venerdì 2 maggio 2025

Omero Odissea X parte. Omero insegna anche le buone maniere.


Torniamo al primo canto dell’Odissea quando Zeus risponde alla figlia Atena che sta intercedendo in favore di Odisseo poiché  lo considera un alter ego in forma umana

  Zeus prosegue spiegando  la ragione dell'ostilità di Poseidone, il quale è irato poiché Odisseo aveva acciecato suo figlio, il Ciclope Polifemo. Il dio supremo  dice pure che Poseidone aveva generato Polifemo con la ninfa Toosa, figlia di Forchis (vv. 70-71).

Perché tante notizie? Questa dovizia, e minuzia di dettagli fa parte della volontà dell'autore di non essere elusivo né allusivo: insomma di spiegare tutto:"i poemi omerici non tengono nulla celato", siccome "in essi non esiste nessuna dottrina né un secondo senso segreto",  fa notare Auerbach[1].

Quindi Zeus  promette aiuto a Odisseo, e Atena decide che si mandi Ermes da Calipso, a ingiungerle di lasciar partire il suo prigioniero, mentre lei andrà personalmente a Itaca per spronare Telemaco al viaggio a Pilo, da Nestore, e a Sparta, da Menelao, per cercare notizie del padre. Segue una descrizione alquanto  particolareggiata dei preparativi della dea prima di fare un balzo dall'Olimpo alla soglia dell'atrio del palazzo di Itaca.

Ella dunque si legò sotto i piedi i sandali belli, immortali, d'oro che la portavano sul mare e sulla terra sconfinata insieme con i soffi dl vento. Questi tre versi (I, 96-98) sono sono quasi integralmente ripetuti nel V canto (vv. 44-46) dove è descritta la partenza di Ermes per l'isola di Ogigia.  Tali ripetizione fanno parte della tecnica formulare. L’aedo aveva un repertorio al quale poteva attingere impiegando gli stessi versi quando si ripeteva la stessa situazione

Segue la descrizione ancora più dettagliata dell'asta, robusta, puntuta di bronzo aguzzo, pesante, grande, solida con cui ella abbatte le schiere degli uomini forti se si adira con loro, la figlia di padre potente (I, vv. 99-101).

Arrivata nel portico davanti all'ingresso del cortile del palazzo di Itaca, Atena prende l'aspetto di un uomo straniero  e ospite , di Mente capo dei Tafi. Le prime persone che il poeta ci mostra nel palazzo sono i pretendenti arroganti ("mnhsth'ra" ajghvnora"", v. 106). Cosa facevano? Si divertivano giocando (con le pedine), mangiando e bevendo.

 

 

I proci quali uomini privi di bisogni spirituali.

Per ora questi proci sono soltanto dei gozzovigliatori e scialacquatori, del resto di roba altrui. Fanno una vita che è in un certo modo l'antitesi di quella di Odisseo: priva di ogni tensione verso l'apprendere. Un'esistenza che anticipa quella del filisteo, "l'uomo privo di bisogni spirituali...di conseguenza le ostriche e lo champagne sono il punto culminante della sua esistenza, e lo scopo della sua vita consiste nel procurarsi tutto ciò che contribuisce al suo benessere materiale"[2].

 

Il vero peccato dei proci  è di essere più animali che uomini, mentre la virtù di Odisseo è quella di essere un uomo prima di tutto: l'  [Andra del primo verso dell’Odissea con quello che segue.  

In questo ambiente, Telemaco che è un giovane di buona natura non si trova a suo agio, e non solo perché vengono consumati i suoi beni. Chi è abituato a riflettere non sopporta le compagnie dei crapuloni dalla vita simile a quella delle bestie.

 

Telemaco sedeva tra loro ma era afflitto nel cuore . E' il disagio di chi ha cuore ("h\tor", v. 114) e si trova in mezzo a gente che non ce l'ha. Vi sarà capitato di finire in un ambiente, per esempio una festa, o, molto peggio, in una situazione domestica di imbecilli spietati: si prova la sofferenza del pesce fuor d'acqua o, come mi diceva un'ex allieva , quella dell'animale finito in un branco che non è il suo.

 Così a disagio in mezzo a gente non autentica si trova l'Idiota  di Dostoevskij nel salotto degli Epančin dove non potrà fare a meno di rompere il vaso cinese, secondo la profezia di Aglaja:"Dovete almeno rompere il vaso cinese nel salotto! E' stato pagato caro"[3].

Telemaco stava tra i pretendenti pensando al padre quando vide l'ospite e si sdegnò che rimanesse a lungo in piedi sulla porta (vv. 119-120).

