giovedì 14 dicembre 2023

T. Mann. I Buddenbrook. 29

IV, 6.  Il banchiere e il fallito
 
Quella mattina di buonora entra in casa il banchiere Kesselmeyer un amico-nemico. E’ venuto ad annunciare la rovina della ditta di Grünlich L’autore  fa una descrizione particolareggiata di quest’uomo mettendolo in ridicolo e nello stesso tempo denunciandone  la falsità non priva di spietatezza.
“Aveva un comportamento tanto più allegro quanto più era di umore pericoloso”. Simulatore e dissimulatore dunque.
Tony gli chiede di intervenire nella disputa con il marito sulla questione della bambinaia e sull’accusa ricevuta di mandare in rovina la famiglia.
Il banchiere non risponde a tono e ci ride sopra. Grünlich si secca e dice che la moglie “è troppo portata al lusso”. Tony non solo non si giustifica ma se ne vanta: Sono fatta così. E’ chiaro. L’ho preso dalla mamma. Tutti i Kröger sono portati al lusso”. 
 
T. Mann commenta queste parole
Tony dunque “Con la stessa tranquillità avrebbe dichiarato di essere sventata, irascibile, vendicativa, il suo radicato senso della famiglia le rendeva quasi estranei i concetti della  liberà volontà, della libertà di decisioni, e le faceva constatare e riconoscere con un fatalismo quasi indifferente le sue qualità, senza distinzione e senza ch’ella facesse neanche il tentativo di correggersi: Senza che se ne rendesse conto, era dell’opinione che ogni qualità di qualsiasi natura, fosse ereditaria, fosse una tradizione di famiglia e quindi, una cosa veneranda e in ogni caso rispettabile”.
 
In fondo chi non odia se stesso coltiva un segreto o dichiarato amore della propria stirpe. Come Tony dalla mamma, tutti noi prendiamo o ripetiamo per mimesi aspetti vari dell’uno o dell’altro dei nostri diversi consanguinei.
Se abbiamo amor proprio, non possiamo non amare quelli da cui abbiamo tratto gli aspetti che più ci piacciono di noi stessi.
Invero i rampolli di ogni stirpe ricevono eredità diverse da diversi componenti della famiglia. Oltre l’ereditarietà conta anche la mimesi, l’imitazione degli adulti quando si è bambini. Credo che ciascuno di noi da piccolo imita l’adulto di casa cui è più simile nel carattere, altrimenti i fratelli sarebbero tutti uguali, mentre non lo sono nemmeno i giovani Buddenbrook tra loro. Christian infatti è considerato anche spietatamente una pecora nera da Thomas. E Tony ha appena detto di avere preso dalla famiglia materna dei Kröger. Anche tra questi c’è una pecora nera come vedremo.
 
Grünlich è pieno di premure con il banchiere ma questo risponde “soltanto agitando una mano nell’aria come per dire: “Sono sforzi inutili caro mio!”   
Il marito di Tony ha già perduto ogni credibilità con le banche. Seguirà presto il suo discredito nella famiglia.
 
I due uomini passarono da soli nel salone dei fumatori.
Tony conservava piena coscienza di sé, ossia di essere una giovane bella donna di buona famiglia, cioè una Buddenbrook. “Contemplava le cose dall’alto in basso”. Sicché se il marito non era più reputato e pregiato, lei non poteva restare con lui che non sarebbe stato degno di lei.
Sul momento però tutto quell’atteggiamento dignitoso era in fondo perfettamente innocuo e infantile p. 131. Annaffiava le palme “che tanto contribuivano alla signorilità della casa”.
Questa donna ha assorbito un intero codice di comportamento osservando e imitando le persone più congeniali al proprio carattere in famiglia e non solo.
I due uomini si misero a parlare a voce alta e lei non poté non sentire quanto dicevano. Non stava origliando che è cosa da cameriere.
Suo marito urlava: “non gridi così forte”. Poi continuò abbassando la voce: “ Su prenda un altro sigaro!”
Cerca di mantenere la calma ma comincia a fuoriuscire la paura proprio attraverso il volume troppo alto della voce.
 
