venerdì 15 dicembre 2023

Ifigenia XCIV. La merenda del 28 di maggio. Prima parte

A. Feuerbach, Iphigenie (1862)
Il 28 maggio, nel pomeriggio inoltrato, Ifigenia ed io andammo con una coppia di amici sui colli lussureggianti.

Si camminava sui prati variopinti di erba e di fiori in rigoglio, palpitanti delle angeliche ali di farfalle multicolori, sonori dei canti musicali degli uccelli colorati, vivaci, felici per la giornata calda e serena mandata da Dio come preziosissimo dono a tutte le creature viventi.
Entrammo a mangiare un boccone in un’osteria gestita da due simpatiche vecchie sorelle. Pane con cacio e un bicchiere di vino. Dopo questa sobria merenda consentita dal pranzo mancato e meritata dall’amore di cui ci eravamo saziati a metà della giornata, Ifigenia venne a sedersi sopra le mie ginocchia con un movimento e con mosse affettuose, infantili. Mi pareva una sorella minore da educare.
La situazione era gradevole, però lì dentro non si vedeva il tramonto.
Nel tempo lontano quando ero un bambino e soffrivo le pene inflitte dall’iniqua stagione: il buio alle cinque dei pomeriggi annuvolati, il freddo che ammazzava gli animali e gli umani più deboli, la bora spietata, ebbene, a mezzo il verno quando nel cielo non si vedeva nemmeno una stella pur se a lungi invocata, io sognavo che era proprio il 28 di maggio: immaginavo   giardini odorosi di rose, una luce radiosa che danzava sull’erba, farfalle bianche aleggiare accoppiate  sui carciofi degli orti, vedevo papaveri ardenti punteggiare di segni scarlatti le ampie onde del grano già ricco di spighe più bionde che verdi mosse adagio da un vento caldo di paradiso, il garbino che allieta, sognavo una bambina bruna bruna,  quanto la mamma , intelligente, un’amica che mi invitava sorridendo ed era felice di giocare con me.
Questo sognavo nei cupi e gelidi inverni degli anni Cinquanta. Il più lungo fu quello del “nevone” che durò fino a marzo inoltrato.
Il 28 maggio era il dì preferito perché era già estate e per quasi un mese la forza del sole sarebbe cresciuta ancora con i suoi benefici meravigliosi.
 Fin  da bambino ai primi di luglio, con lo scemare dei minuti di luce e il taglio violento, crudele del grano, sentivo la morte dell’estate e mi si spezzava il cuore. Allora come ora.
Il 28 maggio del 1979 quel mio desiderio infantile si avverava del tutto, nello splendore della natura, nella presenza della ragazza bruna e bella, una venticinquenne che voleva essere educata da me e pure giocare con me: figlia e sorella spirituale, collega, compagna, amica e amante.
 
Bologna 15 dicembre 2023 ore 10, 25. 
giovanni ghiselli
 
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