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Ermes spiega a Trigeo che gli dèi sono adirati con gli Elleni: “ {Ellhsin ojrgisqevnte~” (203) Sicché li hanno abbandonati andandosene o{pw~ ajnwtavtw (207) il più in alto possibile per non vederli sempre combattere e non sentirli supplicare.
Al loro posto hanno messo Polemo- i{n j h\san aujtoi, to;n Povlemon katw/vkisan (205), dove stavano loro hanno sistemato Polemo
Trigeo però è ottimista. Esorta comunque a tirare fuori la pace cara a tutti- ejxelkuvsai th;n pa`sin Eijrhvnhn fivlhn 294 prima che un altro pestello-guerrafondaio- a sua volta lo impedisca- pri;n e{teron au\ doivduka kwlu`saiv tina (295).
Nella parodo della Pace i contadini annunciano la luce di un giorno ostile a Lamaco uno dei capi militari ateniesi- hjmevra h{de misolavmaco~- (304)
Quindi il coro si rivolge a Trigeo mettendosi a disposizione per propiziare il ritorno e la rinnovata consacrazione della dea più grande di tutte e più amica delle nostre viti- th;n qew`n pasw`n megivsthn kai; filampelwtavthn (308) la Pace, naturalmente
Trigeo teme che i coreuti gridando riattizzino lo spirito guerriero che infiamma Polemo- o{pw~ mh; to;n Povlemon ejkzwpurhvset j kekragovte~- 309- 310
Il Coro vuole esultare dato che è sospesa la chiamata alle armi dalla morte dei pestelli l’ateniese Cleone e lo spartano Brasida, ma Trigeo teme che quel Cerbero là sotto- Cleone- venga tra i piedi –ejmpodwvn-315- a incepparli e ostacolare la liberazione della bella Irene.
Il coro pensa di averla già in mano e che nessuno gliela possa togliere. ijou` ijou` 317.
Trigeo suggerisce di prendere tempo prima di fare festa. Non è ancora arrivato il momento
“ma una volta che abbiamo preso lei-la pace- allora sì rallegratevi, e gridate e ridete- ajll j o{tan lavbwmen aujthvn, thnikau`ta caivrete-kai; boa`te kai gela`t jj 338-339 poiché allora davvero vi sarà possibile navigare, rimanere a casa, fottere, dormire e andare a vedere le grandi feste solenni -dh ga;r ejxevstai toq j uJmi`n-plei`n- mevnein kinei`n kaqeuvdein,- eij~ panhguvrei~ qewrei`n- 340-342-
E anche banchettare, giocare al cottabo, condurre una vita dissoluta, e gridare iuh iuh!. ejstia`sqai- kottabivzein- subriavzein- ijou` kekragevnai
L’antro viene sbloccato e ne esce lentamente la statua della dea Pace con Opora e Teoria ai due lati
Trigeo prega le tre femmine divine postrandosi prima a Pace: w\ povtnia botruovdwre 520- o signora dispensatrice di grappoli. Vorrebbe trovare un rh`ma muriavmforon una parola di diecimila anfore per rivolgersi a lei. Non c’è pace senza grandi bevute di grappoli spremuti.
Qundi saluta Opòra e Teorìa- w\ cai`r j jOpwvra kai; su dj w\ Qewriva-(523) la dea del Raccolto e quella della Festa.
Trigeo corteggia Teoria che ha un volto di grande qualità- oi|on d j e[cei~ provswpon, w\ Qewriva 524 e un alito delizioso che emana un dolcissimo profumo che sa di disarmo- w{sper ajstrateiva~ kai; muvrou- 526.
Ma il pacifista continua: e odora anche di edera, di colatoio per il vino, di pecorelle belanti del seno di donne che corrono verso il campo-kovlpou gunaikw`n diatrecousw`n eij~ ajgrovn- 536- di serva alticcia, di brocca rovesciata e di molte altre cose belle
Ermes aggiunge altre conseguenze buone della pace: “ poi guarda come le città discorrono tra loro-pro;~ ajllhvla~ lalou`sin 539- riconciliate e ridono contente kai; gelw`sin a[smenai- pur con gli occhi tutti quanti terribilmente pesti e con le ventose applicate sopra.
