Il lieto fine della Lisistrata di Aristofane.
L'inviato spartano Spartano ricorda le benemerenze storiche degli Ateniesi e pure quelle di Sparta nei confronti della Grecia, in particolare la seconda guerra persiana con l’Artemisio, il promontorio nel punto più a Nord (est) dell’Eubea, dove gli Ateniesi simili a verri-sueivkeloi- saltarono sulle navi e vinsero i Medi, mentre Leonida alle Termopili guidava noi Spartani come cinghiali che aguzzano le zanne-a|per tw;" kavprw" savgonta" (1255).
I guerrieri schiumavano e sudavano e i Persiani non erano meno dei granelli di sabbia oujk ejlavssw" ta'" yavmma" (1261).
Viene invocata Artemide, silvestre cacciatrice.
E finiamola con le volpi astute! 1269-1270
Cfr. la falsità delle consumate volpi del potere.
Forse c’è un riferimento a quanto diceva Lisandro il quale avrebbe concluso la guerra del Peloponneso sconfiggendo gli Ateniesi: egli se la rideva di quanti stimavano che i discendenti di Eracle dovessero sdegnare di vincere con il tradimento e raccomandava sempre:" o{pou ga;r hJ leonth' mh; ejfiknei'tai prosraptevon ejkei' th;n ajlwpekhvn" dove di fatto non giunge la pelle del leone, bisogna cucirle sopra quella della volpe" (Plutarco, Vita di Lisandro, 7, 6).
Cfr. la golpe e il lione di Machiavelli.
Nel XVIII capitolo di Il Principe, Machiavelli ricorda "come Achille e molti altri di quelli principi antichi furono dati a nutrire a Chirone centauro, che sotto la sua disciplina li costudissi". E ne deduce:"Il che non vuol dire altro, avere per precettore uno mezzo bestia et uno mezzo uomo, se non che bisogna a uno principe sapere usare l'una e l'altra natura; e l'una sanza l'altra non è durabile. Sendo dunque uno principe necessitato sapere usare la bestia, debbe di quelle pigliare la golpe et il lione; perché il lione non si difende da' lacci, la golpe non si difende da' lupi. Bisogna adunque essere golpe a conoscere e' lacci, e lione a sbigottire e' lupi. Coloro che stanno semplicemente in sul lione, non se ne intendano. Non può, per tanto, uno signore prudente né debbe osservare la fede, quando tale osservanzia li torni contro e che sono spente le cagioni che la feciono promettere".
Riccardo III di Shakespeare è “ il principe che ha letto Il Principe. La politica è per lui pura pratica, un’arte il cui fine è governare. Un’arte amorale come quella di costruire i ponti o come una lezione di scherma. Le passioni umane sono argilla, e anche gli uomini sono un’argilla di cui si può fare quel che si vuole.”[1].
Riccardo viene aizzato dai suoi alleati a vendicarsi dei suoi nemici: “ But then I sigh, and, with a piece of Scripture,-Tell them that God bids us do good for evil:- And thus I clothe my naked villainy-With odd old ends stol’n forth of Holy Writ-And seem a saint, when most I play the devil” (I, 3), ma allora io sospiro, e, con un brano della Scrittura, dico loro che Dio ci ordina di rendere bene per male: e così rivesto la mia nuda scelleratezza con occasionali vecchi scampoli della Sacra Scrittura, e sembro un santo quando più faccio il diavolo.
Torniamo alla Lisistrata
Il pritano ateniese dice che tutto è andato bene pepoivhtai kalw`" (1272), sicché Spartani e Ateniesi possono tornare a casa con le mogli. Poi si danzerà in onore degli dèi e , suggerisce, nell'avvenire guardiamoci dallo sbagliare ancora- eujlabwvmeqa- to; loipovn au\qi" mh; jxamartei`n e[ti- (1277-1278).
