NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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sabato 30 novembre 2019

Un chiarimento, anzi un Manifesto

Quasi un nanifesto


Non fraintendetemi: fate bene a scendere in piazza, ma state sicuri che quando tutti vi approvano significa che la vostra protesta è qualunquistica e non ha nessuna efficacia.
Mi fanno sperare più le sardine perché individuano degli obiettivi polemici e qualche fastidio lo danno. Consiglio comunque  di individuare la causa del degrado che è prima di tutto morale. La causa prima è l’ignoranza, l’impoverimento del linguaggio, la conseguente inopia del pensiero fino  all’anoesìa e alla afasìa che sfociano spesso nella violenza. Se non leggo, ho a disposizione soltanto le parole volgari e fallaci della pubblicità che invita allo spreco non solo delle cose ma anche delle persone. Se non possiedo parole, non ho nemmeno argomenti e non ho la possibilità di esprimere la mia umanità, di provare a comunicarla. Se non funzionano le prime espressioni, posso provare con altre qualora mi sostenga dovizia di parole e di argomenti. Ma se sono privo della capacità comunicativa a parole, se queste non creano la comunione sperata, l’orrenda possibilità alternativa è la violenza come vediamo in troppi casi.
In conclusione, ragazze e ragazzi che siete, non dico il futuro del mondo poiché ve lo sarete sentito dire mille volte ed è una sciocchezza siccome tra cento anni non ci sarete più nemmeno voi, mentre ai miei occhi siete  quanto di più bello c’è oggi sulla terra, in sintesi e in somma, giovani vivaci e lieti, vi consiglio di manifestare  per avere ottime scuole gratuite dall’asilo all’università, libri buoni a disposizione, musei, cinema e teatro a prezzi accessibili a tutti. Se prevarremo sull’ignoranza, il degrado non prevarrà. Ne sono sicuro
Un abbraccio
gianni  

Onore a Cesare Beccaria

Oggi ero a Milano. Dopo la conferenza sono passato in piazza Beccaria dove c'è una statua di questo personaggio con incise parole sue contro la pena di morte. Risalgono al 700. Mi è venuta in mente la raccapricciante esecuzione di ieri a Londra. I giovani della mia generazione scendevano in piazza contro barbarie del genere.
Scendevamo in piazza e davamo fastidio a chi mettevamo sotto accusa. La protesta per il clima non può disturbare speculatori innominati se il degrado dipende dal sistema, tanto meno può sfiorare il sole se invece deriva da qualche sua bizzarria.
gianni

venerdì 29 novembre 2019

I due atti terroristici di Londra




Ieri a Londra ci sono stati due atti terroristici: uno compiuto da un disgraziato demente, e il secondo, non meno grave ed efferato, perpetrato da poliziotti presunti sani che hanno ammazzato il forsennato sparandogli addosso quando era già stato immobilizzato ed era steso a terra. Avrebbero dovuto arrestarlo e farlo parlare. Ma forse avrebbe detto cose scomode. Oppure chi gli ha sparato in quel modo barbaro e vile era del tutto idiota. Andrebbe punito.
Nemmeno certi animali come i lupi si comportano in maniera così bestiale e ignobile.
Questi orrori sono per me più inquietanti dello sbandieratissimo cambiamento del clima.
Lo dico per i giovani che possono capirmi.
giannozzo

La necessità dell'esercizio fisico e quella dello studio

Leon Battista Alberti

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L’esercizio fisico (ascesi pagana e rinascimentale) è necessario per la salute del corpo e lo studio è indispensabile per il benessere della mente
Leon Battista Alberti e Quintiliano

