NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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domenica 31 dicembre 2023

Il messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica


 

Tutto, quasi tutto, bello, anzi molto bello, il messaggio d Sergio Mattarella appena concluso. 

Contro le guerre, le disuguaglianze abissali, le ingiustizie e le violenze criminali.

Avrei però voluto una maggiore imparzialità sulle guerre in corso e una ragionata rivelazione delle loro cause, quelle più vere ma meno dichiarate a parole.

 E’ comunque il più bello messaggio presidenziale di fine anno che abbia mai sentito in vita mia. Lo condivido quasi per intero.

Buon anno a tutti

 

Bologna 31 gennaio 2023 ore 20, 56 giovanni ghiselli

J. Joyce. Ulisse. II sezione, IV. Calipso. La colazione. IX

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Leopold pensa alla figlia, alla gatta, alla moglie e alla serva adocchiata dal macellaio

 
Bloom pensa ancora a Milly. Sorrise con affetto inquieto alla finestra di cucina 92, he smiled wirth trouble affection at the kitchen window59
Affetto inquieto è una callida iunctura, per lo meno nuova.
 
Per to smile cfr meidiavw, sorrido appunto.
 
Ricorda che un giorno sorprese la figlia per strada mentre si pizzicava le gote per farle rosse - pinching her cheeks to make them red. Anemic a little, un po’ anemica. Le han dato latte troppo a lungo. Was given milk too long.
 
To milk = mungere cfr. greco ajmevlgein e latino mulgēre.
 
Immagino che pensi al seno di Molly un po’ smunto dal lungo allattamento.
Intrepida comunque la ragazzina. Neanche un po’ di fifa. Al babbo piace. Come potrebbe non piacere una figlia adolescente? E’ luce, è sole per gli occhi del padre.
 
La madre mia diceva che quando andavo a Pesaro le zie si sentivano come se in casa fosse entrato il sole. Nel tempo della loro vecchiaia e della mia fioritura un poco tardiva ma tenace: fra i 24 e i 40.
 
Un particolare della fanciulla: “La sciarpa azzurro chiara sciolta al vento insieme con i capelli”. Her pale blue scarf  loose in the wind with her hair.
Milly sciocchina e pure bellina. Bloom ricorda i primi baci, baci giovani. I suoi e quelli d Molly. Un lieve malessere di rimpianto- a soft qualm regrete- gli corse giù per la spina dorsale, crescendo.
 
Credo che le esperienze davvero belle e gioiose non si rimpiangano perché ci rimangono dentro per semoe: si rimane felici per tutta la vita e grati a chi ce le ha fatte vivere, sia pure solo per un mese: Helena.
 
Di nuovo la figlia. Il suo futuro amoroso: “Succederà. Impedire. Inutile. Succederà anche a lei.- Will happen, yes. Prevent. Useless: can’t move, succederà, sì. Impedire. Inutile: non ci si può muovere.
 
Impedire non si può ma si devono mettere in guardia i giovani.
 
Meglio laggiù dov’è: lontano. Tenuta occupata. Bloom capisce che un adolescente deve prendere contatto con il mondo esterno.
 
 Moena a 4 anni non compiuti, al campo scout nazionale di Rasiglia (Foligno) a 11.
Altri due campi scout a 12 e  1 3 anni Beato Sante e Carpegna nel Pesarese
Poi il viaggio premio in Slovenia a 18: i trenta stuudenti di liceo classico più bravi d’Italia. Mi montai la testa invero ma iniziai a parlare inglese e toccai una ragazza, una gelataia. Non fu fredda con me. Poi la caduta. Poi Debrecen e la risalita. Il giovane deve uscire dalle mura domestiche e da quelle della provincia altrimenti diventa prigione, prigioniero.
 