Trigeo poi elogia la bellezza e l’eroica luce dei suoi attrezzi agricoli che splendono: cosa brillante è la zappa già pronta- hJ ga;r sfu`ra lampro;n ejxwplismevnh -566-
Quindi l’ammirazione e l’amore di Trigeo passano ai forconi tridenti ai qrivnake~ che scintillano al sole diastivlbousi pro;~ to;n h{lion (567)
Il coro continua a rivolgersi alla Pace ricordando con gratitudine tutti i benefici da lei elargiti: tu eri mevgiston hjmi`n kevrdo~, il nostro guadagno più grande, tu pace che sei mancata-poqoumevnh- 587-a tutti quanti vivevamo la laboriosa vita dei campi: movnh ga;r wjfelei`~- poiché tu sola ci giovi.
Sotto di te godevamo di molti beni dolci gratuiti e amabili – glukeva kajdavpana kai; fivla (594).
Il coro continua a manifestare la sua gratitudine alla Pace che per i contadini significava zuppa di grano cotto e salvezza.
Ora le vigne- ajmpevlia- e i fichi freschi- kai; ta; neva sukivdia – e quante altre piante ci sono, ti accoglieranno sorridendoti liete (vv. 596-600).
Il contadino tutto contento invita le ragazze kovrai Teoria e Opora a seguirlo. “wJ~ polloi; panu- poqou`nte~ uJma`~ ajnsamevnous j ejstukovte~” (727- 728) poiché molti sentono la vostra mancanza e vi aspettano eretti
La parabasi procede con la critica letteraria. Il poeta comico non dovrebbe lodare se stesso a meno che sia a[risto~ 736 -kai; kleinovtato~ kwmw/didavskalo~ (737), il migliore e il più illustre poeta comico e quindi degno di lode grande- a[xio~ eujlogiva~ megavlh~ (738). Egli, cioè Aristofane e solo lui, ha fatto smettere agli avversari che motteggiavano sugli stracci e di polemizzavano con i pidocchi-ga;r tou;~ ajntipavlou~ movno~ katevpausen-eij~ ta; rjavkia skwvptonta~ aei;, kai; toi`~ fqeirsi;n polemou`ta~ (739- 740).
Si può pensare alle polemiche televisive ingaggiate tra personaggi da nulla.
Il servo domanda al padrone dove abbia preso le due ragazze
ejk toujranou` 847 “dal cielo”, risponde Trigeo
Il servo domanda se deve nutrire Opora.
No risponde Trigeo: non vorrà mangiare pane né focaccia-ouj ga;r ejqelhvsei fagei`n –ou[tj a[ron ou[te ma`zan -853, abituata com’è a leccare ambrosia lassù tra gli dèi- ajmbrosivan levcein a[nw-
Il servo facendo probabilmente un gesto dice che allora bisognerà prepararle anche qui qualcosa da leccare-leivcein a[r j aujth`/ kajnqavde skeuastevon- 855.
Trigeo canta la sua preghiera alla Pace
O molto veneranda regina e dea, 974
potente pace,
signora di cori, signora di nozze,
accetta il sacrificio nostro.
Seguita a cantare il servo di Trigeo
Accetta dunque onoratissima reverenda
per Zeus e non fare come
fanno le donne in cerca di ganzi. 980
Costoro infatti schiudendo un poco la porta
del cortile fanno capolino
e se uno rivolge loro l’attenzione
si tirano indietro;
ma se poi quello si allontana si riaffacciano.
Tu non fare più niente di questo con noi.
Per Zeus, mostra te stessa tutta intera,
come si addice a una donna perbene, a noi
che ti amiamo, che per te ci struggiamo
Già da tredici anni.
Dissolvi battaglie e tumulti,
perché ti possiamo chiamare Lisimaca- l’acido nitrico delle battaglie-
e fai cessare i nostri sospetti
troppo sottili,
per cui mormoriamo gli uni contro gli altri,
Mescola noi Elleni
un’altra volta daccapo
in un succo di amicizia e tempera la mente
con una più mite capacità comprensiva 999.
Torniamo al canto di Trigeo
Fai che la nostra agorà sia piena
di ogni bene: grossi agli, 1000
cetrioli precoci, mele, melograni,
mantelline per schiavi;
e che si vedano portate dai Beoti
oche, anatre, colombi, scriccioli,
e che arrivino ceste di anguille del lago Copaide
e noi riuniti intorno
A fare provviste e a rimescolarci
con Morico, Telea, Glaucete e molti altri
ghiottoni, e poi che Melanzio (attore tragico da strapazzo)
arrivi troppo tardi al mercato
e le prelibatezze siano già vendute, e lui gema gridando
E poi intoni la melodia di Medea
"Sono spacciato, sono spacciato"
vedovo dell'anguilla adagiata sulle bietole
e gli uomini ne godono.
