mercoledì 21 maggio 2025

Omero Odissea, XXI parte, terzo canto.


 

La menzione dell'assassinio di Agamennone apre il tema della morte orribile del re di Micene sulla quale Telemaco interroga Nestore.

Odissea III, vv, 254-272.

Nestore rievoca la storia di Egisto, il seduttore che si adoperava per incantare la moglie di Agamennone mentre gli Achei combattevano a Troia. In un primo tempo Clitennestra si rifiutò poiché era di animo nobile, ed era assistita dall’aedo che l'Atride aveva lasciato nella reggia, ma poi venne domata e cedette, mentre il cantore fu deportato su un'isola deserta,  come preda  e cibo di uccelli. Se Menelao avesse trovato vivo il cugino, anche il cadavere  di quello sarebbe stato dilaniato da cani e uccelli.

Ho scelto questi versi poiché avranno echi nella tragedia. Per commentarli utilizzerò in particolare la conoscenza di Eschilo.

 

    Vediamo intanto i versi 254- 257 con un paio di schede

v254:"Certo io figliolo tutta la verità -ajlhqeva-  ti dirò ajgoreuvsw-

 La verità, ajlhvqeia, formata da aj- privativo e dalla radice laq-lhq- presente in lanqavnw, è la “non latenza”. “La radice deriva dall’indoeuropeo *ladh- che ha dato come esito in greco laq-, in latino lat-[1], da cui lateo, rimango nascosto.

I Greci “dovettero sempre strappare l’essere all’apparenza e proteggerlo contro di essa.

Solamente nel perdurare della lotta tra essere e apparenza essi sono giunti a conquistare l’essere all’essente e a condurre l’essente alla stabilità e alla non latenza: gli dèi e la città, i templi e la tragedia, gli agoni ginnici e la filosofia; ma tutto ciò nel bel mezzo dell’apparenza dovunque in agguato, assumendola seriamente, coscienti della sua potenza” [2].

 

ajgoreuvsw: futuro di ajgoreuvw che significa "parlo nell'assemblea" e dunque Nestore preannuncia un discorso politico poiché  racconta un fatto di interesse pubblico.

vv. 255-257:"Certo questo anche tu lo capisci come sarebbe successo/se  nel palazzo avesse trovato  Egisto vivo/l'Atride tornando da Troia, il biondo Menelao".-

 Questo "anche tu" potrebbe essere scortese, ma Nestore ha chiamato Telemaco tevknon, figliolo, creatura e dunque implica, "sebbene giovanissimo e privo di esperienza"-

"la lingua omerica è...una Kunstsprache : una lingua stilizzata, convenzionale, artificiosa che volutamente è lontana dalla lingua d'uso"[3]. Eppure “l’uso” dei poemi omerici è in auge da più di due millenni e mezzo.


 

Egisto, l'effemminato donnaiolo, e Clitennestra, la donna di audacia virile. Sesso e carattere  di Weininger. Androgini adulteri e omosessuali secondo l'Aristofane del Simposio  platonico.

Egisto è un personaggio esecrato nella letteratura greca: traditore, imbelle, effemminato e assassino. Nell'esodo dell'Agamennone  di Eschilo, che drammatizza il ritorno e l'uccisione del re, il coro di vecchi argivi lo apostrofa chiamandolo donna (guvnai, v. 1625) e aggiungendo: tu che stavi in casa disonorando il letto dell'eroe, hai progettato questa morte contro l'eroe condottiero?

“Egisto compare ora al fianco di Clitennestra: ridicola comparsa che esprime una meschina soddisfazione per la morte del potente rivale e mostra subito i tratti odiosi del tiranno usurpatore. I cittadini, prima rispettosi verso la Tindaride, coprono di insulti il suo complice e amante. Egisto è nudo di qualsiasi carisma e si difende con la prepotenza, arrogante e patetica, tipica del parvenu del potere: minaccia punizioni e sanzioni, carcere e torture. Il figlio di Tieste annaspa per cercare di aggiudicarsi un ruolo forte nel progetto e nell’esecuzione dell’assassinio: nobilita la sua viltà con l’invenzione di vendette ancestrali. Ma i vecchi cittadini di Argo lo conoscono, vedono e sanno: lui, femmina, non avrebbe mai osato affrontare il re e sfidarlo. Non fu Egisto a vibrare il colpo mortale; neppure davanti al corpo nudo e indifeso di Agamennone, immerso nel bagno ristoratore, neppure allora seppe trovare il coraggio di colpire: Tu sei un vile. Clitennestra, la donna, lo uccise. Clitennestra sollevò la spada pesante, Clitennestra menò il fendente fatale mentre Egisto stava in disparte, impotente, ad attendere che tutto fosse compiuto. Tutto: anche la personale vendetta del figlio di Tieste contro il figlio di Atreo. Solo ora, quando tutto è finito, avanza diritti sul trono: di più, avanza diritti sulla morte del re.