Sentiamo Fromm sulle cause psicologiche dell’ira:“we see a man who shouts and has a red face. We describe his behavior as ‘being angry’. If we ask why he is angry, the answer may be ‘because he is frightened’ ‘Why is he frightened?’ ‘Because he suffers from a deep sense of impotence’. ‘Why is this so?’ ‘Because he has never dissolved the ties to mother and is emotionally still a little child’[1], noi vediamo un uomo che grida e ha la faccia rossa. Descriviamo il suo comportamento dicendo che è arrabbiato. Se noi domandiamo perché è arrabbiato, la risposta può essere, perché è spaventato. Perché è spaventato? Perché soffre di un profondo senso di impotenza. Perché è così? Perché non ha mai reciso i legami con la madre ed è ancora emotivamente un bambino.
 
Il banchiere mette Grünlich di fronte a un aut aut: “Insomma vuole o non vuole? Una delle due”
Il marito di Tony è caduto nella condizione di uno che deve subire ordini e pregare: “Kesselmeyer, mi conceda una proroga!”
Il banchiere gli lascia solo otto giorni. “Chi vuole che abbia ancora fiducia in…” Grünlich lo prega di non fare nomi.
La perdita della fiducia e del credito è irreversibile se non è uno smarrimento di breve durata.
La situazione finanziaria di Bendix Grünlich insomma è disastrosa, la banca di credito non può concedere altre proroghe.
Dunque Kesselmeyer ordina; “Scriva al suocero!  Aspetterò una settimana”
Grünlich prova a chiedere un acconto ma il banchiere lo liquida dicendo che l’idea è ridicola perché il denaro non si presta a chi non è solvibile.
Il pover’uomo prega ancora ma deve ammettere che si trova in una situazione “tanto seria”.
Il mondo degli affari è spietato e il banchiere esige la restituzione del denaro prestato. Si deve vendere. Immagino una vendita fallimentare.
Grünlich prova a pregare ancora e offre un altro sigaro.
 
La richiesta della proroga mi fa venire in mente quella di Didone a Enea:  La regina manda la sorella Anna da Enea a chiedere l'ultima grazia (extremam...veniam , v. 435) di un rinvio:"tempus inane peto, requiem spatiumque furori,/dum mea me victam doceat fortuna dolere " ( Eneide, IV, vv. 433-434), un tempo di intervallo chiedo, una tregua e un respiro al mio furore, finché la mia sorte insegni a me vinta a soffrire.
Questa situazione è diversa ovviamente ma la logica del potere è  spietata come quella degli affari: Enea deve obbedire alla volontà di Giove che  gli ha riferitio Mercurio, il galoppino di Zeus come  Prometeo chiama Ermes nella tragedia di Eschilo.
 
Di fronte all’implorare incessante di Grünlich, il banchiere passa alle offese: “Lei è un ganimede è lei, un balordo” Quindi gli rinfaccia il colpo grosso che ha fatto sposando una ragazza ricca. Un bel colpo che però è irripetibile.
“Parli piano” lo prega l’affarista messo assai male.
Keselmeyer rincara la dose dandogli del “bellimbusto,  disgraziato,  minchione,  povero sciocco”.
Grünlich promette di scrivere al suocero per impetrare del  denaro.
Quindi aggiunge questa domanda:“Ma se lui rifiuta?”
“Allora facciamo un piccolo fallimento”.
Questo rispose il banchiere e uscì remando come al solito con le braccia.
Grünlich tornò nello studiolo dove la moglie con l’annaffiatoio in mano lo guardò negli occhi.
Il marito le domandò: perché mi guardi così?
Mostrava i denti ma “la sua faccia rosea non possedeva la capacità di impallidire: era chiazzata di rosso come quella di un malato di scarlattina”.
 
Aggiungo due parole mie sul fallimento: fallisce solo chi prova a diventare quello che non è. Quando uno vuole diventare quello che davvero è non può fallire.
Sentiamo due classici antichi
Pindaro avverte: “ gevnoio oi\o~ essiv (Pitica II, 72), diventa quello che sei.
E Seneca: Seneca:"nulla res nos maioribus malis implicat quam quod ad rumorem componimur " (De vita beata , 1, 3), nessuna cosa ci avviluppa in mali maggiori che il fatto di regolarci secondo il "si dice". Cioè secondo i pregiudizi.
 
Bologna 14 ducembre 2023 ore 19, 08  
 
p. s.
 
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[1] The anatomy of human destructiveness, p. 67.

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