giovedì 18 dicembre 2025

Il comunismo favoleggiato.


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"ὁ δὲ τὴν μὲν οἰκίαν τοῖς πολίταις πρυτανεῖον ἀποδείξας κοινόν, ἐν δὲ τῇ χώρᾳ καρπῶν ἑτοίμων ἀπαρχὰς καὶ ὅσα ὧραι καλὰ φέρουσι χρῆσθαι καὶ λαμβάνειν ἅπαντα τοῖς ξένοις παρέχων, τρόπον τινὰ τὴν ἐπὶ Κρόνου μυθολογουμένην κοινωνίαν εἰς τὸν βίον αὖθις κατῆγεν."

Queste sono le parole di Plutarco a proposito della nobile generosità del figlio di Milziade. Le avevo riferite nel post di questa mattina copiandone la traduzione di Carlo Carena poiché non ho in casa il testo greco della Vita di Cimone. L’ho ricevuto per posta poco fa da un ex allievo, poi amico carissimo e collega, e  ora vi do la traduzione mia con un poco di commento.

 

Traduzione mia

“Egli avendo reso la sua dimora una sede pubblica per i concittadini, e nella sua terra permettendo agli stranieri di prendere le primizie dei frutti maturi, tutti quanti le belle stagioni producono, e di servirsene, in qualche modo portava di nuovo in vita il comunismo favoleggiato a proposito dell’età di Crono”.

 

Commento mio

Adesso la favola è rovesciata: il coro dei politici invitati a parlare al pubblico  presenta  il comunismo come il male peggiore nell’intera storia del mondo: peggiore anche del nazismo. Personalmente ho visto la scuola e la medicina funzionare molto bene nell’Ungheria di Kàdàr  dove ho passato diversi mesi tra il 1966 e il 1980.

La DDR, dove invero sono rimasto solo pochi giorni mi è parso uno Stato assistenziale, molto ordinato e controllato.

A me piace la κοινωνία restaurata da Cimone  intorno al 465 a. C.

Forse è una mia fantasia di uomo che non ha mai voluto una moglie e dei figli, insomma una vita privata, e ha sempre cercato di agire per il bene comune.

 

“Forse vero non è; ma un giorno è fama

che fur gli uomini uguali; e ignoti nomi

fur plebe e nobiltà” Parini, Il Mezzogiorno, vv. 250-252).

 

Oggi la plebe è molto diffusa e presente quasi ovunque, tuttavia la nobiltà non è del completamente estinta.

La ravviso nella coerenza, nella fedeltà alle proprie idèe, nel coraggio di professarle anche a costo di scapitarci. Perciò rispetto i vecchi fascisti che si dichiarano ancora tali e  ammiro chi si professa comunista rischiando il rogo.

A me tale professione ora eretica pare non solo morale ma anche elegante. Me ne sono convinto nel 1968 quando almeno a Bologna non ne scapitavo. Ma ho iniziato a rimetterci già nel 1969 quando ho iniziato a insegnare nella profonda provincia veneta. Poi a mano a mano che la moda passava ho subito angherie sempre più pesanti. Ma non ho mai abiurato né rinnegato. Dopo tutto me la sono cavata perché alcune persone oneste, di sinistra e pure di destra, mi hanno aiutato. Non mi hanno fatto del male alcuni che pensavano diversamente da me, anzi ci sono stati quelli che mi hanno fatto del bene pur discordanti nelle idee. Ma

I più ostili sono stati sempre i cosiddetti moderati, quelli che stanno sempre nella pancia della nazione e vivono per la propria pancia.

Mi è piaciuto molto Montanari per la posizione che ha preso su Gaza, mentre mi è spiaciuto parecchio quando ha detto a proposito dell’uscita volgare della ministra Bernini: “passi per  i comunisti”. Certo: chi osa parlare bene del comunismo sicuramente non viene invitato in televisione. Ma ci sono quelli che non ne sentono il bisogno.  

Bologna 18 dicembre 2025 ore 17, 26 giovanni ghiselli

p. s.

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