NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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domenica 5 febbraio 2023

Nietzsche 104. Ecce homo. Perché sono così saggio 6. Contro il ressentiment.


Per il malato il ressentiment è la cosa proibita, il suo male: per disgrazia è anche la sua tendenza più naturale.-Proprio questo aveva capito quel profondo fisiologo che fu Buddha. La sua “religione”, che si farebbe meglio a chiamare igiene, per non mescolarla con cose tanto miserevoli come il cristianesimo, misurava la sua efficacia in rapporto alla vittoria sul ressentiment : liberarne l’anima-primo passo verso la guarigione. “Non si pone fine all’inimicizia con l’inimicizia, ma con l’amicizia”: questo è l’inizio dell’insegnamento di Buddha.-e non è la morale a parlare così, ma la fisiologia. Il ressentiment che nasce dalla debolezza, non è dannoso a nessuno quanto al debole stesso. In altri casi, quando si tratta di nature forti, è un sentimento superfluo, un sentimento da dominare, e saperlo dominare è quasi la prova della propria ricchezza”.

Chi è forte non prova risentimento perché ha tutta la propria ricchezza dentro di sé e non può essere espropriato da nessuno

 

Porto la testimonianza di Seneca il quale racconta che Stilpone di Megara  uscì sorridente dal fuoco che divampava ovunque nella sua città conquistata da Demetrio.

Il Poliorcete lo vide e gli domandò num quid perdidisset. E il filosofo che pure aveva perduto persino la moglie e i figli: “Nihil-inquit- perdidi. Omnia mea mecum sunt: iustitia, virtus, prudentia, hoc ipsum, nihil bonum putare quod eripi posset” (Seneca, Ep. 9, 18-19).

 

Personalmente, dato il mio essere a[topo~, ho avuto diversi nemici che non sopportavano la  mia stravaganza. Ma non conservo rancore nei loro confronti: prima di tutto perché non hanno potuto rendermi usuale, quindi non hanno potuto farmi del male, anzi mi hanno fatto del bene perché nel resistere alle loro pressioni mi sono rafforzato, poi mi hanno insegnato come non si deve essere, cioè a non diventare come loro.

 

Ora spiego a[topo~.

Nel prologo del Fedro di Platone, Socrate dice a Fedro che se non credesse al mito di Borea che rapì Orizia figlia del re Eretteo, come non ci credono oiJ sofoiv, non sarebbe l’uomo strano (a[topo~) che è (229c). Potrei dire, facendo il sapiente sofizovmeno~, che un colpo di vento di Borea gettò Orizia giù dalle rupi o dall’Areopago. È un’interpretazione ingegnosa, ma chi la fa, poi deve raddrizzare gli Ippocentauri, la Chimera, e Gorgoni e Pegasi e tutte le stranezze della natura. E per questo ci vuole molto tempo libero: ejmoi; de; pro;~ aujta; oujdamw`~ scolhv (229e).

Io non sono ancora in grado di conoscere me stesso kata; to; Delfiko;n gravmma, perciò mi sembra ridicolo geloi`on dhv moi faivnetai indagare cose che mi sono estranee - ta; ajllovtria skopei`n. Dunque dico addio a tali questioni, esamino me stesso skopw` ejmautovn, per vedere se per caso io non sia una bestia più intricata e più invasa da brame di Tifone o se sono un essere vivente (zw`/on) più mite e semplice, partecipe per natura di una sorte divina e priva di superbia fumosa (Fedro, 230a).

 

Dunque non possiamo sprecare energie in sentimenti e pensieri privi di effetto quando la vita umana, anche se centenaria, non è abbastanza lunga per conoscere se stesso e diventare quello che si è. Non è abbastanza lunga nemmeno per studiare, scrivere, tenere conferenze e fare il giro del mondo in bicicletta. Quest’estate però voglio tornare per lo meno a girare la Grecia in bicicletta. Lo devo a me stesso.

 

Bologna 5 febbraio 2023 ore 19, 18

giovanni ghiselli

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Sempre1320077

 

 

 

 

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