Il ministro degli Interni Matteo Piantedosi ha detto che la disperazione non giustifica alcun viaggio che metta a repentaglio la vita dei figli.
Come si sa sulla spiaggia calabra sono arrivati molti cadaveri di annegati fatti approdare dalle onde. Tra questi tanti morti si trovano non pochi bambini.
Le imbarcazioni che cercano i morti per acqua avrebbero dovuto muoversi in tempo per trovare e salvare persone ancora vive, come hanno detto ieri sera Orlando Amodeo e don Rosario Morrone, due belle persone.
Il ministro che non ha ordinato e sollecitato i soccorsi, invece di chiedere scusa ai sopravvissuti vuole colpevolizzarli: se hanno visto morire i figli, se la sono voluta. Sarà un uomo di potere costui, magari crede di essere anche un grande uomo. Non so se sia un cristiano.
In ogni caso devo dirgli che le sue parole difettano di carità per essere parole umane, e autorizzo le parole mie con queste della Prima Lettera ai Corinzi di Paolo: “Si linguis hominum loquar et angelorum, caritatem autem non habeam, factus sum velut aes sonans aut cymbalum tinniens" [1], se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, però non avessi la carità, diverrei un rame risonante o un cembalo che squilla. In greco tinniens è ajlalavzwn, che leva l’alalà della vittoria.
Cfr. Sofocle, Antigone, 128-133. 2
Non so se Piantedosi parli la lingua degli uomini e degli angeli, suppongo che non la parli tanto bene, ma non ne sono certo; sono invece sicuro che le parole dette in questa dolorosa circostanza sono del tutto prive di carità.
Note
1 Ep. Ad Conrinthios, I, 13, 1.
2 “Zeus infatti detesta le millanterie/di grossa lingua, e avendoli visti/ venire avanti con grande flusso/nella tracotanza armata dello strepito dell'oro/ con il fuoco scagliato, ributta/chi sulle cime degli spalti/già si lanciava a gridare l'alalà della vittoria" (Sofocle, Antigone, Parodo, vv. 128-133)
Bologna 27 febbraio 2023 ore 19, 46 giovanni ghiselli
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