 Il babbo pensa si andare a trovare la figlia. Ma  si distrae con la gatta che si lecca la pelliccia, poi torna ad annusare il foglio imbrattato di carne and stalked to the door e si avviò sussiegosa alla porta. Le gatte sono belle e ritrosette come certe ragazze viziate dai pretendenti. Non le finlandesi conosciute da me. Mai sussiegose. Piuttosto le italiane e le francesi messe su dalle madri e viziate dai corteggiatori timidi.  Ma parlo di tanti anni fa. Ora molto è cambiato, credo. Per forza. Non tutto in meglio
Ora magari danno retta a un mascalzone.  Avessi una figlia le sconsiglierei uno che usa spesso il telefonino. Non ha sensibilità, non ha stile, è un narcisista ignorante
 
 La micina si voltò a guardare l’uomo mewing 60, miagolando. Wants to go out. Vuole uscire 93. Bloom la fa aspettare. The cat mewed to him, la gatta gli miagolò.-
 
 Mew: a word of imitative origin (Skeat, dizionario etimologico, Oxford)
 
Bloom si sentiva pieno e pesante ma fece il verso alla micia Miaow he said in answer , rispose con un miau.
Non c’erano i telefonini e si poteva pensare, guardare, osservare. Quando esco non faccio altro.
Heaviness: hot day coming: pesantezza, sarà una giornata calda. L’appesantimento è dato dal cibo di cui si è riempito e dal fatto che non ha una vita piena di attività sue che lo interessino. Troppa fatica salire le scale. Senilità di Bloom.
 
Joyce ha dimorato per qualche tempo a Trieste e ha conosciuto Svevo.
 
Bloom apre la porta della cucina e la gatta sale con balzi leggeri. Vuole raggomitolarsi sul letto come una palla.  Molly la chiama: “Come, come pussy. Come 60  Vieni, vieni micia. Vieni.
Bloom uscì dalla porta di dietro e guardò nel giardino- The maid was in the garden- La serva era in giardino. Probabilmente pensa a quel bocconcino di serva adocchiata dal macellaio.
Serve predisposte  all’avventura secondo alcuni. Mia nonna Margherita pensava che Carlino, mio nonno e suo marito concupisse la serva di casa, inappetibile invero. Ne era gelosa e ne soffriva. “Il tuo nonnaccio ci prova con tutte” diceva. “Non avrai mica preso da lui?”
 
Con il senno di adesso non dico di avere preso poco da lui. Vedete come lo scrittore bravo racconta anche i fatti di chi lo legge. Mi ritrovo nell’inetto come nell’eroe dei grandi scrittori.
 
Quindi Bloom pensa: fine morning, p. 60 bella giornata p. 93.
 
Lo penso anche io di questa ultima dell’anno di mia salvazionee 2023. Alle 17, 30  non è più del tutto buio come 15 giorni fa.
 
Bologna 31 dicembre 2023 ore 18, 21
giovanni ghiselli  
 
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Ifigenia CV. Il trionfo della nuda estate incoronata di spighe

A. Feuerbach, Iphigenie (1862)
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Il pomeriggio del 26 giugno, intorno alle tre, partimmo per tornare a Bologna. Due giorni dopo avrei fatto l’ultima lezione per l’esame di maturità ai miei ex studenti, poi sarebbe stata vacanza completa: vacatio scholae. Decappottammo la nera Volkswagen e prendemmo l’autostrada. Un vento caldo, morbido e salato di umidità marina, ci scorreva sopra le membra come una lingua in movimento.
Ifigenia era assai contenta di essere in giro con me. Mentre guidavo, la osservavo un po’ di traverso: sorridendo mi raccontava le varie vicende  dei giorni passati, mi diceva a quanti ragazzi era piaciuta e come nessuno le fosse piaciuto perché aveva pensato sempre a me, intensamente, e aveva sentito non senza dolore la mancanza della mia presenza insostituibile. Mi riempì di complimenti tanto smaccati e sperticati da mettermi quasi in imbarazzo. Quando se ne accorse, ammutolì, mi guardò con occhi dalle palpebre palpitanti, mi strinse la mano destra con forza, poi chinando il collo tornito, appoggiò lievamente la testa sopra il mio petto che avevo scoperto perché il sole di giugno lo abbronzasse e rendesse più lucido, più colorito.  Voleva passare dalle parole ai fatti.
Sic vivamus  ut quae fuerint verba sint opera, sussurrai compiaciuto[1]
Sicché  fece scorrere il viso lungo il mio torace, all’ingiù: i folti capelli ondeggianti nell’aria veloce, mi solleticavano: la bocca dischiusa lasciava un’umida traccia sul mio costato  facendomi rabbrividire.
“Sei molto salato” disse quando fu giunta al centro del corpo, l’ojmfalov~ non santo come quello del fatidico santuario situato sulla pendice occidentale del Parnaso dalle due cime.
 
