“Io non sono un uomo, sono dinamite (…) la verità parla in me. Ma la mia verità è tremenda: perché fino a oggi si chiama verità la menzogna”.
La verità è tremenda: fa tremare siccome è apocalittica, rivelatrice ajlhvqeia è non latenza: toglie le maschere e si vede la realtà delle persone quasi tutte e quasi sempre tuccate, falsificate: “eripitur persona, manet res" ( Lutezio, De rerum natura, III, 58), si strappa la maschera, rimane la sostanza.
Quindi Seneca il quale sostiene che bisogna togliere la maschera non solo agli esseri umani ma anche alle cose: “Non hominibus tantum sed rebus persona demenda est et reddenda facies sua (Ep. 24, 13).
“Transvalutazione di tutti i valori: questa è la mia formula per l’atto in cui l’umanità prende la decisione suprema su se stessa, un atto che per me è diventato carne e genio”.
Mi permetto un’aggiunta correttiva: per molti valori già trasvalutati in peggio sarebbe necessaria una rivalutazione a partire dal linguaggio. La maggior parte degli italiani non è più formata da animali linguistici, bensì da animali tout court.
Nel programma del festival dei Filosofi lungo l’Oglio dove terrò una lectio il 30 giugno leggo che coraggio ottimo è quello che osa servirsi di un linguaggio parresiaco e che pratichi un’ecologia della parola
“Vuole la mia sorte che io debba essere il pimo uomo decente, che sappia oppormi a una falsità che si oppone da millenni. Io per primo ho scoperto la verità, proprio perché per primo ho sentito la menzogna come menzogna, la ho fiutata. Il mio genio è nelle mie narici”.
La verità non c’è tra le scoperte del presunto benefattore tecnologico Prometeo il quale riconosce: “ho infuso in loro[1] cieche speranze ("tufla;" ejn aujtoi'" ejlpivda" katw/vkisa", Eschilo, Prometeo incatenato, v.250).
Egli è divinità solo apparentemente benefica in quanto portatore di conoscenze pratiche fuorvianti:" qnhtou;" g j e[pausa mh; prodevrkesqai movron", ho fatto smettere ai mortali di prevedere il destino di morte"(v.248).
Prometeo ha reso ciechi gli uomini riguardo al futuro.
"Wilamowitz ne ha tratto la conclusione (Aisch. Interpr. , p. 149) che Eschilo abbia accostato, senza coordinarli, due differenti miti di Prometeo, uno dell'amico degli uomini, l'altro del demone cattivo"[2].
Torniamo a Nietzsche che osa affermare la propria inattualità rispetto a tutta la storia umana.
“Io vengo a contraddire come mai si è contraddetto, e nondimeno sono l’opposto di uno spirito negatore. Io sono un lieto messaggero (un evangelista dubque n.d.r.) quale mai si è visto, conosco compiti di una altezza che finora è mancato il concetto per definirli, e solo a partire da me ci sono di nuovo speranze”.
Ho imparato ha fare belle lezioni sulla tragedia greca da diversi critici: Hegel, Kirkegaard, Jaeger, Snell, Pohlenz, ma soprattutto da Nietzsche: è con La nascita della tragedia che ho conquistato l’attenzione dei miei primi studenti liceali nell’autunno del 1975. Mi ha dato il coraggio di osare l’adozione di un metodo nuovo. Al liceo e all’Università mi avevano insegnato a insegnare ripetendo i manuali, traducendo e dando spiegazioni grammaticali. Facendo io così i giovani non mi ascoltavano. Chiesi cosa potessi fare : “leggi Nietzsche” risposero. Funzionò, cominciai a funzionare anche io. Ecco perché do tanto credito a queste parole e Nietzsche mi è simpatico anche quando sbaglia o si contraddice. Allora non manco di criticarlo ma lo facco sempre con simpatia poiché sono più belli gli errori di un genio che la correttezza piatta come un marciapiede e limitata a piccole cose di un mediocre.
Qualche anno più tardi nel 1978, una collega- insegnava filosofia al liceo D’Azeglio di Torino, era commissaria all’esame di maturità al Minghetti di Bologna dove ero membro interno, aveva alcuni anni più di me- e mi suggerì di leggere tutto Nietzsche.
“Devi farlo perché sei così aristocratico!”, aggiunse. L’ho fatto e ora sono contento di tenere un corso di 16 ore qui a Bologna su questo mio maestro, autore e amico.
Concludo questa parte:”Con tutto ciò io sono anche, necessariamente, l’uomo del fato (…) Il comcetto di potere trapasserà allora completamente in quello di una guerra degli spiriti, tutti i centri di potere della vecchia società salteranno in aria-sono tutti fondati sulla menzogna”
Sono sì fondati sulla menzogna i centri di poteri ma non sono saltati in aria. Anzi, sono stati loro a far saltare in aria chi voleva farli saltare. Compreso Nietzsche.
Bologna 11 febbraio 2023 ore 11, 30 giovanni ghiselli
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