Leon Battista Alberti
Primo dei 4 Libri della famiglia 1437 - 1441

“L’essercizio conserva la vita, accende il caldo e vigore naturale schiuma le superflue e cattive materie, fortifica ogni virtù e nervo. Ed è l’essercizio necessario a’ giovani, utile a’ vecchi; e colui solo non faccia essercizio, el quale non vuole vivere lieto, giocondo e sano”
Cfr. Socrate che si procurava l’appetito con lunghe marce.
 “Ed è l’essercizio una di quelle medicine naturali, colle quali ciascuno può sé stesso senza periculo alcuno medicare (...) A’fanciulletti più forteruzzi e agli altri tutti troppo nuoce l’ozio. Empionsi per l’ozio le vene di flemma, stanno acquidosi e scialbi, e lo stomaco sdegnoso, i nerbi pigri e tutto il corpo tardo e adormentato; e più l’ingegno per troppo ozio s’apanna e ofuscasi, e ogni virtù nell’animo diventa inerte e straccuccia” con l’esercizio invece la natura si vivifica, le carni crescono sode, l’ingegno sta pronto e lieto.
I “fanciulli allevati in villa alla fatica e al sole” sono “ robusti e fermi più che questi nostri cresciuti nell’ozio e nella ombra, come diceva Columella, a’ quali non può la morte agiugnervi di sozzo più nulla. Stanno palliducci, seccucci, occhiaie e mocci”.

Cfr. Quintiliano
Il classicista Quintiliano vuole escludere l'ombra, la solitudine e la muffa dall'educazione del ragazzo che deve diventare un buon oratore:"Ante omnia futurus orator, cui in maxima celebritate et in media rei publicae luce vivendum est, adsuescat iam a tenero non reformidare homines neque illa solitaria et velut umbratica vita pallescere. Excitanda mens est et adtollenda semper est, quae in eiusmodi secretis aut languescit et quendam velut in opaco situm ducit, aut contra tumescit inani persuasione; necesse est enim nimium tribuat sibi, qui se nemini comparat "[1] , prima di tutto il futuro oratore che deve vivere frequentando moltissime persone, e in mezzo alla luce della politica, si abitui fin da ragazzo a non temere gli uomini e a non impallidire in quella vita solitaria e come umbratile. Va tenuta sveglia e sempre innalzata la mente che in solitudini di tal fatta o si infiacchisce, e nella tenebra prende un certo puzzo di muffa, o al contrario si gonfia di vuoti convincimenti: è infatti inevitabile che attribuisca troppo a se stesso chi non si confronta con nessuno.

Il maestro pallido, brutto, tedioso, desta una diffidenza o addirittura una ripugnanza istintiva, anche fisica nel giovane discepolo.

Fidippide, il figlio di Strepsiade, rifiuta i cattivi educatori, i maestri lazzaroni della scuola di Socrate anche per il loro colore giallastro, malsano:"aijboi'ponhroiv goi\da. tou;" ajlazovna" - tou;" wjcriw'nta" tou;" ajnupodhvtou" levgei" (AristofaneNuvole, vv. 102 - 103), puah!, quei furfanti, ho capito. Tu dici quei ciarlatani, quelle facce pallide, gli scalzi.

Di certo gli studenti proveranno simpatia per le parole dei grandi autori contro i cattivi maestri. Possiamo aggiungere queste di Mefistofele a Faust: " Che è questo luogo di martirio? E che vita è questa che consiste nell'annoiare sè e i giovani?"[2].
Quanti di noi lo fanno? Non dimentichiamo mai che annoiare è il crimine degli imbecilli. Dobbiamo avere il terrore di annoiare chi ci ascolta.
Quindi Nietzsche: “Guardatevi anche dai dotti! Essi vi odiano: perché sono sterili! Essi hanno occhi freddi e asciutti, davanti a loro ogni uccello giace spennato”[3].

Anche nello studio bisogna essere assidui: “piacciavi conoscere le cose passate e degne di memoria, giovivi comprendere e’ buoni e utilissimi ricordi; gustate el nutrirvi l’ingegno di leggiadre sentenze”.
Niente può aguagliarsi alla concinnità ed eleganza d’un verso di Omero, di Virgilio e degli altri ottimi poeti
Non c’è spazio fiorito e ameno quanto la orazione di Demostene, o di Tullio, o Livio o Senofonte o degli altri simili soavi e perfettissimi oratori. “tu n’ esci abundante d’essempli, copioso di sentenze, ricco di persuasioni, forte d’argumenti e ragioni; fai ascoltarti, stai tra i cittadini udito volentieri, miranoti, lodanoti, amanoti”. Senza quelle lettere non si può riputare in uno essere vera gentilezza. Bisogna però evitare gli scrittori crudi e rozzi, “seguire que’ dolcissimi e suavissimi, averli in mano, non restare mai di rileggerli, recitarli spesso, mandarli a memoria”.
Non sono degni di uomo virile i giochi ove bisogni sedere. “Forse a’ vecchi se ne permette alcuno, scacchi e tali spassi da gottosi, ma giuoco niuno senza essercizio e fatica a me pare che a’ robusti giovani mai sia licito. Alberti suggerisce “cavalcare, schermire, notare e tutte simili cose, quali in maggiore età spesso nuocono non le sapere”.
giannozzo


