lunetta con Achille immerso da Teti nel fiume Lete (Villa medicea di Poggio a Caiano) |
Peleo
consigliò di partire subito e così fecero.
Navigarono
fino all’isola di Elettride nel golfo di Fiume. Quando i Colchi si misero
all’inseguimento venivano ritardati dai fulmini di Era
Allora
alcuni di questi si fermarono sul mare illirico presso Pola dov’è la tomba di
Cadmo e Armonia trasformati in serpenti, altri sulle montagne tra l’Illiria e
l’Epiro. I Greci navigarono fino al paese degli Illei, presso Zara.
Il
re Illo figlio di Eracle e Melite (non quello figlio di Deianira) era morto.
Il
re Nausitoo (padre di Alcinoo) lo aveva mandato a combattere i Mentori ladri di
mandrie.
Siamo
dunque nell’Adriatico, ma poi i Greci passarono nel Tirreno.
Il
poeta chiede alla Musa perché Zeus decretò che gli assassini di Assirto
dovevano essere purificati per mano di Circe. Ma prima arrivarono a Corcira
dove la figlia del fiume Asòpo, Corcira, venne collocata da Poseidone che
l’aveva rapita. Poi costeggiarono Melite e Ninfea dove viveva Calipso (Ogigia
in Omero). Era suscitò una tempesta che li riportò all’isola di Elettride e qui
la nave parlò con il legno che Atena aveva ricavato da una quercia vocale e
profetica di Dodona (583). Disse che dovevano andare da Circe a purificarsi
dell’assassinio di Assirto. Allora entrarono nel fiume Eridano, il Po di solito
(o il Rodano). Erodoto dubita che esista (III, 115)
E’
il fiume dove cadde Fetonte. Il luogo è una palude che emana un vapore
tremendo, infuocato che uccide gli uccelli. Intorno le Eliadi, figlie del sole
piangono versando al suolo gocce di ambra. I Celti dicono invece che sono le
lacrime di Apollo versate quando giunse al popolo degli iperborei, esiliato per
avere ucciso i Ciclopi i cui fulmini avevano ammazzato Asclepio, figlio del dio
pitico e di Coronide.
Poi
gli Argonauti entrarono nel Rodano, un affluente dell’Eridano. Quindi
navigarono nei laghi celtici. Rischiarono di finire nell’Oceano dove sarebbero
morti, ma Era gridò dalla rupe Ercinia (Selva nera?) e tornarono indietro, e
giunsero alle isole Stecadi, nei pressi di Marsiglia, poi l’isola Etalia, l’Elba,
dove il porto (Portoferraio) ha preso il nome di Argo. Quindi navigarono il
mare Tirreno e giunsero al porto di Eea dove trovarono Circe che purificava con
l’acqua marina il capo sconvolto da sogni notturni. Aveva sognato che i muri
grondassero sangue e le fiamme bruciassero i suoi filtri, fuoco che lei
spengeva con quel sangue
Con
lei c’erano dei mostri misti di membra diverse. La figura ibrida è contrassegno
di un mondo primitivo. In passato la terra aveva fatto fiorire dal fango simili
orrori. Giasone e Medea la seguirono in casa e sedettero sul focolare, il posto
dei supplici. Circe tenne conto di Zeus protettore dei supplici e li purificò
sacrificando un porcellino. Pregava che le Erinni deponessero la collera. Medea
e Circe erano stirpe del sole e si vedeva dai lampi che mandavano gli occhi.
Mia
madre nacque dal Sole e dall’Oceanina
E
perciò sono anch’io piena di raggi
E
di flutti, sono piena di chiarori e di gorghi.
Medea
raccontò dissimulando l’uccisione di Assirto
Circe
però lo sapeva e non volle ospitarli
Io
non approvo le tue decisioni e la tua sconcia fuga (749)
Medea
se ne andò piangendo tenuta per mano da Giasone.