Questo, o molto venerata, dai a noi che ti preghiamo.
Prendi il coltello, poi con fare da cuoco
devi sgozzare la pecora- Pace, 1017
Inizia la seconda Parabasi (1127-1190)
E’ un canto di gioia degli uomini liberati dal tormento della guerra
Traduco
“gioisco, davvero giosco
di essermi liberato dall’elmo,
da razioni di formaggio e cipolle.
Infatti non mi piacciono le battaglie
ma bere accanto al fuoco
in compagnia degli amici,
bruciando della legna quella
più secca tagliata
durante l’estate
e abbrustolire ceci
e mettere sul fuoco la ghianda
e nello stesso tempo sbaciucchiare la serva tracia
mentre la moglie si lava 1139.
Quindi il coro canta l’antistrofe
E quando la sonora cicala
canta la dolce canzone
gioisco nell’esaminare
le viti di Lemno
se hanno già l’uva matura,
sono piante precoci
e sono contento vedendo il fico selvatico
gonfiarsi di polpa,
poi quando è maturo
lo mangio e lo offro
e nello stesso tempo dico. “Bella stagione!” e
mi trito e mi verso una mistura di timo
e poi divento robusto
in questo tempo di estate (1159-1171)
Contro i fabbricanti e mercanti di armi.
Trigeo si prepara ad accogliere ospiti al banchetto delle sue nozze con Opora, e ordina al servo di pulire la tavola con i pennacchi del cimiero che non devono avere altro uso.
Lui intanto, il padrone, arrostisce tordi.
Arriva un drepanourgov~ fabbricante di falci che si rivolge a Trigeo con gratitudine.
“O Trigeo carissimo quanto bene 1198
ci hai fatto con la pace: poiché prima
nessuno comprava una falce nemmeno per degli spiccioli,
ora le vendo a cinquanta dracme
e questo qui vende a tre dracme i secchi per la campagna. 1202
Dunque prendi delle falci e di questi secchi
ciò che vuoi, gratis, e prendi anche questo denaro:
deriva da quanto abbiamo venduto e guadagnato
e te lo offriamo come regalo di nozze. 1206.
I due sono invitati al banchetto
Ma ecco che arriva un mercante di armi addolorato con altri fabbricanti e venditori di strumenti del male ( Cfr. Erodoto: “il ferro è stato inventato per il male dell'uomo :" ejpi; kakw'/ ajnqrwvpou sivdhro" ajneuvrhtai" -I, 68, 4-).
Parla l’ o{plwn kavphlo~-
Mercante
Ahimé Trigeo come mi hai spiantato e rovinato!
Trigeo
Che c’è dsgraziato? Ti fa male il cimiero?
Mercante di armi
Mi hai rovinato il mestiere e la vita.
Anche a questo e al fabbricante di lance. 1213
Trigeo
Quanto ti devo dare per questi due cimieri?
Mercante
Tu che cosa vuoi darmi?
Trigeo
Quello che posso darti? Mi vergogno a dirlo
Comunque, dato che il cimiero è ben lavorato,
potrei darti tre chili abbondanti di fichi secchi
per pulire la tavola della mensa con questo pennacchio.
Mercante
Allora vai dentro e portami i fichi secchi,
è meglio che non prenderci nulla, caro mio. 1220
Trigeo (che ci ha ripensato)
Portalo via, portalo ai corvi fuori da questa casa:
perdono il pelo e non valgono nulla questi pennacchi
non li comprerei nemmeno per un solo fico secco.
Mercante
E che uso farò della cavità di questa corazza
da dieci mine splendidamente connessa, povero me? 1225
Trigeo
Questa non ti farà perdere niente
Avanti sbarazzatene a prezzo di costo,
è propri adatta per defecarci dentro.
Mercante
Smetti di insolentire me con i miei beni.
Trigeo
Così con tre pietre a portata di mano. Va bene?
Lo scoliasta chiarisce che erano usate tre pietre lisce per pulirsi dopo avere defecato
Mercante
In che modo ti pulirai dunque, ignorante?
Trigeo
Infilando la mano attraverso il foro da una parte
E dall’altra
Mercante
Dunque con tutte e due le mani in una volta?
Trigeo
Io sì per Zeus
Per non essere preso a rubare su qualche foro della nave.
-allude all’imbroglio dei comandanti di navi da guerra, i trierarchi disonesti, che assoldavano meno rematori di quelli per i quali ricevevano i finanziamenti. Gli ispettori quando facevano un controllo chiedevano ai rematori di sporgere entrambe le mani attraverso i fori praticati per i remi. Così potevano contarli.