[1] Institutio oratoria I, 2, 17 - 18.
[2] Goethe, Faust , Prima parte (del 1808), in Goethe, Opere , p. 22.
[3] Così parlò Zarathustra, p. 352.

giovedì 28 novembre 2019

Domani sarà il compleanno di un giorno felice


Con gratitudine alla vita e alle donne, a tutte le donne, la mamma, la nonna, le zie, le amanti, e a Dio che le ha create così come sono e me le ha fatte incontrare.
 Mercoledì ventinove novembre, fin dalle prime ore del pomeriggio, su Bologna, dove lunghi sono gli inverni, cadde a fiocchi grandi la neve, che in poco tempo rese canuta la terra.
Ifigenia fece suonare il campanello verso le cinque, quando tenebre fitte, inquiete avevano già chiuso la palpebra del cielo notturno; corsi di sotto ad aprire il portone, poiché ero impaziente di fare l’amore; ma, come la vidi, mi fermai stupito, senza toccarla, senza invitarla a entrare, senza dire parola: non avevo mai visto una tale unione di inverno, colore e calore di vita: i capelli bruni bruni, bagnati, a tratti innevati, le scorrevano giù per le spalle come un ruscello montano cupo di gelide ombre, e aspro di pietre biancastre, facendola rabbrividire, ma gli occhi violacei, lucenti mi versavano addosso una luce che fluiva morbida e calda dal cuore. La osservavo in silenzio, mentre i fiocchi larghi continuavano a caderle addosso, evidenziandosi sulle ciocche scure, come sulle chiome perenni degli abeti montani, e trasformavano la luminosa ragazza in una creatura dei boschi: un dolce cerbiatto dalla pelle screziata, oppure una baccante giovane e bella che dopo la dolce fatica della corsa sui monti si riassetta la nebride multicolore onorando il dio suo, Bacco, signore della gioia di vivere, della festa lieta, delle grazie tutte, del desiderio. Mentre nella fredda oscurità della notte precoce contemplavo la vivida fiamma della mia giovane amante, mi riempivo e scaldavo di gioia. Dopo qualche momento di stupito silenzio, la ragazza disse: “mi fai entrare? Sento un poco di freddo”. “Sì, ti manda il mio demone buono”, risposi e mi scostai dall’ingresso.

Ifigenia entrò senza indugiare e, poiché l’ascensore non funzionava, cominciò a salire i cinque piani di scale spedita, facendo ondeggiare la testa, e le anche sulle gambe robuste molleggiate dalle caviglie sottili, mentre i piccoli piedi, nello sforzo di ascendere i molti gradini di corsa, si appoggiavano e sollevavano con leggerezza, potenza e agilità. Le correvo dietro ammirato e felice. Quando fummo arrivati davanti alla porta del mio appartamento, la aprii con la destra un poco tremante, poi con la sinistra le feci segno di entrare. Ero pieno di desiderio amoroso. Lo sentiva concordemente anche lei, poiché procedette fino alla sponda del nostro grande letto dove si svestì con rapide mosse. Mentre, con le vesti cadeva sul pavimento la neve, la splendidissima amante mi chiese di spogliarmi subito e di abbracciarla senza i preamboli solitamente graditi: il marito, un cerbero assai sospettoso, non poteva crederla a spasso nel caos bianconero della notte nevosa, né, tanto meno, doveva immaginarsi che passasse il tempo nell’alcova di un uomo: perciò era necessario che rientrasse non oltre mezz’ora dopo la lezione di yoga, che finiva alle sei e distava un chilometro circa da casa sua. Ci eravamo spogliati. L’abbracciai senza dire parola: il seno si era già intiepidito, anzi conservava gli odori della terra benedetta dal cielo estivo: pensai che non era il tepore domestico a renderla così calda e vivace appena si era sottratta all’iniqua stagione, ma il suo giovane sangue fervido sotto la pelle ancora abbronzata e profumata dal sole che durante la nuda estate doveva averla baciata con lucida forza amorosa, lasciandole addosso indelebili segni di bellezza, di salute e di gioia. La baciai anche io per succhiare una parte di quel calore del cielo; quindi la distesi sul letto inclinando il mio corpo avido, scuro e magro su quello armonioso di lei: ne trassi piacere e voglia di vivere, eppure pensai a quando le sue magnifiche membra, coperte dall’ultima veste, la nera terra, l’avrebbero fatta fiorire di sanguigni papaveri, o di rose rosse, profumate di carne.
A un tratto, senza preamboli, Ifigenia scattò in piedi e disse: “devo andare via e tornare subito a casa. Mi chiama il destino, direbbe un’eroina tragica”.
Dopo quella sera di gioia intensa arebbe tornata tante volte, alcune anche non meno belle, ma questo brusco congedo avvertiva e prefigurava il modo della sua dipartita finale.