 Avevo sempre pregato e fatto voti giungendovi in bicicletta. Ci sarei tornato un paio di anni più tardi con Ifigenia. Anche la volta del 1981  mi raccolsi in preghiera. Non chiedevo più l’amore di quella compagna di viaggio, diventato in auspicabile, ma di scrivere un capolavoro. Sarete voi lettori a dirmi se Dio mi esaudì.
Ifigenia chiese di vincere il premio Oscar come migliore attrice recitando in un capolavoro. Qualche cosa in comune l’avevamo ancora. Ma torniamo all’autostrada nel giugno del 1979.
 
Le accarezzavo le belle onde dei capelli corvini che fluttuavano mossi dal vento e non mi sottraevo al procedere della sua lingua. Ifigenia dunque scese fino alle cosce, poi girò il collo liscio e volse all’insù lo sguardo espressivo di desiderio amoroso. Quindi disse: “Gianni, ti prego, facciamo l’amore subito, ne ho tanta voglia!”
“Io pure”, risposi, “ma non l’ho mai fatto guidando. Tu però puoi continuare a baciarmi, se vuoi: non temere, non perderò il controllo”.
Non esitò. Fece il massimo. Io la spogliai  a mia volta, con una sola mano, aiutato da lei; quindi le accarezzavo i capelli, il collo, la bocca anelante, il turgido seno di femmina in pieno rigoglio, le cosce fiorenti e, con mosse quasi acrobatiche, la parte intima de corpo incensurabile. Correvamo il rischio di romperci il collo e non solo, ma eravamo contenti di questa rinnovata intesa e fieri del nostro coraggio, del desiderio più forte della paura. Stavamo mettendo a repentaglio la vita per provare che il nostro amore poteva superare gli ostacoli anche alti che il destino ci avrebbe frapposto. Il vento caldo contribuiva al piacere con carezze lascive e infondeva coraggio. Le nitide spighe del grano maturo, prossime alla mietitura, lanciavano lampi di luce quali latori di messaggi indecifrabili in quel momento, tuttavia graditi annunci di vita ancora ricca di eventi da parte della nuda estate opulenta di frutti e incoronata dì fiori.
 
Quante volte da ventenne depresso avevo sognato tale miracolo che mi avrebbe tirato fuori dall’orribile gelido abisso dov’ero caduto!
 
Il corpo tutto intero di Ifigenia emanava effluvi pieni di aromi eccitanti che si mescolavano agli odori benefici inviati dalla madre terra prossima al parto. A un tratto fermai l’automobile nera nella corsia di emergenza. Di lì scendemmo nel fondo di un avvallamento scavato tra l’autostrada e un campo di  lucide messi già pronte a offrire il collo alla falce dell’avido agricoltore. Distesi, rinnovammo l’intesa.
 
Bologna 31 dicembre 2023 ore11. 
giovanni ghiselli

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A proposito di Finlandia, ieri sera sono tornato a vedere il film di Kaurismäki, questa volta in lingua finlandese con i sottotitoli. Un capolavoro. Ho riconosciuto alcune parole pronunciato dalle finlandesi amate, riamato per un mese. E ho riconosciuto lo stile di Helena, Kaisa, Päivi nel personaggio della protagonista.
E’ lo stile del’essenzialità, senza commedie, senza una parola di troppo, senza finzioni. Lo stile della naturalezza. Da loro ho imparato a essere me stesso. Per questo le ho amate più di tutte le altre e Helena più di tutte. Baci gianni.
 
 


[1]  Viviamo in modo tale che quelle che erano state solo parole diventino  opere compiute cfr.  Seneca, Ep. 108, 35

sabato 30 dicembre 2023

R. Musil, L’uomo senza qualità. III. 22. 1. I ragionamenti sono spesso dei sentimenti travestiti

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I ragionamenti sono spesso dei sentimenti travestiti

 
Ulrich uscì dal palazzo del conte con una strana sensazione di appetito e saziò la sua “fame di borghesia” osservando cartelloni e manifesti. Pensò che quelle parole ripetute per tutta la città avessero il valore di un giudizio. Era pubblicità. Il giudizio  non può essere che  negativo.”Gli tornò in mente uno scherzo di quando era soldato: i suoi commilitoni chiamavano “Mortadella” un generale impopolare e a chi chiedeva il perché rispondevano mezzo porco, mezzo asino”. Da noi era chiamato così Romano Prodi dai suoi denigratori. Un politico non dei peggiori, anzi.
 
