sabato 8 aprile 2023

Eritto: la strega massima.


 

“Vero è ch’altra fiata qua giù fui

congiurato da quella Eritòn cruda

che richiamava l’ombre a’ corpi sui” (Dante, Inferno, IX, 22-24)

 

Le streghe della Tessaglia con la pessima Erichto

Lucano Pharsalia libro VI Sommario

Battaglia di Durazzo. Successi parziali di Pompeo.

I due eserciti marciano verso la Tessaglia, terra di streghe e maghe

La più potente è Eritto cui Sesto Pompeo chiede il futuro.

Eritto evoca un morto che fa previsioni catastrofiche per Roma

 

 Presentazione di Eritto nella seconda parte del canto VI della Pharsalia.

 

La gente di Tessaglia è maledetta-gens dira-e usa impia carmina empie formule magiche per attrarre le orecchie degli dei sorde a tante altre genti caelicolum aures tot surdas gentibus. Ma quelle delle streghe e dei maghi tessali sono verba cogentia, parole che costringono.

 Una vollta che quell’infandum murmur ha raggiunto le stelle tetigit cum sidera, allora la strega tessala abducet superos alienis aris (451)  sottrarrà gli dèi agli altari divenuti estranei.

A causa delle formule magiche delle donne tessale è stillato in cuori restìi un amore non portato dal destino: flammisque severi-illicitis arsere senes (453-454), e  vecchi severi bruciarono per passioni illecite.

Non solo noxia pocula, beveraggi nocivi, o l’ippomane sottratto alla fronte del puledro, talora basta che la mente riceva l’incantesimo per andare in malora mens- excantata perit- 457-458.  

Sposi quos non alligat concordia ulla mixti tori che la concordia di un letto comune non unisce né  la potentia blandae formae (458-459) la potenza di un aspetto accattivante, li hanno avvinti le Tessale con l’avvolgimento magico di un fuso ritorto traxerunt torti magica vertigine fili (460). Il cielo non obbediva alle solite leggi –legi non paruit aether (462). Le donne di Tessaglia mutano il corso della natura.

 

La Tessaglia è terra di streghe e Lucano si chiede se costoro abbiano potere anche su gli dei.

La luna impallidisce prigioniera dei maledetti veleni portati dalle formule magiche.

Eppure i loro riti scellerati delle altre sembravano troppo pii alla effĕra Erichto (508)-inque novos ritus pollutam duxerat artem-509 e aveva tratto a riti inauditi l’arte contaminata . Desertaque busta- incolit (511-512) abita tombe deserte, occupa i sepolcri dopo avere scacciato le ombre dei morti.

Una magrezza sconciata dalla muffa occupa la faccia della sacrilega, il suo aspetto sconosciuto al cielo sereno è appesantito da chiome scarmigliate.

Esce dalle tombe di notte durante i temporali e afferra i fulmini. Rende sterili anche i semi del grano calpestandoli e appesta l’aria. Fa morire anzi tempo alcuni e fa uscire dalle tombe altri già morti. Su certi cadaveri infierisce immergitque manus oculis (541) e immerge le mani negli occhi, gode nello scavare le orbite gelate, quindi rosicchia le pallide escrescenze della mano essiccata-et siccae pallida rodit-excrementa manus-542-543

Con i denti ha rotto i nodi e i lacci degli impiccati, ha fatto a brani i cadaveri penzolanti-pendentia corpora carpsit-344 e ha raschiato le croci-abrasitque croces (545), ha tirato fuori le viscere battute dalla pioggia e midolla cotte dal sole. Quindi si porta via l’acciaio conficcato nelle mani-insertum manibus chalybem-547- e il nero marciume del pus che goccia per le membra, veleno condensato-nigramque per artus-stillantis tabi saniem virusque coactum sustulit (548-549), ma se il nervo stringe i suoi morsi, lei rimane appesa et nervo morsus retinente pependit 549, rimane appesa alla croce anche lei. Siede accanto al cadavere in concorrenza con fiere e avvoltoi : morsusque luporum-expectat siccis raptura e faucibus artus”(552-3) attende i morsi dei lupi per strappare gli arti alle fauci asciutte e affamate.