giannozzo di Pesaro

Invoco la Pace tra i maschi buone e le amabili femmine umane. La Pace del Buon Governo



Quale  giusto estimatore non preferisce coloro che si resero illustri nel culto delle lettere a quanti condussero orribili guerre?  
La guerra più orribile è quella tra i generi: uomini contro le donne e viceversa.
Questo conflitto orrendo oggi viene praticato da maschi mostri e rilanciato come santa crociata da donne che non sanno o non vogliono cercare la causa più vera del male: l’igoranza, l’incapacità di parlare, l’afasia che genera violenza.
Sicché questa si ripete, mentre femmine e maschi dimenticano l’eterno richiamo dei sessi nella paura e nella diffidenza recioproca.
Alcuni farabutti,  maschi e femmine, ci speculano sopra e rinfocolano i rancori di tanti poveracci sessualmente frustrati.
 La Pace tra noi uomini buoni e le amabili donne si trova messa da parte come quella dell’affresco di Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Buon Governo nel Palazzo pubblico di Siena (1338-1339)

martedì 26 novembre 2019

Salvini a Carta bianca. Complimenti alla Berlinguer

Salvini non è spregevole. Non la penso come lui ma lo trovo ascoltabile, anche con un certo interesse. Perché non biascica i luoghi comuni adesso più vieti. Comunque in Emilia non vincerà. Io voterò a Pesaro non per il suo candidato, e nemmeno qui a Bologna avrei votato per la Borgonzoni. In ogni caso trovo Matteo Salvini interessante come persona: Non ripete stereotipi nauseanti e non ha alle spalle i poteri più forti. Magari lo sostiene il popolo meno istruito, però i poteri che contano non lo vogliono al governo . Quindi non vincerà. A meno che si adegui ai loro interessi. Vedremo
baci
gianni
p. s
complimenti a Bianca Berlinguer per l'educazione., lo stle, l'educazione, l'intelligenza e per le belle gambe

Trenodie (lamenti funebri) e anatemi (esecrazioni) non bastano



Gli unguenti e i profumi che imbalsano le vittime prima che vengano calate nei sepolcri e dimenticate, o le fiamme che ardono sui roghi degli empi delinquenti non cambiano il sistema, anzi  possono essergli  strumentali, se non risalgono mai alla causa più vera di ogni violenza : il nichilismo, cioè la caduta di tutti i valori che hanno ceduto il posto all’autocrazia e al monoteismo del denaro. Questo si deve dire, non limitarsi alle trenodie e agli anatemi di alcune o  pure di molte persone.
I funzionari e i servi di questo sistema invece isolano i casi e gli eventi tremendi, come se questi non derivassero da una series causarum che costituisce il fatum del capitalismo. Un fatum che però non è una necessità eterna. Non c’è stato sempre e non ci sarà per sempre. Io credo.
gianni