Ateniesi e Spartani hanno dato retta alle loro donne e fanno la pace
Il coro degli Ateniesi invoca le Grazie Cavrita", Artemide, Apollo il gemello guidatore di danze divdumon ajgevcoron, benigno guaritore eu[fron j jIhvion[2], poi Dioniso, il dio di Nisa, il dio che tra le Menadi negli occhi sfavilla, e Zeus fulgente di fuoco e la sua veneranda consorte Era, e Afrodite che ci ha dato questa pace serena.
Dunque ai[resq j a[nw, balzate in alto, wJ" ejpi; nivkh/ come per la vittoria, eujoi' iterato 4 volte (1292-1294).
Questo evoè ripetuto sancisce e festeggia la gioia
Il pritano, il presidente ateniese chiede al plenipotenziario spartano di concludere intonando mou'san e[ti nevan, un canto ancora nuovo.
Lo Spartano dunque canta chiudendo la commedia,
Invoca la musa spartana che lasci l’amabile Taigeto e celebri Apollo il dio di Amicle, e Atena la dea Calkivoiko" dalla dimora di bronzo, e i Tindaridi che giocano (yiavdonti=yiavzousi) presso l’Eurota.
Noi celebriamo Sparta cui sono care le danze kai; podw'n ktuvpo" e il battere dei piedi, quando, come puledre le fanciulle –a|/te pw'loi tai; kovrai- presso l’Eurota- pa;r to;n Eujrwvtan (1309) balzano (ajmpadevomti-ajnaphdavw-) agitando celeri i piedi e scuotono le chiome tai; de; kovmai seivontai come Baccanti che folleggiano con il tirso (1313)
Guida le danze la figlia di Leda santa e bella. Elena riabilitata dalle calunnie: quelle di Euripide, per esempio, nelle Troiane.
La Parodo delle Baccanti di Euripide termina con questi versi
Bacco sollevando
la fiamma ardente
dalla torcia di pino
come fumo di incenso di Siria
si precipita, con la corsa e
con danze eccitando le erranti
e con grida spingendole,
e scagliando nell’aria la molle chioma. 150
e insieme con urla di evoè grida così:
“O andate Baccanti,
andate Baccanti,
con lo splendore dello Tmolo aurifluente,
cantate Dioniso
al suono dei timpani dal cupo tuono,
celebrando con urla di evoè il dio dell’evoè
tra clamori e gridi frigi
quando il sacro flauto melodioso
freme sacri ludi, che si accordano
alle erranti al monte, al monte: felice
allora, come puledra con la madre
al pascolo, muove il piede rapido, a balzi, la baccante” (145- 167)
"truferovn te plovkamon eij" aijqevra rJivptwn"( Baccanti, v. 150) scagliando nell'aria i riccioli molli, un verso ravvisabile anche in un quadro di Picasso del 1922 Deux femmes courant sur la plage (Parigi, museo Picasso).
Cfr. anche Catullo, 64, 255: Bacchantes…capita inflectentes, le Baccanti scuotendo la testa.
Prima di arrivare a Catullo e Picasso si può vedere del resto la Menade di Scopas (IV secolo a. C.) della quale si trova una copia nella Skulpturensammlung di Dresda.
Torniamo all'esodo della Lisistrata
Lo Spartano infine invita le donne della sua terra a cingersi le chiome con una benda e a balzare con i piedi come una cerva- a| ti" e[lafo" 1319 facendo risuonare la terra in modo che essa assecondi la danza, e a celebrare Atena potentissima dea bellicosa (1320)
Atena è pure la dea poliade di Atene e la sua bellicosità non potrà essere invocata contro la città che protegge, bensì, casomai, contro i Persiani rcordati pochi versi fa.
Un appello simile di concordia tra gli Elleni e di guerra santa contro i Persiani troviamo nell' Ifigenia in Aulide di Eurupide.
Ricorda l'euripidaristofaneggiare di Cratino.
Bologna 29 aprile 2023 ore 19, 39 giovanni ghiselli.
p. s.
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