Quando servono dei morti per i suoi empi riti, si procura i cadaveri ammazzando dei vivi lei ipsa facit manes 561. Eritto  utilizza ogni morte-hominum mors omnis in usu est (561).

Quando le muore un parente, mentre imprime baci oscula figens ne mutila la testa  addentando la lingua e sussurrando nefandezze da trasmettere ai morti.

Questa dunque è Erichto.

Sesto Pompeo va a cercarla. Eritto si trovava vicina a Farsalo. Componeva una cantilena per nuovi usi carmenque novos fingebat in usus 578. Timens ne tellus tam multa caede careret temendo che alla terra venisse meno l’immensa carneficina580. 

Eritto spera di avere moltissimi morti a disposizione.

La Pompei ignava propago 589 l’inetto figlio di Pompeo le parla lusingandola e chiedendole quale sarà il risultato della guerra.

Non è una fatica di levatura modesta Non humilis labor est (602): è degno di te curarti di sapere quo tanti praeponderet alea fati (603) da che parte si inclini il dado di un così grande destino, la lusinga Sesto Pompeo.

La Tessala è contenta dell’onore ricevuto

Risponde che fata minora si possono smuovere giovanotto, o iuvenis,  ma da quando c’è la causarum series (612) la serie delle cause omnia fata laborant si quidquam mutare velis (612-613) il destino soffre se si vuole mutare qualcosa e su tutto il genere umano incombe un’unica minaccia. Quindi, noi turba tessala, lo confessiamo Plus Fortuna potest (615), la fortuna ha maggior potenza.

Il futuro comunque è dato conoscerlo. Si può anche fare parlare uno morto da poco ut modo defuncti tepidique cadaveris  ora -plena voce sonent nec membris sole perustis- auribus incertum strideat feralis umbra (622-623), purché la bocca del cadavere del defunto tiepido parli a piena voce e le membra ancora non essendo disfatte dal sole, l’ombra del morto non strida incomprensibilmente alle orecchie.

 

Dopo avere detto questo Eritto raddoppia con la magia le tenebre della notte e con la testa lugubre coperta da una nuvola sudicia va errando in mezzo ai cadaveri degli insepolti. Fuggono i lupi e gli uccelli da preda mentre la donna cerca il morto che farà da profeta. Finalmente sceglie un cadavere, gli annoda un laccio intorno alla gola, vi inserisce un uncino e lo trascina sotto la roccia di una caverna. Dentro la grotta tenebre torpide marcentes intus tenebrae (646). E’ l’anticamera del mondo dei morti. La chioma ritta di Eritto che fa violenza alla morte, è stretta sul collo da una ghirlanda di vipere “et coma vipereis substringitur horrida sertis” (656).

 Sesto Pompeo e i compagni hanno paura e la strega li rimprovera: “quis timor ignavi, metuentis cernere manes?” 666. Sono i morti che hanno paura di me.  Eritto apre nuove ferite nel cadavere, lava le viscere togliendo la putredine e versa abbondante peste lunare- abluit et virus large lunare ministrat (669).   Quindi mescola tutto quanto la natura ha generato con un parto sinistro: bava di cani idrofobi, spuma canum, viscere di linci, vertebra di iena spietata, midolla di cervo nutrite da un serpente, il pesce remora che trattiene la nave anche se spinta dal vento, occhi di drago, sassi che crepitano intiepiditi da uccello che cova, il serpente alato degli Arabi, la vipera marina che nasce nel mar Rosso, custode della preziosa conchiglia, la pelle di una cerasta-vipera cornuta cfr. kevra", corno- di Libia.

 

In Dante le “feroci Erine- “serpentelli e ceraste avean per crine”- Inferno 9, 41

 

Poi la cenere di una Fenice posatasi su un altare d’ Oriente

A questi flagelli la strega  aggiunge fronde impregnate di formule nefande et quibis os dirum nascentibus inspuit herbas-addidit (683-684) e aggiunse erbe su cui la sua bocca maledetta aveva sputato quando nascevano

Poi il suo ceffo fa uscire borbottii dissonanti.

Latratus habet illa canum gemitusque luporum” (688) la sua lingua contiene latrati cani e  ululati di lupi, il verso del gufo inquieto e di strige notturna, lo stridere e l’ululare delle fiere, il sibilare dei serpenti. Esprime pure i lamenti dell’onda colpita dagli scogli-exprimit et planctus illisae cautibus undae- (691), e i tuoni della nuvola che si spacca fractaeque tonitrua nubis (692).

