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Ierocle continua a importunare Trigeo il quale per toglierselo dai piedi accozza un guazzabuglio di parole attribuendole a Omero , quindi cita due versi interi dell'Iliade dette da Nestore nel IX canto:" è uno senza legami familiari né leggi né focolare chi desidera la guerra agghiacciante che infuria tra il popolo- polevmou e[ratai ejpidhvmiou ojkruovento~- (vv.63 -64 nell'Iliade; vv. 1097-1098 citati nella Pace).
Trigeo vuole significare che perfino Omero è contro la guerra
Ierocle continua a disturbare e a mendicare: ": splavgcnwn moi`ran o[rexon (v.1105) allungami un po' di budella.
Ma ai beati questo non è gradito replica Trigeo.
Ierocle chiede di portargli la lingua - provfere th;n glw`ttan - 1109.
Una richiesta che fa da spalla alla risposta di Trigeo: tu porta via la tua.
Andrebbe utilizzata una battuta del genere rivolgendola a chi interrompe continuamente e parla e parla addosso ad altri durante i talk show.
Trigeo propone al servo una libagione e il petulante affamato Ierocle torna a chidere budella. Arriva a supplicare in ginocchio. Ma Trigeo gli oppone a[llw~ iJketeuvei~- invano preghi 1113.
Tutti questi profittatori che lucravano in un modo o in un altro sulla guerra vengono spiazzati dalla pace, cioè allontanati dalla greppia dove mangivano. Spero che succeda anche ai nostri fautori della guerra attuale.
Trigeo invita gli spettatori a gustare le viscere della bestia sacrificata, mentre spinge Ierocle a mangiare la Sibilla che con la mantica ha fatto mangiare a a lungo profeti e ciarlatani come lui.
Dovremmo invitare le chiacchierone e i cianciatori di oggi a mangiare le loro ciance
Ma Ierocle proclama l'esproprio proletario: vi prenderò la roba che sta lì per tutti-ajrpavsomai sfw/`n aujta;: kei`tai d j ejn mevsw/-1118
Trigeo lo minaccia di botte e Ierocle si rivolge al pubblico quale testimone.
Ma il contadino gli dà del ghiottone e del millantatore tevqnh~ kajlazwvn -1120-e aggiunge che merita legnate, tanto che ordinan al servo di dargliene- pai`e tw`/ xuvlw to;n ajlazovna (1121)
Ma il servo preferisce spellarlo ossia toglierli i velli di pecora che ha trafugato.
Quindi Ierocle scappa. Trigeo commenta dicendo che è calato come un corvo-oj kovrax oi|o~ e ora torna sul monte da dove è sceso, l'Elimnio, in Eubea.1126-1127.
Molti animali simboleggiano tipi umani e non solo in Esopo.
Il corvo significa una bestia ladra e sacrilega perché rubava le offerte dagli altari.
Per noi può essere un uccello di malaugurio: il poeta magiaro Imre Madách nel poema faustiano La tragedia dell’uomo (1862) racconta che il campo disseminato di morti dopo la disfatta di Mohács inflitta agli Ungheresi dal sultano ottomano Solimano I (1526) era sorvolato da corvi che ripetevano Kár- Kár. Questo presunto verso dei corvi nella lingua ungherese è una parola che significa “peccato”.
Il corvo però può essere anche nominato come paragone per segnalare i capelli di un vecchio tinto e ritinto oppure non incanutito e benportante. Un esempio del lato positivo positivo di questo uccello nero si trova nel Satyricon: “aetatem bene ferebat, niger tamquam corvus” (43, 7), portava bene l’età, nero come un corvo.
Inizia la seconda Parabasi (1127-1190) di cui oggi presento una parte (1127-1139).
E’ un canto di gioia degli uomini liberati dal tomento della guerra
Traduco
“gioisco, davvero giosco
Di essermi liberato dall’elmo
Da razioni di formaggio e cipolle.
Infatti non mi piacciono le battaglie
Ma di bere accanto al fuoco
In compagnia degli amici
Bruciando della legna quuella
Più secca tagliata
Durante l’estate
E abbrustolire ceci
E mettere sul fuoco la ghianda
E nello stesso tempo sbaciucchiare la ragazzotta tracia
Mentre la moglie si lava 1139.
Finisce la prima strofe e seguono versi parlati.
Questi campagnoli sono persone semplici dai gusti naturali, non raffinati.
Non sono imbestiati come gli allevatori galiziani del recente film As bestas né degenerati e infrolliti, e comunque animaleschi, come l' a[mouso" ajnhvr", ossia l'uomo estraneo alle muse di Scopenhauer:“ le ostriche e lo champagne sono il punto culminante della sua esistenza, e lo scopo della sua vita consiste nel procurarsi tutto ciò che contribuisce al suo benessere materiale ( …) nulla lo rallegra, nulla lo eccita (…) Caratteristica di questo “filisteo”, è dunque una serietà ottusa e arida, prossima alla serietà animalesca” (Parerga e Paralipomena , Tomo I, pp. 462 ss.)
Questi contadini di Aristofane godono di cose belle,buone e di poco prezzo. Non hanno bisogno di andare nei ristoranti stellati per sentirsi bene.
giovanni ghiselli
Il post di ieri in lode di Pietro Orlandi ha avuto 43 approvazioni e 26 commenti in lode di questo fratello esemplare. Spero che gli accada di leggerli e possano aiutarlo
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