Didone dunque finge di preparare un rito magico per vincere il tormento amoroso: lo celebrerà Massila, sacerdotessa e maga Massila.
Anna deve solo far costruire una pira al centro della reggia per poi bruciarvi sopra tutti i ricordi di quell'uomo maledetto:"Tu secreta pyram tecto interiore sub auras/erige et arma viri, thalamo quae fixa reliquit/impius, exuviasque omnis lectumque iugalem,/quo perii, superimponas: abolere nefandi/cuncta viri monumenta iuvat monstratque sacerdos " (vv. 494-498), tu di nascosto innalza una pira nel cortile interno all'aperto e mettici sopra le armi dell'uomo, che l'empio ha lasciato appese nella camera, e le spoglie tutte e il letto nuziale, dove ho trovato la mia rovina: cancellare tutti i ricordi di quell'uomo infame è mio desiderio e me lo suggerisce la sacerdotessa.
-secreta: aggettivo con valore predicativo in luogo dell'avverbio.- thalamo…lectumque iugale : sono il luogo e il mobile più importanti della reggia, e anche della casa per qualsiasi donna, e l'amante infedele li ha profanati.-abolere…cuncta viri monumenta iuvat : è quanto consiglia anche Ovidio, certamente con meno angoscia, nei Remedia amoris: :"Si potes et ceras remŏve; quid imagine muta/carpĕris? hoc periit Laudamia modo" (vv. 723-724), se puoi allontana anche le immagini; perché ti lasci afferrare da un muto ritratto? in questo modo morì Laodamia. Questa donna, rimasta vedova del marito Protesilao , primo caduto tra i Greci sbarcati a Troia, cercò di consolarsi della perdita con un manichino di cera che abbracciava di nascosto. Quando il padre se ne accorse e gettò quel funereo surrogato nel fuoco, la donna lo seguì. Un altro mito di amore e morte.
Se ne trova un'eco nell'Alcesti di Euripide quando Admeto promette alla sposa morente che non prenderà in casa un'altra femmina umana in carne ed ossa ma si farà costruire una bambola simile a lei e la abbraccerà nel loro letto invocando il suo nome:"yucra;n mevn, oi\mai, tevryin" (v. 353), gelida gioia, credo.
Anna non immagina che la sorella le celi la morte:"Ergo iussa parat " (v. 503), perciò esegue gli ordini.
Quindi la regina e la maga compiono il rito nero:"At regina, pyra penetrali in sede sub auras/erecta ingenti taedis atque ilice secta,/intenditque locum sertis et fronde coronat/funerea; super exuvias ensemque
relictum/effigiemque toro locat, haut ignara futuri./Stant arae circum, et crinis effusa sacerdos/ter centum tonat ore deos, Erebumque Chaosque/tergeminamque Hecaten, tria virginis ora Dianae./Sparserat et latices simulatos fontis Averni,/falcibus et messae ad lunam quaeruntur aënis/pubentes herbae nigri cum lacte veneni;/quaeritur et nascentis equi de fronte revolsus/et matri praereptus amor./Ipsa molam: manibusque piis altaria iuxta/unum exuta pedem vinclis, in veste recincta,/testatur moritura deos et conscia fati/sidera; tum, si quod non aequo foedere amantis/curae numen habet iustumque memorque, precatur" (vv. 504-521), ma la regina, dopo che l'enorme pira fu drizzata nel luogo più interno allo scoperto con rami di pino e leccio tagliato, tappezza il luogo di ghirlande e lo incorona di fogliame funebre; sopra mette le spoglie e la spada lasciata, e sul letto l'immagine, non ignara del futuro. Attorno stanno gli altari, e la sacerdotessa con i capelli sciolti chiama con voce tonante trecento dèi, l'Erebo e il Caos e la triplice Ecate, i tre volti della vergine Diana. Aveva sparso anche liquido simulato della fonte di Averno, e si cercano, mietute con falci di bronzo al chiaro di luna, erbe rigogliose con succo di nero veleno; si cerca anche l'escrescenza amorosa strappata alla fronte di un puledro neonato e sottratto alla madre.
Ella stessa, Didone, sparge personalmente farina salata, e vicino agli altari, con le mani pie, con un piede sciolto dal calzare, con la veste discinta, vicina a morire chiama a testimoni gli dèi e le stelle consapevoli del destino; poi, se qualche divinità giusta e memore ha a cuore gli amanti non contraccambiati, la prega
.-pyra…erecta..ingenti: ablativo assoluto. Il sostantivo è ovviamente imparentato con il greco pu'r (fuoco da cui purav, pira, rogo). L'incendio mortale richiama quello amoroso.- haut ignara futuri: cfr. non ignara mali di I 630. La pietas umana della regina non è stata ricompensata dall'uomo né dagli dèi. Le sue fatiche umanamente assunte sono andate perdute, come quelle di Prospero con Calibano[1].-crinis=crines: accusativo di relazione. I capelli scomposti sono tipici delle Baccanti[2] e delle profetesse invasate: nel VI canto la Sibilla si trasfigura per la vicinanza del dio:"non voltus, non color unus,/non comptae mansere comae" (vv. 47-48), non il volto, non il colore rimase lo stesso, non pettinate le chiome.-Erebum Chaosque: nella Teogonia di Esiodo [Erebo" è figlio del Caos e della nera Notte. Vengono invocate le divinità infernali della mitologia inferiore, i signori dell'orrendo guazzabuglio primordiale.