La sua preghiera nera penetra nel Tartaro con suoni  rivolti alle Eumenidi, all’empietà dello Stige, alla Pena dei colpevoli, “et Chaos innumeros avidum confundere mundos-696 e invoca il Caos avido di confondere innumerevoli mondi e  Plutone rector terrae (697) tormentato dal fatto che la morte degli altri dèi è differita nel tempo, poi lo Stige e i campi Elisi quos nulla meretur- Thessalis Elysios (698-699) che nessuna donna di Tessaglia si merita, poi Persefone caelum matremque perosa-Persephone (699-700), che ha odiato il cielo e la madre. Quindi Ecate che è il tratto d’unione tra Eritto e i morti, poi il custode Eaco che getta al cane Cerbero le viscere offerte, “tuque o flagrantis portitor undae”, e Caronte (704) traghettatore dell’onda infuocata, vecchio affaticato dalle ombre che tornano da me iam lassate senex ad me redeuntibus umbrae (705)

Dunque exaudite preces (706). Io infatti vos satis ore nefando- pollutoque voco (706-707) vi invoco  con bocca abbastanza nefanda e lorda e canto formule magiche numquam fibris humanis ieiuna (708), mai digiuna di viscere umane, se piena del dio nel petto ho lavato interiora tagliate quando il cervello era ancora caldo, se ogni bambino quisquis infans  di cui ho messo sulle vostre scodelle- vestris lancibus- lanx femminile- testa e viscere sarebbe sopravvissuto in mia assenza-parete precanti 711, date retta a me che vi prego.

 

Voglio sentire uno morto da poco: primo pallentis hiatu-haeret adhuc Orci , è ancora fermo sulla prima apertura del pallido Orco. Licet has exaudiat herbas 715 anche se  il morto ascolta il richiamo di queste erbe, l’anima sua ad manes ventura semel,  tornerà  tra i defunti una volta sola per tutte quando avrà profetizzizzato al figlio di Pompeo tutto quanto riguarda Magno: si bene de vobis civilia bella merentur 718, se è vero che le guerre civili bene meritano di voi-con tsmti morti-

 

Cfr. la preghiera nera della Medea di Seneca, la preparazione  del veleno e le streghe del Macbeth

 

  Haec ubi fata. caput spumantiaque ora levavit” (719), dette queste parole alzò la testa e la bocca che colava bava.

Allora le apparve l’ombra in piedi del cadavere disteso-aspicit astantem proiecti corporis umbram (720). Lo spettro ha paura dei propri arti senza vita e delle chiusure odiose del carcere antico. Esita a entrare nel  petto squarciato e nelle viscere rotte dalla ferita mortale.

 Lucano commisera l’infelice A miser, extremum cui mortis munus inique  eripitur, non posse mori! (724) ingiustamene non può nemmeno morire, gli viene strappato il dono della mote.

Lo spettro indugia ed Erichto irata morti- verberat immotum vivo serpente cadaver (727) irata con la morte frusta con un serpente vivo il cadavere che non si muove e attraverso le spaccature della terra create con la sua cantilena, manibus inlatrat (729) latra contro i morti e rompe i silenzi del regno. Minaccia le Furie Tisifone e Megera chiamandole cagne dello Stige: le evocherà fino alla luce poi le abbandonerà. Minaccia anche  Ecate e Proserpina dicendo che potrebbe rivelare i loro segreti: Ecate che cambia volto nel cielo (Diana, la luna) rispetto a quello dell’Erebo; e  della figlia di Cerere, la ragazza di Enna, racconterà  quae te contagia passam-noluerit revocare Ceres  per quali contagi da te subiti Cerere non ti ha voluto richiamare (il chicco di melograno).

 

Contro Plutone,  immittam Titana.il Sole-ruptis cavernis (743), et subito feriēre die (744) sarai ferito dalla luce improvvisa. Poi minaccia di invocare un dio misterioso che non teme nulla e osa spergiurare sulle acque di Stige. Un dio summum cui nomen scire non licet.