Ulrich si trovava a una fermata dei tram e gli rivolse la parola una donna che conosceva, un’astronoma. Parlarono un poco poi presero il tram insieme. Ulrich non sapeva perché. Lei andava a sciare. “Voglio godermi un po’ di natura”, disse. Ulrich le domandò a che scopo. La dottoressa si indignò. Disse che poteva stare tre giorni coricata sul prato senza muoversi, come una rupe.
“Forse perché è una scienziata”, ribattè Ulrich, “un contadino si annoierebbe”. I contadini fuggono dalla campagna, attirati dalla città. La donna invece gli fece notare che migliaia di persone ogni domenica cercano la campagna.
Il fatto è che tutti cercano qualche via per evadere dalla routine, ciascuno dalla sua. Penso agli sposati e alle sposate che cercano l’adulterio per sopravvivere e magari salvare il matrimonio.
 La signorina disse a Urlich che dubitava che egli fosse capace di sentimenti elementari. Ulrich rispose che elementari sono la comodità il cibo e l’amore, non stare seduti sul prato. Il moto che spinge a tale seduta è sentimentale e complicato.
 
Ribadisco quello che ho sempre detto: la complicazione, la complessità va risolta nella semplicità. Ma che cosa è la semplicità?  E’ la non duplicità, non triplicità e così via. E’ “diventa quello che sei”, non quello che vogliono importi le mode, la pubblicità, la propaganda.
La scienziata pensava che egli chiacchierasse senza riflettere.
“Ascoltare quei discorsi con il cappello tirolese in capo era la sua unica consolazione e le faceva pregustare la solitudine che andava cercando”
Abbiamo spesso bisogno di un rifugio dai discorsi intollerabili. Per me i rifugi sono la letteratura, il cinema, l’opera, la bicicletta. il mare.
Ulrich non poteva più sopportare quella donna che coniugava una buona conoscenza scientifica con una notevole idiozia spirituale.
Mi viene in mente certi studiosi che contano le parole o addirittura le sillabe di un testo e non arrivano mai ad avere una visione d’insieme proprio per “idiozia spirituale”.
Sicché Ulrich fece alla signorina un complimento smaccato e scese a precipizio. Quel galante congedo provocò un’onda di commozione nella donna. Probabilmente una zitella affamata d’amore.
Ulrich aveva abbandonato la letteratura da anni, quando gli era parsa “uno sbocco nel vuoto dopo tanti sforzi” .
Viceversa io la presi sul serio quando mi accorsi che  mi procurava non solo buoni voti, ma anche la possibilità di impiegare le frasi belle che avevano colpito la mia sfera emotiva per colpire quella delle donne. Queste, se erano simili a me, ne venivano toccate a fondo. 
“Ulrich era di quei bibliofili che non vogliono più leggere perché leggere e scrivere per loro rappresenta una mostruosità” 840
Pensava ad alcune parole della dottoressa appena incontrata, “la buona Strastil che voleva “sentire” come esigono tutti gli altri, cioè che l’arte li scuota, commuova, diverta, sorprenda, che li porti ad annusare sublimi pensieri, in una parola, che li faccia sentire vivi e li persuada di essere per gli altri e per sé una straordinaria vicenda.
Però poi a questo pensiero se ne aggiungeva uno accessorio, pensato con leggera commozione e riluttante ironia”.
Ulrich è tutto un “vorrei e non vorrei” come Zerlina.
Pensava che “il sentimento è raro e non lasciare che si raffreddi è come conservare il calore di un’incubatrice dove si cova ogni crescita spirituale”.
Un uomo che si trovi a vivere senza scopo, irretito dalla trama dei suoi pensieri intelligenti, se ascolta una musica “si trova quasi nella condizione di un fiore sul quale cadono il sole e la pioggia”. A questo punto Ulrich oppose resistenza contro questa piega sentimentale del suo pensiero. Non voleva cadere nel sentimento.
 
 Il fatto è che i ragionamenti sono più deboli dei  sentimenti, e sono spesso sentimenti   travestiti.
 
