martedì 16 dicembre 2025

Ifigenia CVIII. Il ritorno a Bologna, poi al mare. M’ama o non m’ama? Nel dubbio la risposta è NO.

Il giorno seguente girammo per Roma da soli. Ifigenia non piangeva né rideva né parlava. A un tratto accusò una stanchezza pesante e ci sedemmo a un tavolino senza dire nulla di significativo. Era una situazione penosa.

Due persone che hanno in comune soltanto l’interesse sessuale, sia pure reciproco, dovrebbero frequentarsi solo per il tempo del coito, magari ripetuto varie volte, ma poi ognuno farebbe bene a tornare nel proprio ambiente, tra persone con le quali abbia diversi interessi comuni e   argomenti di cui parlare.

L’uomo, se non è animale linguistico e animale politico, è animale senz’altro.

La sera fummo invitati dalla cugina paterna Cristina che prima di cena, mentre dalla terrazza di casa sua  si osservava il sole che calava tra i rami dei pini, mi domandò: “E’ questa la donna giusta per te? L’hai trovata finalmente?”

In fondo, dopo tanti anni passati a cercare la felicità amorosa con una compagna che mi piacesse, potevo avere colto questo bersaglio. L’aspetto di Ifigenia lo faceva pensare. Anche l’amica Antonia, dopo avere visto  l’amante dal bell’aspetto,  mi disse: “Vedrà ghiselli che questa la sposa”.

Non risposi in presenza  della ragazza che del resto non credo volesse diventare mia moglie. Non ero ricco ed ero mezzo famoso e pure mezzo famigerato solo al liceo Minghetti. Ifigenia puntava a un uomo dalla fama meno ristretta.

A Cristina, mentre Ifigenia era nel bagno, risposi: “Non credo. La vita ha già frantumanto tante donne dentro il mio cuore, e questa non sarà l’ultima, credo”.

Come dio volle, la vacanza romana finì. Arrivammo a Bologna di notte. Ifigenia lamentava malesseri vari. Neanche io mi sentivo bene: difatti stavamo prendendo coscienza del nostro fallimento come coppia. Per concludere la giornata in consonanza con tutte le noie del viaggio, Ifigenia volle cercare una farmacia aperta per comprare dei sedativi. Si sentiva male con me, almeno quanto io con lei. La riportai a casa. Il giorno dopo  sarebbe tornata a Misano, io a Pesaro. Poi sarei partito per Debrecen.

 

La mattina del 21 luglio preparai le valigie impiegandovi un paio di ore poiché dovevo rimanere lontano da casa per un mese abbondante e al ritorno dall’Ungheria  il tempo sarebbe già stato prossimo alle prime brume. Rabbrividivo già nel prevederle.

Questo lungo periodo di separazione doveva essere un esame con due possibili esiti: ci avrebbe  separati per sempre o ci avrebbe rinnovati e riconciliati.

Ancora non sapevo che  la risposta al dilemma amoroso è sempre negativa. L’amore che funziona non suscita dubbi e non richiede esami.

 

Poi fare tanti conti sull’amore è ybris: in una delle ultime pagine di Resurrezione la meravigliosa ragazza sedotta, quindi prostituta e infine santa redentrice di sé stessa e del suo seduttore gli dice: “A che pro fare i conti? Li farà Dio i nostri conti” e le lacrime le brillarono negli occhi neri”.[1]Questa Katiuša Màslova è una delle figure di donna più intelligenti, nobili e belle della letteratura europea.  Beatrice di Dante, Laura di Petrarca e Lucia di Manzoni in confronto sono spettri  o ajgavlmat j ajgora`~ statue di piazza come Oreste chiama i politici vuoti di intelligenza (Euripide, Elettra, v. 388). Ho voluto farvi dono di questa bella citazione, cari lettori.  

 

 

Un po’ dopo il tocco, troncati i saluti delle donne di casa, parecchio turbate e già molte volte tornate a salutarmi, raccomandandomi prudenza, attenzione, cautela, partìi con la nera Volkswagen verso Misano dove ci sarebbero stati altri saluti, non senza altri concubiti e gli ultimi tentativi di chiarire le intenzioni riguardo a quel mese di separazione e pure ai progetti circa il successivo anno scolastico che è il calendario fondamentale degli insegnanti, soprattutto se sono non soltanto colleghi ma costituiscono una coppia, irregolare per giunta e  dalla felicità ormai volta a un triste tramonto.

 

Bologna 16 dicembre  2025 giovanni ghiselli ore 18, 57 giovanni ghiselli

p. s.

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[1] L. Tostoj, Resurrezione, parte terza, capitolo 25


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