NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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domenica 31 maggio 2020

Empie streghe e maghi malvagi

Goya, Volo di streghe

Ho sentito empie streghe e malvagi maghi sedicenti cristiani accusare Bergoglio di essere l’Anticristo. Non senza aggiungere si dovrebbero preparare favrmaka kakav, incantesimi e riti appropriati per spedirlo all’inferno.
Io al contrario lo stimo quale vero vicario di Cristo e gli voglio bene.
Oggi ha detto: “le persone sono più importanti dell’economia.”
Parole umane.
Un paio di giorni fa invece un tal Capezzone, non nuovo a tali mascalzonate, ha detto in televisione che i morti arrivano per i danni subiti dall’economia. Per lui e altri della sua empia sètta le decine di migliaia di morti per virus non contano niente, anzi casomai hanno dato una piccola mano alla santa economia dato che non prenderanno più le pensioni.
Un’altra volta, quando Vauro ebbe ricordato i 20 milioni di Russi morti per respingere l’invasione nazista e sconfiggere Hitler, il sopraddetto ribatté che i sovietici avevano causato molti più morti.
In questa seconda occasione Capezzone ha aggiunto che non si deve dare alcun bonus per la bicicletta o altre insignificanti piccolezze, bensì miliardi di euro a industriali e commercianti. Leggo su “la Repubblica” di oggi, 31 maggio 2020, questo titolo: “Fascisti ed ex forconi in piazza. ‘ Il virus è un’invenzione’” (pagina 9).

Ricordo ai vari avvelenatori delle coscienze le parole con le quali la nutrice di Medea racconta come la nipote del Sole fosse solita preparare i veleni: "Mortifera carpit gramina ac serpentium/saniem exprĭmit miscetque et obscenas aves/maestique cor bubonis et raucae strigis/exsecta vivae viscera (…) Addit venenis verba non illis minus/metuenda. Sonuit ecce vesano gradu/canitque. Mundus vocibus primis tremit" (Seneca, Medea, vv. 731 - 734 e 737 - 740), sminuzza le erbe micidiali e spreme la bava dei serpenti e mescola anche uccelli di cattivo augurio e il cuore di un lugubre gufo e le viscere strappate da stridula strige ancora viva (…) Ai veleni aggiunge parole non meno tremende di quelle. Eccola che ha fatto risuonare il suo passo furioso e canta. Il mondo trema solo a udirne la voce.
E’ difficile leggere il resoconto dei preparativi di Medea senza riandare con la mente agli incantesimi del Macbeth.
Si tratta della prima scena del quarto atto della tragedia di Shakespeare. Le streghe mettono vari ingredienti in una caldaia bollente. Vediamone alcuni: filetto di una biscia di pantano (Fillet of a fenny snake), pelo di pipistrello e lingua di cane (wool of bat, and tongue of dog), zampa di lucertola e ala d’allocco (lizard’s leg, and howlet’s wing), fegato di giudeo bestemmiatore (liver of blaspheming jew), dita di un bambino strangolato al suo nascere, appena messo al mondo in una fossa da una sgualdrina (finger of birth - strangled babe - ditch - delivered by a drab), viscere di una tigre (a tiger’s chaudron), tutto da raffreddare con il sangue di un babbuino (with a baboon’s blood).
Le streghe del Macbeth come Medea sono seguaci di Ecate che si rivolge alle fatali donne, fatali sorelle (the weird womenthe weird sisters,) rimproverandole di non averla consultata, dato il suo ruolo: "And I, the mistress of your charms,/the close contriver of all harms,/was never called to bear my part,/or show the glory of our art?" (III, 5), e io, la signora dei vostri incantesimi, la segreta progettatrice di tutti i mali, non sono mai stata chiamata a fare la mia parte, o a mostrare la gloria dell'arte nostra? 

Dunque prego i miei lettori “e ripriego , che il priego valga mille” di non entrare in questa sètta e non dare retta a quanti sostengono che la vita umana vale meno del denaro, che le biciclette non devono sostituire le automobili e che i poveri, gli indeboliti, i vecchi vanno sacrificati sugli altari di questi numi della religio quae tantum potuit suadere malorum: l’economia, il mercato, il pil.
Dobbiamo ripristinare l’umanesimo inteso come amore dell’umanità e dare scacco matto al virus con la tattica vincente dei cunctatores: Quinto Fabio Massimo, Kutuzov e Zukov qui cunctando restituerunt rem.
giovanni ghiselli

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