Era,
la dea, ordina a Iride, la sciarpa del cielo di andare a chiamare Teti, poi da Eolo
ed Efesto perché non ostacolino la nave. Tetide va da Era cui è simpatica
perché ha rifiutalo l’amore di Zeus al quale interessa sempre dormire con
femmine, non importa se mortali o immortali. Del resto Temi gli disse che Teti
avrebbe generato un figlio più forte del padre e lui voleva proteggere il suo
potere (cfr. meglio comandare che fottere)
Era
dice a Teti che Achille, allevato dalle ninfe Naiadi presso il centauro
Chirone, avrebbe sposato Medea una volta giunto nei campi Elisi. Dunque Teti
doveva aiutare la nuora nel passaggio tra Cariddi e Scilla, figlia di Forco e
di Ecate. Teti promette e chiede aiuto alle sorelle figlie di Neleo.
Qundi
va dagli Argonauti e parla a Peleo. Gli promette che le Nereidi aiuteranno la
nave superare Scilla, Cariddi e le Plancte. Gli chiede di non irritarla più
come già fece. Si era adirata, racconta Apollonio, quando lei la notte bruciava
nel fuoco le carni mortali di Achille e di giorno gli ungeva il corpo di
ambrosia per renderlo immortale. Ma Peleo come la vide una notte gridò, mevga nhvpioς (875,
come Metanira per Demetra e Demoofonte).
Secondo
Frazer è il paradigma mitico di pratiche domestiche di profilassi contro le
malattie infantili. Cfr. la vaccinazione.
Il
paradigma mitico della vaccinazione
Favorevoli (Tetide e Demetra). Contrari (Peleo, Metanira e don Ferrante).
Teti si era adirata con Peleo, racconta Apollonio Rodio nelle Argonautiche.
Vediamo per quale ragione.
La madre di Achille in piena notte bruciava nel fuoco le carni mortali del figlio e di giorno gli ungeva il corpo di ambrosia perché divenisse immortale e gli stesse lontano l’odiosa vecchiaia (Argonautiche IV, 871 - 872). Ma il padre del futuro eroe, come una volta di notte scorse Teti così affaccendata, mandò un grido terribile a quella vista (874 - 875). Mevga nhvpioς , commenta Apollonio (875 ss), stupido davvero.
Anche Metanira la signora di Eleusi gettò un grido vedendo Demetra che di notte celava il piccolo Demofonte nella vampa del fuoco per renderlo immune da vecchiezza e immortale (Inno omerico A Demetra, 233ss.)
Pure Demetra si infuriò e disse a Metanira: “O stolti esseri umani, incapaci di prevedere il destino della gioia o del dolore che incombe!” (256 - 257)
Oggi è reputato stolto dai più chi non si vaccina e muore “come un eroe del Metastasio prendendosela con le stelle” (Manzoni, I promessi sposi, capitolo XXXVII).
Favorevoli (Tetide e Demetra). Contrari (Peleo, Metanira e don Ferrante).
Teti si era adirata con Peleo, racconta Apollonio Rodio nelle Argonautiche.
Vediamo per quale ragione.
La madre di Achille in piena notte bruciava nel fuoco le carni mortali del figlio e di giorno gli ungeva il corpo di ambrosia perché divenisse immortale e gli stesse lontano l’odiosa vecchiaia (Argonautiche IV, 871 - 872). Ma il padre del futuro eroe, come una volta di notte scorse Teti così affaccendata, mandò un grido terribile a quella vista (874 - 875). Mevga nhvpioς , commenta Apollonio (875 ss), stupido davvero.
Anche Metanira la signora di Eleusi gettò un grido vedendo Demetra che di notte celava il piccolo Demofonte nella vampa del fuoco per renderlo immune da vecchiezza e immortale (Inno omerico A Demetra, 233ss.)
Pure Demetra si infuriò e disse a Metanira: “O stolti esseri umani, incapaci di prevedere il destino della gioia o del dolore che incombe!” (256 - 257)
Oggi è reputato stolto dai più chi non si vaccina e muore “come un eroe del Metastasio prendendosela con le stelle” (Manzoni, I promessi sposi, capitolo XXXVII).
Teti
dunque buttò per terra il bambino e sparì.
Nel
presente Peleo è sconfortato ma riferisce ai compagni.
Partirono
e arrivarono all’isola di Antemòessa (presso Salerno?) dove le Sirene Acheloidi
incantano e uccidono con il loro canto soave
Le
partorì ad Acheloo la bella Tersicore, in parte uccelli, in parte giovani
donne. Toglievano il ritorno ai naviganti consumandoli con dolce languore. Ma
questa volta sulla loro voce prevalse quella di Orfeo
Solo
Bute saltò in acqua e nuotava verso le ammaliatrici. Ma Afrodite lo salvò
portandolo sul promontorio Lilibeo, in Sicilia.