Ne do qualche testimonianza
Euripide ha anticipato la scoperta che i ragionamenti spesso sono meno forti e decisivi dei sentimenti.
La  Medea  della tragedia di Euripide  individua nel suo animo  un conflitto tra la passione furente e i ragionamenti, quindi comprende che l'emotività, sebbene sia causa dei massimi mali, per gli uomini è più forte dei suoi propositi:" Kai; manqavnw me;n oi\\\a dra'n mevllw kakav,-qumo;" de; kreivsswn tw'n ejmw'n bouleumavtwn,-o{sper megivstwn ai[tio" kakw'n brotoi'""(Medea,  vv. 1078-1080), capisco quale abominio sto per compiere, ma più forte dei miei ragionamenti è la passione, che è causa dei mali più grandi per i mortali",  dirà la furente nel quinto episodio dopo avere preso la decisione folle di uccidere i figli . 
 
Svevo è  esplicito nell'affermare la precedenza e la prevalenza del sentimento sul ragionamento :"Nelle lunghe ore che egli passò là, inerte, ragionò anche una volta sui motivi che l'avevano indotto a lasciare Annetta, ma come sempre il suo ragionamento non era altro che il suo sentimento travestito"[1].
 
La discrepanza tra pavqo" e lovgo" , crea  dolore in Alfonso Nitti:" Ad onta di tutti i ragionamenti rimase triste. Una volta di più, così raccontava a se stesso, quel fatto gli provava l'imbecillità della vita e non pensava in questo fatto al torto di Annetta o di Macario ma al proprio, di sentire in modo strano e irragionevole" (Svevo, Una vita, p. 284).
 
 
Secondo H. Hesse i sentimenti devono avere la precedenza:"Di nient'altro viviamo se non dei nostri sentimenti, poveri o belli o splendidi che siano, e ognuno di essi a cui facciamo torto è una stella che noi spengiamo"[2].
 
 Nel romanzo  di Musil abbiamo già trovato:"Tutto ciò che si pensa è simpatia o antipatia, si disse Ulrich"[3].
Luogo simile si trova anche in La noia  di Moravia:"Ma tutte le nostre riflessioni, anche le più razionali, sono originate da un dato oscuro del sentimento"[4]. 
Infine un ottimo scrittore ungherese :“ Sa che cosa ha fatto? Ha cercato di cancellare il sentimento con la ragione. Come se qualcuno, con i più svariati artifici, tentasse di convincere un pezzo di dinamite a non esplodere”[5].
 
Bologna 30 dicembre 2023 ore 19 
giovanni ghiselli
 
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[1]Svevo, Una Vita , p. 239.
[2] L'ultima estate di Klingsor, p.55.
[3]Musil, L'uomo senza qualità , p. 210.
[4]Moravia, La Noia , p. 19.
[5]Sàndor Màrai, La donna giusta (del 1941), p. 78.

T. Mann. I Buddenbrook. 36

IV, 10. terza parte. Le visite maligne, i viaggi, le cene buffe con i  grassi reverendi mangioni

 
Tony come divorziata doveva vincere la gioia maligna e ogni segno di prevenzione da parte di altre famiglie.
 
So che cosa significa e so pure che la gioia maligna fa male a chi la prova.
 
Perfino le tre cugine nubili di 26. 27 e 28 anni "dimostravano per la sventura della cugina  e per il processo di divorzio un interessamento esagerato e più vivo di quello che avevano dimostrato un tempo per il fidanzamento e il matrimonio". Erano e sono pregiudizi. Un divorzio tra un marito e una moglie che non vanno d'accordo è una fortuna per entrambi.
 
La disgrazia è il matrimonio quando mores non conveniunt , Comunque soggiacere al giudizio altrui fa parte della civiltà di vergogna, "culture of shame."
 
Tony ne era soggetta "e non si trovava in una situazione facile di fronte alle tre cugine figlie dello zio Gotthold, il fratellastro del padre.
Pfiffi che era piccola e grassa diceva: "Oh poverina! sicché sei al punto di prima". Henriette, alta e magra, rincarava la dose: "Sei anzi in una situazione più triste che se non fossi mai stata sposata.
 La terza zitellina Friederike diceva le parole più sagge: "Allora è molto meglio non sposarsi mai" p. 153.
Tony reclinò la testa e cercò una risposta particolarmente abile  ed efficace: "No, no, cara Friederike, questa volta sei in errore. Io ho almeno avuto occasione di conoscere la vita, capisci? Non sono più un'oca"-
 
E' il tw`/ pavqei mavqo~ del matrimonio. Fulvio mi diceva: "io almeno ci ho provato".
"Io no, rispondevo, perché avevo presofferto tutto". Ora aggiungo e pure pregioito.
 
