La conclusione contiene un tocco femministico: "vincendum illa acie vel cadendum esse. Id mulieri destinatum: viverent viri et servirent" (Tacito, Annales , XIV, 35), in quella battaglia si doveva vincere o morire. Questo era stato deciso da una donna: vivessero da schiavi i maschi, se volevano.
L’esito della battaglia, favorevole ai Romani, ne conferma comunque la crudeltà: "et miles ne mulierum quidem neci temperabat ", i soldati non si astenevano nemmeno dall'ammazzare le donne. Alla fine vennero massacrati non meno di ottantamila Britanni. "Boudicca vitam veneno finivit " (XIV, 37), Budicca si uccise con del veleno.
Tacito aveva ricordato la rivolta degli Iceni guidato da Budicca-Boudicca generis regii femina duce- anche nell’Agricola XV-XVI
Budicca era la regina degli Iceni, una popolazione della Britannia che, guidata da questa ribelle, nel 61 d. C. mise a sacco Londinium e Verulanium e uccise 80 mila persone tra Romani e alleati. Aveva un’intelligenza superiore a quella solita delle donne, racconta Cassio Dione (155-235) : “mei'zon h] kata; gunai'ka frovnhma e[cousa” (62, 2, 2).
Anche l’aspetto non era usuale: era to; sw'ma megivsth, (62, 2, 3) grandissima di corpo, di aspetto terribile, di sguardo penetrante, e di voce aspra, aveva una chioma biondissima e foltissima che le scendeva fino alle natiche (mevcri tw'n gloutw'n, 62, 2, 4) e al collo portava una grossa collana d’oro. Si pensi all’ultima Elisabetta I cinematografica.
In questa occasione brandiva una lancia (tovte de; kai; lovgchn labou'sa) con la quale incuteva soggezione a tutti. Esortò i suoi Britanni sminuendo i Romani come effemminati e comandati da femmine: Messalina e Agrippina che dà ordini a Nerone il quale o[noma me;n ajndro;~ e[cei, e[rgw/ de; gunhv ejsti: shmei'on de;, a[/dei kai; kiqarivzei kai; kallwpivzetai (62, 6, 3), ha nome da uomo, ma di fatto è una donna: i segni sono il fatto che canta e suona la cetra e si imbelletta. Budicca invece regnava su uomini veri che non sanno coltivare la terra né produrre manufatti, ma conoscono l’arte della guerra e che considerano tutto bene comune, anche i bambini le donne le quali proprio per questo hanno lo stesso valore dei maschi: “ th;n aujth;n toi'~ a[rresin ajrethvn”[1].
Budicca conclude l’esortazione chiedendo che questa Domizia Nerona (Nerwni;~ hJ Domitiva, 62, 6, 5) non regni più su di me né su di voi, ma canti tiranneggi i Romani : “kai; ga;r a[xioi toiauvth/ gunaikiv douleuvein”, i quali infatti meritano di servire una tale donna.
A Londra, sull’estremità occidentale del ponte di Westmister c’è un monumento equestre con Budicca e le figlie, suggestivo per chi conosce la storia di questa donna.
Bologna 12 aprile 2023- ore 11, 10
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