La crisi attuale può portare alla Catastrofe tragica


La crisi attuale è tragica. Chi non lo capisce e non lo sente cerca di combatterla in termini conservatori o reazionari, ossia impotentemente. La prepotenza e la dismisura del capitalismo, se questo non viene imbrigliato e messo sotto controllo ma soltanto e appena ritoccato, porteranno alla catastrofe, La violenza di questo sistema sta distruggendo l’umanità e la terra. Greta e le sardine devono denunciare i profitti smisurati dei pochi che costuituiscono il danno e la morte delle moltitudini, altrimenti la loro protesta è una carnevalata che può diventare un carnevale sinistro
gianni

lunedì 25 novembre 2019

Contro il femminicidio e gli altri crimini

La violenza perpetrata dai cosiddetti uomini, di fatto mostri efferati, sulle donne è esecrabille e giustamente esecrata. Ma è altrettanto meritevole di condanna senza scuse la violenza omicida dei tanti assassini che usano la propria automobile, magari contemporaneamente al cellulare, ammazzando donne e uomini. Ma questo delitto viene condonato e quasi ignorato per il fatto che le automobili si devono vendere e la pubblicità che invita a comprarle rende denaro a tutte le trasmissioni reticenti a proposito di questa violenza che uccide donne, bambine, uomini bambini, vecchie, vecchi perfino sulle strisce  e  fa un numero di vittime non meno alto di quello degli orrendi femminicidi perpetrati da maschi imbestiati contro le femmine umane. Ogni violenza nei confronti della vita è un delitto esecrando.
Le guerre sono un crimine. Lo sfruttamento e la schiavizzazione sono crimini, l’umiliazione dei bisognosi è un crimine, negare scuola e medicina buona ai poveri è un crimine.  Si dovrebbe parlare anche di questi e condannarli tutti. Io lo faccio.
gianni

Vaccini contro le malattie dello spirito



Vaccini contro le malattie dello spirito.
Si fa tanta propaganda ai vaccini contro le malattie somatiche. Voglio farne anche io a un altro tipo di antidoti e contravveleni: quelli che si oppongono alla corruzione delle anime, cioè la letteratura, l’arte, la storia, il cinema buono, la politica come civilitas, la scuola seria che informi e pure educhi.
Mi occupo soprattutto di letteratura e suggerisco di leggere i classici dell’Europa: da Omero ai grandi autori del Novecento quali Thomas Mann, Proust, Joyce e Musil.
Questi sono i farmaci buoni- favrmaka ejsqla [1]-  che  salvano la vita dell’anima, però non vengono mai, o quasi mai, raccomandati.  
 Eppure sarebbero i rimedi più efficaci al dilagare dei mali prodotti dall’ignoranza: la droga, la delinquenza, la disattenzione all’umano, la violenza alle femmine e ai maschi, il brutto senza semplicità, l’ipocrisia e le altre malattie dello spirito.  Lo faccio io con l’autorevolezza che mi viene da una vita dedicata allo studio, all’educazione dei giovani, e dalle 846222 volte nelle quali è stato visitato il mio blog in meno di sette anni.
Saluti cari a tutti. E’ per voi che scrivo i miei pensieri migliori e riferisco il succo dei miei studi, un contravveleno efficace anche questo
Baci
gianni


[1] Cfr, appunto, Omero, Odissea, IV, 230. Sono  favrmaka ejsqlav che Elena aveva ricevuto in Egitto da Polidamna. La terra egiziana del resto produce anche polla; favrmaka lugrav, molti veleni  che recano dolori e sventure. Questi cerca di imporceli la pubblicità e varie forme di propaganda del male








Sono popoli reciprocamente nemici femmine e maschi? Io non lo credo



Cesare Pavese ebbe a scrivere nel suo diario il 9 settembre del 1946: “Sono un popolo nemico, le donne, come il popolo tedesco”
Pensiero da razzista e da aspirante suicida.
A parte il popolo tedesco, uscito dal mirino, credo che la Gruber professi e manifesti un razzismo del genere, e di genere, quando presenta i maschi come un popolo nemico. Spero che non si suicidi anche lei, pur essendo io convinto che l’antipatia per l’altro sesso sia un brutto segno di scarsa simpatia per la vita stessa.
giovanni ghiselli   

Segni di contraddizione grandi e piccoli






Segni di contraddizione grandi, piccoli e minimi.

