Determinismo umano
“Come si trasforma il gusto collettivo? Col fatto che dei singoli, dei potenti, delle persone influenti, esprimono senza senso di vergogna il loro hoc est ridiculum, hoc est absurdum, il giudizio-quindi- del loro gusto e della loro ripugnanza, e tirannicamente ne ottengono il rispetto: così essi impongono a molti una costrizione, da cui gradatamente si forma una consuetudine di parecchi altri ancora e infine un bisogno di tutti.”[1].
Questo topos vale anche per il costume femminile: il cattivo esempio che le donne importanti danno a tutte le altre donne, viene biasimato da queste parole di Fedra nell'Ippolito di Euripide: " wJ~ o[loito pagkavkw~-h{ti~ pro;~ a[ndra~ h[rxat j aijscuvnein levch-prwvth quraivou~ (vv. 407-409), fosse morta malamente colei che per prima disonorò i letti di casa con uomini esterni. Infatti, continua, questo male ha cominciato a propagarsi dalle case nobili: "ejk de; gennaivwn dovmwn" (v. 409). Quando le turpitudini (aijscrav) sono reputate belle dalle persone di alta condizione, certo sembreranno belle anche al volgo (vv. 411-412).
Lucrezia violentata da Lucio Tarquinio vuole lasciare un esempio a tutte le Romane con il proprio suicidio :"ego me etsi peccato absolvo, supplicio non libero; nec ulla deinde impudica Lucretiae exemplo vivet " (Tito Livio, I, 58, 10), anche se mi assolvo dal peccato, non mi sottraggo alla pena; nessuna donna in futuro vivrà impura seguendo l'esempio di Lucrezia.
Determinismo geografico
Il rovescio del re malato che rende malata la terra è il tovpo" del determinismo geografico: c'è una corrispondenza fra la terra, il clima e gli uomini. In questo caso è la terra che prevale influenzando l’uomo.
"Vediamo un po' in quali luoghi si trovano o si sono trovati uomini di grande spirito, dove l'arguzia, la raffinatezza, la cattiveria facevano parte della felicità, dove il genio si trovava quasi necessariamente a casa: tutti sono contraddistinti da un'aria particolarmente asciutta. Parigi, la Provenza, Firenze, Gerusalemme, Atene-questi nomi stanno a provare qualcosa: che il genio è condizionato dall'aria asciutta, dal cielo puro-e questo vuol dire metabolismo rapido, possibilità di attirarsi continuamente grandi, e anche enormi, quantità di forza"[2].
“Il sangue provenzale e ligure, preserva i Francesi dall’orribile, tetro grigiore nordico, dalla sinistra congerie di concetti anemici, propria dei paesi in cui manca il sole”[3].
“Il sole lo maledicono i fiacchi: per loro quel che conta di un albero è l’ombra”[4]
Il capitolo finale delle Storie di Erodoto contiene un monito per i Persiani attribuito a Ciro, il fondatore dell'impero. Alcuni sudditi gli avevano presentato la proposta fatta da Artembare di trasferire il popolo persiano dalla sua terra "piccola, scabra e montuosa" in un'altra "migliore". L'occasione era offerta dalla vittoria sul re dei Medi Astiage che poi era il suo nonno materno. Ma Ciro li scoraggiò dicendo che "da luoghi molli di solito nascono uomini molli ("filevein ga;r ejk tw'n malakw'n cwvrwn malakou;" a[ndra" givnesqai", 9, 122, 3): infatti non è della stessa terra produrre frutti meravigliosi e uomini valenti in guerra. Sicché i Persiani rinunciarono, vinti dal parere di Ciro, e preferirono comandare abitando una terra infeconda piuttosto che essere servi di altri coltivando pianure fertili. Sono le ultime parole delle Storie.
Questo passo finale trova una qualche analogia nello scritto del Corpus Hippocraticum[5] Peri; ajevrwn, ujdavtwn, tovpwn, in quanto esso afferma che c'è una "unità indissolubile" tra la terra, il clima, gli uomini e "le forme della loro esperienza umana".
Ho citato Santo Mazzarino il quale aggiunge:"Si potrà forse osservare che il concetto della connessione fra la terra e l'uomo non è portato, qui[6], alle estreme conseguenze metodiche, come invece nello scritto (del corpus ippocrateo) Sui climi sulle acque sui luoghi , in cui le differenze tra Asiatici ed Europei sono ricondotte al rapporto fra gli uomini e la natura del paese, e le caratteristiche degli abitanti del Fasi-gialli di colorito, alti e grassi, inadatti alle fatiche[7]-sono riportate alle condizioni della loro regione paludosa e malsana. In Erodoto la connessione terra-uomo c'è tuttavia"[8].
