Tre riflessioni sulla politica, lo stile e la scuola, appulcrate
con qualche scampolo di letteratura.
“Tenants of the
house,
Thoughts of a dry
brain in a dry season”
Questo è Eliot (Gerontion).
Se non volete leggermi, considerate il mio blog “come
un libro di sogni poetici, d’invenzioni e di capricci malinconici, ovvero come
un’espressione dell’infelicità dell’autore”. Nemmeno queste sono parole mie: ho
citato Leopardi (Dialogo di Tristano e di
un anico).
Personalmente infatti non sono infelice, anzi.
Però vedo la bocca spalancata del Caos e mi sento in
dovere di scrivere qualche riga ogni giorno per mettere in guardia i miei lettori da tante
aggrovigliate malizie, invitandoli a impiegare lo spirito critico per mettere
un poco di ordine nel guazzabuglio.
Pensiero politico: i parlamentari leghisti ieri nella
camera dei deputati hanno inscenato una cagnara oscena contro il loro collega
pentastellato Ricciardi, il quale, parlamentarmene parlando, aveva ricordato i
difetti della sanità lombarda. Gli oppositori hanno gridato con furia che con
questi discorsi si specula sui morti invece di rispettarli.
Da questo mio pulpito mi rivolgo con gratitudine ai
miei 960383 lettori e replico che i leghisti i quali governano la Lombardia, se avessero davvero voluto rispettare i tantissimi morti
non li avrebbero lasciati morire in quella maniera. Il leghista Zaia ne è stato
capace.
Pensiero relativo allo stile, quello che Leopardi
chiama “tuono” buono o cattivo che sia. Ebbene, Lilli Gruber ier sera a Otto e
mezzo ha avuto una caduta di stile quando ha voluto precisare insistentemente
che Cairo, il titolare della 7, non le ha mai fatto pressioni di nessun genere.
Non c’era bisogno di sbandierare tanta purezza sua e dell’editore. Quando si
viene pagati molto bene, il beneficiario del lauto emolumento non contrasta gli
interessi del dispensatore poiché sono anche i suoi. Del resto tale
assicurazione della non violenza padronale sulla donna contraddice l’eterno
ritornello dell’onestissima signora sui
continui ricatti, soprusi e prevaricazioni che subiscono le donne. Tutte o
quasi.
Ulima nota, relativa alla scuola che mi è sempre stata
molto a cuore.
Uno slogan propagandistico televisivo ripete diverse
volte ogni giorno: “La scuola non si ferma”.
Infatti, ribatto, cade sempre più in basso.
giovanni ghiselli
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