Ma Clitennestra è ora il re: lei seppellirà il cadavere e terrà Egisto, come paredro, al suo fianco”[4].

 

Nelle Coefore Oreste si convince del dovere di uccidere tanto Egisto quanto la propria madre per diversi motivi: c’è l’ordine del dio (Apollo), il dolore per il padre, la povertà che lo opprime e la necessità che i reduci da Troia non siano soggetti a due femmine: “qhvleia ga;r frhvn” (v. 305), infatti cuore di femmina (è Egisto).   

"Nella coppia Egisto-Clitennestra, è Clitennestra l'uomo, è Egisto la donna[5].

Tutti i poeti tragici concordano nel dipingere Egisto come un effemminato, un vigliacco, un voluttuoso, un donnaiolo, che si fa strada per mezzo delle donne e non conosce, in materia di armi e di battaglie, altro che quelle di Aphrodite[6].

Clitennestra invece pretende di assumere le virtù e i rischi di una natura pienamente virile[7]. Riflessiva, autoritaria e audace, fatta per comandare, essa respinge con alterezza tutte le debolezze del suo sesso; si ritrova donna-ci vien fatto chiaramente capire-soltanto a letto"[8].

 

Come si concilia l'effeminatezza con l'attrazione per le donne? Secondo Otto Weininger "sono proprio soltanto gli uomini con qualità femminili quelli che corrono continuamente dietro a qualche sottana e trovano il loro maggior interesse negli amori e nei rapporti sessuali"[9].

Concordo su questo.

Una teoria non molto dissimile da quella che Platone attribuisce ad Aristofane nel Simposio : quelli che derivano dal taglio di un maschio tutto pieno , ossia gli omosessuali maschi, discendenti dal sole, sono i migliori tra i fanciulli e i giovani poiché sono i più virili per natura ("aJvte ajndreiovtatoi o[nte" fuvsei", 192)). Essi si comportano così non per impudenza ma per l'indole forte, generosa e virile, siccome amanti di ciò che è loro simile ("to; oJvmoion aujtoi'" ajspazovmenoi"). Sono i soli capaci di vita politica.

Gli eterosessuali invece, che discendono dalla luna e provengono dal taglio di quello che allora si chiamava androgino,: "filoguvnaikev" te eijsi kai; oij polloi; tw'n moicw'n ejk touvtou tou' gevnou" gegovnasin, kai; o{sai au\ gunai'ke" fivlandroiv te kai; moiceuvtrai ejk touvtou tou' gevnou" givgnontai."(191d-e), sono amanti delle donne e la maggior parte degli adulteri sono derivati da questo genere, e quante invece sono donne, amano gli uomini e sono adultere e derivano da questa razza.

Sul libertinaggio degli eterosessuali Tolstoj scherza  con intelligenza:" I libertini, queste Maddalene di sesso maschile, hanno un segreto senso della propria innocenza, né più né meno come le Maddalene femminili, e basato sulla medesima speranza di perdono:"Tutto le sarà perdonato, perché ha molto amato; e a lui tutto sarà perdonato, perché si è molto divertito"[10].

"Se si vuole davvero possedere una donna, bisogna imparare a pensare come lei"[11].

Infine le donne provenienti dal taglio di una femmina integrale discendono dalla terra e diventano ejtairivstriai, lesbiche.

 

    In conclusione Egisto e Clitennestra sono tra i mostri che la classicità deve eliminare. Essa "non è chiarezza sin dall'inizio, bensì contesa giunta ad unità, discordia conciliata, angoscia risanata"[12]. Snell attribuisce alla tragedia tale costituzione della classicità ma il processo è già molto avanzato nell'Odissea .


xanqo;~ Menevlao~ (v. 257) il biondo Menelao.