Poi
Teti e le Nereidi guidavano la nave in mezzo alle Plancte girando intorno ad
Argo al pari di delfini. Come fanciulle che giocano a palla sollevavano la nave
sulle onde e fuori dalle rupi terribili
Quindi
costeggiarono i prati della Trinacria dove sono allevate le vacche del sole.
Poi
l’isola dei Feaci nello Ionio dove è interrata la falce con cui Crono recise i
genitali del padre spietatamente (986 - 7), altri dicono che con quella falce
Demetra mieteva. Ecco perché la terra dei Feaci si chiama Drepavnh (990). I
Feaci sono del sangue di Urano. Alcinoo li accolse bene e con gioia. Si
festeggiava, ma arrivano i Colchi bramosi di guerra. Alcinoo li trattenne:
voleva evitare lo scontro.
Medea,
come già Odisseo, toccava spesso le ginocchia di Arete la moglie di Alcinoo - polla; de; cersivn - jArhvth"
gouvnwn ajlovcou qivgen jAlkinovpoi - (1012 - 1013) e la prega di non consegnarla
ai Colchi.
Si
noti l’utilizzo con variazioni del modello omerico (Odissea, VII, 142)
Medea
dice di avere sbagliato per leggerezza ed errore, non per lussuria ouj me;n e[khti margosuvnhς (1019).
Tra l’altro lei è ancora vergine mivtrh mevnei (1024) la cintura rimane. Poi
Medea prega anche i Greci di non abbandonarla. E di notte piangeva come una
vedova. Arete parla con Alcinoo e intercede in favore di Medea minacciata da
Eeta. I genitori sono troppo severi livhn duvszhloi verso le loro figlie (eJai'ς paisiv 1089)
come Acrisio con Danae o Niseo con Antiope che generò a Zeus Anfione e Zeto.
Alcinoo decide che restituirà Medea al padre solo se è ancora vergine Allora
Arete fece sapere a Giasone che doveva consumare le nozze: Alcinoo non avrebbe
spezzato un’unione legittima 1120
Quindi
i Greci prepararono il letto nuziale nell’antro divino dove una volta viveva
Macride, la figlia di Aristeo che scoprì il lavoro delle api e il succo
dell’olivo. Era l’aveva fatta fuggire là poiché aveva unto con il miele le
labbra di Dioniso bruciacchiato dal fuoco di Semele.
Nel
letto posero il vello d’oro e le Ninfe portavano fiori. Orfeo suonava e gli
eroi cantavano l’imeneo. Medea e Giasone avrebbero preferito farlo a Iolco ma
noi stirpe infelice degli uomini non possiamo entrare nella gioia con piede
intero o{lw/
podiv
(1166) e l’amaro dolore - pikrh; ajnivh - sempre si insinua in mezzo ai
momenti del nostro piacere.
Giasone
e Medea avevano paura. Quando l’aurora sciolse con la sua luce la nera notte,
le rive dell’isola ridevano. Alcinoo mantenne i patti e i Colchi temendo l’ira
di Eeta, rimasero con i Feaci fino alla colonizzazione di Corcira da parte dei
Bacchiadi di Corinto.
Dopo
sette giorni, gli Argonauti lasciarono Drepane. Passarono il golfo di Ambracia,
il paese dei Cureti e le Echinadi, ma quando si vedeva la terra di Pelope, una
tempesta di Borea li portò verso la
Libia , e si insabbiarono nella Sirte. La sabbia (a[maqoς 1239)
si stende fino al cielo, e la nave si arenò. Il pilota Anceo e gli altri erano
disperati. Vagavano sulla lunghissima riva o aspettavano la morte seduti. Ne
ebbero pietà le tre eroine di Libia, quelle che bagnarono Atena nel lago
Tritone quando la dea balzò fuori dal capo del padre. Le eroine dicono a
Giasone che devono pagare il debito alla nave, la madre che li ha portati per
tanto tempo nel ventre. Cfr. Pesaro la città madre.
