NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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mercoledì 12 aprile 2023

ARISTOFANE - "La pace". 24

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Prima parabasi  (729-818). Prima parte (vv. 729-764)
 
Il coro dà voce ad Aristofane e alla sua poetica. Il coro parte da una denuncia dei plei`stoi klevptai (731) i molltissimi ladri che stanno in agguato nei teatri. Bisogna dunque custodire bene la roba.
Credo che alluda ai plagi letterari.
 
Ci furono accuse reciproche di plagio tra Eupoli e Aristofane  che nelle Nuvole  accusa il rivale di avere saccheggiato i Cavalieri :
"Eupoli portò in scena il Maricante travestendo i miei Cavalieri malamente il maligno con l'aggiunta di una vegliarda ubriaca che ballava il trescone"(Nuvole, vv. 553-555). Questa sarebbe stata la madre di Iperbolo, il demagogo succeduto a Cleone.
 Eupoli del resto nei Battezzatori  affermò di avere scritto personalmente una parte dei Cavalieri .
 
Eupoli dunque alterando malamente i miei Cavalieri,  ha tirato in scena il Maricante (Marika'n, Prostituto)  aggiungendo una vecchia ubriaca che balla il cordace, una danza licenziosa, in questo particolare plagiando pure Frinico che ha scritto una commedia su Andromeda quella che la balena voleva divorare-h]n to; kh'to" h[sqien (Nuvole, 556). 
 
La parabasi procede con  la critica letteraria. Il poeta comico non dovrebbe lodare se stesso a meno che sia a[risto~ 736 -kai; kleinovtato~ kwmw/didavskalo~  (737), il migliore e il più illustre poeta comico e quindi degno di lode grande- a[xio~ eujlogiva~ megavlh~ (738). Egli, cioè Aristofane e solo lui, ha fatto smettere agli avversari che motteggiavano sugli stracci e di polemizzavano con i pidocchi-ga;r tou;~ ajntipavlou~ movno~ katevpausen-eij~ ta; rjavkia skwvptonta~  aei;, kai; toi`~ fqeirsi;n polemou`ta~ (739- 740).
Si può pensare alle polemiche televisive ingaggiate tra personaggi  da nulla.
Altri pezzenti cacciati via dai drammi di Aristofane sono gli Eracli  da baraccone impastapagnotte e affamati.
 
Quanto agli affamati, si può pensare a personaggi che torneranno nella commedia nuova sul tipo di quello ricordato da Leopardi come esempio di comico solido. Il Recanatese  ricorda il fr. 79 Kock, vv. 10-16 dello Stratiwvth", dove Filemone stabilisce un paragone tra un convitato che scappa inseguito dagli altri dopo avere arraffato un boccone ghiotto, e una gallina che fugge tenendo nel becco qualche cosa di troppo grande per essere inghiottita, e viene incalzata da un'altra che vuole strapparle il cibo. Insomma "quel motteggiare era più consistente più corputo, e con più cose che non il moderno" (Zibaldone, p. 41).
Quindi il coro ricorda altre sciocchezze bandite da Aristofane: servi bricconi bastonati poi in lacrime per suscitare qualche battuta cretina e insipida. Tolti di mezzo tali mezzi cattivi questa robaccia-fovrton-  e le buffonate ignobili 748- il poeta ha creato una grande arte per noi e costruendola l’ha innalzata come una torre.
 
Qui viene in mente l’euripidaristofaneggiare di Cratino da correggere però in un eschilaristofaneggiare se pensiamo all’agone letterario delle successive Rane dove  il coro di iniziati chiama Eschilo in gara elogiandolo  quale drammaturgo che per primo ha elevato torri di parole venerande prw'toς purgwvsaς rJhvmata semnav   e ha dato dignità al linguaggio tragico kai; kosmhvsaς tragiko;n lh'ron. Dunque  si faccia avanti qarrw'n, con coraggio (1004-1005)
 