I colori umani (Nietzsche). I colori vivi e i colori smorti (Leopardi)

 Un  commento vecchio, di quelli che si usavano nei primi anni sessanta, collega questo colore di capelli alle "case dinastiche doriche" le quali "in questo medioevo protoellenico erano quasi tutte di origine settentrionale, signori dai capelli biondi e dalla bianca carnagione, alti di statura; tipi nordici, insomma che nettamente si distinguevano dalla popolazione mediterranea generalmente piccola e bruna"[13].

Penso per esperienza che il colore dei capelli più apprezzato è quello meno diffuso: i capelli neri ai nordici piacciono più di quelli biondi e viceversa. Ne inferisco che i Greci al tempo di Omero erano già prevalentemente scuri e quindi attribuivano colori chiari a persone speciali.

Ma sul rapporto dei Greci con i colori, sulla preponderanza di quelli umani, sentiamo Nietzsche: "Cecità cromatica dei pensatori . Quanto diversamente i Greci hanno veduto la natura, se siamo costretti a riconoscere che i loro occhi erano ciechi per l'azzurro e il verde, e invece del primo vedevano un bruno più scuro, in luogo del secondo un giallo (giacché designavano con la stessa parola, per esempio, il colore dei capelli bruni, quello del fiordaliso e del mare meridionale, e con la stessa parola il colore delle piante più verdi e della pelle umana, del miele e della resina gialla: sicché, stando alle testimonianze, i loro grandissimi pittori hanno ritratto il loro mondo solo col nero, il bianco, il rosso e il giallo),-quanto diversa e quanto più vicina agli uomini dovette apparire loro la natura, dal momento che ai loro occhi i colori degli uomini erano anche nella natura preponderanti e questa nuotava, per così dire, nell'atmosfera dei colori umani! (Azzurro e verde disumanizzavano la natura più di ogni altro colore). Su questo difetto  è cresciuta rigogliosa la giocosa leggerezza, tipica nei Greci, con cui essi vedevano i processi naturali come divinità e semidei, cioé come figure in forma umana"[14].

“i contadini, e tutte le nazioni meno civilizzate, massime le meridionali, amano e sono dilettate soprattutto da’ colori vivi. Al contrario le nazioni civili, perché la civiltà che tutto indebolisce, mette in uso e in pregio i colori smorti ec.[15]

Bologna 21 maggio 2025 ore 10, 46 giovanni ghiselli

 


 

 

 

 



[1] G. Ugolini, Lexis, p. 288.

[2]M. Heidegger,  Introduzione alla metafisica, pp. 115.

[3]Cantarella-Scarpat, op. cit., p. 165.

[4] Monica Centanni, Nemica a Ulisse, pp. 94-95.

[5]Si veda lo studio, rigoroso e fine, di R. P. Winninton-Ingram, Clytemnestra and the Vote of Athena , in "Journal of Hellenic Studies", 1948, pp. 130-47.

[6]Ecco, a titolo di indicazione, alcuni passi dei tre tragici greci che hanno trattato lo stesso tema: Eschilo, Agamennone  1224, 1259, 1625 sgg., 1635, 1665, 1671; Coefore  304; Sofocle, Elettra  299-302; Euripide, Elettra   930 sgg.

[7]Eschilo, Agamennone  10-11, 258, 1251, 1258, 1377 sgg. , cfr. anche l'ironia di 483 e 592 sgg.; Coefore , 664 sgg.; Sofocle, Elettra  650 sgg. , 1243; Euripide, Elettra   930 sgg.  

[8]J. P. Vernant, Mito e pensiero presso i Greci , p. 159.

[9]Sesso e carattere , p. 113.

[10]Guerra e pace , p. 855.

[11] Carlos Ruiz Zafòn, L'ombra del vento,  p. 129.

[12]B. Snell, Eschilo e l'azione drammatica , p. 141.

[13]Omero, Odissea,  Libro Terzo, Introduzione e Commento di Corrado Mascetta, Signorelli, Milano, 1946.

[14]F. Nietzsche, Aurora , V. 426

[15] Leopardi, Zibaldone, 1668.

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