vv. 258-261:" e allora su quello morto non avrebbero neppure versato la terra del tumulo,/ma di fatto lo avrebbero divorato i cani e gli uccelli/buttato nella pianura lontano dalla città, né alcuna/delle Achee lo avrebbe pianto: infatti tramò troppo grave misfatto".
Il tema della sepoltura caro a Sofocle.
Quello morto tw` qanovnti (v. 258) è Egisto.
Versare la terra sul cadavere formando il tumulo è l'onore funebre che non deve essere reso ai traditori. Questo è l'ordine contenuto dall'editto di Creonte nell'Antigone di Sofocle.
Ma Antigone compiendo un'illegalità santa (o{sia panourghvsa" j", Antigone, v. 74) va a onorare il fratello spargendogli sulla pelle l'assetata polvere e compiendo i sacri riti necessari (vv. 246-247), che consistono sempre in un versamento:" E con le mani subito porta l'assetata polvere,/e recinge il morto con libagioni versate tre volte/dalla ben battuta brocca di bronzo tenuta in alto"( Antigone, vv. 429-431)- Essere divorato da cani e volatili è la conseguenza della mancata sepoltura. Sempre nell'Antigone , la protagonista denuncia la disumanità di Creonte che ha ordinato di lasciare Polinice "senza lacrime, senza sepolcro, dolce tesoro/per gli uccelli che lo fissano in vista del piacere del pasto"( Antigone, vv. 29-30).
"Meglio se le gazzarre degli uccelli-si spengono inghiottite dall'azzurro"[1].
Differenza tra Egisto e Odisseo.
Anche Egisto dunque è stato un astuto macchinatore (mhvsato 261 da mhvdomai cfr. latino meditor, escogito) ma, rispetto a Odisseo, rappresenta il lato negativo di questa attitudine. "Ulisse, nonostante sia caratterizzato dalla stessa forma di intelligenza che contraddistingue Egisto, si pone tuttavia anche all'estremo opposto. Ulisse infatti rappresenta la faccia positiva di questa ingannevole astuzia, il cui aspetto negativo si ricava chiaramente dalla condotta di Egisto. Costui infatti attende in agguato e all'interno della casa di un altro: la sua astuzia diviene proditoria slealtà e usurpazione. Ulisse, dopo i tanti pericoli che stanno ad attestare la sua provenienza da fuori, dall'ambito del rischio che si addice all'uomo virile, entra travestito, occultando le sue insidie come un cacciatore di frodo, ma entra in casa sua. L'inganno di Egisto cela una verità che era manifesta a tutti; quello di Ulisse manifesta una verità che era nascosta"[2].
-e[rgon: nel senso di "misfatto". La posizione di questa parola, che, doppiamente rafforzata da mavla e da mevga, chiude il secondo emistichio (successivo alla cesura pentemimera) dalla triplice allitterazione, contribuisce a mettere in rilievo la condanna del crimine di Egisto.
Con e[rgon- v. 261) sono etimologicamente imparentati l’inglese work, “opera, lavoro”, e il tedesco Werk, “opera”.
vv. 262-264:"Noi infatti stavamo laggiù a compiere molte/ imprese; quello invece tranquillo- eu[khlo~- nella parte più interna -mucw`/- di Argo che nutre cavalli/molto cercava di sedurre con le parole la moglie- a[locon- di Agamennone".
- -a[locon v. 264 sostantivo formato da aj-copulativo+ il grado forte di levco"=letto. Anche nell'Agamennone di Eschilo la moglie fedifraga e assassina viene denominata con un vocabolo che contiene il letto (eujnhv) poiché queste grandi tragedie matrimoniali hanno sempre a che fare con il letto:"ajll j a[rku" hJ xuvneuno", hJ xunaitiva-fovnou", vv. 1116-1117, ma è una rete la compagna di letto, la complice dell'assassinio.
-eu[khlo" (v. 263) con mucw'/ (ultima sillaba abbreviata per correptio in iato con il successivo [Argeo~- ) che indica la parte più interna di un luogo, significa l'uomo imboscato, in contrasto non positivo rispetto a quelli che compiono imprese.
Tale accidioso appartarsi dalla guerra e dalla politica, che qui viene malvisto, anche perché si accompagna a un'attività di seduttore- qevlgesken – 264) , nella letteratura ellenistica e anzi già a partire da Euripide diviene un segno di intelligenza o un modo per evitare i dolori più gravi.
Nel mito di Er, Platone fa scegliere allo stesso Odisseo, guarito da ogni ambizione per il ricordo dei travagli precedenti, la vita di un uomo privato e tranquillo ("bivon ajndro;" ijdiwvtou ajpravgmono"", Repubblica 620c).
