giovedì 20 aprile 2023

ARISTOFANE - "La pace". 31

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Nella Pace di Aristofane (vv.1017-1018)  Trigeo ordina al suo servo:  "Prendi il coltello, poi con fare da cuoco- devi sgozzare la pecora"-
Il servo obietta ajll j ouj qevmi~ ma non è lecito.
Trigeo chiede “perché mai?” E il servo risponde che Pace non gradisce le stragi-oujc h{detai sfagai`~ (1019) e il suo altare non deve insanguinarsi. Ma il padrone ripete l’ordine e il servo deve obbedire.
 
L’uccisione degli animali viene considerata e giudicata anche in altri testi.
 
Nel Terzo Episodio dell'Ippolito di Euripide,  Teseo dice al figlio:" Vantati a questo punto e inganna la gente per il tuo nutrimento vegetariano kai; di j ajyuvcou bora'~- sivtoi~ kaphvleu j e tenendo come maestro Orfeo, fai l'ispirato onorando i fumi dei molti scritti!" (vv. 952-954). Qui Orfeo sarebbe un invasato, maestro di sette di  furfanti atteggiati a religiosi fanatici.
Nel Simposio di Platone invece Diotima lo presenta come un vigliacco che, diversamente da Al cesti, non ebbe il coraggio di moire per amore.
 
Del resto Ovidio nel XV libro delle Metamorfosi attribuisce la dieta vegetariana all’età santa dell’oro. Il poeta peligno dà voce a Pitagora il quale proibisce di mangiare gli animali:  vetus illa aetas…aurea (v. 96) “ fortunata fuit nec polluit ora cruore (v. 98), quella famosa antica età dell’oro fu felice e non insozzò le bocche con il sangue.
 Uccelli, mammiferi e pesci non temevano insidie dagli uomini, tutto era pieno di pace. Ma poi ci fu un non utilis auctor  (v. 103) un promotore di atti non vantaggiosi, il quale, ingoiando le carni, fecit iter sceleri (Metamorfosi, XV, v. 106), aprì la strada al delitto. Accettabile secondo questo punto di vista vegetariano è che si ammazzino le bestie feroci per legittima difesa-nostrumque petentia letum- corpora missa neci salva pietate fatemur, confesso che non fu spietato uccidere le fiere che cercano di uccidere noi.
Tam non epulanda fuerunt!  però non si doveva mangiarle (vv. 108-110)
 
Il dialoga dà disposizioni a Trigeo il quale si pregia di agire mantikw`~ -1026 come un profeta.
Il coro lo asseconda e lo elogia dicendo che non è possibile non lodare l’uomo che con le sue tante pene  ha salvato la città sacra- povll j ajnatla;~- e[swse th;n iJera;n povlin-  (1030-1031).
Dovrà però, o perciò, guardarsi dall’invidia sempre pronta a denigrare chi ha successo
Trigeo ordina al servo di arrostire per bene i pezzi della vittima- o[pta kalw`~ nun aujtav 1043
Probabilmente attirato dall’odore dell’arrosto arriva davfnh/ ti~ ejstefanwmevno~- 1044-uno incoronato d’alloro, cioè in pompa magna e dandosi arie
Trigeo lo capisce subito- wJ~ ajlazw;n faivnetai- 1045- ha un’aria da ciarlatano. ajlazw;n equivale al gloriosus che squalifica il miles Pirgopolinice della commedia di Plauto.
Il servo domanda se sia un mavnti~ un profeta, ma il lucido Trigeo  degrada l’intruso a  spacciatore di oracoli- oJ crhsmolovgo~ -di Oreo ( nell’Eubea)
Trigeo sa che è uno contrario alla pace mentre il servo dice che è  stato attirato dall’odore.
Il padrone propone di ignorarlo. Mi sembra una buona risposta alle fanfaronate.
Il ciarlatano domanda a chi stiano sacrificando ma i due rimangono  affaccendati senza rispondergli. Ierocle insiste  e Trigeo gli dà del ficcanaso e dell’uomo qualunque- polla; pravttei~ o{sti~ ei\ 1057-
Il cialtrone insiste e Trigeo gli ordina di non parlare più con loro due che sacrificano alla Pace.
Aristofane quindi attribuisce al ciarlatano parole che sono una parodia dello stile oracolare. Ierocle sostiene che i due indaffarati amanti della pace ignorano il volere degli dei e sono equiparabili a scimmie dagli occhi scintillanti.
 
Gli dèi dal volere contrario alla pace possono alludere ai fabbricanti e mercanti di armi che gettano bocconi ai cani da guardia della guerra. Anche oggi non mancano. Le scimmie probabilmente contengono un’accusa di ignoranza e follia nei confronti dei pacifisti.
 
Trigeo risponde con una risata
Allora Ierocle tira fuori dal suo repertorio altri animali: i due pacifisti vengono paragonati a sciocche colombe che si fidano dei volpacchiotti dagli animi e dalle menti ingannevoli-w|n dovliai yucaiv, dovliai frevne~-1068
Trigeo gli dà dell’impostore w\lazwvn 1069  e gli augura l’arrostimento dei polmoni.
Ierocle ricorda tre volte Bacide di cui circolava ad Atene una raccolta di oracoli.
E’ il nome di un indovino o di una dinastia di indovini vissuti in Beozia tra il VII e il VI secolo.
L’indovino ciarlatano torna a dire che la pace non è gradita agli dèi. La pace sarebbe una cosa fuori tempo, fatta con una fretta improvvida della sciagura, come quella della cardellina ciarliera che, per fare presto, fa i cardellini ciechi.
Trigeo risponde che la guerra suscita dolore mentre la concordia e la pace rendono la vita serena. Quindi profetizza al falso profeta che con la pace perderà tutti i suoi  benefici come mangiare nel pritaneo, un privilegio concesso a cittadini prestigiosi.
Socrate nella sua Apologia dice ai giudici, provocandoli: quanto  mi merito non è una condanna ma il vitto gratuito nel Pritaneo che spetterebbe a me, uomo povero e benefico piuttosto che ai vincitori olimpici  i quali fanno apparire, sembrare felici i cittadini mentre io felici li rendo. Dunque io mi reputo degno di questo onore secondo giustizia (Platone. Apologia di Socrate.  36 d-e
Ierocle tira fuori un’ altra metafora animalesca e dice a Trigeo che non riuscirà a rendere liscio-lei`on-  l’ispido ricco to;n trhcu;n ejci`non- (1086)


Bologna 20 aprile 2023 ore 11, 38
giovanni ghiselli.
Beneficentissimo e poverissimo di miseri quattrini ma dotato di qualità e  ricco di beni dal  valore vero.

p. s.
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