Giasone
non capì e andò a parlarne ai compagni
Peleo
spiegò che la madre era la nave. Bisognava prenderla sulle spalle e portarla
nella direzione indicata da un cavallo apparso. Camminarono con la nave sulle
spalle per 12 giorni e 12 notti. Giunsero al lago Tritonide, e alla pianura
delle mele d’oro vegliate dal drago Ladone. Le custodi Esperidi che di solito
cantano, piangevano. Il drago era stato colpito dalle frecce di Eracle e
muoveva appena la coda. Le frecce erano state avvelenate con la bile dell’Idra
di Lerna. Le Esperidi piangevano ma al loro arrivo divennero polvere e terra.
Orfeo le pregò e le ninfe fecero crescere erba e alberi dal suolo: loro stesse
divennero alberi. Poi Egle, una di loro, parla. Racconta di Eracle che uccise
il serpente e si abbeverò disteso come una vacca al pascolo. Egle indicò la
fonte e i Greci andarono a bere come le mosche si precipitano a frotte sopra
una goccia di miele.
I
Greci dissero che anche in assenza Eracle salvava i compagni.
E andarono a cercarlo. Solo Linceo credette di
vedere Eracle in lontananza come si scorge o sembra di scorgere la luna
annebbiata nel primo giorno del mese (1479 - 1480)
Imitato
da Virgilio: Enea scorge Didone
Obscuram
qualem primo qui surgere mense
Aut videt
aut vidisse putat per nubila lunam (VI, 452 - 453)
Canto
venne ucciso mentre cercava di rubare delle pecore dal pastore Cafauro e pure
il profeta Mopso morì poiché non c’è possibilità di stornare la morte oujj ga;r tiς ajpotropivh qanatovio (1505).
Sulla
sabbia giaceva un deino;ς o[fiς un tremendo serpente ma pigro nwqhvς. Non
attaccava ma il suo veleno era terribile. Era nato dal sangue della Gorgone
gocciato sul suolo quando Perseo ci volava sopra.
Mopso
gli urtò la coda e il serpente gli morse la carne. Morì e fu compianto
Argo
cercava di uscire dal lago Tritonide ma non trovava un varco
Arriva
Tritone figlio di Poseidone offrendo una zolla di terra e indica la via
d’uscita per il Peloponneso. Non devono scoraggiarsi: non c’è fatica che possa
fiaccare membra floride di giovinezza (1585)
Poi
prese il grande tripode che gli Argonauti gli avevano offerto e scomparve. Ma
riapparve dall’acqua e spinse la nave. Aveva un corpo simile a quello degli dei
fino al ventre ma sotto i fianchi si allungava una coda a due punte simile a
mostro marino. Tritone spinse la nave fino al mare.
Navigarono
tenendo a destra il deserto. Poi si avvicinarono a Creta ma Talos l’uomo di
bronzo (Tavlwς cavlkeioς 1638)
scagliava pietre e impediva alla nave di entrare nel porto Ditteo. Era della
stirpe degli uomini di bronzo nata dai frassini. Zeus ne aveva fatto il
guardiano dell’isola.
Era
tutto di bronzo ma sulla caviglia aveva una vena di sangue coperta da una
sottile membrana. Medea ammaliò con occhi nemici gli occhi dell’uomo di bronzo
e digrignando gli mandò immagini terribili.
Talos
alzò una pietra per tirarla ma urtò la caviglia su uno spunzone di pietra e
precipitò come un pino. Così i Greci dormirono a Creta.
Poi
navigarono nel buio, alla cieca, finché Apollo levò in alto l’arco dorato che
diffuse un chiarore fulgente e gli Argonauti videro una piccola isola delle
Sporadi che chiamarono Anafe (presso Thera - Santorini) per l’apparizione del
dio che ajnevfhne
(1718),
l’aveva mostrata in mezzo all’angoscia. Fecero sacrifici modesti e vennero
canzonati dalle ancelle feacie di Medea che nella reggia di Alcinoo vedevano
sacrificare dei buoi.
Ancora
oggi le donne dell’isola fanno quegli scherzi quando gli uomini sacrificano.
Partiti di là arrivarono a Egina dove si sfidarono in gare di corsa. Quindi
costeggiarono la terra Cecropia e quella di Aulide, quella di Locresi Opunzi e
giunsero a Pagase (1781)
Fine
3 febbraio 2020
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