Papa Francesco è segno di contraddizione come altri personaggi della nostra storia e cultura. Mi vengono in mente in primis Socrate, Cristo,  quindi  il frate ferrarese Hieronymus, dapprima acclamato poi arso sul rogo dai Fiorentini nel 1498. Ma posso aggiungere Hitler, Mussolini, Stalin e Togliatti  o Andreotti,  perfino Renzi si parva licet componere magnis, e lo faccio “sanza tema d’infamia”.
 In fondo nel mio piccolo, anzi, pur nel mio essere terminimus  e trismikrovtato" al contrario di Hermete Trimegisto Trismevgistos e Termaximus, dopo tutto anche io in vita mia sono stato più volte segno di contraddizione.
Tornando a Bergoglio, alcuni, lo considerano, ragionevolmente, un vicario non indegno Cristo, altri un Anticristo.
Luca Signorelli in un affresco situato nel Duomo di Orvieto ha raffigurato Predicazioni e fatti dell’Anticristo (1499-1502): lo vedo nella tavola 14 del libro di Cacciari che sto commentando. L’autore di La mente inquieta si chiede: “E’ il grande frate di San Marco colui che appare nelle sembianze dell’Anticristo in questa scena grandiosa dell’epoca? (…) E’ questa l’immagine del “non mortalis homo, sed callidissimus demon, demon non unus, sed demonica turba”  contro cui Ficino si scaglia nell’Apologia pro multis Florentinis ingannati dal “Sommo degli ipocriti?” .
Sono venuti più volte sulla terra e  ancora verranno  personaggi non insignificanti, ma in signum cui contradicetur eij" shmei'on ajntilegovmenon - ut revelentur ex multis cordibus cogitationes (N.T., Luca, 2, 34-35).  







Tutta la natura è imparentata con se stessa


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Stralcio dalla conferenza che terrò a Milano sabato prossimo 30 novembre su La mente inquieta. Saggio sull’umanesimo di Massimo Cacciari

Marsilio Ficino chiede aiuto all’astrologia[1] per ficcare lo sguardo dentro la crisi dell’epoca e cerca da essa soccorso per conoscere se stessi, quando il proprio luogo nell’universo vacilla e la propria destinazione resta oscura.
“Quando la stessa ragione, lungi da ogni pro - meteismo - sembra rassegnarsi al dominio di Epimeteo” (Cacciari, La mente inquieta. Saggio sull’umanesimo.p. 99)
In Ficino nessuna certezza, nessuna astrolatria: i segni non ci conducono alla conoscenza perfetta delle cause. Il determinismo dell’astrologia araba, di ascendenza stoica, viene sempre respinto. Ficino nella epistola del 1494 si compiace con Poliziano del fatto “che Pico abbia scacciato e deriso i pronostici degli astrologi”
Tuttavia i segni del cielo significano[2] e il medico deve conoscerli (De vita, del 1489). Del resto medicina del corpo e medicina dell’anima sono inseparabili: ta corpo e anima è lo spiritus a mediare. La stella, corpo e anima anch’essa, imprime in noi un carattere. Il cielo è in noi. Bisogna intendere i segni “Filologica è anche l’astrologia dell’Umanesimo” (p. 100). Nessun astro è abbastanza forte da vincere l’uomo pio. Ma è filosoficamente indispensabile conoscere la simpatia universale, il collegarsi degli elementi del tutto vivente, nulla di apsychos e il vivente sente il vivente. C’è collegamento e amicizia anche tra noi e le stelle. I nostri corpi si copulano con quelli dei pianeti (De amore, VI, 4), 1474
Nel De vita (1489) Ficino esplicita che esiste una potenza propria dei segni i quali ‘traggono lassù’ l’anima. Keplero ancora considera misurabile la costante influenza degli astri sul mondo sublunare.

Commento mio
Dostoevskij fa dire allo stariez Zossima che "il mondo è come l'oceano; tutto scorre e interferisce insieme, di modo che, se tu tocchi in un punto, il tuo contatto si ripercuote magari all'altro capo della terra. E sia pure una follia chiedere perdono agli uccelli; ma per gli uccelli, per i bambini, per ogni essere creato, se tu fossi, anche soltanto un poco, più leale di quanto non sei ora, la vita sarebbe certo migliore"[3]. Bisogna dunque cogliere i nessi.