Agonisti e imboscati.
Le imprese (a\qloi v. 262) degli eroi agonisti sono belliche e pure sportive. Nell'Elettra di Sofocle dove Oreste chiede al pedagogo di raccontare la sua (falsa) morte per un fatale accidente "a[qloisi Puqikoi'sin"(v. 49) ai giochi Pitici, chiamati più avanti, all'inizio del racconto stesso "gare delfiche" (v. 682).
Gli eroi omerici si cimentarono a Troia. "Tutta la vita, l'aspirazione loro è un continuo zelo di cimentarsi, un gareggiare per la palma. Quindi l'inesauribile diletto della narrazione poetica di tali aristìe. Anche in pace la brama di gare dell'areté virile si procaccia l'occasione d'affermarsi nei ludi, quali l'Iliade descrive persino nelle brevi pause della guerra, nei ludi funebri in onore di Patroclo caduto. Il motto dell'uomo cavalleresco, è il verso aijevn ajristeuveien kai; uJpeirocon e[mmenai a[llwn[3], che alla smania di livellamento della novissima sapienza pedagogica doveva essere riserbato di metter fuori corso. In questa frase il poeta riassume in modo breve e appropriato gl'intendimenti dell'aristocrazia"[4].
Questo tipo di educazione non sempre viene vista di buon occhio: Kafka nella Lettera al padre lo rimprovera di avergli dato un ammonimento del genere:"Bastava esser felici per qualche cosa, averne l'animo pieno, venire a casa ed esprimerlo, e la risposta era un sospiro ironico, un crollare del capo, un tamburellare delle dita sul tavolo:"s'è già visto qualcosa di meglio"[5]. Anche chi scrive, quando tornava da scuola con un voto pur ottimo, si sentiva dire da una zia che non era un successo se non era il più alto dell’interom idstituto. Ebbene c'è stato un periodo in cui questo invito a primeggiare veniva esecrato, mentre ora possiamo rivalutarlo se non altro prendendolo come incoraggiamento a dare il meglio di sé.
Il seduttore intellettuale. Egisto. L’antifemminismo di Kiekegaard e Leopardi.
Anche Egisto dunque è il seduttore intellettuale capace di ammaliare con le parole qevlgesken e[pessin- (v. 264)
Pure in questo egli assomiglia a Ulisse. Appartengono entrambi alla razza il cui manifesto è il Diario del seduttore (1843) di Kierkegaard:" Che cosa teme una ragazza? Lo spirito. Perché? Perché lo spirito rappresenta la negazione di tutta la sua esistenza femminile. Una bellezza maschile, un aspetto lusinghevole eccetera, sono ottimi mezzi. Con essi si può anche giungere a varie conquiste, ma non mai a una vittoria completa. Perché? Perché con essi si porta guerra a una fanciulla nel suo stesso campo, e nel proprio campo ella è sempre la più forte. Con tali mezzi si può spingere una fanciulla ad arrossire, ad abbassare gli occhi, ma mai si arriva a ingenerarle quell'ansia soffocante e indescrivibile che rende interessante la bellezza. Non formosus erat, sed erat facundus Ulixes/et tamen aequoreas torsit amore deas "[6].
E continua: “:"Iam molire animum qui duret, et adstrue formae:/solus ad extremos permanet ille rogos./Nec levis ingenuas pectus coluisse per artes/cura sit et linguas edidicisse duas" (Ars amatoria , II, vv. 119-122), oramai prepara il tuo spirito a durare, e aggiungilo all'aspetto: solo quello rimane sino al rogo finale. E non sia leggero l'impegno di coltivare la mente attraverso le arti liberali, e di imparare bene le due lingue. Il latino e il greco ovviamente.
Sulla linea della negazione dello spirito femminle troviamo il Leopardi di Aspasia, (1834) frustrato da Fanny Targioni-Tozzetti sui sentimenti della quale precedentemente (1831) si era illuso al punto che gli sembrava di errare "sott'altra luce che l'usata"[7]. Dopo la morte del poeta, Ranieri disse a Fanny che quella donna era lei ma ella protestò dichiarando di non aver mai dato "la menoma lusinga a quel pover uomo" e anzi, precisò, ogni volta che il Leopardi accennava a cose d'amore, "io m'inquietavo, e non volevo, né anco credevo vere certe cose, come non le credo ancora, ed il bene che io gli volevo glielo voglio ancora tal quale, abbenché ei più non esista"[8].
