Seneca Epistola a Lucilio 25
I vantaggi del poco di tutto.
Tu nobis te, ut facis, fortem praesta et sarcinas contrahe; nihil ex his quae habemus necessarium est. Ad legem naturae revertamur; divitiae paratae sunt. Aut gratuītum est quo egemus, aut vile;panem et aquam natura desiderat (25, 4), tu mostrati forte a noi, come fai, e riduci i bagagli; nessuna di queste cose che abbiamo è necessaria. Torniamo alla legge di natura; le ricchezze sono a portata di mano. O è gratuito ciò di cui abbiamo bisogno o costa poco; la natura sente la mancanza di pane e acqua.
Desidero dunque equivale al greco poqevw, sento la mancanza di.
Epicuro consiglia: “tunc precipue in te ipse secede cum esse cogĕris in turba” (25, 6), allora soprattutto rientra in te stesso, quando sei costretto a stare nella folla.
Disimilem te fieri multis oportet, dum tibi tutum sit ad te recedere (25, 7), occorre che tu diventi diverso dai molti fino a che sia cosa sicura per te tornare a te stesso.
E’ dunque necessario un lungo esercizio per emanciparsi dal desiderare la grande quantità di cose e la folla, la turba che inquieta. Raggiunta la maturità, forse non prima della vecchiaia. e provata la solitudine magari all’inizio costretti, prima ci si abitua, poi ci accorgiamo che ci piace e ci conviene.
Bologna 23 dicembre 2025 ore 19, 35 giovanni ghiselli
p. s.
Statistiche del blog
All time1891819
Today1112
Yesterday474
This month15634
Last month33522
Nessun commento:
Posta un commento