"Dunque, poiché tutte le cose sono causate e causanti, aiutate e adiuvanti, mediate e immediate, e tutte sono legate da un vincolo naturale e insensibile che unisce le più lontane e le più disparate, ritengo che sia impossibile conoscere le parti senza conoscere il tutto, così come è impossibile conoscere il tutto senza conoscere le parti"[4].

Molto prima di Pascal[5] Platone [6] aveva detto che tutta la natura è imparentata con se stessa (th'" fuvsew" aJpavsh" suggenou'" ou[sh"Menone, 81d).
Nel Menesseno Platone scrive :"ouj ga;r gh' gunai'ka memivmhtai kuhvsei kai; gennhvsei(nella gravidanza e nel parto), ajlla; gunh; gh'n".

 At the Thesmophoria they tried to persuade the Earth to imitate them[7], alle Tesmoforie le donne cercavano di persuadere la Terra a imitare loro.
Robert Musil in L'uomo senza qualità assimila appunto la terra alla donna. "Ulrich la trattenne e le mostrò il paesaggio. - Mille e mille anni fa questo era un ghiacciaio. Anche la terra non è con tutta l'anima quello che momentaneamente finge di essere - egli spiegò - . Questa creatura tondeggiante è di temperamento isterico. Oggi recita la parte della provvida madre borghese. A quei tempi invece era frigida e gelida come una ragazza maligna. E migliaia di anni prima si era comportata lascivamente, con foreste di felci arboree, paludi ardenti e animali diabolici"( p.279).

Concludo citando D'Annunzio: in Il Piacere Andrea Sperelli dichiara che "fra i mesi neutri" aprile e settembre preferisce il secondo in quanto "più feminino... E la terra? - aggiunge - Non so perché, guardando un paese, di questo tempo, penso sempre a una una bella donna che abbia partorito e che si riposi in un letto bianco, sorridendo d'un sorriso attonito, pallido, inestinguibile. E' un'impressione giusta! C'è qualche cosa dello stupore e della beatitudine puerperale in una campagna di settembre!"(p. 169).
 Infine in Il Fuoco l'amante non più giovane viene assimilata, tra l'altro, a "un campo che è stato mietuto"(p. 306).



[1] Se ne veda l’utile antologia curata da Ornella Pompeo Caracovi: M. Ficino, Scritti sull’astrologia, Milano, 1999.aracovi
[2] Come il signore di cui c’è l’oracolo a Delfi: “ou[te levgei ou[te kruvptei ajlla; shmaivnei (Eraclito, 120, diano)
[3]F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov , del 1880, p.402.
[4] B. Pascal, Pensieri, p. 143.
[5] 1623 - 1662
[6] 427 - 347 a. C.
[7]  Dodds, The ancient concept of progress, p. 147.

domenica 24 novembre 2019

Spero che ritorni il buon costume della simpatia tra gli umani



Negli anni 68-72 era di moda tra gli umani una simpatia che rifletteva la sumpavqeia universale. Una moda lanciata e diffusa dagli studenti di tutto il mondo, C’ero anche io e conservo quegli ideali di allora anche se non sono più di moda, anzi a maggior ragione per il fatto che non lo sono.
Spero che i giovani che riempiono le piazze in questi giorni vogliano e possano ripristinare tale simpatia di fondo degli umani per se stessi, degli umani tra loro, degli umani per la vita.
I disumani, gli antiumani possono essere perdonati e rieducati ma prima devono essere rimossi dal potere, da quel poter che nel vuoto delle piazze lancia le mode.  
coraggio!
gianni

