono stati allattati dalla loro madre, anche il cane lo è stato dalla sua (...) Che la morale del cristianesimo non tenga conto degli animali è un suo difetto (...) garbato simbolo del difetto testé deplorato nella morale cristiana, nonostante la rimanente grande concordanza con quella indiana, potrebbe essere il fatto che Giovanni il Battista si presenta esattamente come un saniassi indiano, ma (...) vestito di pelli d'animale! che sarebbe, è noto, un orrore per ogni indù (...) Un simile caratteristico contrasto è offerto dalla storia evangelica della retata di Pietro che il Redentore favorì al punto di sovraccaricare di pesci le barche fino a farle affondare ( Luca , 5[1]), con la storia di Pitagora, iniziato alla sapienza egizia, il quale acquista dai pescatori tutta la retata, mentre la rete è ancora sotto acqua, per donare poi la libertà a tutti i pesci catturati (Apuleio, De magia , 31[2]). La pietà verso gli animali è talmente legata alla bontà del carattere da consentire di affermare fiduciosamente che l'uomo crudele con gli animali non può essere buono"[3].
giovanni ghiselli


[1]Luca, 5, 4-6: "Ut cessavit autem loqui, dixit ad Simonem:"Duc in altum et laxate retia vestra in capturam". Et respondens Simon dixit:"Praeceptor, per totam noctem laborantes nihil cepimus; in verbo autem tuo laxabo retia". Et cum hoc fecissent, concluserunt piscium multitudinem copiosam; rumpebantur autem retia eorum ", poi, quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: "Vai al largo e calate le vostre reti per la pesca". E Simone disse in risposta: "Maestro, faticando tutta la notte, non abbiamo preso niente; ma sulla tua parola getterò le reti". E avendo fatto questo, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano addirittura. 
[2]"memoriae prodiderunt, cum animadvertisset proxime Metapontum in litore Italiae suae, quam subsicivam Graeciam fecerat, a quibusdam piscatoribus everriculum trahi, fortunam iactus eius emisse et pretio dato iussisse ilico piscis eos, qui capti tenebantur, solvi retibus et reddi profundo ", si tramanda che avendo notato, presso Metaponto, sul litorale della sua Italia, di cui aveva fatto una seconda Grecia, che da alcuni pescatori veniva tratta una rete, comprò la retata fortunata e sborsato il denaro ordinò che subito venissero liberati i pesci catturati e restituiti al fondo del mare.
[3]Il fondamento della morale , pp. 248-249.

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