L'ottima educazione di Telemaco.

Nell'Odissea  "i maltrattamenti inflitti agli ospiti sono una colpa grave, soprattutto grave perché appunto essa contamina la casa del re in quanto istituto pubblico, e pertanto dovrebbe ricadere su tutta la comunità. Qui si esce dal terreno problematico del moralismo generico e si passa nella sfera di quei doveri sociali che per l'Odissea come per l'Iliade hanno valore assoluto: in una società in cui non ci si può appellare a leggi scritte e l'individuo può contare soltanto sulla protezione della sua comunità gentilizia, il rispetto per l'ospite indifeso è un dovere sacrosanto. Omero lo sa benissimo, tanto è vero che, a strage compiuta, accorgendosi che questo è l'unico motivo adeguato per tanto spargimento di sangue, fa dire a Odisseo che i pretendenti sono finiti così perché non rispettavano gli ospiti"[4].         

Telemaco dunque andò a riceverlo, gli prese la destra, gli disse: Salve ospite ( "Cai're, xei'ne", v. 123) sarai accolto amichevolmente da noi, poi, quando avrai gustato del cibo dirai di che cosa hai bisogno. Quindi gli preparò il posto in disparte dagli altri, dai proci, perché l'ospite non prendesse a noia il desinare molestato dal rumore ("  [anihqei;"[5] ojrumagdw'/", v. 133).

Ho riferito questi versi per indicare l'ottima educazione di Telemaco. Che si tratti di insegnare le buone maniere o la grandezza eroica, Omero, nonostante il biasimo di Platone, è stato uno dei principali educatori dell' Europa civile.

 Quintiliano gli riconosce ancora questa importanza nella Roma dei Flavi:" Ideoque optime institutum est, ab Homero atque Vergilio lectio inciperet... Interim et sublimitate heroi carminis animus adsurgat et ex magnitudine rerum spiritum ducat et optimis imbuatur " (Institutio Oratoria , I, 8), perciò si è stabilito ottimamente che la lettura cominci da Omero e da Virgilio...Intanto con la sublimità del canto eroico si sollevi lo spirito e ricavi ispirazione dalla grandezza dei temi e si educhi con le azioni migliori.   

Secondo Jaeger tutta l'umanità dell'Odissea  è altamente civile.

Ne riferisco alcune affermazioni :" La nobiltà dell'Odissea è una classe chiusa, fortemente consapevole del proprio privilegio, della propria signoria, della propria maggior finezza di costumi e di vita. Invece delle grandiose passioni, delle figure gigantesche e dei destini tragici dell'Iliade , nel poema più recente troviamo gran numero di figure d'altra natura, di proporzioni più umane. Hanno tutte qualche cosa d'umano, di benevolo; nelle parole e nei casi loro domina ciò che in termine d'arte la retorica posteriore chiamerà ethos . Il commercio degli uomini tra loro ha qualche cosa di civilissimo: il contegno assennato e sicuro di Nausicaa di fronte all'apparizione sconcertante d'Odisseo sospinto ignudo dalle onde, implorante aiuto; Telemaco di fronte all'ospite suo Mente, poi alla corte di Nestore e di Menelao; la casa d'Alcinoo, l'accoglienza ospitale fatta al grande straniero e il commiato, straordinariamente cerimonioso, di Odisseo da Alcinoo e dalla sua consorte; del pari l'incontro di Eumeo, il vecchio porcaro, col vecchio padrone trasformato in mendicante.

 Alla genuina educazione dell'animo che si manifesta in queste scene ne fa peraltro riscontro un'altra, diventata mera correttezza formale, quale sempre sorgerà là dove sia tenuta in gran conto la distinzione della parola e del contegno. Persino il modo di trattarsi fra Telemaco e gli orgogliosi e prepotenti Proci, ad onta dell'odio reciproco, sono d'una cortesia impeccabile"[6].

Con quest'ultima osservazione non sono d'accordo. Telemaco, abbiamo visto, soffre la maleducazione dei pretendenti che fanno chiasso.

 

Bologna 2 maggio 2025 ore 19, 16 giovanni ghiselli

p. s.

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[1]Mimesis , p. 15.

[2]  A. Schopenhauer, Parerga e Paralipomena , Tomo I,  pp. 462-463.

[3]Dostoevkij, L'idiota , p. 663.

[4]F. Codino, op. cit., p. 121.

[5]Participio aoristo passivo di ajniavw.

[6]Jaeger, Paideia , pp. 57-58.

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