"Davvero?" domandavano retoricamente le te cugine  a una voce in tono pungente e incredulo".
A mano a mano che gli anni passavano il "fattaccio" di Tony perdeva parti della sua risonanza; la stessa Tony ricordava il proprio matrimonio poche volte: per esempio quando notava nella figlia Erika sana e vispa qualche somiglianza con Bendix Grünlich.
Tony era contenta di viaggiare ogni tanto per accompagnare il padre cagionevole nelle case di cura. La figlia riceveva cure per una debolezza di stomaco  e quei viaggi per lei erano pure una gradita distrazione perché a casa si annoiava.
La mancanza di confronto, anche di competizione con altri  annoia e rende stupidi tanto gli uomini quanto le donne. Sono contento di essermi sempre misurato con il prossimo di vario tipo: mi sono messo alla prova, ho conosciuto me stesso  e tante persone diverse    
Il classicista Quintiliano  vuole  escludere l'ombra, la solitudine e la muffa dall'educazione del ragazzo che deve diventare un buon  oratore:"Ante omnia futurus orator, cui in maxima celebritate et in media rei publicae luce vivendum est, adsuescat iam a tenero non reformidare homines neque illa solitaria et velut umbratica vita pallescere. Excitanda mens est et adtollenda semper est, quae in eiusmodi secretis aut languescit et quendam velut in opaco situm ducit, aut contra tumescit inani persuasione; necesse est enim nimium tribuat sibi, qui se nemini comparat "[1] , prima di tutto il futuro oratore che deve vivere frequentando moltissime persone, e in mezzo alla luce della politica, si abitui  fin da ragazzo a non temere gli uomini e a non impallidire in quella vita solitaria e come umbratile. Va tenuta sveglia e sempre innalzata la mente che in solitudini di tal fatta o si infiacchisce, e nella tenebra prende un certo puzzo di muffa, o al contrario si gonfia di vuoti convincimenti: è infatti inevitabile che attribuisca troppo a se stesso chi non si confronta con nessuno.
 
Tony si seccava soprattutto dello spirito bigotto che riempiva la casa paterna. Il padre leggeva brani della Bibbia prima dei pasti. Inoltre “di anno in anno avevano visite sempre più frequenti di pastori evangelici e missionari”. Era noto che nella casa dei Buddenbrook si mangiava molto bene e che era un porto ospitale per il clero. Tom non osava canzonare quei signori vestiti di nero, mentre Tony si burlava di loro. A un pastore “il cui appetito destava la meraviglia di tutti” fece servire un piatto immangiabile e il grosso reverendo dovette alzarsi dalla tavola con la fame.
Un altro, Mathias di Kannstat, domandò alla cuoca Trine che era andata ad aprirgli la  porta: “Vuoi bene al Signore?”. Trine facendosi rossa in viso rispose: “Sì, signor pastore, ma quale intende? Il vecchio o il giovane?” , cioè Johann o Thomas?
Tony riferì a tavola l’episodio, la madre ne rise, mentre il console guardava nel piatto serio e indignato.
Il pastore Mathias disse: “Un malinteso”
 
Bologna 30 dicembre 2023 ore 11 e 8 minuti 
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[1] Institutio oratoria I, 2, 18.

Helena e alcune altre.


 

Con Helena a 27 anni, fiutando quella donna e la grande foresta  incantata,  sentivo odore di vita; con alcune altre successive, annusando la mia esistenza contaminata e mezza fallita,  già  mi dicevo :” it smells of mortalità  puzza di mortalità, come re Lear disse della propria mano bagnata (King Lear, IV, 6).

 

Bologna 30 dicembre 2023  ore 9, 53. Il sole però ha già guadagnato quasi 10 minuti. Rifiorirò anche io.

 

gianni.

