lunedì 15 giugno 2020

Consigli per l'esame di maturità. Parte 7. Didattica a distanza e in presenza


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Nell'inserto Robinson, allegato al quotidiano “la Repubblica” di ieri sabato 13 giugno 2020, Federico Condello e Maurizio Ferraris si sono confrontati sul significato delle lezioni online. Questo è uno degli argumenta quae transferri in multas causas possunt" come Cicerone definisce i loci communes (De inventione, 2, 48). Infatti ne abbiamo sentito discutere più di una volta in vari canali televisivi, in contesti diversi. Difficilmente si è fatta chiarezza nonostante il significato etimologico, cioè vero, del sostantivo argumentum.
"Argumentum è qualcosa che realizza il processo dell'arguere, produce quella rivelazione che il verbo implica (…) Una buona via per scendere più in profondità nel significato di queste parole è costituita dagli usi dell'aggettivo argutus che ad arguo è ugualmente correlato. In molti casi infatti l'aggettivo argutus indica ciò che va a colpire i sensi con particolare forza[1] (…) Parole come arguo, argumentum, argutus, non possono che ricollegarsi a una forma *argus che significa "chiarità" o "chiarezza". Si tratta infatti della stessa radice *arg - che ritroviamo nel greco ajrgov" "chiaro, brillante" e nell'ittita hargi " chiaro, bianco". In latino, da questa stessa radice derivano anche argentum (metallo brillante) argilla "("terra bianca")"[2].

Condello, docente di filologia classica dell’Alma Mater Studiorum di Bologna, ha detto parole chiare che voglio condividere con chi mi legge, poi commentarle: “Un docente bravo, in un’aula reale, percepisce le reazioni, vede i volti, ascolta i silenzie su questa base orienta la sua lezione. Oggi è sottratto da queste percezioni”.

Non ho mai fatto lezioni a distanza ma ne ho sentito parlare da chi ha dovuto ricorrere ad essa per via del virus che ci ha riportato ai discorsi sul metodo, o la mevqodo", e voglio provare a commentare le parole di Condello riproponendo un aspetto del metodo mio elaborato in dieci anni di SSIS.

La didattica online, a quanto mi dicono, dà la possibilità a chi insegna di studiare meno, o non studiare addirittura. E’ possibile leggere lavori propri o altrui, oppure inviare la visione di conferenze tenute da altri.
Ho sempre sostenuto che l’insegnante, maestro elementare o docente universitario che sia, deve leggere molto nella fase della preparazione, imparare quello che ha letto, poi comunicarlo parlando, tirandolo fuori da se stesso, arricchendolo con l’actio del comunicare in modo espressivo, arguto.
Ho ricordato più volte il mito di Theuth che rifeisco in sintesi estrema ancora una volta : il re dell’Egitto rifiuta il dono della scrittura offerto dal dio Theuth denunciando la negatività dell’invenzione che Eschilo faceva risalire a Prometeo, con tali parole: “ questa infatti produrrà dimenticanza nelle anime di coloro che l'hanno imparata, per incuria della memoria, poiché per fiducia nella scrittura, ricordano dall'esterno, da segni estranei, non dall'interno, essi da se stessi: dunque non hai trovato un farmaco della memoria ma del ricordo"( ou[koun mnhvmh~, alla; uJpomnhvsew~, favrmakon hu|re~Fedro, 275a).
Aggiungo che un docente studioso va a fare lezione con la testa ben fatta ma anche ben piena di argomenti e, se nota lo scarso interesse dei discenti per un argumentum, ne ha pronti diversi altri alternativi sullo stesso autore o testo. Se non si lavora su testi ben conosciuti per farli conoscere bene, si fanno delle chiacchiere vuote e si torna al didattichese generico.
Euripide va spiegato prima con Euripide stesso[3], ma si può partire da una tragedia o da un’altra se doverosamente si conoscono tutte , poi si deve aggingere della critica significativa con ampia scelta di autori e di testi: da Aristofane, a A. W. Schlegel, a Nietzsche, a Dodds, a Pohlenz, a Murray e così via. Le scelte si fanno appunto osservando l’interesse e l’attenzione di chi ci ascolta.

giovanni ghiselli





[1] Cfr. Thesaurus linguae latinae, II, 557, 48 sgg,
[2] M. Bettini, Le orecchie di Hermes, p. 297 e p. 299.
[3] Cfr. Aristarco di Samotracia (217 ca - 145 a. C.) per il quale bisogna spiegare Omero con Omero : “ {Omhron ejx JJOmhvrou safhnivzein" Schol. B a Z 201.

1 commento:

  1. Una lectio magistralis, caro Gianni, complimenti!
    Questo tuo lavoro, a puntate, sulla preparazione agli esami è veramente encomiabile.

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