-tergeminamque Hecaten: è la divinità infernale che sembra essere la principale vindice delle donne abbandonate.
Simeta l'amante che ne Le incantatrici di Teocrito vuole avvincere l'uomo in fuga (II, v. 3), il bell'atleta Delfi, con filtri (favrmaka) degni di Circe (vv. 15- 16), di Medea, e della maga Perimede, nel prepararli chiede l'assistenza di Ecate tremenda, Ecate sotterranea che atterrisce anche i cani (v. 12).
Hecate triformis[3] torna nella preghiera nera della Medea di Seneca (v. 7). Anche questa è indirizzata "voce non fausta " (v. 12), con parole di maledizione, alle tenebre e ai loro prìncipi:" noctis aeternae chaos, aversa superis regna, manesque impios, dominumque regni tristis et dominam fide meliore raptam, voce non fausta precor " (vv. 9-12), caos della notte eterna, regni opposti al cielo, ombre empie, signore del regno cupo e signora rapita con miglior fede[4], con parole non propizie vi prego.- " Un po’ tutta Didone è una filigrana di Medea"[5].
La donna abbandonata virgiliana si trova tra quella di Euripide e quella di Seneca. Però Giasone per il tragediografo greco è un miserabile, mentre Virgilio lascia a Enea una reputazione di pio, irrisa sì da Ovidio[6] con motivi seri, eppure quasi universalmente accordata al figlio di Venere.-tria…Dianae: apposizione esplicativa di Hecaten.- Sparserat et : anastrofe. Il soggetto è sacerdos.-
Averni : il lago di Averno, vicino a Cuma, era ritenuto uno degli ingressi al mondo infernale. Nel VI canto la Sibilla cumana ammonisce Enea:"facilis descensus Averno;/nocte atque dies patet atri ianua Ditis;/sed revocare gradum superasque evadere ad auras,/hoc opus, hic labor est" (vv. 126-129), facile è la discesa all'inferno; di notte e nei giorni è aperta la porta del nero Dite; ma risalire la china e riuscire nell'aria del cielo, questa è l'impresa, questa è la fatica.-messae: participio passato da meto.-ad lunam: la luna costituisce anche uno degli aspetti di Ecate. Abbiamo già notato la sua presenza piuttosto maligna nel preludio della storia d'amore e di morte di Medea (Argonautiche, IV, v. 64).
-pubentes herbae: queste erbe hanno qualche cosa di erotico, di sessuale. Nei sogni secondo Freud:" per nascondere immagini sessuali viene scelta volentieri la cerchia di rappresentazione della vita delle piante...il "giardino" della fanciulla nel Cantico dei cantici "[7]
. lacte: da lac-lactis n. , nel senso di succo. "La radice deriva dall'indoeuropeo *glct- che ha dato come esito in greco galakt-. in latino glact->lact-"[8].-amor: metonimia per quod amorem conciliat. Virgilio allude alla credenza dell'ippomane, un'escrescenza carnosa sulla fronte dei puledri che avrebbe avuto proprietà miracolose nei confronti dell'amore. Bisognava sottrarlo subito alla cavalla madre che ne era ghiotta.-molam: retto ancora da sparserat del v. 312.-unum…pedem: accusativo di relazione. Il piede sciolto è simbolico dello scioglimento del vincolo amoroso. Un solo piede deve essere slegato secondo Servio, poiché Didone doveva liberarsi ma Enea no.-conscia fati sidera: le stelle sono al corrente del destino di Didone non solo perché dall'alto vedono e odono tutto, al pari del sole, ma anche perché la donna si è confidata con loro. Così il conscius grabatulus il lettuccio consapevole nelle Metamorfosi di Apuleio (I, 16), così il "conscio letto" dov'è dolorosamete assiso "alla fioca lucerna poetando" Leopardi[9]
-non aequo foedere: come quello di Catullo per Lesbia che non rispetta aeternum hoc sanctae foedus amicitiae (109, 6) il patto eterno di amicizia giurata insieme .
Bologna 17 dicembre 2025 ore 11, 34 giovanni ghiselli
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[1] Cfr. Shakespeare, La tempesta, 4, 1.
[2] Cfr. Euripide, Baccanti :"truferovn te plovkamon eij" aijqevra rJivptwn"(v. 150) scagliando chioma nell'aria i riccioli molli. Se ne vede una traccia in un quadro di Picasso del 1922: Deux femmes courant sur la plage .
[3] "Divinità primitiva e trina (triformis ), essendo associata a divinità appartenenti ai tre regni: la luna (il cielo), Diana (la terra) e Proserpina (gli inferi)". (G. G. Biondi, (introduzione e note di) Seneca Medea Fedra, p. 91, n. 5.)
[4]Proserpina che, pur rapita dal re delle tenebre, Plutone, ha ricevuto un trattamento migliore di Medea da Giasone. Come dire che l'inferno peggiore è questo qui sulla terra. Si noti come nei pochi versi citati la parola fides compaia due volte.
[5] G. Biondi (introduzione e note di) Seneca Medea Fedra, p. 91 n. 5.
[6] Ars III, 39-40..
[7] L'interpretazione dei sogni , p.321.
[8] G. Ugolini, Lexis, p. 148.
[9] Le ricordanze, vv. 114-115.
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