 

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venerdì 29 dicembre 2023

L’eroe e l’antieroe nella cultura europea. Prima parte


La diversità dell’eroe dell’epica dall’uomo comune

 

La relazione con la morte costituisce il più profondo tratto distintivo dell’eroe. Achille  non si lascia bloccare dalla profezia di sventura del cavallo  Xanto. Questo inclinò il capo e tutta la chioma pa`sa de; caivth  giunse a terra: quindi disse : “ toi ejgguvqen h\mar ojlevqrion”,  ti è vicino il dì della morte (Iliade, XIX, 405 e 409). Achille non si lascia spaventare dalle parole male ominose del cavallo fatato e risponde: “Xanto, perché mi predici la morte? Non ce n’è bisogno da parte tua. Lo so anche io che il mio destino è morire qui. Ma non cederò"ouj lhvxw" prima di avere incalzato a sazietà i Troiani in battaglia.

 

Il film Rush.

I piloti di formula uno calcolano che ad ogni gara hanno venti possibilità su cento di morire. Ma non si tirano indietro. Hunt che è più simile ad Achille, non lo fa mai, Lauda più confrontabile con Odisseo, si ritira da una gara flagellata dalla pioggia, dopo un’altra competizione infernale durante la quale aveva patito un incidente dove aveva rischiato la vita ed era rimasto sfigurato.

Per tornare a gareggiare e non cedere il titolo al rivale Hunt senza combattere, si era fatto curare precipitosamente con terapie dolorosissime.

Come Odisseo, Lauda è meno prestante dell’altro eroe.

 

Recente è il film Ferrari con due piloti che corrono il rischio fino a morire. Il secondo porta con sé negli inferi una decina di persone, compresi dei bambini. Accadde nel 1957. In seguito a questa strage le Mille Miglia vennero annullate. Non vengono invece mai annullate le guerre che annichiliscono uomini donne e bambini a centinaia di migliaia.

 

 “Ulisse è uno di quei personaggi che dalle profondità del tempo giungono fino a noi, perché è un personaggio chiave…E’ un tipo incredibilmente furbo. Possiede una qualità che i Greci chiamano métis, astuzia-mh`ti~-. Un’astuzia che gli consente di cavarsela tutte le volte che sembra ormai perduto. Ulisse ha tutto contro, combatte con forze più grandi di lui, eppure trova il modo, con astuzia, scaltrezza, bugie-dissimulando il proprio pensiero-di inventarsi qualcosa e avere, infine, la meglio”[1].

La parentela etimologica di mh`tiς con il latino metior rende l’idea di come sia misuratore e  calcolatore l’uomo   poluvmhtiς.

 

Nel I canto dell'Iliade  Odisseo è già l'uomo che, molto dotato di intelligenza[2], riceve l'incarico di ricondurre Criseide al padre per ristabilire la pace tra il sacerdote di Apollo e Agamennone.

Nel secondo canto del poema più antico, Odisseo, simile a Zeus per intelligenza[3], quindi diverso dagli altri uomini, riceve da Atena il compito di trattenere la fuga dell'esercito acheo da Troia con blande parole[4].

La dea per rivolgersi all'eroe utilizza un altro epiteto formulare[5], il quale lo caratterizza come uomo intelligente e capace. Capace di che cosa? Intanto notiamo questa capacità di ristabilire una situazione compromessa; infatti, nel II canto dell’Iliade, Odisseo riesce a fermare l'esercito in fuga alternando le blande parole con  ingiurie e facendo cadere lo scettro-bastone sul petto e le spalle dell'uomo deforme[6], l’odiosissimo[7] Tersite dalla lingua confusa “Qevrsit  j ajkritovmuqe, Tersite che parla senza giudizio[8].

“Egli lo spoglierà completamente e lo scaccerà a forza di bastonate dal posto in cui è riunito l’esercito (ajgorh'qen[9]).

Non vi viene subito in mente il pharmakós o capro espiatorio, l’uomo più brutto della comunità, che veniva trasformato in vittima espiatoria e scacciato dalla città?”[10].

 

Per il farmakovς cfr.  Edipo re di Sofocle e Oedipus di Seneca.

 

Odisseo dunque è un uomo stabilizzante e ristabilizzante.

Dice: “ non è bene il comando di molti: ci sia un solo capo” oujk ajgaqo;n polukoiranivh: ei\~ koivrano~ e[stw” (II, 204)

Quindi egli parla all'esercito, non senza essere stato adornato con altri epiteti[11];  infine l’Itacese viene designato con una qualificazione più specificamente odissiaca[12].

Agli epiteti esornativi non bisogna dare troppa importanza poichè spesso sono stereotipati, e la loro presenza è imposta dalla necessità metrica che "nella poesia omerica è fattore determinante anche per la scelta delle espressioni e degli epiteti"[13]. 