Pure Tito Livio stabilisce questa connessione quando racconta lo scavalcamento delle Alpi da parte di Annibale:"Triduo inde ad planum descensum, iam et locis mollioribus et accolarum ingeniis "(21, 37), in tre giorni di lì si scese alla pianura, dove oramai erano più miti sia i luoghi sia i caratteri degli abitanti.
Più avanti Tito Livio trattando di alcune regioni della Macedonia fa una considerazione analoga: “Frigida haec omnis duraque cultu et aspera plaga est; cultorum quoque ingenia terrae similia habet” (45, 30, 6), è fredda tutta questa zona e dura e difficile a coltivarsi: ha simili alla terra anche le indoli degli abitanti.
L’influenza del resto è reciproca, come abbiamo visto: “Ciò che rende bello un luogo è l’umanità che vi aleggia. Non è saggio colui il quale, potendo scegliere, non si insedia tra gli esseri veramente umani”[9].
Seneca nel De ira afferma che per governare è necessaria una natura equilibrata, non intrattabile, e questa ha bisogno di un clima mite:"nemo autem regere potest nisi qui et regi. Fere itaque imperia penes eos fuere populos qui mitiore caelo utuntur. In frigora septentrionemque vergentibus immansueta ingenia sunt, ut ait poeta "suoque simillima caelo" (II, 15), nessuno del resto può governare se non può anche essere governato. Perciò gli imperi in generale si sono trovati presso quei popoli che fruiscono di un clima più mite. Sono feroci le indoli esposte al freddo e al settentrione, e, come dice il poeta, "molto somiglianti al loro cielo".
Qualche luogo simile può trovarsi nella Germania[10] di Tacito: questa terra è un luogo inameno bagnato da un mare horridum et ignotum, terribile, ignoto e poco desiderabile:"quis porro…Germaniam peteret, informem terris, asperam caelo, tristem cultu aspectuque, nisi si patria sit?" (2), chi andrebbe in Germania, dal territorio desolato, dal clima inclemente, squallida ad abitarsi e a vedersi, se non fosse la patria?
I nativi (indigenae) costituiscono una razza non contaminata e hanno un aspetto che risente della loro terra :"truces et caerulei oculi, rutilae comae, magna corpora et tantum ad impetum valida (4), occhi[11] feroci e azzurri, chiome rossicce, grandi corpi e gagliardi solo per l'assalto.
Subito dopo (5) Tacito ribadisce che la terra è silvis horrida aut paludibus foeda, irta di selve, oppure orribile per le paludi.
Negli Annales Germanico prima della battaglia di Idistaviso (16 d. C.), che vincerà descrive, l’aspetto dei Germani come visu torvum (II, 14), minaccioso a vedersi.
La Medea di Seneca, quando vuole assumere la ferocia massima negando la propria femminilità, dice a se stessa:"pelle femineos metus/et inhospitalem Caucasum mente indue" (Medea, vv. 42-43), scaccia le paure femminili e indossa mentalmente il Caucaso inospitale. Il Caucaso, situato tra il Mar Nero e il Mar Caspio, significa un luogo selvaggio che, indossato psicologicamente, rende feroce la persona: " un ambiente fisico reale-sorgente, primavera, albero, crocicchio- è animato…Le nostre anime sulla terra accolgono la terra nelle nostre anime…La vita ecologica è anche vita psicologica. E se l'ecologia è anche psicologia, allora il "Conosci te stesso" diviene impossibile senza il "Conosci il tuo mondo "[12].
Curzio Rufo impiega questo topos estendendolo fino al determinismo vestiario. Alessandro sottomise gli Aracosii[13], e si addentrò tra i Parapamĭsădae[14]: agreste hominum genus et inter barbaros maxime inconditos. Locorum asperitas hominum quoque ingenia duraverat” ( Historiae Alexandri Magni 7, 3, 6), razza di gente rozza, e, tra i barbari, i più incivili. L’asprezza dei luoghi aveva indurito anche l’indole degli uomini.
Il Macedone dal canto suo imitava la magnificenza persiana. Si mise sul capo purpureum diadēma distinctum albo, un diadema purpureo guarnito di bianco, come quello di Dario, vestemque Persicam sumpsit, e adottò l’abbigliamento persiano, sostenendo di portare le spoglie dei vinti, ma, commenta Curzio Rufo, “cum illis quoque mores induerat, superbiamque habitus animi insolentia sequebatur” (6, 6, 4-5), con quelle aveva indossato anche i costumi, e allo sfarzo dell’abbigliamento esterno teneva dietro l’arroganza interna.
Leopardi nello Zibaldone assume la teoria ippocratica della connessione fra la terra e l'uomo in lode degli Italiani e dei Marchigiani in particolare:"Ne' luoghi d'aria sottile, gl'ingegni sogliono esser maggiori e più svegliati e capaci, e particolarmente più acuti e più portati e disposti alla furberia. I più furbi p. abito e i più ingegnosi p. natura di tutti gl'italiani, sono i marchegiani: il che senza dubbio ha relazione colla sottigliezza ec. della loro aria[15]. Similmente gl'italiani in generale a paragone delle altre nazioni. Mettendo il piede ne' termini della Marca si riconosce visibilmente una fisonomia più viva, più animata, uno sguardo più penetrante e più arguto che non è quello de' convicini, né de' romani stessi che pur vivono nella società e nell'uso di un gran capitale"(p. 3891).