Vediamo dunque la vendetta dell'innamorato deluso. Rispetto al solito: "diventerai vecchia e brutta", qui la variante è: "sei scema, vuota dentro, come tutte, quasi tutte le donne". Leopardi cerca di curare la propria ferita amorosa con queste parole :"Raggio divino al mio pensiero apparve,/donna, la tua beltà[9] (...) Vagheggia/il piagato[10] mortal quindi la figlia/della sua mente, l'amorosa idea/che gran parte d'Olimpo in se racchiude, /tutta al volto ai costumi alla favella/pari alla donna che il rapito amante/vagheggiare ed amar confuso estima./Or questa egli non già, ma quella, ancora/nei corporali amplessi, inchina ed ama./ Alfin l'errore e gli scambiati oggetti/conoscendo, s'adira; e spesso incolpa/la donna a torto. A quella eccelsa imago/sorge di rado il femminile ingegno;/e ciò che inspira ai generosi amanti/la sua stessa beltà, donna non pensa,/né comprender potria. Non cape in quelle/anguste fronti ugual concetto. E male/al vivo sfolgorar di quegli sguardi/spera l'uomo ingannato, e mal richiede/sensi profondi, sconoscuti, e molto/più che virili, in chi dell'uomo al tutto/da natura è minor. Che se più molli/e più tenui le membra, essa la mente/men capace e men forte anco riceve" (Aspasia, vv. 33 e ss.). Quel "di rado" invero lascia qualche speranza.
Con un insegnamento del genere Lord Henry cerca di distogliere Dorian Gray dall’amare Sybil Vane e dal considerarla un genio: “ Mio caro ragazzo, nessuna donna è un genio. Le donne sono un sesso decorativo. Non hanno nulla da dire; ma lo dicono con grazia. Le donne personificano il trionfo della materia sullo spirito, così come gli uomini personificano il trionfo dello spirito sulla materia”[11].
Parole contro i maschi. Eschilo e Christa Wolf.
Il coro dell'Agamennone di Eschilo non riconosce a Egisto alcuna bellezza di parole, quando lo aggredisce con queste parole:" jOrfei' de; glw'ssan th;n ejnantivan e[cei".-oJ me;n h\ge pavnta ajpo; fqoggh'" cara'/,-su; d j ejxorivna" nhpivoi" uJlavgmasin-a[xh/"(vv. 1629-1631), hai la lingua contraria a quella di Orfeo. Quello trascinava tutto con la gioia della voce, tu invece, irritando con latrati cretini, sarai trascinato via.
Secondo Christa Wolf, Agamennome ed Egisto grandi due imbecilli
La Cassandra di Christa Wolf vede nel marito e nell'amante di Clitennestra due imbecilli:"Non ha fatto lei le cose. Si adegua allo stato delle cose. O si sbarazza dell'uomo, quella testa vuota, completamente, oppure rinuncia a sé: alla vita, alla reggenza, all'amante, che del resto, se interpreto bene la figura sullo sfondo, è ugualmente una testa vuota innamorata di sé, solo più giovane, più bello, di carne liscia. Con una scrollata di spalle mi fece capire che quel che accadeva non era rivolto direttamente contro di me. Niente in altri tempi avrebbe potuto impedire di chiamarci sorelle, questo lessi sul viso dell'avversaria, dove Agamennone, l'imbecille, avrebbe dovuto vedere amore e devozione e gioia di rivederlo e questo vide. Perciò inciampò su per il rosso tappeto, come il bue che va al macello, lo pensammo entrambe, e agli angoli della bocca di Clitennestra apparve lo stesso sorriso che a quelli della mia"[12].
Bologna 21 maggio 2025 ore 18, 11 giovanni ghiselli
p. s.
Statistiche del blog
Sempre1732500
Oggi180
Ieri542
Questo mese9355
Il mese scorso15712
[1]E. Montale, I limoni , vv. 11-12.
[2]C. Miralles, Come leggere Omero , pp. 86-87.
[3] Iliade, VI, 208, essere sempre migliore e più bravo degli altri. Cfr. la scheda sull'eroe in Storiografi Greci , p. 34 e sgg.
[4]Jaeger, Paideia 1, pp. 36-37.
[5]F. Kafka, Lettera al padre , p. 70.
[6] S. Kierkegaard, Diario del seduttore , p. 75. La citazione è tratta da Ovidio, Ars Amatoria , II, 123-124. Bello non era ma bravo a parlare Ulisse e pure fece struggere d'amore le dee del mare.
[7]G. Leopardi, Il pensiero dominante , v. 104.
[8] Citazione tratta da Giacomo Leopardi, Canti , Einaudi, Torino, 1962, p. 231. Presentazione della poesia Aspasia.
[9]Nota il platonismo.
[10]Nota il tovpo" della ferita amorosa.
[11] O. Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, p. 44.
[12]C. Wolf, Cassandra , p. 57.
Nessun commento:
Posta un commento