Mercante
Allora cacherai seduto sul valore di dieci mine? 1235
Trigeo
Io sì per Zeus, o canaglia. Pensi forse che potrei
Dare via il culo per mille dracme?
Mercante
Avanti, tira fuori il denaro
Trigeo
Ma, caro mio,
questo affare mi stringe il deretano: portala via, non la comprerò.
Mercante
Quale uso farò poi di questa tromba 1240
Che prima ho comprato per sessanta dracme?
Trigeo
Dopo avere versato del piombo qui nel suo cavo
mettici sopra una bacchetta un po’ lunga
E allora ti diventerà uno di quei cottabi con l’affondamento.
Il cottabo era un gioco che consistevael lanciare gocce residue della propria coppa in un recipiente sul quale potevano galleggiare dei piattini da far affondare
Mercante
Ahimé, tu mi canzoni! 1244
Trigeo
Voglio darti un altro consiglio:
una volta versato dentro del piombo come ti ho detto,
da questa parte aggiungi un piatto di bilancia
appeso a delle cordicelle, ed esso diverrà il tuo strumento
per pesare i fichi da dare ai servi in campagna.
Mercante
O implacabile destino, come mi hai distrutto! 1250
Ho pagato una mina per questi aggeggi.
e ora che me ne faccio? Chi me li compra?
Trigeo
Vai a venderli agli Egizi
Sono proprio adatti per misurarci la sirmea- (una pianta purgativa usata dagli Egiziani i quali la impiegano per tre giorni di seguito ogni mesi ritenendo che tutte le malattie provengano dal cibo (cfr. Erodoto, II, 77, 2)
Mercante
Ahi, fabbricante di elmi, come stiamo miseramente!
Trigeo
Ma questo non ha avuto nessun danno
Mercante
Ma qual è l’uso che uno potrà fare di questi elmi? 1257
Trigeo
Se impara a fare dei manici di questo tipo-
e indica le orecchie un’allusione forse a qualche vizio-
Le venderà molto meglio di ora.
Mercante
Andiamocene o fabbricante di lance.
Trigeo
Per niente: io voglio comprare queste lance
Mercante
Quanto dai allora?
Trigeo
Segate in due potrei prenderle come pali di sostegno per le viti: una dracma per cento pezzi.
Mercante
Veniamo maltrattati. Leviamoci dai piedi, amico (1264)
Veniamo all’esodo quando
Trigeo dà direttive per la festa finale: quella della pace e del suo matrimonio con Opora,
Esce Opora seguita da un corteo con fiaccole e Trigeo la saluta invitandola a giacere bellamente con lo sposo bella com’è kalh;- kalw`~ katakeivsei- (Pace, 1331-1332)
Segue il canto nuziale a Imeneo da parte del coro
Vendemmieremo la sposa- trughvsomen aujthvn- cantano tanto il coro quanto il corifeo- 1338-1339- c’è un nesso di questo verbo trugavw- con il nome dello sposo- Trugai`o~- sicché: la renderemo buona con Trigeo, armonizzata con il vignaiolo vendemmiatore- truvgh vendemmia
Quindi auguri di felicità con raccolta di fichi sukologou`nte~ 1346
C’è il doppio senso perché su`kon significa fico e pure fica.
Infatti poco dopo il corifeo dice che lui ce l’ha grande e grosso e la fica di lei è dolce- th`~ dj hJdu; to; su`kon- 1352
Si ricorderà che Aristotele fa derivare la commedia dai canti fallici: “Tragedia e commedia nacquero da un principio di improvvisazione (ajp j ajrch'~ aujtoscediastikh'~, Poetica, 1449a, 10), ma la tragedia da coloro che guidavano il ditirambo:"ajpo; tw'n ejxarcovntwn to;n diquvrambon”[1], mentre la commedia da quelli che dirigevano i canti fallici i quali rimangono ancora oggi in uso in molte città “hJ de; ajpo; tw`n ta; fallika; a} e[ti kai; nu`n ejn pollai`~ tw`n povlewn diamevnei nomizovmena"(Poetica , 1449a, 12).
Le ultime parole sono di Trigeo che augura salute a tutti e invita a seguirlo dove si mangeranno le torte – 1355-1357.
Bologna 26 aprile 2023 ore 11 giovanni ghiselli. Le traduzioni sono mie
[1] Definito da Archiloco :"il bel canto di Dioniso signore" fr. 120 West.
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