Nietzsche, oltre il clima, ci mette la dieta e l’alcol
“Là dove prende il sopravvento un profondo tedio dell’esistenza, vengono in luce le ripercussioni di un grosso errore dietetico di cui un popolo si è reso per lungo tempo responsabile. Così la diffusione del buddhismo (non la sua origine) dipende in buona parte dalla quasi esclusiva, soverchia alimentazione di riso presso gli Indiani, e dal conseguente generale rammollimento. Forse lo scontento dei tempi moderni in Europa deve essere ricercato nel fatto che il mondo dei nostri predecessori, il Medioevo tutto, grazie agli influssi delle tendenze germaniche sull’Europa, era dedito al bere: Medioevo, vale a dire l’intossicazione alcoolica dell’Europa. L’uggia dei tedeschi per la vita è essenzialmente consunzione invernale, senza escludere gli effetti dell’aria di cantina e del veleno delle stufe nelle abitazioni tedesche”[16].
“Anche contro i tedeschi egli ha scagliato i fulmini sulfurei della sua critica e ha detto tutto il male possibile…Come vizi propri dei tedeschi egli ha indicato la tendenza al bere e al suicidio”[17].
Il paesaggio può ricevere anche il ruolo di Mentore: H. Hesse in Peter Camezind scrive:"Le montagne, il lago, le tempeste e il sole erano i miei educatori ed amici che per molto tempo mi furono più cari degli uomini e del loro destino"[18].
Un pensiero di Nietzsche scritto a Sils Maria, nell’ottobre del 1879: “ Rassomiglianze della natura. In molti paesaggi di natura scopriamo di nuovo noi stessi, con piacevole brivido; è la più bella rassomiglianza- Come dev’essere felice colui che ha quel sentimento precisamente qui, in quest’aria di ottobre costante e soleggiata, in questo birichino e felice scherzare del vento da mattina a sera, in questa purissima chiarità e mitissimo freddo, in tutto il leggiadro e serio carattere collinoso, lacustre e selvoso di quest’altopiano, che si è accampato senza paura accanto agli orrori delle nevi eterne, qui dove Italia e Finlandia si sono strette in alleanza e dove sembra esserci la dimora di tutti i toni argentei della natura:-come deve essere felice colui che può dire: “ci sono certamente nella natura cose più grandi e belle, ma questa è per me intima e familiare, consanguinea anzi ancor di più”[19].
L’alleanza tra Italia e Finlandia mi è stata a cuore per anni come sa chi mi legge.
Il solitario di Sils Maria era ancora lontano all’essere sconvolto dalla bufera della demenza.
Bologna 18 febbraio 2023 ore 11, 20 giovanni ghiselli
p. s.
Sempre1325068
[1] La gaia scienza, libro primo, 39.
[2] Nietzsche, Ecce homo, perché sono così accorto 2
[3] Di là dal bene e dal male, popoli e patrie, 178.
[4] La gaia scienza, Scherzo, malizia e vendetta, 46 Giudizi di stanchi.
[5] I cui scritti furono prodotti tra il V e il IV secolo.
[6]Sta commentando le Storie di Erodoto dove" Ellèni e barbari sono studiati...in rapporto al nesso causale fra la terra in cui vivono e la forma della loro esperienza umana", Il pensiero storico classico , I, p. 160.
[7]Precisamente:"prov" te to; talaipwrei'n to; sw'ma ajrgovteroi pefuvkasin ,
[8]Il pensiero storico classico , I, p. 161.
[9] Confucio citato da K. Jaspers in I grandi filosofi, p. 255.
[10] Del 98 d. C.
[11] Che sono la parte più significativa del corpo umano. Ndr.
[12] J. Hillman, Variazioni su Edipo , p. 96.
[13] Nell’attuale Afganistan.
[14]Il Parapamisus corrisponde all’attuale Hindukush.
[15] L'alta considerazione dei marchigiani sembra risentire di questo passo di Cicerone:"Athenis tenue caelum, ex quo etiam acutiores putantur Attici " (Cicerone, De fato, 7), ad Atene l'aria è limpida, e anche per questo gli Attici sono ritenuti più perspicaci.
[16] La gaia scienza, libro terzo, 134
[17] T. Mann, Nobiltà dello spirito, p. 841.
[18] H. Hesse, Peter Camezind. p. 12.
[19] Umano, troppo umano II , Il viandante e la sua ombra, 338.
Nessun commento:
Posta un commento