Nel quotidiano “la Repubblica” di oggi leggo un articolo di Annalisa Cuzzocrea intitolato La scuola senza integrazione.
La giornalista omette di ricordare che la base di una buona scuola è data da insegnanti preparati con lungo studio ciascuno nella propria materia, e pure capaci di insegnarla rendendola interessante e facendola amare, quindi studiare ai discenti.
Sembra che signora o signorina, probabilmente laureata, non metta però piede in una scuola secondaria inferiore o superiore da molto tempo.
Sentite queste parole: “Non si tratta del latino alle medie: far studiare la struttura della lingua da cui provengono l’italiano, il francese, lo spagnolo, è uno degli strumenti che gli insegnanti utilizzano già oggi, in molte scuole secondarie di primo grado”.
Intanto io aggiungerei l’inglese: “lingua d’origine germanica profondamente latinizzata” (Tullio De Mauro, Storia linguistica dell’italia Repubblicana dal 1946 ai nostri giorni, p, 39)
Procedo negando che molti scolari delle medie di oggi e gran parte dei liceali siano in grado di intendere il latino e quindi di capire gli etimi, i significati veri della lingua italiana.
Riferisco un’altra frase che non tiene conto della verità effettuale della scuola ma consegue alla immaginazione di essa,
“Davvero pensiamo ancora abbia senso studiare solo l’Occidente, come se intorno esistesse solo barbarie? E non crediamo invece che dovremmo capire di più l’Oriente, il Medio Oriente, la Cina e il Giappone, l’India, Paesi la cui forza demografica e la cui spinta economica stanno cambiando il mondo?”
Ma sì cara Annalisa, di tutto e di più, peino di più. A chi affidiamo questi insegnamenti che al pari del latino richiedono decenni di studio per essere validi o almeno decenti? In questo modo si va sempre più verso la ciancia tuttologica e nello stesso tempo micrologica, la chiacchiera vuota di sapere e di sapienza. L’insegnamento di una disciplina va assegnato a uno specialista della stessa.
La scuola media inferiore e superiore deve impartire una cultura generale che metta in grado di seguire le specializzazioni successive affidate a specialisti di valore appunto.
Frequento la scuola dal primo ottobre del 1950: fino al 1968 da studente, poi da insegnante alle medie per 5 anni, in un professionale per 1 anno, al ginnasio per 13 anni, gli altri trenta al liceo e nella SSIS dove insegnavo come si insegna il greco. Oggi ho 80 anni e tengo conferenze in vari luoghi, comprese le scuole.
Ogni lezione fatta come si deve richiede ore di preparazione anche dopo una vita passata a studiare. Quindi mi faccia il piacere: si renda conto che è necessario “insudare molto nelle cose” per farle bene, come ebbe a scrivere il “celebre segretario fiorentino: mariolo sì, diceva don Ferrante, ma profondo”. La saluto sine ira verum potius cum studio.
Bologna 17 gennaio 2025 giovanni ghiselli
p. s.
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