 

Invece sono caratterizzanti le parole che Odisseo rivolge all'assemblea dopo averla ricompattata. Egli accusa i soldati di essere come bambini piccoli o come donne vedove[14] mettendo in luce una distinzione tra l' uomo compiuto[15], egli stesso, capace di riflettere, parlare, agire, e  l'uomo bambino o l'uomo-comare querula, creature dalla ragione meno sviluppata.

Nel I canto dell’Odissea, i compagni di ritorno di O

disseo, tutti morti, vengono ricordati come:"stolti (nhvpioi) che divoravano i buoi del Sole/Iperione: ma quello tolse loro il dì del ritorno" (vv. 8-9)

-nhvpioi: è formato dal prefisso negativo nh-(simile ad aj-privativo)+ la radice ejp- sulla quale si forma e[po", "parola" e dunque corrisponde al latino infans  (formato dal prefisso negativo in- +fans  di fari =parlare). La manifestazione più evidente della stoltezza è dunque l'incapacità di parlare poiché chi non possiede la parola non ha neppure le idee e non controlla la mente.

Esiodo concede allo stolto una possibilità di ravvedimento attraverso la sofferenza:"paqw;n dev te nhvpio" e[gnw"(Opere , v. 218).

 

Cfr. Gli uomini bambini di H. Hesse in Siddharta : “La maggior parte degli uomini, Kamala, sono come una foglia secca, che si libra e si rigira nell'aria e scende ondeggiando al suolo. Ma altri, pochi, sono come stelle fisse, che vanno per un loro corso preciso, e non c'è vento che li tocchi, hanno in se stessi la loro legge e il loro cammino...Io sono come te. Anche tu non ami, altrimenti come potresti fare dell'amore un'arte? Forse le persone come noi non possono amare. Lo possono gli uomini-bambini: questo è il loro segreto"[16].

 

La maturità riflessiva e intelligente, indipendente dall'istinto del gregge è un aspetto distintivo dell'uomo Odisseo.

E' proprio questa sua indipendenza a renderlo ajnhvr,  latinamente vir , capace appunto di virtù la quale, afferma Nietzsche, "è il vero e proprio vetĭtum entro ogni legislatura di gregge"[17].

Di tale virtù fa parte la capacità di opporre resistenza ai mali e alle minacce di cui è piena la vita, di sopportarle. Un' esortazione che Ulisse  rivolge più volte a se stesso e ai suoi compagni di avventura a cominciare da questo discorso dell'Iliade  dove esorta i soldati dicendo:" tenete duro cari e aspettate del tempo”[18]. Continua

 Bologna 29 dicembre 2023 0re 19, 04

giovanni ghiselli

 

 

 

 



[1] J.Pierre Vernant, C’era una volta Ulisse, p.5.

[2] poluvmhti" , vv. 311 e 44o

[3] Dii; mh'tin ajtavlanton, v. 169. Anche in Iliade X, 137., di ugual peso di Zeus.

[4] ajganoi'" ejpevessin", v. 180

[5] polumhvcano~,  v. 173 ricco di risorse

[6]  Iliade II 216.ai[scisto" ajnhvr

[7] e[cqisto~, Iliade II, 220.

[8] Iliade II, 246.

[9] Iliade II, 264 ndr

[10] G. Murray, Le origini dell’Epica greca, p. 269.

[11] di'o", v. 244, splendido, molto generico invero: attribuito in XIV, 3 dell'Odissea anche al porcaro il quale del resto ha un comportamento nobile; poi ptolivporqo", v 278 distruttore di rocche, anche questo generico e attribuito pure, a maggior ragione, ad Ares, Achille e Oileo

[12] eϋfronevwn, Iliade II, v. 283, assennato

[13]Cantarella-Scarpat, Breve introduzione a Omero, p. 151.

[14] w{" te ga;r  h] pai'de" nearoi; ch'raiv te gunai'ke"", Iliade  II, v. 289

[15] l' a[ndra del primo verso dell'Odissea

[16] H. Hesse, Siddharta, pp. 88-90.

[17]Scelta di frammenti postumi 1887-1888 , p. 324.

[18] tlh'te, fivloi, kai; meivnat j ejpi; crovnon"(II, v. 299)