La ministra dell' Interno

Ho visto e sentito la ministra dell'interno in televisione: mi è sembrata una donna e una persona dal ruolo direttivo che sa quello che dice e quello che vuole fare. Mi ha fatto una buona impressione. non è certo un'improvvisatrice che ripete a memoria parole suggerite da altri. Ne ho viste troppe in diversi partiti e ne ho la nausea,

giovedì 21 novembre 2019

Su Liliana Segre

Stimo Liliana Segre: non è una donna senza qualità. Tuttavia credo che nessun sindaco debba essere obbligato a darle la cittadinanza, tanto più che lei stessa in diversi casi non la accetterebbe. Invece, se fossi un legislatore, prescriverei di dare la cittadinanza italiana a tutti i bambini che frequentano le scuole della Repubblica italiana, compresi i poveri, i derelitti, gli arabi, i negri, gli asiatici, gli zingari. E anche ai loro genitori Questi ne hanno davvero bisogno. Si puntano i riflettori su Liliana Segre che non ne ha bisogno e non ne vuole, proprio per non darla ai bisognosi. In questo modo fanno torto anche a lei che venne maltrattata molto senza essere difesa dalla stampa, né dall'opinione pubblica che io sappia, quando era il momento di farlo correndo dei rischi.
Sono certo che Liliana Segre è d’accordo con me.
Baci gianni   




Le nozze di Mercurio e Filologia

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In un’opera straordinariamente fortunata, fin dall’età carolingia, il De nuptiis  Mercurii et Philologiae del retore cartaginese Marziano Capella (360- 428), ritrovo un concetto espresso da Euripide con parole che ho già citato molte volte nei miei post: "to; sofo;n  d  j ouj  sofiva" (Baccanti , v. 395), il sapere non è sapienza.

Sentiamo dunque Marziano Capella guidati da Massimo Cacciari
Filologia dunque è una doctissima virgo di nascita terrena ma ha preso dalla madre Phronesis l’intento di salire alle stelle come riuscì a Omero e Orfeo. Filologia simbolizza l’umano capax Dei. Quindi ella deve arrivare a rappresentare l’insieme delle arti liberali. Filologia è amore per ogni forma del logos.
Scoto Eriugena (IX secolo) legge le nozze in chiave neoplatonica e vede Mercurio come interprete della mente divina, colui che conduce al Nous.
Filosofia è una “gravis insignisque femina”, dalla folta chioma, colei che intercede presso Giove perché il dio conceda agli uomini eccellenti “ascensum in supera. Filologia dovrà sposare Mercurio, l’interprete che conduce a comprendere la Mente (nous). Tale comprensione sarà opus e labor di Filosofia la quale condurrà Filologia alla corte di Giove dove avverranno le nozze.
Per ascendere attraverso i circoli dei pianeti fino al sole, platonicamente chiamato “prima propago” dell’eccelsa potenza del padre inconoscibile, Filologia dovrà bere la bevanda dell’immortalità che Atanasia custodisce, prima però deve vomitare “coactissima egestione con uno sgombero sforzatissimo di  tutto ciò che la riempie, ossia della erudizione umana, troppo umana. Poi quella nausea ac vomitio si  trasforma in un’abbondanza di lettere, volumi che le Arti e le Muse raccolgono. Il sapere di Filologia diventa sapienza “passa, per così dire, da potenza ad atto soltanto allorché Filologia inizia il cammino con Filosofia in supera, soltanto nel momento in cui ella desidera ardentemente l’immortalità”. (M. Cacciari, La mente inquieta , p. 38)
Dunque Filologia corre da Filosofia omni studio affectuque, e Filosofia la affida a Mercurio perché le faccia da guida e da sposo.
Scoto commenta “Nemo intrat in caelum nisi per philosophiam”.
Filologia subisce una metamorfosi: passa dalla facies terrestre che vomita la disordinata congerie di tecniche a colei che riceve il dono delle arti dalle Muse. Mercurio interpreta le arti con una esegesi orientata verso la filosofia. Dal cumulo di saperi le arti si trasfigurano in Armonia. E Filologia terrestre diventa celeste. “Ermete, secondo appunto la propria natura,  è metaxuv tra Filologia e Filosofia, dialettizza l’ordine dei grammata con quello della philìa o eros  per la sapienza del Bene, che costituisce la timé di Donna filosofia. Il significato che Ficino e Poliziano attribuiscono a Filologia non è diverso. Filologia resterebbe cieca senza orientarsi attraverso la fatica dell’esegesi a Filosofia, senza spingersi, guidata da Ermete, verso i ‘misteri di Platone’. E un Ermete, anche se tentato da Saturno, è lo stesso Ficino, l’insuperabile ‘traduttore’”. ( M. Cacciari, La mente inquieta, p. 39).