lunedì 25 dicembre 2023

T. Mann. I Buddenbrook. 34

IV, 10. Prima parte. La forza di Tony. E la mia

 
Tony era tornata a vivere nel palazzo della Mengstrasse. La sua situazione di signora separata dal marito le imponeva il massimo riserbo.
 
 Sarà difficile comprendere questo al giorno di oggi ma ricordo che quando studiavo al liceo Mamiani di Pesaro (1958-1963) ancora  mi vergognavo di avere i genitori separati. Perfino la zia più attempata diceva a mia madre che la sua posizione non era dignitosa. Mi confermavo nel proposito di non sposarmi mai.
 
Tony del resto possedeva la bella dote di sapersi adattare a qualunque situazione con intelligenza e abilità trovando il lato bello in ogni mutamento. Per fare questo è necessario un grande compiacimento di sé.
 
Personalmente l’ho raggiunto a un’età più avanzata di quella di Tony.
 
La ragazza aveva un buon rapporto con il padre che non si sentiva del tutto senza colpa e voleva compensare la sorte dolorosa della figlia con raddoppiato affetto. La vita, come si vede, toglie da una parte e dà dall’altra.
 
Quando gli eventi mi tolseri  il lavoro al liceo mi diedero Ifigenia e più avanti mi riportarono al liceo poi addirittura mi fecero avere dieci anni di contratti all’Università  e finora venti anni di  inviti a tenere lectiones magistrales  in convegni e festival prestigiosi.
 
Non bisogna mai dimenticare il saggio ammonimento di Archiloco:
" animo, animo sconvolto da affanni senza rimedio
sorgi e difenditi dai malevoli, contrapponendo
il petto di fronte, piantandoti vicino agli agguati dei nemici
con sicurezza: e quando vinci, non gloriartene davanti a tutti,
 e, vinto, non gemere buttandoti a terra in casa.
 Ma nelle gioie gioisci e nei dolori affliggiti
non troppo: riconosci quale ritmo governa gli uomini. (mh; livhn: givgnwske d  j oi|o~ rJusmo;~ ajnqrwvpou~ e[cei, (fr.128 West).).
 Questi versi contengono alcune norme basilari della civiltà classica e della cultura europea. Hanno dei precedenti nei vesi di Omero e un seguito infinito, tanto che sembrano riecheggiare dal fondo dei secoli nell'anima del lettore anche non esperto di greco.
Riferisco alcune testimonianze
 L'idea del tollerare con forza le avversità, si trova nell'Odissea , quando Ulisse, davanti allo scempio che vede in casa sua, invita il proprio cuore a sopportare i mali con il ricordo di mali ancora peggiori già superati:
"sopporta, o cuore un altro dolore più cane sopportasti una volta/ (tevtlaqi dhv kradivh: kai; kuvnteron allo pot j etlh")
quel giorno quando, irrefrenabile possa, mi mangiava il Ciclope
i gagliardi compagni: e tu resistevi, finché l'ingegno
ti tirò fuori dall'antro dove credevi che saresti morto"(XX, 18-21).
 Un motivo dunque che può sollevarci l'animo nelle disgrazie  è il ricordo di un precedente successo.
 
Anche Saffo nella pena amorosa impiega questo balsamo quando rammenta che Afrodite immortale dal trono variopinto una volta venne e le disse: "Chi ti fa torto, Saffo? Se fugge, presto ti inseguirà, se non accetta doni, te li offrirà, se non ama, presto ti amerà anche se non vuole"(fr.1 LP, vv.20-24). La persona nobile infatti non dimentica il bene.
 
Nell’Eracle[1] di Euripide, Anfitrione esorta la nuora Megara a sperare, nelle grandi ambasce in cui si trovano durante l’assenza di Eracle e perseguitati da Lico: il vento sfavorevole potrebbe cambiare: infatti  anche le sciagure degli uomini si stancano (kavmnousi gavr toi kai; brotw'n aiJ sumforaiv, v. 101), e le raffiche dei venti non hanno sempre la stessa potenza. Gli uomini di successo non rimangono fortunati sino alla fine. Essere angosciato è tipico dell’uomo vile: “to; d j ajporei'n ajndro;~ kakou' (v. 106).
 
Quindi Virgilio: “O passus graviora, dabit deus his quoque finem[2]. Né tralasciavo di aggiungere: “ revoca animum  maestumque timorem- mitte; forsan et haec olim meminisse iuvabit (…) dura et te rebus serva secundis”[3].
 
Infine Ovidio: “Perfer et obdura: dolor hic tibi proderit olim/saepe tulit lassis sucus amarus opem[4].
 
Sono parole che mi hanno aiutato superare le fasi molto difficili della mia vita.
Ho imparato. Oggi è Natale e sono solo e non me ne dolgo, anzi. Cenoni o pranzoni  o giochi dell’oca. mercante in fiera o altri passatempi del genere in famiglia non sono fatti  per me. Lavorerò fino a mezzogiorno poi andrò in bicicletta. Oggi il sole è davvero invitto: minoresque cadunt altis de domibus umbrae. Nel pomeriggio e di sera vedrò cosa mi andrà di fare e potrò fare. Tutto può essere. Niente di obbligatorio. Certo non il cenone abominevole.
Nel mio calendario non ci sono feste comandate, solo impegni culturali e feriali.
 
Del resto il padre di Tony non parlava del genero imbroglione: “nel suo orgoglio di commerciante si sentiva molto offeso e masticava in silenzio l’umiliazione di essersi lasciato mettere nel sacco così scioccamente”
Quando però il fallimento della casa B. Grünlich  venne dichiarato, il console intentò il processo di divorzio.
Tony fu orgogliosa di trovarsi al centro di un vero processo.
 
Vedete come basta poco per sentirsi orgogliosi nei momenti di debolezza.
Nella fase più depressa della mia vita quando mi sentivo ed ero disprezzato da tutti, a partire da me stesso, mi stupivo se qualcuno mi salutava chiamandomi per nome.
 
Tony quando parlava del processo con il console lo chiamava padre mio invece che babbo come al solito. Mi piacerebbe avere il testo tedesco.
 
Sono contento che non compaia il ridicolo papà ora in uso.
 
Con il senno del poi Tony ha capito perché l’ex marito non voleva che andasse in città e frequentasse delle famiglie: temeva che venisse a sapere “degli impicci nei quali si trovava” p. 149.
Nel febbraio del 1850 il matrimonio fu  legalmente  sciolto. Tony ha 23 anni e dice al padre che il suo divorzio è una macchia nella storia di una famiglia.
“Ma stai tranquillo, ci penserò io a cancellarla. Sono ancora giovane. Non ti pare che sono abbastanza carina?”. Tony è la persona più forte della famiglia in decadenza.
Dice ancora: “Non posso mica rimanere per tutta la vita quell’oca che ero quattro anni fa. La vita ti trascina inevitabilmente. Certamente mi sposerò di nuovo” p. 150. Ha la forza di reagire, quella che ci salva la vita.
 
Bologna dies natalis 2023 
giovanni ghiselli

p. s.
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[1] 415ca
[2] Cfr. Eneide, 1, 199, o tu che hai provato difficoltà più pesanti, un dio porrà fine anche a questa.
[3] Cfr. Eneide, 1, 202 sgg. Riprendi il coraggio e caccia via il timore che ti rattrista, (…) tieni duro e mantieniti in forma per la vicende propizie.
[4] Amores, III, 11, 7-8, sopporta e tieni duro, un giorno questo dolore ti gioverà: spesso una pozione amara ha portato aiuto agli affaticati.

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