Le minacce hanno successo: Protinus astrictus caluit cruor (750), subito il sangue solidificato si scaldò atraque fovit -vulnera (750-751) e riscaldò le nere ferite e corse per le vene fino alle membra estreme-et in venas extremaque membra cucurrit (751). Et nova vita miscetur morti (753-754) e nuova vita si mescola alla morte. Tum omnis palpitat artus-tenduntur nervi (754-755), allora palpita ogni articolazione e i nervi si tendono. Il cadavere non si alza dal terreno un  poco alla volta ma terra repulsum est erectumque semel, si rizza in un colpo solo (757). Lumina nudantur distento rictu, allargatasi l’apertura delle palpebre si aprono gli occhi.

L’evocato assume l’aspetto di uno che sta morendo remānet pallorque rigorque (759) rimane il pallore e la rigidità et stupet illatus mundo, si stupisce di essere stato riportato nel mondo. La bocca ancora non parla.

 

Eritto gli promette che se parlerà con chiarezza nessuno potrà evocarlo di nuovo. Ne parce, precor: da nomina rebus,- da loca; da vocem qua mecum fata loquantur  (773-774) non avere riguardi, ti prego: dai nomi ai fatti, dai i luoghi; dai una voce per  cui i fati possano parlare con me.. Il morto non ha fatto in tempo a vedere tristia Parcarum stamina (777) i fili raccapriccianti delle Parche, però ha visto che una effera Romanos agitat discordia Manes (780) una selvaggia discordia tiene in agitazione i morti romani.

Vengono elencati diversi alti magistrati di Roma già morti: vidi Decios natumque patremque,- lustrales bellis animas  (785-786), figlio e padre vite espiatorie delle guerre, flentemque Camillum (786) et Curios, Sullam de te, Fortuna querentem, poi Scipio deplōrat libycis perituram –infaustam subŏlem  (Metello Scipione); Cato maior Carthaginis hostis (789) nemico dei Cartaginesi più di Scipione piange il destino del nipote non disposto a servire (l’Uticense).  maeret fata nepotis non seervituri.

Solum te, consul depulsis prime tyrannis-Brute, pias inter gaudentem vidimus umbras (790-791), solo te Bruto primo console dopo la cacciata dei tiranni, abbiamo visto lieto tra quelle ombre pie (perché Bruto minore ucciderà Cesare)

I sovversivi

Abruptis, Catilina minax fractisque catenis-exultat (793-794) Mariique truces, padre e figlio, nudique Cethēgi (Cetègo complice di Catilina)

Vidi ego laetantis, popularia nomina Drusos (cari al popolo, tribuni della plebe graccano promotori della guerra sociali) legibus immodicos, smodati nelle leggi,  ausosque  ingentia Gracchos e i Gracchi che osarono smisurati progetti; e mani legate da eterni nodi di acciaio e dentro il carcere di Dite-aeternis chalybis nodis et carcere Ditis- constrictae plausere manus (797-798) hanno levato applausi.

Camposque piorum –poscit turba nocens 798-799, la folla dei colpevoli reclama i campi Elisi.

Plutone prepara pene dure per il vincitore. I campi Elisi invece sono aperti alla famiglia di Pompeo. Entrambi i nemici morranno presto: veniet quae misceat omnis –hora duces (806-807), verrà un’ora a uguagliare tutti i duci.

 Properate mori affrettatevi a morire e disprezzate gli imperatori divinizzati

Quem tumulum Nili, quem Thybridis alluat unda

Quaeritur, et ducibus tantum de funere pugna est  (810-811)  i duci hanno combattuto soltanto per una tomba, quale  delle due bagni l’onda del Nilo e quale quella del Tevere.  

 

Voi  di Pompeo   disgraziati abbiate paura dell’Europa, dell’Africa, dell’Asia: la fortuna ha assegnato tumuli ai vostri trionfi.

Europam, miseri, Libyamque Asiamque timete:

distribuit tumulos vestris Fortuna triumphis (817-818)

 

Il soldato morto e resuscitato sale sul rogo dove viene bruciato

Eritto allungò la notte mentre il cielo portava il colore della luce.

 

Così poterono tornare non visti alle tende

 

Fine VI libro

 

Bologna 8 aprile 2023 ore 19, 45 giovanni ghiselli

p. s.

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