mercoledì 17 giugno 2020

Consigli per l'esame di maturità. Parte 11. I topoi sono "argumenta quae transferri in multas causas possunt”


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Curtius e Quintiliano. Aristotele e Cicerone. La topica è l’arte dei luoghi, ossia quella di reperire “argumenta quae transferri in multas causas possunt” (De inventione).
Maurizio Bettini: Argumentum implica chiarimento (cfr. ajrgov" ) e rivelazione.

Cerco di spiegare cosa sono i tovpoi e come intendo usarli per l'educazione.
Sono luoghi comuni agli auctores da contrapporre ai luoghi comuni dei dectractores dell'humanitas.
 Curtius chiama la topica "deposito delle scorte"[1] seguendo le indicazioni di Quintiliano[2]:"in greco si chiamano koinoi; tovpoi, in latino loci communes (...) originariamente mezzi ausiliari per l'elaborazione di discorsi; essi sono, come dice Quintiliano (V 10, 20), "miniere di argomenti per l'elaborazione del pensiero" ( argumentorum sedes ) e sono quindi utilizzabili per un fine pratico"[3]. Curtius allega un paio di esempi: "topos diffusissimo è "l'accentuazione della propria incapacità di trattare degnamente un tema"; nel panegirico, "la lode degli antenati e delle loro gesta" è un topos".
L'autore di Letteratura europea e Medio evo latino aggiunge che "Nell'Antichità si approntarono intere raccolte di simili topoiL'insegnamento dei topoi, chiamato topica, venne trattato in scritti appositi"[4]. Insomma: "nell'insegnamento della retorica, anticamente la topica costituiva il deposito delle scorte" [5].
Aristotele ha scritto Ta;; topikav [6] che Cicerone ha rielaborato (molto) in forma epistolare all'amico Trebazio nel breve trattato Topica ad Trebatium[7]. La topikhv è l'arte dei luoghi, ossia di reperire gli argomenti[8]. Un'arte necessaria in quasi tutte le circostanze della vita.
 Cicerone la definisce:" disciplinam inveniendorum argumentorum (ab Aristotele inventam" (I, 2), il sistema per trovare gli argomenti scoperto da Aristotele. 
L'Arpinate nei Paradoxa Stoicorum [9] cataloga tra i loci anche i paravdoxa degli Stoici. I luoghi comuni di una scuola filosofica dunque possono essere, al contrario, paradossi rispetto al pensiero dei più.
Nel De inventione [10] il giovane oratore aveva definito i loci communes: "argumenta quae transferri in multas causas possunt" (2, 48), argomenti che si possono utilizzare per molte cause. Sono strumenti del parlare e dello scrivere. Sul vocabolo argumentum voglio aggiungere una riflessione di Bettini:"Argumentum è qualcosa che realizza il processo dell'arguere, produce quella rivelazione che il verbo implica…Una buona via per scendere più in profondità nel significato di queste parole è costituita dagli usi dell'aggettivo argutus che ad arguo è ugualmente correlato. In molti casi infatti l'aggettivo argutus indica ciò che va a colpire i sensi con particolare forza[11] (…) Parole come arguo, argumentum, argutus, non possono che ricollegarsi a una forma *argus che significa "chiarità" o "chiarezza". Si tratta infatti della stessa radice *arg - che ritroviamo nel greco ajrgov" "chiaro, brillante" e nell'ittita hargi " chiaro, bianco". In latino, da questa stessa radice derivano anche argentum (metallo brillante) argilla "("terra bianca")"[12].
Possiamo aggiungere il verbo inglese to argue, “discutere” e “provare”.

giovanni ghiselli



[1] E. R. Curtius, Letteratura europea e Medio Evo latino (del 1948), p. 93
[2] Maestro di retorica, tenne la prima cattedra statale di eloquenza per volontà di Vespasiano. Visse fra il 35 e il 97 ca d. C. L' Institutio oratoria in dodici libri uscì nel 96 d. C.
[3]E. R. Curtius, Letteratura europea e Medio Evo latino , p. 81. Più precisamente Quintiliano definisce i loci in questo modo"loos appello argumentorum sedes, in quibus latent, ex quibus sunt petenda " (V, 10, 20), sedi di argomenti dove essi sono riposti e dai quali si devono ricavare. 
[4] Curtius, Op. cit., p. 81
[5] Curtius, Op. cit. p. 93.
[6] Iniziati nel tempo del primo soggiorno ad Atene (366 - 347) e conclusi ad Asso dove il filosofo si recò dopo la morte di Platone (347 a. C.).
[7] Del 44 a. C.
[8] In inglese topic significa appunto “argomento”.
[9] Proemio, 4. L'operetta è del 46 a. C.
[10] Trattato in due libri, dell'84 a. C.
[11] Cfr. Thesaurus linguae latinae, II, 557, 48 sgg,
[12] M. Bettini, Le orecchie di Hermes, p. 297 e p. 299.

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