Aristofane dunque ha messo nella commedia non omiciattoli comuni- oujk ijdiwvta~ ajnqrwpivskou~-751 né comari dello stesso tipo ma con forza da vero Ercole  ha attaccato i potenti procedendo tra orribili fetori di ciuoio e fangose minacce (754)
Il puzzo di cuoio allude a Cleone che è stato  per  anni un obiettivo polemico di Aristofane
 
Non ci è arrivata i Babilonesi  del 426 ma sappiamo che affrontava il tema scottante del rapporto tra Atene e le città alleate diventate suddite. Probabilmente Aristofane faceva qualche riferimento al brutale intervento di Cleone nell’assemblea dell’estate del 427  a proposito della ribellione di Mitilene. Il demagogo aveva proposto un genocidio contro la città ribelle. Prevalse però il parere di Didoto il quale chiese la punizione soltanto dei colpevoli. Il partito di Diodoto vinse:"ejkravthse de; hJ tou' Diodovtou" (III, 49, 1) e Mitilene scampò alla distruzione.
 Un poco più di mille ribelli ("ojlivgw/ pleivou" cilivwn", III, 50, 1) furono comunque uccisi, le mura di Mitilene vennero abbattute, le navi portate via e il territorio dell'isola (tranne quello di Metimna) diviso in lotti per i cleruchi ateniesi.
Viene in mente Kadár il quale dopo la dura repressione sovietica della rivoluzione ungherese del 1956 disse: “chi non è contro di noi, è con noi”.
In Ungheria subentrò il comunismo al gulasch.
 
Cleone dopo la rappresentazione dei Babilonesi intentò un processo contro Aristofane come sappiamo dagli Acarnesi rappresenti alle Lenee del 425 (vv. 377-382) “Cleone mi trascinò davanti al Consiglio e mi calunniava  (dievballe) e usava la lingua per dire menzogne contro di me (kai; yeudh' kateglwvttizev mou,  Acarnesi, 380) e urlava come il torrente Cicloboro, un diluvio. E oramai morivo sotto la melma dei suoi imbrogli. Ora che siamo alle Lenèe prosegue Diceopoli, Cleone non potrà calunniarmi dicendo che infamo la città davanti agli stranieri. Siamo solo noi: l’agone è quello lenaico e gli stranieri non ci sono. Io sono un mendìco ma parlerò della città e dirò cose terribili ma giuste  ejgw; de; levxw deina; mevn, divkaia dev (501). La figura di Diceopoli è autobiografica e dichiara guerra alla guerra.
 
Segue un’autocitazione dalle Vespe (vv. 1030-1036)dello stesso anno 421
Il poeta si è messo subito a lottare proprio contro colui dalle zanne aguzze (xusta;ς tw`/  karcarovdonti, 753). E’ Cleone, il cinghiale, circondato da cento teste di adulatori lamentosi che gli leccavano tutto  intorno la testa—ejkato;n de; kuvklw/ kefalai; kolavkwn oijmwxomevnwn ejlivcmw`nto- peri; th;n kefalhvn (755).
   Questo demagogo  aveva  la voce di un torrente rovinoso e fetore di foca, coglioni immondi di Lamia[1] e culo di cammello (prwkto;n de; kamhvlou, 758).
Vedendo un tale mostro- toiou`ton ijdw;n tevra" (759) , Aristofane dice attraverso il coro che non si è lasciato spaventar ma combattendo per voi e per le isole, gli tenevo testa 760). Perciò è giusto che ora ne siate memori e mi ricambiate con il vostro favore. E  già prima, quando secondo il mio ingegno ho avuto successo, non andai in giro per le palestre a tentare i fanciulli- pai`da~ ejpeivrwn (763-764), ma tirata su la mia roba subito mi ritiravo, dandovi poco fastidio, allietandovi anzi molto, e facendo tutto il mio dovere (765)- può darsi che qui ci sia un’allusione a Socrate che frequentava le palestre, cercava di piacere ai ragazzi belli e pungolava i cittadini come un tafano che punge un cavallo grande e grosso ma pigro.
 

Bologna 12 aprile 2023 ore 18, 58 giovanni ghiselli
p. s.

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[1] Mostro che si ciba di carne umana.

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