sabato 9 maggio 2020

Ricordo del 9 maggio 1978. In memoria di Aldo Moro, un uomo nobile e antico

Luigi Bettazzi

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In memoria di Aldo Moro, un uomo nobile e antico

Mi associo al ricordo, al compianto e al rimpianto di Aldo Moro trovato morto ammazzato il 9 maggio di 42 anni fa nel bagagliaio di un’automobile in via Caetani, una strada situata tra le sedi dei due partiti maggiori.
Partecipo dunque a questa commemorazione ma lo faccio con parole diverse da quelle istituzionali. Cercherò di chiarire le idee a chi non ha vissuto quei 55 giorni, iniziati giovedì 16 marzo con il rapimento dello statista e l’uccisione degli uomini della sua scorta.
Quali assassini di quel galantuomo lasciato solo e del tutto indifeso, calunniato quasi fosse oramai incapace di intendere, e lasciato uccidere come “l’Agnel di Dio che le peccata tolle”, sono stati indicati da sempre alcuni delinquenti delle “brigate rosse”.
Questi farabutti possono essere stati al massimo dei sicari, per quanto non credo che abbiano potuto eseguire da soli il compito abominevole di sterminare la numerosa scorta con un’operazione militare precisa come un intervento chirurgico, né ritengo che poi abbiano potuto tenere prigioniera la loro vittima per quasi due mesi mentre, secondo le cronache di allora, tutte le forze dello Stato erano impegnate a cercare la prigione e il prigioniero per liberarlo. Credo piuttosto che questo truce rapimento seguito da un così vile e orrendo assassinio sia stato supportato da forze occulte di almeno due Stati. Moro cercò di portare gradualmente il partito comunista italiano al governo e questo spaventava e disturbava molti interessi. Tralascio diversi particolari, come via Gradoli, la seduta spiritica, il lago della Duchessa e altri che costituiscono altrettanti indizi di quanto affermo, forse rischiando anche qualche cosa, ma l’etica dell’educatore mi vieta di tacere.

Ricordo solo le parole di Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea. Una persona degna di fede.
Disse in televisione che poco prima dell’uccisione dello Statista prigioniero aveva sentito ripetere in Vaticano da un alto prelato le parole di Caifa al sinedrio dei sacerdoti capi - oiJ arcierei`" - e dei Farisei.
Le riferisco dal Vangelo di Giovanni: “Caiphas cum esset pontifex anni illius, dixit eis: 'Vos nescitis quidquam nec cogitatis quia expedit vobis ut unus moriatur homo pro populo, et non tota gens pereat '” (NT , Giovanni, 11, 49 - 50)
Significa che Moro aveva disturbato diversi poteri forti e se la classe politica non l’avesse lasciato uccidere, ci sarebbero stati guai grossi e dolorosi per tutti.
Questa è davvero una macchia sulla nostra nazione e finché non verrà rivelata la verità, ossia mostrata l’ ajlhvqeia che è , appunto, rivelazione di quanto è occultato, in Italia non potrà esserci una vita politica credibile.


Silvia Romano e Aldo Moro

Sono molto contento della liberazione di Silvia Romano e non trovo nulla da dire, se non in bene, sul fatto che la ragazza voglia tornare nel luogo del suo rapimento. Si vede che aiutare i bambini laggiù
le ha dato maggiore soddisfazione che andare sui navigli a bere l’aperitivo con certi coetanei tanto diversi da lei. Quelli che piacciono a Salvini il quale ha avuto la spudoratezza di criticarla per questa sua volontà di tornare a fare del bene.
La contentezza che provo per la salvezza di questa ragazza in seguito a “riscatto e mediazione turca” (”la Repubblica” di oggi 10 maggio 2020, prima pagina) però rinnova il dolore per la barbara, efferata, vile uccisione di Moro. Perché in quel tempo non ci furono riscatto e mediazione? La risposta è a portata di tutti: perché i poteri forti che avevano deciso di fare morire lo statista italiano il quale voleva portare il PCI al governo avevano fatto capire che non c’era verso di salvargli la vita. Anzi, chi avesse cercato di farlo, sarebbe finito male. Sicché il crimine fu perpetrato forse da quei sicari che venivano chiamati “brigate rosse”, o da altri. Ma il burattinaio stava sopra



giovanni ghiselli

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