mercoledì 13 dicembre 2023

Ifigenia XCIII. L’inquisizione risibile. Seconda parte. L’assoluzione

A. Feuerbach, Iphigenie (1862)
La parte più importante dell’ispezione era finita. Allora le materie che contavano nel liceo classico erano latino e greco, anzi greco e latino. A me questo non dispiaceva. Dopo tutto dallo studio dei classici non solo ho imparato a parlare e a scrivere come si deve ma ho
 anche  tratto il fondamento della mia identità.
Comunque non trascuravo la storia greca e  romana, né l’italiano . Della nostra letteratura preferivo approfondire quella più legata agli autori greci e latini; inoltre mi stavo preparando anche su alcuni autori europei: soprattutto inglesi, tedeschi e russi per ampliare il mio repertorio e potenziare il mio metodo già allora comparativo.
 In quel tempo tale mevqod~, questa via, nella scuola non esisteva: nessuno mi aveva mai detto  che  Shakespeare  per alcuni drammi ha utilizzato  una traduzione inglese di una traduzione francese di biografie di Plutarco come quelle di  Giulio Cesare, di Antonio, e di Coriolano.
 
All’Università ero stato indirizzato a studiare T. S. Eliot dal professor Carlo Izzo cui sono  ancora grato. Leggendo La terra desolata  mi ero sentito incoraggiato e autorizzato ad accostare tovpoi usati in maniera simile da autori diversi  anche molto lontani nel tempo. Lo facevo d’istinto quando ero scolaro e ripresi a farlo insegnando.
 Studiando l’Antonio e Cleopatra di Shakespeare, per esempio, ripassavo la Vita di Antonio di  Plutarco e rivedevo la lingua inglese che mi era simpatica poiché me ne ero avvalso per corteggiare le ragazze straniere.
 
Il preside dunque passò all’insegnamento dell’italiano e mi domandò  su quali poeti avessi fatto lezione nei mesi precedenti. Sospettava che scegliessi e propagandassi testi eversivi o immorali.
 
 I rumores dei colleghi della cricca maligna facevano girare queste idiozie calunniose nei confronti miei e degli autori che preferivo. Questi erano spesso censurati o messi all’indice dai docenti rimasti  alla scuola manualistica e  acritica del loro buon tempo antico. Bastava la parola libido,  detta magari spiegando Freud, a metterli in allarme.  Tali pettegolezzi venivano riferiti anche alle mamme dei ragazzini. Le madri più intelligenti e colte si scandalizzavano non per la mia parresia nel riferire  gli autori ma per il fatto  che certi colleghi mi biasimavano  siccome non censuravo Freud appunto, o Catullo, o Marziale o Petronio.
Queste mamme non raggirabili mi erano simpatiche e non lo dissimulavo, anzi.
Una volta una di loro mi domandò: “che fa professore, mi corteggia?”
“Io sì- risposi- però se le dispiace le chiedo scusa”
“Non mi dispiace”, replicò, e quando la figlia non era più mia scolara, mi invitò a vedere Le nozze di Figaro. Che sia benedetta con altre donne, con altre mamme.
Questo fu un caso speciale, ma nessun genitore degli allievi del Minghetti condivise le critiche del preside e della sua cricca cui non piacevo ed era a me spiacente altresì.
 
Alla domanda dell’inquisitore risposi Foscolo, Leopardi e Pascoli.
Del poeta romagnolo l’improvvisato critico disse che era morboso, che era stato perfino in galera e certe sue poesie non erano adatte a studenti quindicenni.
Comunque se ai genitori io andavo bene, lui non poteva fare niente per impedirmi di impartire una pseudoeducazione che rasentava la corruzione dei giovani, mi disse una volta allargando le braccia.
Gli risposi che le sue accuse mi onoravano perché le stesse imputazioni aveva ricevuto Socrate.
“Lei sa com’è andato a finire, vero?”, provò a spaventarmi dando anche a vedere che conosceva la fine di Socrate e che era un uomo di spirito.
Stavo per risponde con ironia quasi offensiva: “No, me lo dica lei signor preside che scopre e sa mille cose rimaste celate a questo semplice professore di ginnasio!”.
Invece mi trattenni e risposi: “Non si preoccupi preside, io sopravviverò”.
 
Sono contento di avere messo alla berlina un dirigente maldisposto nei confronti dei docenti  che avevano uno stile diverso dal suo, cioè più bello e più fine.  Riconosco che non era un uomo del tutto cattivo, ma sono certo che con un preside come i due precedenti  -Davide Ciotti del Rambaldi e Piero Cazzani del Minghetti -avrei lavorato meglio nella scuola e i miei allievi avrebbero avuto un educatore assai più sereno.
Ifigenia avrebbe avuto un amante più contento.
Torno dunque alla storia d’amore che sto raccontando. Ora comprendo che se l’autunno seguente la relazione con questa ragazza si affloscerà un poco alla volta in maniera irreversibile, il decadimento sarà dovuto anche al mio impegno strenuo ed estenuante volto a colmare diverse lacune .
Indirizzavo quasi tutta la mia libido sullo studio. Dovevo leggere le opere degli autori a casa, riassumerle, poi imparare le mie sintesi commentate per non leggerle in classe.
Affrontavo con l’intento di capirli e averne una visione d’insieme  autori grandiosi come Shakespeare, Goethe,  Tolstoj, Dostoevskij, Proust, Thomas Mann, Musil, Hesse, Kafka, Ibsen, e pure autori italiani che non conoscevo bene come Svevo e Pirandello. Volevo fare ognora lezioni ottime, per interessare sempre i ragazzi e farli venire a scuola da me volentieri.  
Tutti, non uno di meno. Passai altri due anni così. In questo tempo passò anche Ifigenia. Lei sì che venne meno per sempre. E pure io a lei.
 
Bologna 13 dicembre 2023 ore 18, 36
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